domenica, marzo 05, 2006

Niente famiglia, niente visto

Gli Stati Uniti hanno rifiutato il visto a due donne irachene, Anwar Kadhim Jawad e Vivian Salim Matierano, che erano state invitate ad un ciclo di conferenze organizzate in occasione della Giornata internazionale della donna da Global Exchange, un'associazione per la difesa dei diritti umani, e dal gruppo femminile pacifista CODEPINK.
Il visto è stato rifiutato perché le due donne non hanno più una famiglia che le aspetta in Iraq, e quindi non possono dimostrare che ritorneranno nel loro paese.
Niente famiglia, niente visto. Niente famiglia, perché i mariti e i figli - due e tre bambini, rispettivamente - di Anwar e Vivian sono stati uccisi per sbaglio dalle truppe americane.

Fonte: Common Dreams, via Under the Same Sun.

[Già che ci siamo: la prossima che capita su questo blog cercando su Google "8+marzo+festa+stripper" la localizzo, la aspetto sotto casa e la imbelletto a morte. Sono molto più precisa di un drone della CIA]

Come maltrattare Google e vivere felici/3

Che cavolo di blog è, se non ha qualche bella foto di radici acquatiche?

sabato, marzo 04, 2006

Qualcosa per il weekend

Non che uno debba leggersi 5000 pagine nel finesettimana, ma finalmente sono state rese pubbliche le trascrizioni delle testimonianze dei detenuti di Guantanamo davanti al Tribunale di revisione dello status dei combattenti. Almeno un'occhiata preliminare è consigliatissima. Poi ci penso io a fare un Guantanamo digest.
Sono stati resi noti anche i nomi: tempo fa il giudice federale Jed Rackoff aveva infatti respinto l'obiezione dell'amministrazione secondo la quale si sarebbe violata la privacy dei prigionieri.

venerdì, marzo 03, 2006

It's an Arab, Arab world

"'Credo che un Pakistan prospero e democratico sarà un partner affidabile per l'America, un vicino pacifico per l'India, e una forza nel promuovere la libertà e la moderazione nel mondo arabo,' ha aggiunto il presidente.
In seguito il segretario dell'ufficio stampa della Casa Bianca Scott McClellan ha spiegato ai giornalisti che Bush intendeva dire che il Pakistan sarebbe stato una forza nel mondo musulmano. Il Pakistan non è un paese arabo."

Ehm.

Fonte: msnbc

Winning hearts and minds in Baghdad

All'inizio di Syriana George Clooney si perde un missile a Teheran: cioè, ne consegna due al suo contatto, ma si rende conto che uno finisce nelle mani sbagliate.

Nella realtà un diplomatico britannico ha perso due telefoni satellitari a Baghdad e il Foreign Office ha continuato a pagare bollette salatissime per 17 mesi (con punte di 212.000 sterline al mese) senza accorgersi che venivano usati per chiamare numeri di chatline porno o legati a giri di scommesse. Un fantasioso businessman del posto, infatti, ha avuto l'idea di mettere i telefoni a disposizione su una strada di Baghdad, facendosi pagare, mentre le bollette venivano saldate a Londra.

"Nell'utilizzo di questi telefoni tutto farebbe pensare a una qualche attività criminale... Si ha l'impressione che fossero diventati una specie di cabina telefonica mobile e che chiunque potesse usarli", ha detto Sir Michael Jay, segretario permanente al Foreign Office.

Pare che alla Camera dei Comuni si siano irritati. Ma d'ora in poi le regole delle ambasciate britanniche cambiano: "non si manderanno più all'estero telefoni satellitari già attivati." [grassetto mio]

mercoledì, marzo 01, 2006

Suvvia



Quante storie per un piccolo difetto di pronuncia.
(dall'homepage del Corriere)

Doh!

