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mercoledì, maggio 10, 2006

Il Presidente ha sempre ragione

Chiedo scusa, ma sto uscendo dalla dipendenza dai circoli di Forza Italia e George W. Bush è un po' il mio patetico chewing-gum alla nicotina. Florida, oggi:

PRESIDENTE: Dove vive?

MR. NAVARRO: Vivo a Tavares, in Florida.

PRESIDENTE: Molto bene, proprio dietro l'angolo.

MR. NAVARRO: A circa 45 minuti.

PRESIDENTE: Be', è un angolo grande.

[via First Draft]

Pensare in grande

George W. Bush, sempre nell'intervista a Bild:

"George Washington, il primo Presidente, naturalmente. La cosa interessante è che ho letto tre... tre o quattro libri su di lui lo scorso anno. Non è interessante? La gente dirà, e allora? Beh, ecco qua, allora. Non saprai mai come andrà la storia se non dopo molto che te ne sei andato. Se è vero che stanno ancora analizzando la presidenza di George Washington... (risate). E così i Presidenti non dovrebbero preoccuparsi della storia. Non si può. Se fai quello che pensi sia giusto, e se pensi abbastanza in grande, la storia alla fine dimostrerà se avevi torto o ragione. Ma non si saprà nel breve termine".

[L'indice di approvazione di Bush ieri è sceso al 31%, secondo un sondaggio CBS/New York Times. Pensare in grande, bisogna.]

La democrazia in Germania

Sempre dalla trascrizione (pubblicata sul sito della Casa Bianca) della lunga intervista a Bush apparsa nell'edizione domenicale di Bild:

D: Guardando al passato, gli americani sentono di essere stati abbandonati dai tedeschi quando sono entrati in guerra contro Saddam Hussein?

PRESIDENTE: Mi sono reso conto che la natura del popolo tedesco è tale che la guerra è contraria ai suoi principî, che la Germania è un paese che... indipendentemente dalle loro posizioni politiche i tedeschi sono... semplicemente non amano la guerra. E io posso capirlo. [...]
Il punto adesso non è quello che è successo nel passato. Il punto ora è come lavorare insieme per conseguire obiettivi importanti. Uno di questi obiettivi è la democrazia in Germania [sic].

martedì, maggio 09, 2006

A proposito, torturiamo all'estero?

Le domandine di Helen Thomas a Negroponte, durante la conferenza stampa di ieri:

HT: Perché avete voluto il licenziamento del signor Goss? E poi, la CIA manda detenuti in prigioni segrete all'estero?

NEGROPONTE: Non caratterizzerei così le dimissioni del signor Goss, Helen. Porter parlava da un po' della possibilità di lasciare le cariche pubbliche. Credo che il Presidente abbia ritenuto che questo fosse il momento giusto. Ha incontrato Porter, e credo che anche Porter si considerasse una figura di transizione, di transizione dall'assetto precedente alla riforma dell'intelligence a quello nuovo. E il Presidente ha semplicemente ritenuto che fosse il momento buono per nominare una nuova dirigenza che portasse avanti gli obiettivi e consolidasse le riforme intraprese dal signor Goss.

HT: E per quanto riguarda la seconda parte della mia domanda? Mandiamo detenuti in prigioni segrete all'estero?

NEGROPONTE: Su questo non intendo esprimere commenti.

lunedì, maggio 08, 2006

Size matters

Kos sul persicone di Bush: o l'uomo ha battuto il record mondiale e non l'ha dichiarato, o ha chiaramente mentito, perché persici di quel peso lì non ce ne sono.
Ma (colpo di scena!) nella trascrizione dell'intervista riportata dal sito della Casa Bianca il pesce da "perch" diventa "large mouth bass", e dunque "persico trota": può arrivare a 10 chili.
Dunque, il miglior momento della presidenza Bush è stato un pesce neanche tanto grosso?

domenica, maggio 07, 2006

L'11 settembre e il pesce persico

Il momento peggiore vissuto da George W. Bush in più di cinque anni di presidenza? L'11 settembre 2001, una di quelle situazioni in cui "ci vuole un po' di tempo per rendersi conto di quello che sta succedendo".
E fin qui.
Il momento migliore, invece, è stato quando ha pescato nel suo lago un persico di tre chili e mezzo. L'ha dichiarato in un'intervista pubblicata oggi su Bild am Sonntag.
Hmm.
Fonte: Reuters, via J-Walk.

venerdì, maggio 05, 2006

Sobre tierra de libres

Eh, ma che coppia, quei due. Lui, per citare l'esilarante Colbert, "dice una cosa lunedì e ci crede ancora mercoledì, qualsiasi cosa sia successa il martedì". Lei cambia idea pubblicamente in 25 secondi netti. Signore e signori, Laura Bush intervistata da John King sulla CNN:

KING: Uno degli argomenti di dibattito nel nostro paese in questi giorni è la riforma dell'immigrazione, l'immigrazione illegale. Tra le controversie c'è questa nuova versione in spagnolo dell'inno nazionale. Suo marito, il presidente, dice che dovrebbe essere cantato esclusivamente in inglese. Ma sul sito del dipartimento di stato è possibile trovarlo, credo, in ben quattro lingue. Il Segretario di Stato Rice dice di averlo sentito anche in versione rap.

