Chi: Mike Figgis.
Cosa: regista inglese.
Dove: ufficio immigrazione dell'Aeroporto di Los Angeles.
Gli è stato chiesto: "Qual è lo scopo della sua visita?"
Avrebbe dovuto dire: "Girare il primo episodio di una serie televisiva".
Che si chiama, anche: episodio-pilota.
Girare si dice: to shoot.
Ha detto: "I'm here to shoot a pilot".
È stato trattenuto e interrogato per: 5 ore.
Trattandosi di Mike Figgis: potevano tenerselo.
Link
mercoledì, maggio 30, 2007
martedì, maggio 29, 2007
Lettere dalla città di G./Caro J.
Caro J.,
sono passati dieci anni ed è giunto il momento di ammetterlo. Tentare di galleggiare completamente vestito, con gli stivali, di notte, in un affluente del Mississippi, cantando "Whole Lotta Love": che idea del cazzo.
Odio i Led Zeppelin.
Ti penso spesso,
M.
sono passati dieci anni ed è giunto il momento di ammetterlo. Tentare di galleggiare completamente vestito, con gli stivali, di notte, in un affluente del Mississippi, cantando "Whole Lotta Love": che idea del cazzo.
Odio i Led Zeppelin.
Ti penso spesso,
M.
SdL, puntate precedenti: girlfriend in a coma
Alexander apre gli occhi, anche se solo per un momento, proprio mentre Laura è nella sua stanza. Ma Katharina è in agguato, la donna capisce che Laura fa ancora visita ad Alexander nonostante lei non voglia.
Katharina vuole trasferire Alexander in una clinica a Città Del Capo in Sud Africa, ma tutta la famiglia si schiera contro questo proposito. E comunque il trasferimento viene negato dai medici di Alexander, che ha avuto un arresto cardiaco.
Viola, vedendo Charlotte ed Alfons abbracciati, pensa che i due abbiano una storia.
L'ex fidanzato di Natalie vuole rimettersi con lei e la tempesta di telefonate, poi si presenta in hotel: Xaver ne è geloso.
Robert consiglia a Laura di dedicarsi solo a Lars, intanto Laura in ospedale conosce Christian, il marito di una donna in coma.
[Alexander è ancora in coma, Laura gli sta appiccicata, Katharina è contrariata. Viola vuole Alfons, ma lui si abbraccia con Charlotte. A Xaver piace Natalie. Laura deve dedicarsi a Lars, dice Robert, ma conosce Christian, il marito di una donna in coma. Questa Laura frequenta troppo il reparto rianimazione, se volete il mio parere. E poi non sappiamo chi sia, Lars. Totale personaggi della puntata: 12; di queste, in coma: 2. Arresti cardiaci: 1. Il paziente Alexander ha aperto gli occhi: 1 volta].
Katharina vuole trasferire Alexander in una clinica a Città Del Capo in Sud Africa, ma tutta la famiglia si schiera contro questo proposito. E comunque il trasferimento viene negato dai medici di Alexander, che ha avuto un arresto cardiaco.
Viola, vedendo Charlotte ed Alfons abbracciati, pensa che i due abbiano una storia.
L'ex fidanzato di Natalie vuole rimettersi con lei e la tempesta di telefonate, poi si presenta in hotel: Xaver ne è geloso.
Robert consiglia a Laura di dedicarsi solo a Lars, intanto Laura in ospedale conosce Christian, il marito di una donna in coma.
[Alexander è ancora in coma, Laura gli sta appiccicata, Katharina è contrariata. Viola vuole Alfons, ma lui si abbraccia con Charlotte. A Xaver piace Natalie. Laura deve dedicarsi a Lars, dice Robert, ma conosce Christian, il marito di una donna in coma. Questa Laura frequenta troppo il reparto rianimazione, se volete il mio parere. E poi non sappiamo chi sia, Lars. Totale personaggi della puntata: 12; di queste, in coma: 2. Arresti cardiaci: 1. Il paziente Alexander ha aperto gli occhi: 1 volta].
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Sturm der Liebe,
Tempesta d'amore
VVP e l'Altra Marcia dei Dissenzienti
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov percorrevano i corridoi del Cremlino rinfrescati dall'aria condizionata.
- E allora, che c'è ancora? - disse Vladimir Vladimirovič™. Aveva voglia di andarsene a casa, da sua moglie, a bere il tè.
- Ci sarà un'altra Marcia dei dissenzienti, - rispose Vladislav Jur'evič, - Questa volta a Voronež.
- Beh, e voi? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Al solito, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - Abbiamo autorizzato la manifestazione, purché non in centro, ma da un'altra parte.
- E loro? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Al solito, - Vladislav Jur'evič si strinse nuovamente nelle spalle, - Hanno detto che andranno lo stesso in centro.
- Adesso spiegami una cosa, - Vladimir Vladimirovič™ si fermò di scatto, - Perché fate così?
- Per dimostrare che infrangono le leggi, - rispose Vladislav Jur'evič, - Noi lo sappiamo, che loro andranno lo stesso in centro. E lì troveranno la polizia.
- Ma ovvio che andranno in centro! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Devono dissentire! Fanno la marzia dei dissenzienti! Ovvio che non sono d'accordo sul posto che gli date. Ma si possono fare le cose con più delicatezza! Non occorre mica arrivare alla polizia.
- E come? - domandò con interesse Vladislav Jur'evič.
- È molto semplice, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Permettete loro di marciare dove vogliono.
- E perché? - si stupì Vladislav Jur'evič.
- Perché loro rifiuteranno! - disse Vladimir Vladimirovič™ con convinzione, - Sono dissenzienti! Non possono essere d'accordo con le autorità!
- Allora facciamola ancora più facile, - Vladislav Jur'evič afferrò la palla al balzo, - Li invitiamo noi, alla Marcia dei dissenzienti.
- Giusto! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Telefona subito a Lužkov. Che conceda alla Marcia dei dissenzienti il patrocinio del sindaco e del comune di Mosca. E vedrai quanti di loro verranno.
- Nessuno, verrà, - rispose Vladislav Jur'evič, - Sono dissenzienti, dissentiranno.
- E noi questo vogliamo! - disse Vladimir Vladimirovič™, - Bene bene, a questo punto io me ne andrei a casa...
E Vladimir Vladimirovič™ si allontanò frettolosamente lungo il corridoio del Cremlino.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- E allora, che c'è ancora? - disse Vladimir Vladimirovič™. Aveva voglia di andarsene a casa, da sua moglie, a bere il tè.
- Ci sarà un'altra Marcia dei dissenzienti, - rispose Vladislav Jur'evič, - Questa volta a Voronež.
- Beh, e voi? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Al solito, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - Abbiamo autorizzato la manifestazione, purché non in centro, ma da un'altra parte.
- E loro? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Al solito, - Vladislav Jur'evič si strinse nuovamente nelle spalle, - Hanno detto che andranno lo stesso in centro.
- Adesso spiegami una cosa, - Vladimir Vladimirovič™ si fermò di scatto, - Perché fate così?
- Per dimostrare che infrangono le leggi, - rispose Vladislav Jur'evič, - Noi lo sappiamo, che loro andranno lo stesso in centro. E lì troveranno la polizia.
- Ma ovvio che andranno in centro! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Devono dissentire! Fanno la marzia dei dissenzienti! Ovvio che non sono d'accordo sul posto che gli date. Ma si possono fare le cose con più delicatezza! Non occorre mica arrivare alla polizia.
- E come? - domandò con interesse Vladislav Jur'evič.
- È molto semplice, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Permettete loro di marciare dove vogliono.
- E perché? - si stupì Vladislav Jur'evič.
- Perché loro rifiuteranno! - disse Vladimir Vladimirovič™ con convinzione, - Sono dissenzienti! Non possono essere d'accordo con le autorità!
- Allora facciamola ancora più facile, - Vladislav Jur'evič afferrò la palla al balzo, - Li invitiamo noi, alla Marcia dei dissenzienti.
- Giusto! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Telefona subito a Lužkov. Che conceda alla Marcia dei dissenzienti il patrocinio del sindaco e del comune di Mosca. E vedrai quanti di loro verranno.
- Nessuno, verrà, - rispose Vladislav Jur'evič, - Sono dissenzienti, dissentiranno.
- E noi questo vogliamo! - disse Vladimir Vladimirovič™, - Bene bene, a questo punto io me ne andrei a casa...
E Vladimir Vladimirovič™ si allontanò frettolosamente lungo il corridoio del Cremlino.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
lunedì, maggio 28, 2007
SdL, puntate precedenti: la macchina stiratrice!
Alfons, mentre Alexander è in coma, gli dice di essere suo padre. L'uomo vorrebbe parlare con Werner a proposito della sua paternità, ma Charlotte interviene.
Laura cerca di essere sempre vicina ad Alexander, ma Katharina è ovviamente molto gelosa di ciò, fino ad impedirle di vedere l'uomo. Per fortuna c'è Tanja: un espediente organizzato dalla ragazza riesce a risolvere la situazione di Laura almeno temporaneamente. Proprio Katharina, la cui presenza accanto al marito non sembra portare alcun beneficio, scopre che la causa del coma di Alexander è Robert e ne parla con Charlotte. Werner chiarisce i suoi dissapori con il figlio Robert, ma l'uomo perde ogni potere all'interno dell'albergo perchè ora lo dirige Katharina. La macchina stiratrice di Viola risulta un oggetto rubato!
[Allora, dovrebbe essere così: Alexander sta con Katharina e non sa di essere figlio di Alfons. Katharina dirige l'albergo e detesta Laura che ama Alexander, forse ricambiata. Alexander è in coma a causa di Robert, che è figlio di Werner. Il tutto avviene all'interno e nelle immediate vicinanze di un albergo bavarese e fa da copertura a un contrabbando di DSI (Dispositivi da Stiro Improvvisati)].