How is education supposed to make me feel smarter? Besides, every time I learn something new, it pushes some old stuff out of my brain. Remember when I took that home winemaking course, and I forgot how to drive?
Homer Simpson


Secondo un sondaggio solo un americano su quattro conosce più di una delle cinque libertà sancite dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (parola, religione, stampa, riunione a fini pacifici, diritto di inoltrare petizioni al governo per la riparazione dei torti subiti), ma oltre il 50% è in grado di citare i nomi di più di due componenti della famiglia Simpson.
Il 22% degli intervistati è riuscito a nominare tutti e cinque i Simpson, mentre solo uno su mille ricorda tutte le libertà del Primo Emendamento.
Circa uno su cinque pensa che una di esse sia il diritto di possedere un animale domestico.
Il Piccolo Aiutante di Babbo Natale ringrazia.

Fonte: BBC News

The Dracula Thing

"Ricordate, se si trascinava Dracula alla luce del sole si scioglieva. Be', cercare di trascinare in tribunale un detenuto è qualcosa del genere. I fatti sono come la luce del sole per Dracula. L'ultima cosa che vogliono è affrontare i fatti davanti a una corte. Ma il loro giorno è arrivato".

Il procuratore capo Moe Davis, colonnello dell'Air Force, riferendosi a due detenuti di Guantanamo che stanno per andare sotto processo davanti ai "tribunali militari".

martedì, febbraio 28, 2006

Per coloro che non se ne fossero accorti

"Per coloro che non se ne fossero accorti, Israele si oppone alla soluzione dei due stati. Ha fatto tutto quello che era in suo potere per impedire a uno stato Palestinese di sorgere e continuerà a farlo finché potrà contare sulla complicità dei suoi potenti amici e sull'estesa indifferenza dell'opinione pubblica.

In tali circostanze spetta a noi chiederci perché ad Hamas sia stato ordinato ­ da Israele e da quegli stessi potenti amici ­ di accettare la "soluzione dei due stati", soprattutto tenendo conto del fatto che, diversamente da Israele, ha dichiarato chiaramente e ripetutamente che avrebbe accettato uno stato palestinese sui territori occupati da Israele nella guerra del 1967, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. E questo è stato ribadito esplicitamente da tutti i suoi principali rappresentanti: Zahar, Haniye, Meshal, e Yassin e Rantisi prima di essere assassinati.

La Giudea e la Samaria, che costituiscono (o costituivano) la Cisgiordania settentrionale e meridionale, sono state suddivise e spartite nei vari decenni tra centinaia di migliaia di coloni ebrei perché vi insediassero le loro case, i loro frutteti e i loro giardini. Sono attraversate e circondate da strade riservate esclusivamente agli ebrei che collegano la terra, le case, i frutteti e i giardini a Israele. Vi sono stati schierati guardie, soldati, carri armati e bandiere israeliane che difendono e proteggono i coloni ­ le loro case, i loro frutteti e i loro giardini ­ dando loro la certezza di essere israeliani appartenenti ad un unico stato ebraico."

Tratto da un articolo di Jennifer Loewenstein, disponibile su 2.0.

lunedì, febbraio 27, 2006

Ci vuole tormalina

A. mi ha regalato una tormalina nera grande come il monolito di 2001 ("Ne hai bisogno. Lavala sotto l'acqua fredda, visualizza una sorgente, recita un mantra - insomma, inventatelo! No, non posso farti un esempio! Come, guardi su Internet! - e lasciala al sole per un'ora").
Primo chakra, si abbina al cristallo di rocca, riduce le tendenze nevrotiche, rafforza l'esperienza, stimola la pace e scarica le energie negative. Sta pure in relazione astrologica con il Capricorno.
Mi conosco: tempo due mesi e non mi accontento dell'effetto scudo ma mi fisso di guarire la Terra. Poi faccio una delle mie cazzate e cancello per sbaglio gli Stati Uniti. Ho scritto "per sbaglio", va bene?

