lunedì, febbraio 26, 2007

Stanza numero 7

Io: Come va, papà?
Papà: Bene, dopodomani torno a casa.
Mamma: Speriamo, perché stava già progettando un nuovo modello di catetere.
Papà: Chiaro. Non capisco perché non abbiano pensato a una parte comodamente staccabile.
Io: Mh.
Papà: Innesto. Zic, zic. Fatto.
Mamma: Dev'essere l'effetto degli antidolorifici.
Papà: Lo vedi com'è sistemato quest'ago?
Io: Sì.
Papà: Fatto io. Ho chiesto al Frankenstein di procurarmi del nastro adesivo.
Io: Chi è Frankenstein?
Papà: L'infermiere quello alto. Ci ha messo un po', è caduto, ha anche rovesciato un bidone di disinfettante, ma me l'ha procurato. Un po' lento, ma bravo.
Mamma: Un po' lento.
Papà: Ma bravo. Mi sa tanto che è il figlio del Gigi.
Mamma: Figurati.
Papà: Cammina uguale. Anche i capelli, uguali.
Mamma: Un po'.
Papà (intercettando il mio sguardo): Maniglia.
Io: Sì.
Papà: Alta tecnologia. Entro martedì gliela smonto.

Papà: Come fa Beppe Grillo a rispondere a tutta quella gente?
Mamma: Che gente?
Io: Sul blog.
Papà: Duemila persone al giorno.
Io: Pensavo anche di più.
Mamma: Elio, tu come lo sai?
Io: Lo sa.
Papà: Lo so. Tu quante ce n'hai?
Io: Due-trecento, dipende.
Papà: Trecento!
Mamma: Non capisco di cosa parlate.
Papà: Lina?
Mamma: Cosa.
Papà: Noi quante ne abbiamo, tu che sai?
Mamma: Scemo.

Papà: Quello vicino stanotte parlava nel sonno.
Io: Quello lì?
Mamma: Parlate piano.
Papà: E sua moglie oggi mi ha chiesto "Cosa diceva, mio marito?"
Io: E tu?
Papà: E io ho risposto "Dipende. Lei come ha detto che si chiama?"

Papà: Quando torno a casa ho deciso di adottare una pecora.
Io: Papà.
Mamma: Ma sì, non lo sai? Si usa.
Papà: 250 euro e ti mandano la foto, il certificato, i latticini...
Io: Ma ti prego, dai.
Mamma: Ma sì!
Papà: È per dare un sostegno alla pastorizia.
Mamma: Sai che a tuo padre piacciono queste cose.
Papà: Puoi anche andarla a trovare.
Mamma: Non fa che guardare documentari sugli animali. Pecore...
Papà: Oppure magari puoi chiedere che lei venga a trovare te.
Mamma: ... orsi...
Papà: Quello magari è già più difficile. Una pecora in appartamento.
Mamma: ... puzzole...
Papà: Cerca su internet "adottare pecora". Vedrai.
Mamma: ... anche le repliche.
Papà: E allora ho pensato.
Io: Cosa.
Papà: Ci mettiamo tutti insieme e adottiamo un gregge.

Mamma: Miracolo, tuo padre stamattina mi ha mandato un sms.
Io: Ma va'.
Mamma: Sì sì. Un messaggio d'amore.
Io: D'amore.
Mamma: D'amore, mi ha fatto piangere. Chissà quanto ci ha messo, per scriverlo.
Papà: Il tempo che ci voleva. Il problema è che stavo per mandarlo al numero del meccanico.

Papà: Fermati ancora un po', che alle cinque e mezza vedi arrivare le gazze.
Io: Dove.
Papà: Quegli alberi laggiù. Arrivano tutte qui, seguite dai corvi.
Io: Qui, da tutta la città?
Papà: Qui, e sugli alberi dell'ex-sanatorio, qua vicino. Strano, no?
Io: Sì.
Papà: Penseresti, con tutti gli alberi che ci sono. Sul Calvario, per esempio. Invece tutte qui.
Io: Allora ci siamo quasi.
Mamma: Discovery Channel.
Papà: Zitte. Arrivano.

[Si ringraziano l'infermiere detto Frankenstein, Gigi, Beppe Grillo, il vicino che sogna ad alta voce, la tecnologia sms, l'iniziativa "adotta una pecora" e le gazze che si posano sugli alberi nella luce calante del pomeriggio, ben visibili dalla finestra d'angolo del secondo piano, stanza numero 7.].

Nessun commento:

Posta un commento