Tutta questa curiosità morbosa nasce da qui.
Laura cerca di essere sempre vicina ad Alexander, ma Katharina è ovviamente molto gelosa di ciò, fino ad impedirle di vedere l'uomo. Per fortuna c'è Tanja: un espediente organizzato dalla ragazza riesce a risolvere la situazione di Laura almeno temporaneamente. Proprio Katharina, la cui presenza accanto al marito non sembra portare alcun beneficio, scopre che la causa del coma di Alexander è Robert e ne parla con Charlotte. Werner chiarisce i suoi dissapori con il figlio Robert, ma l'uomo perde ogni potere all'interno dell'albergo perchè ora lo dirige Katharina. La macchina stiratrice di Viola risulta un oggetto rubato!
[Allora, dovrebbe essere così: Alexander sta con Katharina e non sa di essere figlio di Alfons. Katharina dirige l'albergo e detesta Laura che ama Alexander, forse ricambiata. Alexander è in coma a causa di Robert, che è figlio di Werner. Il tutto avviene all'interno e nelle immediate vicinanze di un albergo bavarese e fa da copertura a un contrabbando di DSI (Dispositivi da Stiro Improvvisati)].
Tutta questa curiosità morbosa nasce da qui.
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Tempesta d'amore
Pop, politica, panna montata: il magico mondo di Eurovision
Di Verka Serdjučka mi sono accorta in ritardo. Navigavo ancora a vista nel tunnel del soldato di bronzo e della crisi Russia-Estonia quando mi sono imbattuta nelle foto di alcuni manifestanti scattate a San Pietroburgo: scritte più o meno filoestoni, slogan che invitavano alla pacifica convivenza tra i due popoli. "Vogliamo vivere in pace con i nostri vicini" e "Giù le mani dall'Estonia", mh-mh, solite cose. Solo quando ho notato il ricorrere di "tumbaj, lasha" e "lasha, tumbaj" mi è parso di ricordare un tunz-tunz molesto che prendeva da tempo a testate la mia residua integrità postsovietica.
Bene.
Una breve ricerca mi ha portata su YouTube.
E ci ho trovato la Pia™, storica amica di mia suocera, abbigliata e accessoriata da Pia™: occhiali panoramici, collo di leprotto, tailleur metallizzato, collant coprente setificato e copricapo esuberante. In pratica, Verka Serdjučka, cioè Andrej Michailovič Danilko, popolare travestito, comico e performer ucraino che con "Dancing Laša Tumbaj" è arrivato secondo al festival della canzone europea (dopo la serba Marija Šerifović con "Molitva" e prima delle Serebro, le solite ragazzine russe in overknees, e neanche a righe).
E qui veniamo alla Russia. Perché secondo Danilko l'espressione "Laša Tumbaj" significa semplicemente "panna montata" in mongolo, però ha una sospetta somiglianza fonetica con "Russia, goodbye" e suonerebbe provocatoria, tanto più se pronunciata da un ucraino. Ecco il perché delle scritte alla manifestazione filo-estone. Capito.
Naturalmente, come spiega bene Kirill Pankratov su Exile.ru (la sopravvivenza di questa rivista per me è la prova dell'esistenza in vita della libertà di stampa in Russia), l'Eurofestival - oltre a essere un gran baraccone "in grado di far sembrare American Idol un lugubre sermone metodista" - è terreno fertile per le più fantasiose teorie, del complotto e non. C'è chi lo vede come l'ultimo rifugio dei romantici, c'è chi non riesce a dimenticare l'esibizione dei lettoni boccellizzati Bonaparti, e c'è chi calcola (come per le Olimpiadi e per il Partito Comunista alle elezioni) quanti paesi facevano parte dell'Unione Sovietica o sono ex-repubbliche socialiste (rispettivamente 8 e 15, l'ho letto sul blog di Kononenko) e quanti sono i paesi ortodossi tra i primi dieci (8, dice lui, che però ha incluso l'Armenia). Nel magico mondo di Eurovision la vittoria serba viene vista come un modo per addolcire l'amaro calice dell'incombente indipendenza del Kosovo (e la finale si è tenuta in Finlandia, il paese di Martti Ahtisaari!), cose così.
Il Miro, nel frattempo, entrava nel tunnel delle dichiarazioni e del vissuto di Danilko/Serdjučka, avvalendosi di fonti sitografiche autorevoli come le pagine di wikipedia in russo e in inglese a lui dedicate, ma soprattutto il fondamentale articolo di Zizn'.ru intitolato: "Perdonami, Russia!" (la foto dimostra ancora una volta che Verka è la Pia™, di questo sono sempre più convinta). Andrej dice che lui non aveva intenzione di alludere a "Russia, goodbye", ma che la frase gli è venuta da sé dopo le parole "I want to see"; poi qualcuno gli ha detto che "Laša tumbaj" in un dialetto mongolo significa "sbatti il burro", e quindi il tutto è diventato "Voglio vederti mentre sbatti il burro", con coreografia e movimenti delle braccia adeguati. Seguono pareri di esperti a vario titolo, tra i quali una docente di lingua mongola ("in mongolo non esiste niente del genere"). Sulla Gazeta po-kievski la lingua da mongola diventa moldava e Danilko è categorico: non intendo scusarmi con lo show-business russo, non ho fatto niente! Pensavamo che ci avrebbero accusato di filonazismo, mica di queste cose qui. E c'ho uno spettacolo da preparare, mica posso pensare a queste insinuazioni. E comunque sbaglia chi dice che mi sono giocato il pubblico russo. Pare in effetti che Verka in Russia sia ancora più seguita che nel suo paese, non unanimamente felice di essere rappresentato da una drag queen in una manifestazione peraltro così sobria ed elitaria. Eh.
Potremmo continuare con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Andrej, che dice di aver vissuto con una donna per otto lunghi anni e di esserne rimasto segnato per la vita ("È stata una prova pesante"... "Dio dà qualcosa e toglie qualcos'altro" ... "La mia arte ci ha guadagnato"). Però ce le teniamo per eventuali sviluppi: Verka/Pia™ entra di diritto nel novero dei nostri donnoni-alfa, con la Matvienko, la Pugačëva e poche altre (temo che Ljudmila non ce la farà, benché a Volgograd abbiano avuto l'idea di proporla come successore del marito per risolvere il problema del terzo mandato).
Dunque, almeno per oggi, "O-key, eppy end". Benché l'Ucraina con la sua rivoluzione Pantone™ abbia poco da ridere, detto tra noi.
Bene.
Una breve ricerca mi ha portata su YouTube.
E ci ho trovato la Pia™, storica amica di mia suocera, abbigliata e accessoriata da Pia™: occhiali panoramici, collo di leprotto, tailleur metallizzato, collant coprente setificato e copricapo esuberante. In pratica, Verka Serdjučka, cioè Andrej Michailovič Danilko, popolare travestito, comico e performer ucraino che con "Dancing Laša Tumbaj" è arrivato secondo al festival della canzone europea (dopo la serba Marija Šerifović con "Molitva" e prima delle Serebro, le solite ragazzine russe in overknees, e neanche a righe).
E qui veniamo alla Russia. Perché secondo Danilko l'espressione "Laša Tumbaj" significa semplicemente "panna montata" in mongolo, però ha una sospetta somiglianza fonetica con "Russia, goodbye" e suonerebbe provocatoria, tanto più se pronunciata da un ucraino. Ecco il perché delle scritte alla manifestazione filo-estone. Capito.
Naturalmente, come spiega bene Kirill Pankratov su Exile.ru (la sopravvivenza di questa rivista per me è la prova dell'esistenza in vita della libertà di stampa in Russia), l'Eurofestival - oltre a essere un gran baraccone "in grado di far sembrare American Idol un lugubre sermone metodista" - è terreno fertile per le più fantasiose teorie, del complotto e non. C'è chi lo vede come l'ultimo rifugio dei romantici, c'è chi non riesce a dimenticare l'esibizione dei lettoni boccellizzati Bonaparti, e c'è chi calcola (come per le Olimpiadi e per il Partito Comunista alle elezioni) quanti paesi facevano parte dell'Unione Sovietica o sono ex-repubbliche socialiste (rispettivamente 8 e 15, l'ho letto sul blog di Kononenko) e quanti sono i paesi ortodossi tra i primi dieci (8, dice lui, che però ha incluso l'Armenia). Nel magico mondo di Eurovision la vittoria serba viene vista come un modo per addolcire l'amaro calice dell'incombente indipendenza del Kosovo (e la finale si è tenuta in Finlandia, il paese di Martti Ahtisaari!), cose così.
Il Miro, nel frattempo, entrava nel tunnel delle dichiarazioni e del vissuto di Danilko/Serdjučka, avvalendosi di fonti sitografiche autorevoli come le pagine di wikipedia in russo e in inglese a lui dedicate, ma soprattutto il fondamentale articolo di Zizn'.ru intitolato: "Perdonami, Russia!" (la foto dimostra ancora una volta che Verka è la Pia™, di questo sono sempre più convinta). Andrej dice che lui non aveva intenzione di alludere a "Russia, goodbye", ma che la frase gli è venuta da sé dopo le parole "I want to see"; poi qualcuno gli ha detto che "Laša tumbaj" in un dialetto mongolo significa "sbatti il burro", e quindi il tutto è diventato "Voglio vederti mentre sbatti il burro", con coreografia e movimenti delle braccia adeguati. Seguono pareri di esperti a vario titolo, tra i quali una docente di lingua mongola ("in mongolo non esiste niente del genere"). Sulla Gazeta po-kievski la lingua da mongola diventa moldava e Danilko è categorico: non intendo scusarmi con lo show-business russo, non ho fatto niente! Pensavamo che ci avrebbero accusato di filonazismo, mica di queste cose qui. E c'ho uno spettacolo da preparare, mica posso pensare a queste insinuazioni. E comunque sbaglia chi dice che mi sono giocato il pubblico russo. Pare in effetti che Verka in Russia sia ancora più seguita che nel suo paese, non unanimamente felice di essere rappresentato da una drag queen in una manifestazione peraltro così sobria ed elitaria. Eh.