Il numero 36, forse

Un altro braccio destro per la mia collezione: arrestato Abu Faroud, un "importante luogotenente" di Al Zarqawi (grazie, Piano B). Sarebbe il numero 36 (ma è un risultato ufficioso, aspettiamo l'omologazione).

domenica, febbraio 26, 2006

Da uno a zero

Al Pentagono dicono che "il numero dei battaglioni dell'esercito iracheno in grado di combattere gli insorti senza l'aiuto degli Stati Uniti è calato da uno a zero."
Grassetto tutto mio.

venerdì, febbraio 24, 2006

Silenziosi resti

Dalla generosa e frequentata pagina dei necrologi di un quotidiano locale:

In silenzio come è vissuta è mancata all'affetto dei suoi cari.
[...]

Onoranze Funebri Sordo Gianni

mercoledì, febbraio 22, 2006

Il colore dei tubi (altre curiosità da Guantanamo)

[Nota: non leggete questo post se siete ipersensibili o impressionabili, avete lo stomaco delicato, state per mettervi a tavola o siete minori di - che ne so - tredici anni. Anche quattordici, per sicurezza. Bambini, via.]

Dopo aver negato per due settimane, il responsabile del centro di detenzione di Guantánamo Bay, Cuba, ieri ha confermato che lo scorso mese i militari hanno fatto ricorso a "metodi più aggressivi" nei confronti dei detenuti in sciopero della fame.
Il generale Bantz J. Craddock ha ammesso che i soldati hanno cominciato a legare alcuni detenuti a "sedie di costrizione" per alimentarli a forza e a isolarli dopo aver scoperto che alcuni si liberavano del cibo ingerito aiutandosi a vicenda.
Il generale Craddock ha detto di aver esaminato l'uso delle sedie di costrizione e di aver concluso che la pratica era "non inumana".
Le sedie sono state usate per alimentare 35 detenuti, 3 dei quali sarebbero ancora sottoposti al trattamento.

Un prigioniero yemenita, Emad Hassan, ha così descritto la sedia ai suoi avvocati:
"La testa viene immobilizzata con un cinghia, le mani ammanettate e le gambe legate. Ti chiedono, 'Hai intenzione di mangiare o no?' e se non vuoi ti inseriscono il tubo. Ci sono persone che si sono urinate e defecate addosso, hanno vomitato e hanno cominciato a sanguinare. Chiedono di poter andare al bagno, ma non glielo permettono. A volte fanno loro indossare dei pannoloni."

Un altro ex-scioperante, Isa al-Murbati of Bahrain, ha descritto un'esperienza simile: il 10 gennaio un ufficiale è entrato nella sua cella d'isolamento e gli ha detto che se non accettava di mangiare cibo solido lo avrebbero legato alla sedia e alimentato a forza. Quando si è rifiutato i soldati lo hanno afferrato per il collo, lo hanno scaraventato sul pavimento e legato alla sedia di costrizione. Anche lui ha dovuto ingerire due grandi sacche di liquido, che gli sono state introdotte nello stomaco molto velocemente. Ha descritto il dolore come "una coltellata nello stomaco".

I detenuti hanno raccontato che i dottori di Guantánamo erano soliti inserire e rimuovere i lunghi tubi di plastica introdotti nel naso dei prigionieri ad ogni pasto, causando dolori fortissimi ed emorragie. In seguito hanno avuto la cortesia di lasciare i tubi inseriti per ridurre le sofferenze.

Il generale Craddock ha rivelato che i dottori sono stati così condiscendenti con i detenuti nutriti a forza da permettere loro di scegliere il colore dei tubi di plastica. [grassetto mio]

Fonte: "Force-Feeding at Guantánamo Is Now Acknowledged", New York Times.

martedì, febbraio 21, 2006

Ecco a voi Tlaxcala


Tlaxcala, la rete dei traduttori per la diversità linguistica, la conoscete già (sì, è l'attività che da quasi tre mesi anima le mie giornate, mi fa tirar tardi la sera, prende orgogliosamente a pugni il mio lavoro, mi dà quell'aria svagata e digiunante e mi rende invisibile su tutti i sistemi noti di instant messaging: se questo non è amore, ci si avvicina parecchio).
Però oggi, 21 febbraio 2006, Tlaxcala è nata ufficialmente, con un sito internet, http://www.tlaxcala.es, e un indirizzo di posta elettronica permanente (tlaxcala@tlaxcala.es). Il sito è ancora in costruzione, ma era importante nascere proprio oggi, come leggerete nel Manifesto.
Mary riassume bene il senso e l'entusiasmo dell'impresa sul suo blog peacepalestine e ne parla anche Miguel su Kelebek.

