mercoledì, luglio 16, 2008

How much is abbastanza?

- Basta, a questo punto c'è abbastanza confidenza.
- Mh.
- Dunque non voglio più sentire "ti disturbo?" "puoi?" "possiamo?".
- E come devo dire?
- Devi dire "Senti, stronzo, vediamoci".
- Ma.
- Niente ma.
- Va bene.
- Oh.
- Scolta.
- Cosa.
- Stronzo, mettiti il parigamba che passo a prenderti e andiamo a farci due tuffi a Duino.
- No, non abbiamo abbastanza confidenza.
- Ma.
- Zero.

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lunedì, luglio 14, 2008

Un tranquillo weekend de paura

Dal 1° luglio è entrato in vigore l'obbligo del bollino (vinjeta) per circolare su autostrade e raccordi autostradali della Slovenia. 35 euro, validità sei mesi.
Naturalmente per l'abitante della città di G. è una specie di catastrofe, come tutti i cambiamenti.
Subito si diffondono voci incontrollabili: le multe saranno salatissime, i controlli non li farà solo la stradale ma anche personale non meglio identificato, probabilmente in borghese, probabilmente travestito da tavolo da picnic nelle aree di sosta, e se entri dal valico di Sant'Andrea senza vinjeta praticamente sei già un fuorilegge.
Nella mia famiglia, inoltre, circolano tare, vezzi e idiosincrasie di genere automobilistico: mio nonno tendeva a entrare nelle vetrine dei negozi e delle concessionarie e a trascinarsi via le sagome di cartone in forma di cuoco fuori dei ristoranti, mia madre non resiste mai alla tentazione di tamponare i camion romeni fermi nei parcheggi. Io modestamente imbocco tratti di autostrada per errore. Ma anche per andare a comprare il latte al Mercator più vicino: son lì che percorro una rotatoria familiare fatta mille volte e all'improvviso eccomi sul raccordo già con lo sguardo da lemming.
Allora, visto che viene a trovarmi Andrea e sicuramente gireremo la Slovenia, io decido di procurarmi il bollino.

- Buondì.
- 'giorno.
- Vorrei un bollino da sei mesi per la Slovenia.
- Una vinjeta.
- Una vinjeta.
- 35 euro.
- Ecco qua.
- Me racomando. Se la taca sul parabris e la fa qualche piegheta, no stacarla per nisun motivo.
- Va bene.
- Perché vien via a tochi. I gà fato aposta. [altra voce incontrollabile che terrorizza l'abitante della città di G., N.d.C.]
- Va bene, liscio le pieghe.
- E poi la tien il tajando, me racomando.
- Va ben, grazie.
- Se se shpaca il parabrìs, la tien tajando la gà vinjeta.
- Va ben, grazie.
- Se fa incidente e se shpaca machina, la tien tajando la gà vinjeta.
- Si be', però.

Esco con la certezza che, se dovesse cadere un meteorite e la vita ripartire faticosamente da capo, la vinjeta da 35 euro sarebbe lì, attaccata a quello che resta del parabrezza.

Questa mattina, bracciodestro e io siamo rimasti intrappolati in macchina sotto una grandinata che domani farà i titoli dei giornali locali:
- Sai quanto vendono domani con il titolone "Maltempo assassino, goriziani assediati"?
- Eh? Non ci sento, parla più forte.
- Titoloni maltempo.
- Eh.
- Domani storica riunificazione delle due Coree? No, "Maltempo divide nuovamente le due Gorizie".
- Guerra alla Cina? No, "Interruzione della corrente nel rione di Straccis".
- Scoperto il vaccino contro l'AIDS? No, "Chicchi di grandine funestano il raccolto isontino".
- Raggiunto accordo di pace universale? No, "Anziano disperso mentre percorre controcorrente via Generale Chinotto".
- ...
- ...
- Sembra anche a te che la macchina a ogni colpo di grandine si sposti?
- È una Fiat.
- Mi sembra di vedere una piccola incrinatura sul parabrezza.

Ma mi gò tajando. Gò anca vinjeta.

p.s. nessun toponimo è stato inventato nella stesura di questo post.