Potremmo continuare con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Andrej, che dice di aver vissuto con una donna per otto lunghi anni e di esserne rimasto segnato per la vita ("È stata una prova pesante"... "Dio dà qualcosa e toglie qualcos'altro" ... "La mia arte ci ha guadagnato"). Però ce le teniamo per eventuali sviluppi: Verka/Pia™ entra di diritto nel novero dei nostri donnoni-alfa, con la Matvienko, la Pugačëva e poche altre (temo che Ljudmila non ce la farà, benché a Volgograd abbiano avuto l'idea di proporla come successore del marito per risolvere il problema del terzo mandato).
Dunque, almeno per oggi, "O-key, eppy end". Benché l'Ucraina con la sua rivoluzione Pantone™ abbia poco da ridere, detto tra noi.
venerdì, maggio 25, 2007
Sturm der Liebe in famigliamir
– No, noi alle sei non possiamo.
– Abbiamo da fare.
– Diciamo che abbiamo da fare.
– Possiamo dirglielo: guardiamo Tempesta d'Amore.
– Ssst, Elio. Lui, lo guarda.
– Ci piace molto, è una cosa alla buona.
– Una produzione tedesca.
– Succedono cose incredibili che poi si risolvono, vero Lina?
– L'altro giorno uno è rimasto morto per due giorni.
– Sì, ogni tanto lo inquadravano. Immobile, morto.
– Era cardiopatico e mangiava troppo. Poi hanno nascosto il cadavere nel furgone della lavanderia per portarlo in Italia.
– Voleva essere sepolto sotto un albero...
– ... un ulivo.
– Tedeschi, sono.
– E due giorni dopo si è svegliato. Risorto, dopo due giorni.
– Ma noi ci accontentiamo.
– Ambientato in un albergo, sai?
– Un albergo di lusso, un cinque stelle. Fürstenhof, si chiama. Sarebbe bello se Fürsten volesse dire cinque e hof stelle.
– Ma non mi sembra, Elio.
– No, infatti, ma facciamo finta.
– Ci piacciono molto gli esterni.
– Sì, le aiuole fiorite, i campi da tennis, gli animali, la coccinella sul filo d'erba...
– Ah, Elio: sai quello vestito di bianco con la racchetta che passa sempre davanti all'albergo?
– Sì, sempre lui. Sempre la stessa scena. Lo vedi da come muove la racchetta, il mona.
– Io mi sono accorta ieri.
– No, io avevo dei sospetti già da prima ma stavo zitto. Raccoglievo elementi per poi stupirti.
– Anche la coccinella è sempre la stessa. E il gatto rosso si lecca sempre la zampa sinistra.
– Ma noi facciamo finta di non accorgercene. Si vede che è fatto in economia.
– È rilassante.
– Non pensare che guardiamo solo quello. Non siamo rincoglioniti.
– Veramente ieri tuo padre ha insistito per raccontare la trama alla Gianvi.
– Perché quella non sta mai zitta, volevo confonderla. Adesso crede che abbiamo conoscenze in Baviera.
– Scemo.
– Comunque Annozero ce lo registriamo, no, Lina?
– Annozero, e anche Ballarò.
– Tempesta d'amore però lo guardiamo in diretta.
– Abbiamo da fare.
– Diciamo che abbiamo da fare.
– Possiamo dirglielo: guardiamo Tempesta d'Amore.
– Ssst, Elio. Lui, lo guarda.
– Ci piace molto, è una cosa alla buona.
– Una produzione tedesca.
– Succedono cose incredibili che poi si risolvono, vero Lina?
– L'altro giorno uno è rimasto morto per due giorni.
– Sì, ogni tanto lo inquadravano. Immobile, morto.
– Era cardiopatico e mangiava troppo. Poi hanno nascosto il cadavere nel furgone della lavanderia per portarlo in Italia.
– Voleva essere sepolto sotto un albero...
– ... un ulivo.
– Tedeschi, sono.
– E due giorni dopo si è svegliato. Risorto, dopo due giorni.
– Ma noi ci accontentiamo.
– Ambientato in un albergo, sai?
– Un albergo di lusso, un cinque stelle. Fürstenhof, si chiama. Sarebbe bello se Fürsten volesse dire cinque e hof stelle.
– Ma non mi sembra, Elio.
– No, infatti, ma facciamo finta.
– Ci piacciono molto gli esterni.
– Sì, le aiuole fiorite, i campi da tennis, gli animali, la coccinella sul filo d'erba...
– Ah, Elio: sai quello vestito di bianco con la racchetta che passa sempre davanti all'albergo?
– Sì, sempre lui. Sempre la stessa scena. Lo vedi da come muove la racchetta, il mona.
– Io mi sono accorta ieri.
– No, io avevo dei sospetti già da prima ma stavo zitto. Raccoglievo elementi per poi stupirti.
– Anche la coccinella è sempre la stessa. E il gatto rosso si lecca sempre la zampa sinistra.
– Ma noi facciamo finta di non accorgercene. Si vede che è fatto in economia.
– È rilassante.
– Non pensare che guardiamo solo quello. Non siamo rincoglioniti.
– Veramente ieri tuo padre ha insistito per raccontare la trama alla Gianvi.
– Perché quella non sta mai zitta, volevo confonderla. Adesso crede che abbiamo conoscenze in Baviera.
– Scemo.
– Comunque Annozero ce lo registriamo, no, Lina?
– Annozero, e anche Ballarò.
– Tempesta d'amore però lo guardiamo in diretta.
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Insieme per l'emivita
Mesi fa eravamo rimasti alla considerazione che il Polonio-210 ha 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti: stava nel tè, nella tazzina, nella teiera, nella lavastoviglie, addosso ai camerieri, in un sushi bar di Soho, in quattro alberghi, in un ristorante di Mayfair, su tre aerei, nelle sedi di due società, nell'ufficio di Berezovskij, in varie auto, in uno stadio, ad Amburgo, e perfino a casa di una suocera. Ovviamente anche nella casa di Litvinenko, definita inabitabile.
La svolta di un paio di giorni fa era la notizia che la Procura britannica della Corona ha chiesto l'incriminazione "per omicidio tramite avvelenamento deliberato" dell'ex agente russo Andrej Lugovoj. Solito tira e molla: noi chiediamo l'estradizione, ma tanto la Russia non vuole. O forse chiederà in cambio Berezovskij, ma noi non cederemo perché ormai è degnissimo cittadino britannico.
Intanto Lugovoj promette straordinarie rivelazioni.
Ah già: al festival di Cannes sarà proiettato a sorpresa il documentario di Nekrasov (amico del defunto) sul caso. Chiamiamola coincidenza.
Però.
Perché dovrei fare il post lunghissimo che temete tutti, quando posso tentare un piccolo esperimento?
Sono curiosa di sapere quali sono i fatti e le immagini salienti che ricordate del caso Litvinenko: le prime cose che vi vengono in mente, l'impressione generale, quello che vi ha interessati o lasciati indifferenti, la vostra fantateoria preferita. Tutto, anche i dettagli comici, frivoli o irrilevanti. La foto dell'ex-colonnello dell'FSB agonizzante? Scaramella? Guzzanti? Il sushi? Putin che ammazza la gente (o l'agente)?
Perché io un'idea ormai ce l'avrei, ma (come dice una mia cara amica) vorrei rendere breve e piacevole una storia lunghissima e complicata. Se non vi viene in mente niente passo senza indugio a raccontarvi i fatti miei.
La svolta di un paio di giorni fa era la notizia che la Procura britannica della Corona ha chiesto l'incriminazione "per omicidio tramite avvelenamento deliberato" dell'ex agente russo Andrej Lugovoj. Solito tira e molla: noi chiediamo l'estradizione, ma tanto la Russia non vuole. O forse chiederà in cambio Berezovskij, ma noi non cederemo perché ormai è degnissimo cittadino britannico.
Intanto Lugovoj promette straordinarie rivelazioni.
Ah già: al festival di Cannes sarà proiettato a sorpresa il documentario di Nekrasov (amico del defunto) sul caso. Chiamiamola coincidenza.
Però.
Perché dovrei fare il post lunghissimo che temete tutti, quando posso tentare un piccolo esperimento?
Sono curiosa di sapere quali sono i fatti e le immagini salienti che ricordate del caso Litvinenko: le prime cose che vi vengono in mente, l'impressione generale, quello che vi ha interessati o lasciati indifferenti, la vostra fantateoria preferita. Tutto, anche i dettagli comici, frivoli o irrilevanti. La foto dell'ex-colonnello dell'FSB agonizzante? Scaramella? Guzzanti? Il sushi? Putin che ammazza la gente (o l'agente)?
Perché io un'idea ormai ce l'avrei, ma (come dice una mia cara amica) vorrei rendere breve e piacevole una storia lunghissima e complicata. Se non vi viene in mente niente passo senza indugio a raccontarvi i fatti miei.
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giovedì, maggio 24, 2007
"Spinti a sparire": il metodo del generale
Generale in pensione, ex paracadutista, ex combattente contro i nazisti, il vecchio porta una benda nera sull'occhio sinistro e a quanto pare è sordo. Dicono che è stato collaboratore di Massu, che ha combattuto contro i nazisti, che ha utilizzato ampiamente la tortura durante la guerra d'Algeria. Però ha anche combattuto contro i nazisti. Ci spiegano che il governo francese all'epoca aveva approvato le azioni degli squadroni della morte perché voleva che l'FLN fosse liquidato. E poi gli algerini hanno ammazzato altri algerini, per la precisione 45.000. E pensare, dice il giornalista italiano, che l'Algeria poteva diventare la Svizzera d'Africa.