Se non adesso, quando? Grazie e tutto il mio affetto agli infaticabili, adorabili, generosi tlaxcalteca: Manuel, Ernesto, Fausto, Nancy, Mary, Miguel, Davide, Valerio, Mauro, Gianpiero, Caterina, Marcel, Maria, Yves, Agatha, Ahmed, Eva, Elaine, Ramez, Alex, Kristoffer, Vera, Ernesto, Carlos, Germàn, Juan, Rocìo, Ulise, Antonia, José, Zaki, Juan e tutti coloro che ci hanno offerto aiuto, incoraggiamento e collaborazione.

Manifesto

Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica, è stata fondata nel dicembre del 2005 da un piccolo gruppo di cyber-attivisti che, dopo essersi conosciuti su Internet, hanno scoperto di avere interessi, sogni e problemi in comune. La rete si è ampliata rapidamente ed oggi vanta numerosi membri che traducono in più di dieci lingue. Questo manifesto, approvato da tutti loro, rappresenta la loro visione comune:

Tutte le lingue del mondo contribuiscono, e devono contribuire, alla fratellanza tra gli uomini. Contrariamente a quanto molti erano soliti credere, una lingua non è solo una struttura grammaticale, una trama di parole interconnesse secondo un codice sintattico ma anche, e soprattutto, una creazione di significato basata sui nostri sensi. Infatti noi osserviamo, interpretiamo ed esprimiamo il nostro mondo dall'interno di uno specifico contesto personale, geografico e politico. Per questo motivo, nessuna lingua è neutrale ed ogni lingua reca un "codice genetico", il sigillo della cultura cui appartiene. Il latino, ad esempio, la prima lingua imperiale, raggiunse il suo apogeo calpestando le vestigia delle lingue che aveva distrutto, man mano che le legioni romane espandevano la loro presenza all'Europa meridionale, all'Africa settentrionale ed al Medio Oriente. Non c'è da meravigliarsi se, all'inizio del Rinascimento, fu proprio la lingua spagnola, figlia biologica del latino, a farsi portatrice di nuove devastazioni, stavolta tra i popoli assoggettati del continente americano.

Un impero e la sua lingua avanzano sempre uniti e sono predatori per definizione. Negano l'alterità. Ogni lingua imperiale si costituisce come soggetto della Storia, la racconta dal suo punto di vista ed annienta (o tenta di annientare) i punti di vista delle lingue considerate inferiori. La Storia ufficiale di qualsiasi impero non è mai innocente, ma motivata dallo zelo di giustificare, oggi, le sue azioni di ieri, al fine di proiettare la propria versione sul domani.

