In questi giorni voglio raccontarvi una storia goriziana che è anche un piccolo manuale di depistaggio anni Settanta, sullo sfondo dell'Italia delle stragi, degli omicidi politici e della strategia della tensione: mi sono resa conto che dopo tanto tempo di quel segmento locale di un fatto gravissimo, carico di conseguenze e appartenente a un contesto ben più ampio si è parlato molto poco, anche qui.
Per me è l'occasione per continuare a raccontare - uscendo dalla sfera familiare - la Gorizia dei primi anni Settanta e alcuni suoi luoghi e personaggi, aiutata da un testo fondamentale e lucidissimo che uscì allora, dalla stampa dell'epoca e dai ricordi e dalle percezioni della mia famiglia e di amici.
Mi rendo conto che in era televisiva post-lucarelliana si corre sempre il rischio di essere visualizzati con soppracciglio alzato, gesti misurati, nerovestiti e circondati da sinistre sagome di cartone.
Invece qui facciamo che ci mettiamo comodi e io vi porto in giro per Gorizia e i suoi dintorni: stradine ombreggiate che costeggiano l'Isonzo, viottoli sterrati, trattorie, private, vecchi alberghi, bar, night di Nova Gorica, carrozzerie, campi da calcio, posti dove è cambiato tutto e posti che sono rimasti gli stessi. Mi sbraccerò, gratterò le marce. Non ci vedrete sagome di cartone. Fantasmi, forse.
Qui, dato il mezzo, ho l'esigenza di sintetizzare e accorciare, ma scrivendone mi sto rendendo conto che questa storia (rimasta nella mia testa per un bel po' di tempo) è molto bella e può diventare qualcosa di più. In ogni caso mi piace l'idea di usare il post in progress come strumento per smontare e rimontare i fatti, mettere ordine, raccontare. Ed essendo la materia vasta e duttile, vi avverto che potrei continuare a intervenire con ritocchi, appunti, annotazioni e cambiare in corsa.
Sarà, insomma, un post ad alta instabilità tettonica.
Si chiamerà "La pista gialla".
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