Accanto a me è seduto Silvino, ex partigiano, presidente dell'ANPI. Ogni tanto si impenna, chissà se per qualcosa che è stato detto o perché punta un dettaglio, qualche fila più in là. Forse è semplicemente stanco, o stufo.
Il generale dice che non ha fatto volentieri quello che ha fatto, che ha scritto le proprie memorie perché la gente sapesse, che era necessaria una risposta francese al film di Pontecorvo e agli scritti di Mannoni.
Che la Battaglia d'Algeri è stata vinta dai francesi.
Sì, sottolinea con entusiasmo il giornalista italiano: la Battaglia d'Algeri è stata vinta dalla Francia, la guerra del Vietnam è stata vinta dagli americani. Sono state vittorie militari, ma sconfitte politiche. Dice. Il giornalista si mette a parlare di estremismo islamico, di gente che si fa esplodere in mezzo ai civili. Immaginate, dice, che questa sia una moschea affollata, piena di gente che sta pregando. Arriva uno, si ferma qui davanti e si fa esplodere. Gli fanno notare che in Algeria non andava così, ma è evidentemente colpito dalla potenza dell'immagine appena evocata, e dall'avere trasformato con poca spesa un tendone ai Giardini Pubblici di G. in un pezzo disperato di Iraq.
Silvino si guarda attorno, nota che prendo distrattamente appunti e per qualche secondo i miei occhi incrociano i suoi, due pesci malati in un acquario torbido.
Ci ripetono che il vecchio, del resto, ha combattuto contro i nazisti. Che la Francia sapeva.
Delle memorie invece non si parla: le torture ci sono state, ma non vengono descritte né quantificate. Non ci dicono quanti suicidi, quanta gente volata dalle finestre, quante persone fatte sparire dopo le confessioni, persone che oramai "non sentivano più niente": la tortura è un male piccolo ma necessario per sconfiggere il grande male del terrorismo, il vecchio è una lezione per la Francia, per tutti. La traduzione del libro sarà presto pubblicata dalla casa editrice che ha promosso la rassegna, e questo è quanto.
Se lasciassero spazio alle domande ci sarebbe da chiedere cos'ha fatto il generale dopo la guerra d'Algeria, dopo aver torturato, suicidato, spinto giù dalle finestre per il bene e con la benedizione del suo paese. Io lo so: ha fatto carriera, è andato in Sudamerica dove negli anni Settanta ha partecipato all'addestramento dei militari argentini, ai quali ha insegnato i propri metodi ("l'interrogatorio si converte in un metodo quando si svolge in modo da ottenere sempre una risposta", dice il colonnello Bigeard nel film di Pontecorvo: quel metodo è la tortura).
Il vecchio è stato una lezione per tutti: Argentina, Cile e Paraguay hanno applicato il metodo con diligenza, la battaglia di Algeri è ora utilizzata dal Pentagono per studiare come affrontare la guerriglia irachena.
Dopo un'ultima impennata Silvino se n'è andato. Il pubblico tace, l'incontro è finito.
Un ragazzo con gli occhiali scuri si avvicina al vecchio con la benda, gli stringe la mano e gli chiede un autografo: "Merci, monsieur Aussaresses". A voce troppo alta, perché a quanto pare il vecchio è sordo.
Accanto a me è seduto Silvino, ex partigiano, presidente dell'ANPI. Ogni tanto si impenna, chissà se per qualcosa che è stato detto o perché punta un dettaglio, qualche fila più in là. Forse è semplicemente stanco, o stufo.
Il generale dice che non ha fatto volentieri quello che ha fatto, che ha scritto le proprie memorie perché la gente sapesse, che era necessaria una risposta francese al film di Pontecorvo e agli scritti di Mannoni.
Che la Battaglia d'Algeri è stata vinta dai francesi.
Sì, sottolinea con entusiasmo il giornalista italiano: la Battaglia d'Algeri è stata vinta dalla Francia, la guerra del Vietnam è stata vinta dagli americani. Sono state vittorie militari, ma sconfitte politiche. Dice. Il giornalista si mette a parlare di estremismo islamico, di gente che si fa esplodere in mezzo ai civili. Immaginate, dice, che questa sia una moschea affollata, piena di gente che sta pregando. Arriva uno, si ferma qui davanti e si fa esplodere. Gli fanno notare che in Algeria non andava così, ma è evidentemente colpito dalla potenza dell'immagine appena evocata, e dall'avere trasformato con poca spesa un tendone ai Giardini Pubblici di G. in un pezzo disperato di Iraq.
Silvino si guarda attorno, nota che prendo distrattamente appunti e per qualche secondo i miei occhi incrociano i suoi, due pesci malati in un acquario torbido.
Ci ripetono che il vecchio, del resto, ha combattuto contro i nazisti. Che la Francia sapeva.
Delle memorie invece non si parla: le torture ci sono state, ma non vengono descritte né quantificate. Non ci dicono quanti suicidi, quanta gente volata dalle finestre, quante persone fatte sparire dopo le confessioni, persone che oramai "non sentivano più niente": la tortura è un male piccolo ma necessario per sconfiggere il grande male del terrorismo, il vecchio è una lezione per la Francia, per tutti. La traduzione del libro sarà presto pubblicata dalla casa editrice che ha promosso la rassegna, e questo è quanto.
Se lasciassero spazio alle domande ci sarebbe da chiedere cos'ha fatto il generale dopo la guerra d'Algeria, dopo aver torturato, suicidato, spinto giù dalle finestre per il bene e con la benedizione del suo paese. Io lo so: ha fatto carriera, è andato in Sudamerica dove negli anni Settanta ha partecipato all'addestramento dei militari argentini, ai quali ha insegnato i propri metodi ("l'interrogatorio si converte in un metodo quando si svolge in modo da ottenere sempre una risposta", dice il colonnello Bigeard nel film di Pontecorvo: quel metodo è la tortura).
Il vecchio è stato una lezione per tutti: Argentina, Cile e Paraguay hanno applicato il metodo con diligenza, la battaglia di Algeri è ora utilizzata dal Pentagono per studiare come affrontare la guerriglia irachena.
Dopo un'ultima impennata Silvino se n'è andato. Il pubblico tace, l'incontro è finito.
Un ragazzo con gli occhiali scuri si avvicina al vecchio con la benda, gli stringe la mano e gli chiede un autografo: "Merci, monsieur Aussaresses". A voce troppo alta, perché a quanto pare il vecchio è sordo.
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mercoledì, maggio 23, 2007
VVP e la Bank of New York
[Contesto: la Russia ha fatto causa alla Bank of New York per riciclaggio di denaro sporco (i fatti risalgono agli anni Novanta). Il Servizio doganale federale russo ha accusato il più antico istituto di credito americano di avere provocato danni alla Federazione per un totale di quasi 17 miliardi di euro].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. A un tavolinetto, davanti a Vladimir Vladimirovič™, sedeva invece il direttore del Servizio doganale federale Andrej Jur'evič Bel'janinov.
- Ecco, - disse Andrej Jur'evič, estraendo dalla borsa alcune carte, - Abbiamo fatto causa alla Bank of New York. Per ventidue miliardi di dollari statunitensi.
- Ventidue miliardi? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché così pochi?
- Vale a dire… - si confuse Andrej Jur'evič, - Vale a dire... come così pochi?! Ventidue miliardi!
- Bratello, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - La procura è riuscita a tirar fuori a Chodorkovskij ventitré miliardi! Praticamente tutta la Bank of New York.
- Ma allora… - borbottò Andrej Jur'evič, riponendo le sue carte nella borsa, - Dobbiamo chiedere di più?
- Non chiedere, ma esigere! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna porsi dei traguardi ambiziosi! Mille miliardi, dovranno pagare!
- Mille miliardi! - esclamò Andrej Jur'evič.
- Mille! - Vladimir Vladimirovič™ batté felice le presidenziali mani, - In questo momento ci fanno comodo anche gli spiccioli.
Andrej Jur'evič arrossì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. A un tavolinetto, davanti a Vladimir Vladimirovič™, sedeva invece il direttore del Servizio doganale federale Andrej Jur'evič Bel'janinov.
- Ecco, - disse Andrej Jur'evič, estraendo dalla borsa alcune carte, - Abbiamo fatto causa alla Bank of New York. Per ventidue miliardi di dollari statunitensi.
- Ventidue miliardi? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché così pochi?
- Vale a dire… - si confuse Andrej Jur'evič, - Vale a dire... come così pochi?! Ventidue miliardi!
- Bratello, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - La procura è riuscita a tirar fuori a Chodorkovskij ventitré miliardi! Praticamente tutta la Bank of New York.
- Ma allora… - borbottò Andrej Jur'evič, riponendo le sue carte nella borsa, - Dobbiamo chiedere di più?
- Non chiedere, ma esigere! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna porsi dei traguardi ambiziosi! Mille miliardi, dovranno pagare!
- Mille miliardi! - esclamò Andrej Jur'evič.
- Mille! - Vladimir Vladimirovič™ batté felice le presidenziali mani, - In questo momento ci fanno comodo anche gli spiccioli.
Andrej Jur'evič arrossì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Internazionale Comunista Canaglia
Ieri durante una seduta del consiglio comunale di Tol'jatti (Togliatti), nella regione di Samara, si è discusso della possibilità di cambiare nome alla città ritornando alla denominazione precedente, Stavropol' sul Volga.
L'idea sarebbe nata di recente, "quando sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern". Si teme infatti che l'identificazione con il politico italiano possa danneggiare l'immagine della città.
Non è però la prima volta che se ne parla: nel 1996 c'è stato anche un referendum, e allora solo il 26% degli abitanti di Tol'jatti si è detto favorevole al cambiamento di nome.