Nessuno conosce le sofferenze patite dai popoli assoggettati dall'impero romano, perché non ci è stata tramandata nessuna testimonianza scritta della sconfitta che segnò la scomparsa delle loro culture. Per converso, le lingue del continente americano, conquistato dall'impero spagnolo, ci hanno lasciato le loro testimonianze. Verso la seconda metà del sedicesimo secolo, poco dopo la conquista del Messico, Fra Bernardino de Sahagún compilò ciò che oggi è noto come Codice Fiorentino, un insieme di racconti náhua (náhuatl è la lingua degli aztechi più antichi, ancora parlata in Messico) ed illustrazioni che descrivono la società e la cultura pre-ispanica. La seconda testimonianza, che contraddice la prima, è il Lienzo de Tlaxcala, anch'esso trascritto durante il sedicesimo secolo, del meticcio Diego Muñoz de Camargo, che basò la sua storia su alcune pitture murali dei suoi avi, la nobiltà tlaxcalteca, che raffiguravano l'arrivo di Hernán Cortés e la caduta di Tenochtitlan, la capitale dell'impero azteco distrutta dai conquistadores che la rimpiazzarono con Città del Messico. Tlaxcala era allora la città stato rivale dell'impero azteco di Tenochtitlan e collaborò con Cortés alla sua distruzione, una condotta che equivaleva a scrivere la propria condanna a morte perché l'impero spagnolo, nato proprio sulle ceneri di quella sconfitta, avrebbe poi soggiogato tutti i popoli indigeni, i cosiddetti pre-colombiani, sia che fossero alleati della corona spagnola, sia che fossero suoi nemici, con la conseguente, quasi totale scomparsa delle loro rispettive lingue e culture.

Ai nostri giorni, il potere imperiale è basato negli Stati Uniti d'America, la cui lingua ufficiale è l'inglese. Fedele alle caratteristiche comportamentali di tutti gli imperi, la lingua inglese adesso impone la sua legge. Sotto l'influsso dell'inglese, interi paesi, o territori, hanno perso, o stanno perdendo, le loro lingue colloquiali. Le Filippine o Porto Rico sono soltanto due esempi tra tanti altri. Nell'Africa sub-sahariana, secondo l'UNESCO, il prestigio erroneamente attribuito a inglese, francese, portoghese a alle lingue locali parlate dalla maggioranza sta annientando ogni due settimane un'altra lingua locale.

È vero che nell'era della comunicazione globale non c'è nulla di male nell'avere una lingua franca per agevolare la conoscenza reciproca, ma il male nasce se, consapevolmente o meno, questa lingua veicola l'ideologia di superiorità che la caratterizza, esibendo il suo disprezzo verso le lingue "subalterne", vale a dire, tutte le altre. Il complesso di superiorità, che sempre accompagna una lingua imperiale o impero-dipendente, è così consustanziale alla sua essenza che si manifesta anche tra gli attivisti anglofoni impegnati nella lotta per un mondo migliore: i loro media sono la prova tangibile che le loro pubblicazioni tradotte dalle lingue "subalterne" rappresentano soltanto una percentuale insignificante del loro contenuto complessivo. Il problema non sta tanto nel fatto che le traduzioni dall'inglese in altre lingue, in confronto, siano spaventosamente più numerose, quanto piuttosto nella mancanza di reciprocità nella direzione inversa. Noi tutti siamo colpevoli di avere accettato, sinora, questa disparità.

Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica, nasce come omaggio postmoderno alla omonima e sventurata città stato che commise il tragico errore di fidarsi di un impero, quello spagnolo, per combattere contro un altro meno potente, quello náhua, soltanto per poi scoprire, quando ormai era troppo tardi, che non c'è da fidarsi degli imperi, di nessuno di loro, perché usano i loro subalterni solo come leva per raggiungere i loro obiettivi. I traduttori globali di Tlaxcala intendono riscattare l'antico destino perduto dei tlaxcaltechi.

I traduttori di Tlaxcala credono nell'alterità, nella positività di avvicinarsi al punto di vista degli altri e per questo motivo hanno deciso di impegnarsi a de-imperializzare la lingua inglese pubblicando in tutte le lingue possibili (incluso l'inglese) la voce di scrittori, pensatori, fumettisti e attivisti che oggi scrivono i loro testi originali in lingue che l'influenza dominante dell'impero non permette di ascoltare. Allo stesso tempo, i traduttori di Tlaxcala permetteranno, anche a chi non parla inglese, di confrontarsi con le idee di autori di lingua inglese ancora ai margini, oppure pubblicati in spazi davvero molto limitati e difficili da individuare.