Comunicazione di servizio: no funzia comenti. Ma voi gà linkino, voi gà blog.
Torno subito.

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giovedì, luglio 10, 2008

Vai ad Amsterdam, vedi donne, fai sculture

La nostra nuova sezione dedicata ai monumenti russi si arricchisce dell'opera di uno scultore che, ispirato da una visita al quartiere a luci rosse di Amsterdam, al suo ritorno ha creato un bassorilievo raffigurante dei seni femminili accarezzati da una mano maschile, il tutto collocato su un piedistallo alto un metro nel parco della città di Batajsk, nei pressi di Rostov sul Don.

L'autore, Anatolij Sknarin, ad Amsterdam è stato colpito da una composizione simile e ha così deciso di emularla. Prossimamente sulla base del monumento verranno incisi alcuni versi che incoraggeranno gli uomini a toccare l'opera per "migliorare la propria forza virile" e "restare giovani per sempre".
[Aggiungeteci "we do not require prescriptions" e "WORKS FAST!" ed è spam poetry]

Link con foto

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mercoledì, luglio 09, 2008

Puranche

"Non essere modesta e riservata, un segnalino che Do you remember the Yellow Path (insomma, la Cosa, quella là) è su Nazione Indiana, forse potresti puranche metterlo".
Agente Smile&Wave

Il mio Agente nonché Nuovo Amico Immaginario (lo chiameremo Smile&Wave) dice che sono troppo modesta e riservata, e che mica può fare tutto lui: già fa cose che un Agente normalmente non fa, tipo preoccuparsi che tra una mail e l'altra non sia scivolata nella doccia o non mi sia incastrata un cucchiaino tra gli incisivi superiori. E che insomma, comincia quasi a capire perché la mia commercialista sia scappata lasciando solo un post-it con su scritto "il dadaismo fiscale è la risposta".

Dunque a quanto pare ho i miei piccoli segreti.
La notizia numero uno è che ho per l'appunto un Agente. Non so cosa ci proponiamo, perché per non agitarmi non mi dice tutto, oppure mi dice le cose un po' alla volta, con gradualità e soprattutto invertendo gli elementi della frase e buttando dentro qualche refuso. Lui pretende solo che firmi con il nome che ha scelto la mia mamma e il cognome che mi ha passato il mio papà (la stessa cosa che mi diceva la commercialista dadaista) e non travestita da brand postsovietico.
La seconda è che in effetti La Pista Gialla è su Nazione Indiana, prima parte e seconda parte.
La terza è che dopo cinque anni e mezzo di blog non so ancora fare il trackback.

Ma secondo voi.
Sarà un'estate lunga e calda?

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martedì, luglio 08, 2008

Pugno e Arrocco

Ho appena scoperto con colpevole ritardo che esiste una disciplina sportiva chiamata chess-boxing. È quello che sembra, cioè si gioca a scacchi e si tira di boxe. Non contemporaneamente (come speravo io, con tanto di colpi bassi e di sortite illecite alla Wiley Coyote che si concludono con te che metti una carica di esplosivo ditta ACME sotto la sedia dell'avversario per il gran finale) ma a round alterni. Cioè, ti metti seduto a petto nudo (perché sei un pugile) davanti a una scacchiera indossando le cuffie (perché sei anche uno scacchista e non devi deconcentrarti) e con un asciugamano sulle spalle (perché comunque sei un pugile). Giochi quattro minuti.
Poi sbling, su i guantoni, su il paradenti, e fai a pugni per tre minuti. Poi sbling e ti risiedi (è fondamentale che ti levi i guantoni). Avanti così per sei round di scacchi e cinque di boxe, il genere di attività che la mia amica D. classificherebbe come "un po' stanchevole". A decidere l'incontro, o il ko o lo scacco matto: comunque una strage di cellule celebrali che tra qualche anno ti renderà complicato risolvere uno schema di parole crociate facilitate.
Ah, e poi naturalmente i giocatori hanno soprannomi godibili ("Il prete", "Il joker", "Anti terror").
La disciplina in origine avrebbe tratto ispirazione da una striscia del 1992 del disegnatore Enki Bilal. Poi un artista olandese, Iepe Rubingh, ha deciso di metterla in pratica nella vita reale (prendi la fantasia di un fumettista visionario e make it real: sensatissimo, non fa un plissé). Motto della Federazione Mondiale: "Si combatte sul ring e ci si fa la guerra sulla scacchiera".
Aggiungerci anche una cantatina sotto la doccia non renderebbe il tutto più completo ed emozionante?
Ve lo racconto perché il campione mondiale di pugno e arrocco è un giovinotto russo di Krasnojarsk, Nikolaj Sažin detto "Il presidente", che ha sconfitto in finale un poliziotto tedesco ex-peacekeeper in Kosovo (tanto per star tranquilli sulle forze di peacekeeping in Kosovo).