Il membro della giunta comunale Borislav Grinblat dubita che il progetto sia fattibile: "Bisogna cambiare tutti i documenti, compresi quelli di identificazione degli abitanti: costerà centinaia di milioni di rubli. La città ci trova già in una situazione difficile, anche dal punto di vista politico. Mi sembra proprio che non sia il momento". Come ricorda Kommersant, il sindaco di Tol'jatti Nikolaj Utkin è stato arrestato il 1° maggio per sospetta estorsione, e la città è attualmente governata dal vice-sindaco.
Link-in-russo-ma-non-mi-sono-inventata-niente
Della notizia, oltre alle manine lunghe del primo cittadino e al fondamentale "ci piacerebbe tanto, ma non abbiamo i soldi", ho amato in particolare la frase "sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern".
L'idea sarebbe nata di recente, "quando sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern". Si teme infatti che l'identificazione con il politico italiano possa danneggiare l'immagine della città.
Non è però la prima volta che se ne parla: nel 1996 c'è stato anche un referendum, e allora solo il 26% degli abitanti di Tol'jatti si è detto favorevole al cambiamento di nome.
Il membro della giunta comunale Borislav Grinblat dubita che il progetto sia fattibile: "Bisogna cambiare tutti i documenti, compresi quelli di identificazione degli abitanti: costerà centinaia di milioni di rubli. La città ci trova già in una situazione difficile, anche dal punto di vista politico. Mi sembra proprio che non sia il momento". Come ricorda Kommersant, il sindaco di Tol'jatti Nikolaj Utkin è stato arrestato il 1° maggio per sospetta estorsione, e la città è attualmente governata dal vice-sindaco.
Link-in-russo-ma-non-mi-sono-inventata-niente
Della notizia, oltre alle manine lunghe del primo cittadino e al fondamentale "ci piacerebbe tanto, ma non abbiamo i soldi", ho amato in particolare la frase "sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern".
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The Real Thing
Polonium time
Avete delle ferie arretrate da smaltire, un lavoro che rimandavate da tempo, una partita di Playmobil da sdoganare?
Fatelo.
Perché forse sto per riesumare il dossier Litvinenko.
Fatelo.
Perché forse sto per riesumare il dossier Litvinenko.
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martedì, maggio 22, 2007
VVP e il Genio della Finanza
[Contesto 1: il presidente della Corte Costituzionale russa Valerij Dmitrievič Zor'kin ha aspramente criticato Michail Jur'evič Barščevskij, rappresentante governativo alla Corte Costituzionale e presidente del partito "Forza Civile", a proposito della decisione della Corte sulla possibilità di revisione "in peggio" delle sentenze. In un'intervista a Echo Moskvy, Barščevskij aveva affermato che questa decisione va contro le norme internazionali e sembra indicare l'inizio di un periodo controriformista. Di qui il contrasto.
Contesto 2: Nel 1989 Sergej Panteleevič Mavrodi, insieme al fratello Vjačeslav e a Marina Muravëva, fonda la MMM (dalle iniziali dei loro cognomi). All'inizio la compagnia si occupa di computer e forniture per uffici, poi però viene accusata di evasione fiscale e rischia il fallimento. Allora nel 1993 Mavrodi concepisce una truffa basata sul famigerato schema piramidale, che consiste nel prendere soldi da un investitore offrendogli un tasso di interesse di ritorno insolitamente alto. Agli investitori vengono sì pagati i tassi, come da accordo, ma i soldi non sono il ritorno di un investimento reale perché vengono dai depositi ottenuti dagli investitori successivi. Il numero degli investitori cresce rapidamente, il prezzo delle azioni cresce di pari passo e con i soldi incassati dalle nuove e più costose azioni la società paga i dividendi dei vecchi azionisti. La bolla speculativa scoppia quando gli interessi da pagare sono troppi rispetto ai nuovi azionisti. La MMM comunque non è quotata, per cui effettua uno sviluppo di prezzi azionari costanti del 1000% annuo, cosa che induce il pubblico a ritenere che l’investimento sia sicuro. Lo schema piramidale della MMM si fonda sul passaparola e su strategie di marketing molto aggressive, che conquistano rapidamente un pubblico ben poco smaliziato. La truffa coinvolge almeno due milioni di persone e raccoglie circa un miliardo e mezzo di dollari.
Mavrodi è stato arrestato nel 2003.
È uscito oggi. Se qualcuno vi propone un investimento infallibile in Russia io vi ho avvertiti.
Per curiosità: su advertka.ru potete scaricare i video pubblicitari della MMM].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva affascinato la corrispondenza tra il presidente della Corte Costituzionale Valerij Dmitrievič Zor'kin e il presidente del direttivo del partito "Forza Civile" Michail Jur'evič Barščevskij .
A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono per far entrare un tipo bassino, tarchiato e occhialuto.
- Prego? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Chi cerca?
- Te, cerco, bratello, - rispose il tipo, sorridendo, - Te, cerco. Ho un affare.
- Ma lei chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Mavrodi, - si presentò l'altro, - Sergej Panteleevič Mavrodi. Genio della finanza.
- Genio della finanza? - domandò incuriosito Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. E cosa sa fare?
- So costruire piramidi altissime, - rispose Sergej Panteleevič, osservando attentamente l'arredamento dello studio di Vladimir Vladimirovič™, - MMM: sentito parlare?
- Sentito parlare, - annuì Vladimir Vladimirovič™.
- Ecco, quello sono io, - disse orgogliosamente Sergej Panteleevič.
- Molto bene, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Allora anch'io ho un affare per lei. Vede, il fondo di stabilizzazione...
- Ma al diavolo il tuo fondo di stabilizzazione! - Sergej Panteleevič agitò la mano per liquidare l'argomento e si avvicinò lestamente alla poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - Dimmi una cosa, piuttosto: tu finisci presto, sì?
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Finisco cosa?
- Ma di lavorare qui, - Sergej Panteleevič indicò lo studio, - Perché voglio anch'io.
- Cosa vuole, lei? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- Ma star seduto qui, - e Sergej Panteleevič spinse leggermente la poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - A lavorare… E poi in galera mi mancava così tanto un gran bell'affare…
Vladimir Vladimirovič™ impallidì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Contesto 2: Nel 1989 Sergej Panteleevič Mavrodi, insieme al fratello Vjačeslav e a Marina Muravëva, fonda la MMM (dalle iniziali dei loro cognomi). All'inizio la compagnia si occupa di computer e forniture per uffici, poi però viene accusata di evasione fiscale e rischia il fallimento. Allora nel 1993 Mavrodi concepisce una truffa basata sul famigerato schema piramidale, che consiste nel prendere soldi da un investitore offrendogli un tasso di interesse di ritorno insolitamente alto. Agli investitori vengono sì pagati i tassi, come da accordo, ma i soldi non sono il ritorno di un investimento reale perché vengono dai depositi ottenuti dagli investitori successivi. Il numero degli investitori cresce rapidamente, il prezzo delle azioni cresce di pari passo e con i soldi incassati dalle nuove e più costose azioni la società paga i dividendi dei vecchi azionisti. La bolla speculativa scoppia quando gli interessi da pagare sono troppi rispetto ai nuovi azionisti. La MMM comunque non è quotata, per cui effettua uno sviluppo di prezzi azionari costanti del 1000% annuo, cosa che induce il pubblico a ritenere che l’investimento sia sicuro. Lo schema piramidale della MMM si fonda sul passaparola e su strategie di marketing molto aggressive, che conquistano rapidamente un pubblico ben poco smaliziato. La truffa coinvolge almeno due milioni di persone e raccoglie circa un miliardo e mezzo di dollari.
Mavrodi è stato arrestato nel 2003.
È uscito oggi. Se qualcuno vi propone un investimento infallibile in Russia io vi ho avvertiti.
Per curiosità: su advertka.ru potete scaricare i video pubblicitari della MMM].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva affascinato la corrispondenza tra il presidente della Corte Costituzionale Valerij Dmitrievič Zor'kin e il presidente del direttivo del partito "Forza Civile" Michail Jur'evič Barščevskij .
A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono per far entrare un tipo bassino, tarchiato e occhialuto.
- Prego? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Chi cerca?
- Te, cerco, bratello, - rispose il tipo, sorridendo, - Te, cerco. Ho un affare.
- Ma lei chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Mavrodi, - si presentò l'altro, - Sergej Panteleevič Mavrodi. Genio della finanza.
- Genio della finanza? - domandò incuriosito Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. E cosa sa fare?
- So costruire piramidi altissime, - rispose Sergej Panteleevič, osservando attentamente l'arredamento dello studio di Vladimir Vladimirovič™, - MMM: sentito parlare?
- Sentito parlare, - annuì Vladimir Vladimirovič™.
- Ecco, quello sono io, - disse orgogliosamente Sergej Panteleevič.
- Molto bene, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Allora anch'io ho un affare per lei. Vede, il fondo di stabilizzazione...
- Ma al diavolo il tuo fondo di stabilizzazione! - Sergej Panteleevič agitò la mano per liquidare l'argomento e si avvicinò lestamente alla poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - Dimmi una cosa, piuttosto: tu finisci presto, sì?
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Finisco cosa?
- Ma di lavorare qui, - Sergej Panteleevič indicò lo studio, - Perché voglio anch'io.