La lingua inglese, nella sua dimensione di apparato istituzionale di conoscenza, funziona come una struttura globale che presenta le lingue e le culture del mondo a propria immagine e somiglianza, senza degnarsi di cercare l'assenso di quello stesso mondo che millanta di rappresentare. I traduttori di Tlaxcala sono convinti che i Signori del Discorso possano essere sconfitti e sperano di neutralizzare un siffatto apparato, fiduciosi che il mondo possa diventare multipolare e multingue, vario come è varia la vita stessa.

Tlaxcala fonda la scelta dei suoi testi sui valori fondamentali della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, perseguendo il pieno rispetto dei diritti e della dignità della persona. I traduttori di Tlaxcala sono antimilitaristi, antimperialisti e contrari alla globalizzazione neoliberista delle multinazionali. Aspirano alla pace ed all'uguaglianza tra tutte le lingue e culture. Non credono né nello scontro delle civiltà, né nell'attuale crociata imperiale contro il terrorismo. Si oppongono al razzismo ed alla costruzione di muri o recinzioni ad alta tensione, sia fisici, sia linguistici, che impediscano la naturale libertà di movimento e di condivisione tra i popoli e le lingue del pianeta. Ambiscono a promuovere stima, riconoscimento e rispetto dell'Altro, così come anche ad esprimere il desiderio che Lei/Lui cessino di essere un oggetto della storia per diventarne un soggetto con pari dignità. Questo impegno è volontario e libero. Tutte le traduzioni di Tlaxcala sono in Copyleft e, pertanto, libere di essere riprodotte a scopo non commerciale, purché ne venga citata la fonte.

Traduttori ed interpreti di tutte le lingue, connettatevi e unitevi! Webmaster e blogger di tutti i colori dell'arcobaleno che condividete le nostre preoccupazioni, contattateci!


* * *

La scelta di rendere pubblico il nostro manifesto il 21 febbraio non è casuale. Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, il 21 febbraio veniva celebrato come il giorno dell'anticolonialismo e dell'antimperialismo.

In questa stessa data, nel 1944, Parigi si svegliò con i muri tappezzati di manifesti rossi che annunciavano l'esecuzione, al Mont Valérien, di 23 "terroristi", lavoratori immigrati membri del gruppo Franchi Tiratori e Partigiani-Mano d'opera immigrata, la prima organizzazione di resistenza al nazismo in territorio francese. Il capo del gruppo, Missak Manouchian, un armeno trentaseienne, era un immigrato scampato al genocidio perpetrato nel suo Paese. Ai collaborazionisti francesi, che assistettero a quel processo sommario davanti ad un tribunale militare nazista chiamandolo métèque (meteco), un temine dispregiativo per indicare gli stranieri, Manouchian rispose: "la cittadinanza francese voi l'avete ereditata, io me la sono guadagnata".

"Il tempo dei martiri è venuto e se io sarò uno di loro, ciò avverrà per la causa della fratellanza, l'unica cosa che può salvare questo Paese". Furono queste le ultime parole di Malcom X prima di venire assassinato nel corso di una conferenza ad Harlem, il 21 febbraio del 1965, da membri della Nation of Islam, da cui Malcom X si era separato nel 1963 per creare l'Organizzazione dell'Unità Afroamericana. Nel 1966, i suoi assassini furono condannati all'ergastolo ma, come spesso accade, chi tramò il suo omicidio, i Signori dell'Impero, sono rimasti impuniti.

Malcolm X, alias El-Hajj Malik El-Shabazz, il cui nome originario era Malcom Little, aveva 39 anni. Era tornato da un pellegrinaggio alla Mecca dove aveva incontrato pellegrini di tutte le provenienze scoprendo, in questo modo, l'universalità. Una delle ragioni della sua rottura con la Nation of Islam furono i contatti di quest'ultima con il Ku Klux Klan per negoziare la creazione di uno Stato nero indipendente nel Sud degli Stati Uniti, proprio come aveva fatto il fondatore del sionismo, Theodor Herzl, quando chiese l'appoggio dei peggiori antisemiti per il suo progetto di Stato ebraico. Per Malcom, il cui padre era stato vittima del Ku Klux Klan, una siffatta collaborazione era impensabile.