Sapete i nuovi orizzonti che mi ha aperto il chess-boxing?
Oggi ho già inventato quattro sport.
Per esempio, il makeup-swimming: si alternano complesse sessioni di trucco a vasche a stile libero. Si vince per miglior tempo complessivo o per sbavatura del trucco dell'avversario.
Oppure il poetry-cycling: tappe in bicicletta inframmezzate da estenuanti reading poetici con voce impostata.
Il graffiti-climbing consiste invece nello scalare una parete decorandola a imperitura memoria. Vince chi fa prima, è prevista la squalifica per chi scrive "tuo per sempre Bagigio" e "I love you by Pingu" e per gli ultimi e ormai anziani irriducibili di "3msc" (che io credevo la pubblicità di un gestore telefonico di ultima generazione o di una nuova rotta di crociere).
Infine, il Mar Rosso-Risiko: si alternano i lanci di dadi alla visione dei filmini delle vacanze, per demoralizzare gli avversari e spiargli la carta degli obiettivi.
Ho già in mente il motto della Federazione Mondiale Mar Rosso-Risiko: "Combattere a Sharm per vincere in Kamchatka".
Adesso mi informo se già esiste.

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Operazione Magistral'



"I lavori di ristrutturazione di questa via sono condotti dalla
società 'Reduci dalla guerra in Afghanistan'.
Ci scusiamo per i temporanei disagi".

via nishak.moroto.com

[Magistral' significa via di comunicazione ma anche arteria principale di una città. No che poi pensate che faccio i giuochi di parole criptici o mi sono fumata anche i lama e i maialini vietnamiti, toh :-)]

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lunedì, luglio 07, 2008

Quantificare i lama

Notizia Associated Press:

"Giraffa aiuta cammelli e zebre a scappare da un circo".

"Secondo la polizia di Amsterdam 15 cammelli, due zebre e un numero indeterminato di lama e maialini vietnamiti sono scappati da un circo olandese dopo che una giraffa ha aperto con un calcio un buco nella loro gabbia".

Via Schneier, che commenta: ma i lama sono tanto difficili da contare?

["Just smile and wave boys, just smile and wave!"]

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Uniti da un bulldozer



"Eh sì, è un'amara scoperta per gli israeliani. Quel muro di cemento da megalomani, alto 12 metri, che per qualche motivo loro chiamano 'recinzione', non li ha salvati. Non ha dato loro la sicurezza. Trasformare Gaza in un campo di concentramento non ha neanche salvato Sderot e Ashkelon dai razzi Qassam. Non ci vuole un genio per intuire che quando la 'recinzione' sarà completata Herzeliya, Ramat Asharon e Tel Aviv subiranno lo stesso destino. Israele farebbe meglio a prepararsi a costruire un bel tetto di cemento sulle sue aree abitate. Essendo sensibile al poetico uso delle parole degli israeliani, immagino già che il nome di quel muro sarà tipo 'nuvola di difesa', 'soffitto di sicurezza' o addirittura 'arcobaleno di cemento'".

Gilad Atzmon, "Uniti da un bulldozer... e io penso tra me e me".