- Cosa vuole, lei? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- Ma star seduto qui, - e Sergej Panteleevič spinse leggermente la poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - A lavorare… E poi in galera mi mancava così tanto un gran bell'affare…
Vladimir Vladimirovič™ impallidì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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lunedì, maggio 21, 2007
VVP e i convertiti all'Islam
[Il contesto: è notizia di oggi che l'FSB venerdì avrebbe sventato un attentato contro Valentina Ivanovna Matvienko, governatore di San Pietroburgo. I presunti estremisti sarebbero stati trovati in possesso di granate e di 500 grammi di plastico: secondo Vedomosti gli arrestati sarebbero due neo-convertiti all'Islam, mentre Kommersant parla del coinvolgimento di "alcuni ceceni". Il mondo politico è diviso sull'episodio, e le malelingue mormorano che si tratti di un'abile operazione propagandistica della stessa Matvienko, che si è detta "tranquilla e al sicuro" e sabato ha esibito il suo ghigno leggendario (ho letto da qualche parte che è stato scherzosamente definito "il più sexy di Google Image Search"; confermo che ho un debole per questa ex-komsomolka pluridecorata e mechata e per le chiacchiere sulla sua amicizia con Vladimir Vladimirovič) a una corsa di roller che si è svolta per le strade di San Pietroburgo. Naturalmente questo è quasi certamente un falso allarme e io me lo prendo. Intanto, Vladimir Vladimirovič™... ]
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin passò con la sua presidenziale limousine accanto a una storica moschea di Mosca. Nei pressi della moschea sostavano alcune persone. Alcune stavano entrando nella moschea, altre ne stavano uscendo.
- Chi sono queste persone, compagno maggiore? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al suo presidenziale autista.
- Sono musulmani, - rispose l'autista, - Si vede che si sono appena convertiti all'Islam.
- Convertiti all'Islam?! - domandò terrorizzato Vladimir Vladimirovič™, - Vai, maggiore, dai gas!
E la presidenziale limousine bruscamente accelerò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin passò con la sua presidenziale limousine accanto a una storica moschea di Mosca. Nei pressi della moschea sostavano alcune persone. Alcune stavano entrando nella moschea, altre ne stavano uscendo.
- Chi sono queste persone, compagno maggiore? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al suo presidenziale autista.
- Sono musulmani, - rispose l'autista, - Si vede che si sono appena convertiti all'Islam.
- Convertiti all'Islam?! - domandò terrorizzato Vladimir Vladimirovič™, - Vai, maggiore, dai gas!
E la presidenziale limousine bruscamente accelerò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
venerdì, maggio 18, 2007
VVP e il volo per Samara
[Contesto: Altra Russia aveva organizzato per oggi una Marcia dei dissenzienti a Samara, in coincidenza con il vertice Russia-UE. Kasparov, Limonov e Ponomarev sono stati però bloccati all'aeroporto di Mosca dalla polizia che ha ritirato loro documenti e biglietti. Interfax scrive che tutti i documenti sono stati restituiti a Kasparov, Limonov e Ponomarev intorno a mezzogiorno e che i tre "avrebbero potuto prendere il volo delle 13.30 da Šeremet'evo-1. Però, secondo quanto ha riferito il portavoce del dipartimento degli affari interni, i leader di Altra Russia 'hanno preferito al volo per Samara rumorose dichiarazioni per attirare l'attenzione dei mezzi d'informazione'". Questa la cronaca. Questo è un piccolo reminder su Altra Russia. Nel mondo parallelo di Vladimir Vladimirovič™ invece le cose vanno così:]
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin arrivò in aereo da Samara, dove si era svolto il vertice Russia-Unione Europea. Nella sala d'attesa dell'aeroporto Vnukovo-2 Vladimir Vladimirovič™ si accorse con stupore che su una panca erano seduti lo scacchista Garri Kimovič Kasparov e lo scrittore Eduard Veniaminovič Limonov.
- Garri! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, spalancando le presidenziali braccia, - Eduard! Che ci fate qui?
- Ecco, - biascicò Garri Kimovič, - Volevamo andare a Samara. Alla Marcia dei dissenzienti. Ma quei tuoi banditi...
- Teppisti! - si intromise Eduard Veniaminovič.
- Quei tuoi teppisti ci hanno preso i biglietti e hanno detto che erano tipo falsi, - disse Garri Kimovič.
- Biglietti? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Quali biglietti?
- Quelli dell'aereo per Samara! - esclamò Eduard Veniaminovič, - Che i numeri dei nostri biglietti non risultavano nel loro computer! È un abuso legalizzato, questo!
- Bratellos, - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Quali biglietti?! Questo è l'aeroporto governativo. Volano tutti senza biglietto, con un lasciapassare. Ovvio che i vostri biglietti non risultano. Il computer non ne sa niente, dei biglietti.
- Come?! - Eduard Veniaminovič guardò allibito Garri Kimovič, - Ma cosa, hai sbagliato aeroporto, ti sei confuso?!
- No che non mi sono confuso, - rispose Garri Kimovič a Eduard Veniaminovič, - Kas'janov mi ha detto che lui vola sempre da qui.
- Come, Kas'janov?! - Eduard Veniaminovič alzò le braccia al cielo, - Sei fuori, bratello?! C'è gente che ci sta aspettando! Adesso dove andiamo?!
- Non serve andare da nessuna parte, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Prendete il mio aereo. Per oggi non mi serve più.
- Cosa?! - si meravigliò Garri Kimovič, - Te lo immagini? I leader della Marcia dei dissenzienti arrivano a Samara con l'aereo presidenziale?!
- Non ho capito, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Vi sembra il caso di fare gli schizzinosi?
Eduard Veniaminovič e Garri Kimovič si scambiarono uno sguardo furioso.
Vladimir Vladimirovič™ aspettava.
[Per la recente serie "un modo di dire russo al giorno, toglietemi il Miro di torno", la frase "vi sembra il caso di fare gli schizzinosi" traduce l'espressione вам шашечки или ехать? (vam šašečki ili echat'?), "vuole vedere la licenza o andare?", che viene da questo aneddoto:
nei paesi dell'ex-Unione Sovietica accade che quando si gesticola per chiamare un taxi si fermi un'auto privata (è un modo per arrotondare).
Un giorno un uomo chiama un taxi. Quando si ferma un'auto privata l'uomo dice al conducente: "Via, via! Voglio un taxi!" e il conducente risponde: "Vuol vedere la licenza o andare?". Volendo ricorrere a un modo di dire italiano sarebbe "O mangi questa minestra, o salti dalla finestra". L'istinto mi sussurrava di tradurlo "O così o Pomì", vedete voi].
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin arrivò in aereo da Samara, dove si era svolto il vertice Russia-Unione Europea. Nella sala d'attesa dell'aeroporto Vnukovo-2 Vladimir Vladimirovič™ si accorse con stupore che su una panca erano seduti lo scacchista Garri Kimovič Kasparov e lo scrittore Eduard Veniaminovič Limonov.
- Garri! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, spalancando le presidenziali braccia, - Eduard! Che ci fate qui?
- Ecco, - biascicò Garri Kimovič, - Volevamo andare a Samara. Alla Marcia dei dissenzienti. Ma quei tuoi banditi...
- Teppisti! - si intromise Eduard Veniaminovič.
- Quei tuoi teppisti ci hanno preso i biglietti e hanno detto che erano tipo falsi, - disse Garri Kimovič.
- Biglietti? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Quali biglietti?
- Quelli dell'aereo per Samara! - esclamò Eduard Veniaminovič, - Che i numeri dei nostri biglietti non risultavano nel loro computer! È un abuso legalizzato, questo!
- Bratellos, - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Quali biglietti?! Questo è l'aeroporto governativo. Volano tutti senza biglietto, con un lasciapassare. Ovvio che i vostri biglietti non risultano. Il computer non ne sa niente, dei biglietti.
- Come?! - Eduard Veniaminovič guardò allibito Garri Kimovič, - Ma cosa, hai sbagliato aeroporto, ti sei confuso?!
- No che non mi sono confuso, - rispose Garri Kimovič a Eduard Veniaminovič, - Kas'janov mi ha detto che lui vola sempre da qui.
- Come, Kas'janov?! - Eduard Veniaminovič alzò le braccia al cielo, - Sei fuori, bratello?! C'è gente che ci sta aspettando! Adesso dove andiamo?!
- Non serve andare da nessuna parte, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Prendete il mio aereo. Per oggi non mi serve più.
- Cosa?! - si meravigliò Garri Kimovič, - Te lo immagini? I leader della Marcia dei dissenzienti arrivano a Samara con l'aereo presidenziale?!
- Non ho capito, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Vi sembra il caso di fare gli schizzinosi?
Eduard Veniaminovič e Garri Kimovič si scambiarono uno sguardo furioso.
Vladimir Vladimirovič™ aspettava.
[Per la recente serie "un modo di dire russo al giorno, toglietemi il Miro di torno", la frase "vi sembra il caso di fare gli schizzinosi" traduce l'espressione вам шашечки или ехать? (vam šašečki ili echat'?), "vuole vedere la licenza o andare?", che viene da questo aneddoto:
nei paesi dell'ex-Unione Sovietica accade che quando si gesticola per chiamare un taxi si fermi un'auto privata (è un modo per arrotondare).
Un giorno un uomo chiama un taxi. Quando si ferma un'auto privata l'uomo dice al conducente: "Via, via! Voglio un taxi!" e il conducente risponde: "Vuol vedere la licenza o andare?". Volendo ricorrere a un modo di dire italiano sarebbe "O mangi questa minestra, o salti dalla finestra". L'istinto mi sussurrava di tradurlo "O così o Pomì", vedete voi].
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
VVP e il Patriarca
Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Patriarca Alessio II passeggiavano per il Cremlino.
- È fatta, bratello, - disse piano il Patriarca a Vladimir Vladimirovič™, - Abbiamo firmato l'atto di comunione canonica. Adesso si comincia a vivere!
- Noi invece già vivevamo… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Non sappiamo più come spendere i soldi... tanti ne abbiamo guadagnati...
- Dalli a me! - rispose il Patriarca, - Non andranno sprecati. Costruiremo templi. Cominceremo a fare attività missionaria. Faremo diventare Roma ortodossa!
- Ma si può? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- Tutto è possibile alla volontà di Dio, - rispose il Patriarca, - Se ci sono i soldi, certo, tutto è possibile alla volontà di Dio.