In questo giorno della memoria, Tlaxcala nasce sotto gli auspici di questi due combattenti per la lotta dei popoli, Missak Manouchian e Malcolm X.

lunedì, febbraio 20, 2006

I tre di Tipton - post in sospeso

[Ho tenuto questo post in sospeso per un paio di giorni perché pensavo che la notizia circolasse e fosse smentita o confermata. In seguito Craig Murray ha dichiarato che le sue fonti sono le persone che erano presenti ai fatti, e che la vicenda gli è stata riferita nell'ufficio di Winterbottom. A questo punto, visto che il racconto risulta essere di prima mano e vero, ecco il post]

Del film di Michael Winterbottom si è sentito parlare, nei giorni scorsi: The Road to Guantanamo racconta la storia vera di Shafiq Rasul, Asif Iqbal e Ruhal Ahmed, tre amici musulmani di Tipton, nelle West Midlands (sarebbero diventati noti come "i tre di Tipton"), che partirono per andare a un matrimonio in Pakistan, finirono catturati dalle forze statunitensi in Afghanistan e infine portati a Guantanamo, dove trascorsero due anni di carcere e furono sottoposti a un trattamento brutale e umiliante.
Prolungati interrogatori stabilirono che non avevano alcun collegamento con al Qaeda, e furono rilasciati nonostante i loro appelli fossero stati ignorati dalle autorità del Regno Unito. I mezzi d'informazione britannici trasmisero in diretta il rimpatrio di questi "sospetti terroristi", che furono immediatamente prelevati dalla polizia e nuovamente sottoposti a interrogatorio. La stampa praticamente ignorò il loro successivo rilascio, ma anche la polizia britannica riuscì a stabilire che non avevano niente a che fare con il terrorismo.

La scorsa settimana il regista Michael Winterbottom, accompagnato dai tre ex-detenuti e dal cast, ha presentato il suo film al Festival del Cinema di Berlino.
Al ritorno in patria i tre di Tipton sono stati nuovamente arrestati e trattenuti per ore dalla Sezione Speciale in base alla legge britannica per la prevenzione del terrorismo: è stato loro chiesto dove fossero stati e chi avessero incontrato. Sono inoltre state fatte delle domande sulla politica del regista.
E non è finita.
Facevano parte del gruppo anche i tre attori - estranei ad affiliazioni politiche o religiose, ma di origini asiatiche - che interpretano gli ex-detenuti nel film: arrestati e interrogati anche loro, per ore.

I tre di Tipton sono innocenti. Sono stati due anni a Guantanamo, da innocenti.
E anche gli attori che li interpretano sono innocenti. E forse il film non è nemmeno un gran film.

Di fronte a una storia così preferirei credere che Craig Murray si fa un bicchierino, di tanto in tanto.

Link

Altre curiosità su Guantanamo

È noto che gli Stati Uniti promisero (e apparentemente pagarono) ingenti somme di denaro in cambio della cattura di persone identificate come "combattenti nemici" in Afghanistan e in Pakistan.

Ecco il testo di uno dei volantini distribuiti in Afghanistan:

"Diventate più ricchi e potenti di quanto possiate sognare... Potrete ricevere milioni di dollari se aiuterete le forze anti-talebane a prendere gli assassini talebani e di al Qaeda. Il denaro vi basterà per prendervi cura della vostra famiglia, del vostro villaggio e della vostra tribù per tutta la vita. Pagate il bestiame e i dottori e i libri di scuola e l'alloggio per tutti i vostri familiari."

Dal Rapporto sui detenuti di Guantanamo compilato da Mark e Joshua Denbeaux e dagli studenti dell'Università di Seton Hall sulla base dei dati forniti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Qui il pdf in inglese (ho già detto che è un pdf?).