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venerdì, luglio 04, 2008

Ink different

- Pensavo di farmi un tatuaggio.
- Anch'io.
- Allora io accompagno te, magari ti tengo la manina e intanto vedo. Colorato?
- Mh, no.
- Io più di te, dunque colorato.
- Sè.
- Non so ancora cosa. Forse мир. Forse una stellina rossa. Forse qualcosa di così leggiadro da non potermene mai stufare. Un particolare della Battaglia di San Romano. O magari un codice a barre, o l'isbn a 13 cifre del mio libro preferito.
- Perché non la tua data di scadenza?
- Strnz.

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giovedì, luglio 03, 2008

The Zeta Sessions

Allora.
Io le medie le feci alla Virgilio, che stava a pochi metri da casa mia ed era considerata scuola di buon livello. Chiamerò Zeta il suo preside di allora.
Zeta era siciliano, attempato, tarchiato, spesso sudato e parlava a voce troppo alta.
Amava comunicare attraverso altoparlanti installati in tutte le aule. I suoi scricchiolanti proclami cominciavano sempre con "attenziòne a tutte le classi, attenziòne a tutte le classi" e proseguivano con istruzioni, comandamenti, precetti e severi moniti espressi con piglio ducesco.
Al piano di sotto c'era la sede di un istituto professionale: questo per Zeta voleva dire ragazzi, cioè maschi, cioè un'insidiosa concentrazione di testosterone, cioè quel genere di invito al peccato che rende la donna, nella visione esistenziale di tutti i Zeta di questo mondo, bottàna. Dunque si assicurava che le alunne salissero le scale in assetto antisesso: occhi bassi, nessuna lusinga cosmetica visibile, grembiule nero lungo fino a metà polpaccio completamente abbottonato. Zeta ci controllava dall'altro, sporgendosi dalla balaustra e sudando per le zaffate di sudore, feromoni e profumo Charlie che gli salivano alle narici.
Era la fine degli anni Settanta, nelle case emancipate circolava Duepiù, alla tv si assisteva ai primi legnosi tentativi di educazione sessuale.
Io mi trovavo in piena fase crisalide a lenta trasformazione. Alla tizia di Lettere, la Livari, una brava persona con metodi educativi da kapò che le impedivano di accettare la timida presenza di un gomito sul banco, per qualche motivo piacevo. Guardava quella mia faccia che spuntava dal fagotto nero, gli occhi sgranati tra i ciuffi di capelli castani, ed evocava il sorriso di Madame Henriot.
Poi a casa nel libro di storia dell'arte dei Fratelli Fabbri cercavo Renoir, e covavo paziente furore.
Odiavo Zeta, la Livari, le balillesche lezioni di educazione fisica, l'altoparlante.
Odiavo Radio Gamma Zero.
Era l'epoca d'oro delle radio private: grazie a Giuliano su Radio Popolare ascoltavo cantautori e rock a pomeriggi alterni, costruendomi mappe musicali con nomi provvisoriamente storpiati.
Radio Gamma Zero invece era perentoriamente, espressamente fascista.
Zeta usava Radio Gamma Zero per le segnalazioni dell'ultimo minuto, come gli orari dei pullman della gita o della settimana bianca, la comunicazione di uno sciopero, la pensata dei soliti bolscevichi sindacalizzati, gli incontri con i genitori.
Ci sarebbe da interrogarsi a lungo sulla fascinazione di Zeta per le comunicazioni filtrate da qualche genere di altoparlante o amplificatore, per quel suo modo spavaldo di cavalcare le onde sonore.
Fatto sta che a un certo punto i virgiliani si misero tutti ad ascoltare quelle frequenze, usandole perfino per dediche e richieste musicali. Mettiamo che un tizio della scuola avesse deciso di scommettere sui pezzi di corpo che stavano nascosti sotto il tuo grembiule nero e intendesse fartelo sapere: ecco che ti arrivava un Heart of Glass via Gamma Zero, con dedica sibillina.
Detestavo tutto questo.
L'apoteosi arrivò verso la fine, quando già dalle finestre aperte entrava il profumo dei tigli in fiore. Un "attenziòne a tutte le classi" sfumò nel testamento storico-politico di Zeta. Aveva appena comunicato la quota d'iscrizione della gita a Miramar. Poi ci fu una pausa, animata da un ansimare soffice.
"Ricordatevi, ricordatevi tutti", riprese con voce spezzata dalla commozione o dal caldo, "Che quando una certa persona fu appesa a testa in giù nel piazzale, soldi non caddero da quelle sue tasche".
Fissai, come tutti, l'altoparlante. Poi spostai lo sguardo sulla Livari, che annuiva solennemente a occhi chiusi. Infine contemplai i polsini sporchi di gesso del mio grembiule e sospirando appoggiai un gomito sul banco, il palmo della mano ad accogliere mento e guancia.