- Anche a me sarebbe venuta in mente una cosa... - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Unire qualcosa. Ecco, mi piacerebbe unire Russia, Ucraina e Bielorussia. Ma niente da fare!
- Non ne hai il tempo, - il Patriarca si fermò e guardò Vladimir Vladimirovič™ con i suoi saggi occhi, - Il mio mandato dura tutta la vita, ecco perché io ce l'ho fatta. Anche tu hai bisogno di un incarico a vita, per riuscirci.
- Eh sì, come no... - commentò tristemente Vladimir Vladimirovič™, - Per colpa del mandato a vita voi vivete come mille anni fa. Fate luce con le candele, leggete sempre lo stesso libretto in antico slavo ecclesiastico. Ma il mondo è cambiato! Guardati attorno!
E Vladimir Vladimirovič™ indicò con la presidenziale mano l'edificio del Cremlino moscovita.
Il Patriarca seguì la mano con lo sguardo e poi fissò stupito Vladimir Vladimirovič™.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
- È fatta, bratello, - disse piano il Patriarca a Vladimir Vladimirovič™, - Abbiamo firmato l'atto di comunione canonica. Adesso si comincia a vivere!
- Noi invece già vivevamo… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Non sappiamo più come spendere i soldi... tanti ne abbiamo guadagnati...
- Dalli a me! - rispose il Patriarca, - Non andranno sprecati. Costruiremo templi. Cominceremo a fare attività missionaria. Faremo diventare Roma ortodossa!
- Ma si può? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- Tutto è possibile alla volontà di Dio, - rispose il Patriarca, - Se ci sono i soldi, certo, tutto è possibile alla volontà di Dio.
- Anche a me sarebbe venuta in mente una cosa... - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Unire qualcosa. Ecco, mi piacerebbe unire Russia, Ucraina e Bielorussia. Ma niente da fare!
- Non ne hai il tempo, - il Patriarca si fermò e guardò Vladimir Vladimirovič™ con i suoi saggi occhi, - Il mio mandato dura tutta la vita, ecco perché io ce l'ho fatta. Anche tu hai bisogno di un incarico a vita, per riuscirci.
- Eh sì, come no... - commentò tristemente Vladimir Vladimirovič™, - Per colpa del mandato a vita voi vivete come mille anni fa. Fate luce con le candele, leggete sempre lo stesso libretto in antico slavo ecclesiastico. Ma il mondo è cambiato! Guardati attorno!
E Vladimir Vladimirovič™ indicò con la presidenziale mano l'edificio del Cremlino moscovita.
Il Patriarca seguì la mano con lo sguardo e poi fissò stupito Vladimir Vladimirovič™.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
D is for Dangerous
– Guido io, ti fidi?
Apre la portiera, sale, aspetta che mi sia allacciata la cintura:
– Perché non dovrei fidarmi di una donna che non chiude a chiave la macchina?
Giusto.
Apre la portiera, sale, aspetta che mi sia allacciata la cintura:
– Perché non dovrei fidarmi di una donna che non chiude a chiave la macchina?
Giusto.
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The Real Thing
giovedì, maggio 17, 2007
La mentalità del cambio
Ho dunque ricominciato a imparare a guidare. Non è facile, ma riserva piacevoli sorprese. Per esempio, ho elaborato uno stile di parcheggio in 5-6 manovre che consiste nel buttarmi dentro di muso e poi lavorarci su. Non è elegante, ma funziona.
La parte divertente però è la teoria, e cioè le sorprendenti risposte che ricevo chiedendo semplicemente: "Hai consigli di guida da darmi?".
Papà: "Il Vallone è più sicuro dello Stradone" e "Guarda sempre avanti, mai in basso".
Mamma: "Ricordati che in quel parcheggio c'eravamo solo io e un camion turco. E io sono riuscita a tamponare il camion. Con dentro il turco. Che dormiva, però. Scappata prima".
O.: "Fregatene delle altre marce. Le altre marce ti servono per arrivare alla quarta".
Amica D.: "Per me se la macchina è abbastanza vecchia puoi anche partire in seconda" e "Evitare carabinieri, polizia e finanza" ("Ma perché?" "Fanno nervoso" "Ma anche se non abbiamo niente da nascondere?" "Noi ce l'abbiamo sempre, qualcosa da nascondere").
Foodspammer: "Cambio... potenza motore... senti il motore, lo senti che qui la quarta suonerebbe male, no?... abbrivio. La smetti di parlare, ti allacci le cinture, hai mangiato?".
Daniele: "Posso dirti solo questo: se hai cinque marce, vai a 50 e sei in quinta hai un problema".
È il 17 maggio, ho un mio stile di parcheggio, ieri pomeriggio sono stata sorpassata da una bici. Qui ci starebbe il proverbio universale (chi va piano va sano e va lontano; l'equivalente russo, tìše èdeš', dàl'še bùdeš', non accenna alle condizioni di salute) o anche la frase che una volta sentii indirizzare da un benzinaio bergamasco a un guidatore frettoloso: "Uèi, chi ha fretta va a Imola!".
Tre giorni fa ho imboccato il raccordo Gorizia-Villesse, mi sono guardata attorno e finalmente ho messo la quinta (su-destra). Pensavo che per scendere alla quarta bisognasse fare il percorso inverso (sinistra-giù). Invece no, quello è il modo migliore per passare dalla quinta alla seconda e umiliare la scatola del cambio. Adesso lo so. Certe volte si capisce che "il motore soffre", come dicono loro, dal rumore asmatico che fa. Pensavo di risolvere il problema comprando un'autoradio.
Proprio nel delicato passaggio dalla quinta
alla seconda è saltato il pomello. Ora posso
sostituirlo con qualcosa di più consono alla
mia personalità dolce ma aggressiva.
La parte divertente però è la teoria, e cioè le sorprendenti risposte che ricevo chiedendo semplicemente: "Hai consigli di guida da darmi?".
Papà: "Il Vallone è più sicuro dello Stradone" e "Guarda sempre avanti, mai in basso".
Mamma: "Ricordati che in quel parcheggio c'eravamo solo io e un camion turco. E io sono riuscita a tamponare il camion. Con dentro il turco. Che dormiva, però. Scappata prima".
O.: "Fregatene delle altre marce. Le altre marce ti servono per arrivare alla quarta".
Amica D.: "Per me se la macchina è abbastanza vecchia puoi anche partire in seconda" e "Evitare carabinieri, polizia e finanza" ("Ma perché?" "Fanno nervoso" "Ma anche se non abbiamo niente da nascondere?" "Noi ce l'abbiamo sempre, qualcosa da nascondere").
Foodspammer: "Cambio... potenza motore... senti il motore, lo senti che qui la quarta suonerebbe male, no?... abbrivio. La smetti di parlare, ti allacci le cinture, hai mangiato?".
Daniele: "Posso dirti solo questo: se hai cinque marce, vai a 50 e sei in quinta hai un problema".
È il 17 maggio, ho un mio stile di parcheggio, ieri pomeriggio sono stata sorpassata da una bici. Qui ci starebbe il proverbio universale (chi va piano va sano e va lontano; l'equivalente russo, tìše èdeš', dàl'še bùdeš', non accenna alle condizioni di salute) o anche la frase che una volta sentii indirizzare da un benzinaio bergamasco a un guidatore frettoloso: "Uèi, chi ha fretta va a Imola!".
Tre giorni fa ho imboccato il raccordo Gorizia-Villesse, mi sono guardata attorno e finalmente ho messo la quinta (su-destra). Pensavo che per scendere alla quarta bisognasse fare il percorso inverso (sinistra-giù). Invece no, quello è il modo migliore per passare dalla quinta alla seconda e umiliare la scatola del cambio. Adesso lo so. Certe volte si capisce che "il motore soffre", come dicono loro, dal rumore asmatico che fa. Pensavo di risolvere il problema comprando un'autoradio.
Proprio nel delicato passaggio dalla quinta
alla seconda è saltato il pomello. Ora posso
sostituirlo con qualcosa di più consono alla
mia personalità dolce ma aggressiva.
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The Real Thing
mercoledì, maggio 16, 2007
A qualcuno piace il caldo (con piccolo sci-fi trip)
Arrivo. Freccia. Parcheggio in dieci manovre occupando precisamente un posto e mezzo. Folle, freno a mano, spegnere fari, tirar su finestrini, spegnere motore. Aprire portiera. No. Togliere cintura. Aprire portiera. Scendere. Risalire. Prendere chiavi. Fa caldo.
Cercare parchimetro. 5 euro per tutta la giornata, fatto bene a occupare un posto e mezzo. Esporre ticket, cambiare scarpette con sandali, prendere borsa e asciugamano. Chiudere macchina. Compiere giro rituale per ammirare parcheggio e, se necessario, fare autocritica. Sono una principiante.
Fa caldo. Spiaggia. Lettino.
– Dove ti metto oggi?
– Mi piacerebbe avanti ma non avantissimo.
– Non avantissimo.
– Perché pomeriggio si alza il vento.
– Ti sei studiata la situazione.
– Sì.
– La seconda volta che vieni. E.
– Esatto.
– Pomeriggio dovrebbe calare.
– Se ho caldo sto zitta.
– Se hai caldo ti compri un ghiacciolo.
– Sì.