Il 28 marzo del 2002 il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld disse:
"Come è accaduto in conflitti precedenti, il paese che fa dei prigionieri generalmente decide che non è il caso di rimandarli sul campo di battaglia. Tengono in arresto quei combattenti nemici per la durata del conflitto. Lo fanno per una semplicissima ragione, che ritengo ovvia, e cioè impedire loro di tornare a combattere e, in questo caso, a uccidere altri americani e a condurre altre azioni terroristiche."

Tuttavia il Rapporto di Seton Hall conclude che la grande maggioranza dei detenuti di Guantanamo non ha mai partecipato ad alcun combattimento contro gli Stati Uniti su un campo di battaglia.
Inoltre, nel rapporto si legge che solo il 5% dei detenuti di Guantanamo definiti come "combattenti nemici" fu arrestato direttamente dalle forze statunitensi; l'86% fu catturato dal Pakistan o dall'Alleanza del Nord e successivamente consegnato agli Stati Uniti, proprio all'epoca in cui questi ultimi offrivano i premi in denaro.

Ma emergono altri dati interessanti:
I detenuti presi in considerazione sono 517.
Per il 55% non è stata accertata la responsabilità di atti ostili contro gli Stati Uniti o gli alleati della loro coalizione.
Solo l'8% rientra nella definizione di "combattenti di al Qaeda". Dei restanti detenuti, il 40% non ha nessun legame certo con al Qaeda e il 18% non ha affiliazioni né con Al Qaeda né con i Talebani.
Il Governo ha arrestato molte persone basandosi sulle sempici affiliazioni a un esteso numero di gruppi che di fatto non si trovano sulla lista delle organizzazioni terroristiche della Sicurezza Nazionale. Inoltre, il nesso tra questo tipo di detenuti e tali organizzazioni varia considerevolmente. L'8% è "combattente per", il 30% è considerato "membro di", mentre una larga maggioranza - il 60% - è in arresto per semplice "associazione" a un gruppo o con dei gruppi che secondo il Governo sono organizzazioni terroristiche. Per il 2% dei prigionieri non è stato identificato alcun collegamento con gruppi terroristici.

E queste sono alcune delle prove citate dal Governo per dimostrare che i detenuti rientrano nella definizione di "combattenti nemici":
- associazione con individui e/o organizzazioni non specificati e non nominati;
- associazione con organizzazioni ai cui membri il Dipartimento della Sicurezza Nazionale aveva dato il permesso di entrare negli Stati Uniti;
- possesso di fucili;
- uso di una guest-house;
- possesso di orologi Casio;
- uso di capi d'abbigliamento militare.

sabato, febbraio 18, 2006

Curiosità da Guantanamo

Uno yemenita, che qualcuno ha accusato di essere una guardia del corpo di bin Laden, durante un lungo interrogatorio è crollato e ha detto esasperato, 'OK, ho visto bin Laden cinque volte: tre su Al Jazeera e due durante un telegiornale in Yemen'. Questa confessione così figura nel suo verbale di 'combattente nemico': 'Il detenuto ha ammesso di conoscere Osama bin Laden.'"

Fonte: "Empty Evidence", di Corine Hegland, National Journal.

venerdì, febbraio 17, 2006

La dieta palestinese

Israele prepara pesanti sanzioni economiche all'Autorità nazionale palestinese (Anp) a partire dall'insediamento questo sabato di Hamas nel Consiglio legislativo palestinese. Tra le prime sanzioni ci sarà l'interruzione del trasferimento dei fondi per il pagamento di dazi doganali e di altre imposte che Israele riscuote per conto dell'Anp. Sono stati proposti anche la revoca dei permessi di ingresso ai lavoratori palestinesi di Gaza e il divieto totale di attraversamento fra Gaza e la Cisgiordania.
Però il governo israeliano non vuole essere accusato di affamare i civili palestinesi, e quindi non saranno tagliati i finanziamenti alle agenzie umanitarie.
Come ha detto il consigliere del premier Dov Weissglas, "È come una visita dal dietologo. Vogliamo farli dimagrire, non morire."