Sorrideva, Madame Henriot.
Aveva appena scoperto i Joy Division.



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martedì, luglio 01, 2008

Anche gli agenti del KGB piangono

Oh, raffica improvvisa di tristezza e nostalgia.

A Mosca ha chiuso il Detskij Mir (Mondo del Bambino), l'univermag che ha rifornito di vestiti, giocattoli, libri eccetera i bambini sovietici e poi russi per tanti anni (50, ché aprì quasi in contemporanea con il lancio dello Sputnik): sarà sottoposto a un prolungato lavoro di ristrutturazione che lo trasformerà completamente per far posto a multisala, ristoranti, negozi, parcheggio sotterraneo e cupola di vetro.

Ecco com'era, in questa bellissima galleria fotografica. Ciao hall, ciao scale, ciao ascensori, ciao ornamenti decorazioni e fregi, ciao archi colonne di marmo consunte piastrelle, ciao giostra a due piani, ciao ingressi dalla metro. Mi sa che non ci vediamo più.
D'accordo, su un ascensore una targhetta indica "prossimo collaudo 12.1988", dunque un'aggiustatina forse ci voleva.
Ma insomma.

Non tutti sanno che: in epoca sovietica "l'hanno portato/a al Detskij Mir" poteva non alludere a un'esperienza ludica. Vista la prossimità dei due edifici (che danno sulla stessa piazza) così veniva infatti soprannominata la - ehr - Lubjanka.
Che vista, da lì.

(Guardate che anche gli agenti del KGB piangono).

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Bloody Friday

- L'altra sera poi ti chiamavo, ma avevi il telefono spento.
- Perché siamo andati a una messa di commemorazione!
- Ah. Evento sociale.
- C'era anche quella tua compagna di classe, la Miriani. Com'è che faceva di nome, già?
- Chi se lo ricorda.
- Forse Elisabetta? No. Comunque deve avere una qualche nevrosi. Sempre a sistemarsi la cintura, la maglietta, a scoprirsi la schiena.
- Co-prirsi?
- Sco-prirsi! Un tormento. È che mi stava seduta proprio davanti, dunque ero per così dire costretta a guardarla.
- Eh.
- E il prete. Ha fatto un discorso strano sulla defunta. Non so come dirti: strano. Poi, niente, aveva una benda sull'occhio sinistro.
- Mamma.
- No, aspetta. Io ho pensato a un'operazione, no? Tipo cataratta. Anche se adesso non ti mettono neanche la benda. Tuo padre l'aveva, la benda? No. La nonna? Sì.
- Mamma, alla nonna se è per questo avevano fatto anche l'anestesia generale. Era circa l'Ottocento.
- Comunque. A un certo punto se ne sta lì a fare quello che deve fare e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo. Non preoccupatevi per me, ho soltanto un'emorragia in corso". Così, tutto d'un fiato, che io ho pensato ma allora sta' a vedere che adesso c'è una pozza di sangue sull'altare. O sulle ostie, e tocca rifar tutto.
- Mamma.
- Be', capita, eh. Poi ho guardato tutti gli altri, ma nessuno ha fatto una piega. Cioè, non erano neanche preoccupati, e non è che fino a quel momento ci fosse un brusio tipo "Cos'ha Padre Monocolo? Cos'ha? Sta male? Sta male? Sviene? Sviene?".
- Con l'eco.
- Ma sì. Niente brusio. Poi è andato avanti tranquillo. Senza neanche assentarsi, così, con l'emorragia in corso.
- Niente sangue visibile?
- Solo quello di Cristo. Che comunque se l'è bevuto lui.
- Fine.
- Fine. E niente questua, per una volta che avevo gli spicci pronti.
- Mamma, non sei portata.
- Però va a finire sul blog, questa qui.

