La Vela
Biancheggia, vela solitaria
Del mare nell'azzurra bruma...
Cosa in lontana terra cerca?
Al paese natìo cosa ha lasciato?…
Fremono l'onde, il vento fischia,
l'albero piega e geme...
Ahimè! Felicità non cerca
e da felicità non viene!
Sott'essa il flutto più chiaro del cielo;
sopra, del sole d'oro il raggio…
Ed essa inquieta chiede la tempesta,
come nelle tempeste fosse pace!
(Trad. di Tommaso Landolfi, Einaudi, Torino 1963)
È anche il titolo di un celebre racconto scritto nel 1936 da Valentin Petrovič Kataev e ambientato a Odessa nel 1905 sullo sfondo degli eventi della rivoluzione. Dal racconto fu tratto un anno dopo, in occasione del ventennale della rivoluzione di ottobre, un film - il primo prodotto dalla Sojuzdetfilm (gli studi cinematografici sovietici specializzati in film sull'infanzia, in seguito Kinestudija Gor'kij) - diretto da Vladimir Grigor'evič Legošin.
È infine il titolo di una canzone, con testo della poesia di Lermontov e musica del compositore Barlamov (appare tra l'altro in una bella scena del film del 1971 di Kira Muratova, Dolgie Provodi, I lunghi addii).
Dunque a un russo, a un russista, a un post-sovietico o a un filosovietico post-litteram un parùs che belèet odinòkij dovrebbe riportare alla mente varie cose, e vi auguro di non trovarvi nei paraggi quando accade (declama? canta? cita? si dilunga? si entusiasma? si commuove? cazza la randa?).
A Google Translate invece fa venire in mente semplicemente questo (cliccate per ingrandire):
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The long and winding road.
Sì.
A noi fondamentalmente ci ha fregato la musica pop.
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