Pomeriggio ho caldo. Però è ancora primavera, la spiaggia è un mondo a parte, un mondo in cui si sta in costume e ci si spettina. Sembra di stare in uno di quei film in cui all'improvviso si mette a fare troppo caldo, la gente va al mare fuori stagione, organizza grigliate all'aperto e fa il bagno di mezzanotte solo per scoprire che:
a) il sole si sta incazzando, e bisognerà centrarlo con venti bombe atomiche per riavere indietro le mezze stagioni;
b) un meteorite infuocato si sta avvicinando alla Terra, e per deviarlo toccherà mandar su una disperata spedizione suicida (se si tratta di un film europeo) o due astronauti che si contendono la stessa donna (se si tratta di un film americano);
c) il malvagio presidente russo Zvonimir Tupin, dopo aver avvelenato e ucciso la civile opposizione democratica, ha innescato il decrepito e mal custodito arsenale nucleare sovietico costringendo la popolazione a rifugiarsi sotto terra; fortunatamente gli americani hanno scoperto la Formula™ per riprodurre la vita e moltiplicare la vegetazione anche sotto la superficie terrestre (stranamente la Formula™ è molto simile a quella del milk-shake alla banana, bizzarra e miracolosa semplicità della scienza) e tutto è bene ciò che finisce bene (tranne che per un gruppo di musulmani, subito messo in minoranza);
d) gli ufi stanno facendo degli esperimenti sulle nostre capacità di termoregolazione; verso la fine del film si scoprirà che l'unico modo per sconfiggerli è sfruttare la loro allergia a cose banali come l'insalata trocadero, la frutta sciroppata o i ghiaccioli alla frutta.
– Ciao, un Solero giallo.
– Non ce l'ho, il Solero, mi dispiace. È troppo presto.
Troppo presto per un Solero giallo? È più freddo degli altri gelati, non fa voglia? E la granita, allora? Sta lì dentro a girare da settembre?
– Bòn, allora una granita all'arancia.
– Amarena.
– Amarena.
Pago.
– Io un cono da una pallina.
Indica con il dito.
– Un cono al pistacchio?...
– A me, non al pistacchio!
Lo guardo meglio. Piccolo, magro, sette anni mal portati.
– Momento.
Mi fissano tutti e due con curiosità.
– Offro io.
E poi, ti pareva se non si alzava il vento.
Cercare parchimetro. 5 euro per tutta la giornata, fatto bene a occupare un posto e mezzo. Esporre ticket, cambiare scarpette con sandali, prendere borsa e asciugamano. Chiudere macchina. Compiere giro rituale per ammirare parcheggio e, se necessario, fare autocritica. Sono una principiante.
Fa caldo. Spiaggia. Lettino.
– Dove ti metto oggi?
– Mi piacerebbe avanti ma non avantissimo.
– Non avantissimo.
– Perché pomeriggio si alza il vento.
– Ti sei studiata la situazione.
– Sì.
– La seconda volta che vieni. E.
– Esatto.
– Pomeriggio dovrebbe calare.
– Se ho caldo sto zitta.
– Se hai caldo ti compri un ghiacciolo.
– Sì.
Pomeriggio ho caldo. Però è ancora primavera, la spiaggia è un mondo a parte, un mondo in cui si sta in costume e ci si spettina. Sembra di stare in uno di quei film in cui all'improvviso si mette a fare troppo caldo, la gente va al mare fuori stagione, organizza grigliate all'aperto e fa il bagno di mezzanotte solo per scoprire che:
a) il sole si sta incazzando, e bisognerà centrarlo con venti bombe atomiche per riavere indietro le mezze stagioni;
b) un meteorite infuocato si sta avvicinando alla Terra, e per deviarlo toccherà mandar su una disperata spedizione suicida (se si tratta di un film europeo) o due astronauti che si contendono la stessa donna (se si tratta di un film americano);
c) il malvagio presidente russo Zvonimir Tupin, dopo aver avvelenato e ucciso la civile opposizione democratica, ha innescato il decrepito e mal custodito arsenale nucleare sovietico costringendo la popolazione a rifugiarsi sotto terra; fortunatamente gli americani hanno scoperto la Formula™ per riprodurre la vita e moltiplicare la vegetazione anche sotto la superficie terrestre (stranamente la Formula™ è molto simile a quella del milk-shake alla banana, bizzarra e miracolosa semplicità della scienza) e tutto è bene ciò che finisce bene (tranne che per un gruppo di musulmani, subito messo in minoranza);
d) gli ufi stanno facendo degli esperimenti sulle nostre capacità di termoregolazione; verso la fine del film si scoprirà che l'unico modo per sconfiggerli è sfruttare la loro allergia a cose banali come l'insalata trocadero, la frutta sciroppata o i ghiaccioli alla frutta.
– Ciao, un Solero giallo.
– Non ce l'ho, il Solero, mi dispiace. È troppo presto.
Troppo presto per un Solero giallo? È più freddo degli altri gelati, non fa voglia? E la granita, allora? Sta lì dentro a girare da settembre?
– Bòn, allora una granita all'arancia.
– Amarena.
– Amarena.
Pago.
– Io un cono da una pallina.
Indica con il dito.
– Un cono al pistacchio?...
– A me, non al pistacchio!
Lo guardo meglio. Piccolo, magro, sette anni mal portati.
– Momento.
Mi fissano tutti e due con curiosità.
– Offro io.
E poi, ti pareva se non si alzava il vento.
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sceneggiature,
The Real Thing
VVP e il surriscaldamento globale
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ ricevette una telefonata dal presidente francese Jacques Chirac.
- Ascolta, bratello, - disse Jacques Chirac, - Cosa farai quando non sarai più presidente?
- Non lo so ancora, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Mi troverò un posto tra le file.
- Ma allora vieni con noi, - propose Jacques Chirac, - Ho messo su una fondazione. Come Clinton. Ci occuperemo dei problemi del surriscaldamento globale.
- Surriscaldamento globale? - si incuriosì Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. Posso venire anch'io? Sì, proprio interessante, interessante... Ecco, perché io avrei questo yacht...
- Uno yacht? - si meravigliò Jacques Chirac, - E da dove salta fuori?
- Beh... - Vladimir Vladimirovič™ era imbarazzato, - Beh, è così, vorrei comprarlo... l'ho rimandato per un sacco di tempo. Insomma, voglio comprarne uno. Solo che non so dove andare a navigare. Il Mediterraneo l'ho già fatto.
- Con cosa, l'hai fatto? - Jacques Chirac non capiva, - Ma se hai appena detto che non l'hai ancora comprato, lo yacht.
- Beh - Vladimir Vladimirovič™ si imbarazzò ulteriormente, - Questo sarebbe un segreto militare... però a te lo dico... uff, con un sottomarino.
- E cosa ci fanno i sottomarini russi nel Mediterraneo? - Jacques Chirac si stupì ancora di più.
- Che differenza fa per te? Ci navigano, - Vladimir Vladimirovič™ si stava innervosendo un po' - Sott'acqua.
- Strano, però... - borbottò pensosamente Jacques Chirac - Ma allora perché ti interessa il surriscaldamento globale?
- Beh, come perché? - si sbalordì Vladimir Vladimirovič™, - Riscalderemo, per così dire, i ghiacci artici, e ci potremo andare con lo yacht. Lì sì che è interessante. Solo che lo yacht non ci arriva, ci passi solo con i rompighiacci. Hai sentito che ci è entrato uno squalo nella Neva?
- Aspetta, - Jacques Chirac non capiva, - Io però con il surriscaldamento globale voglio fare il contrario: lottarci. Non bisogna sciogliere i ghiacci dell'Artico! La Russia finirà sott'acqua!
- Bratello! - Vladimir Vladimirovič™ scoppiò a ridere, - Ci finirà dopo il 2008!
- Beh, e allora? - domandò Jacques Chirac.
- E allora non sarà più affar mio! - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Onorerò la costituzione! E allora mettimi pure nella tua fondazione. Sarà quello il mio posto tra le file.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
- Ascolta, bratello, - disse Jacques Chirac, - Cosa farai quando non sarai più presidente?
- Non lo so ancora, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Mi troverò un posto tra le file.
- Ma allora vieni con noi, - propose Jacques Chirac, - Ho messo su una fondazione. Come Clinton. Ci occuperemo dei problemi del surriscaldamento globale.
- Surriscaldamento globale? - si incuriosì Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. Posso venire anch'io? Sì, proprio interessante, interessante... Ecco, perché io avrei questo yacht...
- Uno yacht? - si meravigliò Jacques Chirac, - E da dove salta fuori?
- Beh... - Vladimir Vladimirovič™ era imbarazzato, - Beh, è così, vorrei comprarlo... l'ho rimandato per un sacco di tempo. Insomma, voglio comprarne uno. Solo che non so dove andare a navigare. Il Mediterraneo l'ho già fatto.
- Con cosa, l'hai fatto? - Jacques Chirac non capiva, - Ma se hai appena detto che non l'hai ancora comprato, lo yacht.
- Beh - Vladimir Vladimirovič™ si imbarazzò ulteriormente, - Questo sarebbe un segreto militare... però a te lo dico... uff, con un sottomarino.
- E cosa ci fanno i sottomarini russi nel Mediterraneo? - Jacques Chirac si stupì ancora di più.
- Che differenza fa per te? Ci navigano, - Vladimir Vladimirovič™ si stava innervosendo un po' - Sott'acqua.
- Strano, però... - borbottò pensosamente Jacques Chirac - Ma allora perché ti interessa il surriscaldamento globale?
- Beh, come perché? - si sbalordì Vladimir Vladimirovič™, - Riscalderemo, per così dire, i ghiacci artici, e ci potremo andare con lo yacht. Lì sì che è interessante. Solo che lo yacht non ci arriva, ci passi solo con i rompighiacci. Hai sentito che ci è entrato uno squalo nella Neva?
- Aspetta, - Jacques Chirac non capiva, - Io però con il surriscaldamento globale voglio fare il contrario: lottarci. Non bisogna sciogliere i ghiacci dell'Artico! La Russia finirà sott'acqua!
- Bratello! - Vladimir Vladimirovič™ scoppiò a ridere, - Ci finirà dopo il 2008!
- Beh, e allora? - domandò Jacques Chirac.
- E allora non sarà più affar mio! - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Onorerò la costituzione! E allora mettimi pure nella tua fondazione. Sarà quello il mio posto tra le file.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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