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lunedì, giugno 30, 2008

La botola, la mascherina e il quadrupede telecomandato

Ovvero, i dieci brevetti anti-terrorismo più stranini, via Schneier. Li trovate raccolti qui su Neatorama, con disegni e tutto.

1. SUV anti-terroristi: il tettuccio si apre e spunta una pratica mitragliatrice.

2. mascherina antigas portatile con lembo di stoffa per proteggere anche la bocca, via.

3. tuta protettiva con toilette incorporata.

4. stazione missilistica mobile (viaggia in treno; ehi, ma questo i sovietici lo facevano già, non c'è niente da ridere).

5. auricolare per animale quadrupede non umano addestrato (ma poi cos'è che dovrebbe fare il quadrupede, esattamente?).

6. botola per aerei; se i terroristi stanno per forzare la cabina di pilotaggio gli si fa il vuoto sotto i piedi.

7. sistema gas narcotizzante per aerei; se i terroristi hanno forzato la porta della cabina di pilotaggio e hanno schivato la botola la soluzione ideale è addormentare tutti. Ma tutti, eh. Sistema Dubrovka, lo chiamerei. Se i terroristi sanno della mascherina antigas portatile del punto 2, che vi devo dire: sfiga.

8. sistema di controllo dei passeggeri durante il volo: per immobilizzare il terrorista senza immobilizzare anche gli altri passeggeri. Comprende vari sensori e una siringa (quando c'è una "condizione emotiva anomala" bisogna pur far qualcosa, abbiate pazienza).

9. rete di contenimento per esplosioni, cioè ombrello di kevlar da sparare o lanciare manualmente sull'uomo-bomba. Nel caso specifico, l'uomo-bomba è un attempato figlio dei fiori, o un reduce del Vietnam con il pareo, giudicate voi.

10. crematorio mobile, cioè camera di combustione portatile; perché non sempre i sistemi anti-terrorismo stranini funzionano, credo.

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VVP, Medvedev e l'ADS-1

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin istruiva il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev sulle questioni pratiche.
- Guarda, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando a Dmitrij Anatol'evič il Presidente della Duma di Stato Boris Vjačeslavovič Gryzlov - Qui abbiamo l'androide deputato standard ADS-1. Si carica con un colpetto nell'orecchio.
Vladimir Vladimirovič™ ficcò il proprio premierale dito nell'orecchio del Presidente della Duma. Il Presidente si mise in moto.
- Grande! - si entusiasmò Dmitrij Anatol'evič, - E posso anch'io?
- Devi, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Però, per carità, attento. Non rompere il pulsante.
- Perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič, avvicinando all'orecchio del Presidente della Duma il presidenziale dito.
- Perché poi non è più possibile caricarlo, - disse Vladimir Vladimirovič™, - E quelli si metteranno a fare attività legislativa autonomamente.
- Ohi, mammina - disse il Presidente, e allontanò precipitosamente il dito dall'orecchio di Gryzlov.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise incoraggiante.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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venerdì, giugno 27, 2008

Kostja!



"Anjutka,
io amo solo te!
Kostja!"

"Kostja, ma sei fuori?
Anjutka va nel bagno delle donne!"

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giovedì, giugno 26, 2008

Dal lituano al lituano



"TRADUZIONI

dal lituano al lituano".

Questo ha fiutato il business, ve lo dico io.

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Soldi



"Avete bisogno di soldi?
Venite da noi...
ve li stampiamo!"

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mercoledì, giugno 25, 2008

Gmai(a)l



L'Astorija-XXI produce mangimi per maiali.
A giudicare dall'indirizzo internet gli affari non vanno mica male.

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martedì, giugno 24, 2008

E si rompe



"L'erogazione delle banconote avviene in 10 secondi!

Se i soldo non vengono ritirati, il bancomat se li riprende
e si rompe!"

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