MRS. BUSH: Beh, tutti abbiamo sentito diverse versioni, come lo scorso anno al Super Bowl. Non credo che ci sia niente di sbagliato nel cantarlo in spagnolo. Il fatto è che è l'inno nazionale degli Stati Uniti e che la gente vuole che sia cantato nel rispetto degli Stati Uniti e della loro cultura. Allo stesso tempo, siamo una nazione di immigrati. Siamo una nazione costituita da tante, tante lingue, perché gli immigrati arrivano e portano le loro lingue.

KING: Quindi su questa questione lei la pensa diversamente da suo marito? Lui dice che dovrebbe essere cantato in inglese.

MRS. BUSH: Io credo che dovrebbe essere cantato in inglese, naturalmente.

mercoledì, maggio 03, 2006

Young Americans

Secondo Ambrose Bierce la guerra era il sistema scelto da Dio per insegnare agli americani la geografia.
Però.
Un recente sondaggio condotto tra dicembre 2005 e gennaio 2006 su 510 americani tra i 18 e i 24 anni ha mostrato che:

- il 33% degli intervistati non ha saputo trovare la Louisiana sulla carta geografica degli Stati Uniti.

- Meno di 3 su 10 ritengono che sia importante sapere dove si trovano i paesi citati nei telegiornali e solo il 14% crede che sia necessario conoscere un'altra lingua.

- Due terzi non sanno che il terremoto che ha provocato 70.000 morti nell'ottobre del 2005 ha avuto luogo in Pakistan.

- L'88% non è stato capace di trovare l'Afghanistan su una mappa dell'Asia.

- 6 su 10 non sono riusciti a localizzare l'Iraq su una mappa del Medio Oriente.

- Il 47% non è riuscito a trovare il subcontinente indiano su una mappa dell'Asia.

- Il 75% non è stato in grado di individuare Israele su una mappa del Medio Oriente.

- Quasi tre quarti degli intervistati hanno citato erroneamente l'inglese come la lingua madre più parlata nel mondo.

- 6 su 10 non sanno che la frontiera tra Nord e Sud Corea è la più fortificata del mondo.

- Il 30% era convinto che la frontiera più fortificata fosse quella tra gli Stati Uniti e il Messico.

Una curiosità: 7 su 10 sono stati in grado di individuare la Cina su una mappa (e questo è bene). Però il 45% riteneva che la popolazione cinese fosse solo il doppio di quella degli Stati Uniti (moltiplicare, moltiplicare).

È una conferma: il mondo è degli scemi.

martedì, maggio 02, 2006

Drop Bush, not Bombs

Alcuni cartelli di protesta visti alla recente manifestazione contro la guerra a New York, in Tomdispatch, "I'm Already Against the Next War" - Marching in New York City, di Tom Engelhardt:

"From Gulf to Gulf, George Bush, a category 5 disaster"
"Drop Bush, Not Bombs."
"No ProLife in Iraq."
"War is terrorism with a bigger budget"
"Axis of Insanity" (con George, Condi, Don, e Cheney vestito come il personaggio dei cartoni Elmer)
"One Nation under Surveillance"
"G.O.P. George Orwell Party"
"How Many Lives per Gallon?"
"War Is Soooooo 20th Century"
"Civil War Accomplished in Iraq-Nam"
"Give Impeachment a Chance"
"I'm Already Against the Next War"

domenica, aprile 30, 2006

Sistemare le sdraio sull'Hindenburg

"L'amministrazione Bush non sta affondando, si sta sollevando! Stanno sistemando le sedie a sdraio. Sull'Hindenburg."
Stephen Colbert di Comedy Central, nel suo discorso alla cena dei corrispondenti della Casa Bianca.

Recitando il suo ruolo di finto conduttore televisivo filoconservatore Colbert si è poi lamentato di essere "circondato dai media progressisti, tutti colpevoli di distruggere il paese. Tranne Fox News, che ritiene giusto presentare entrambi i punti di vista: quello del presidente e quello del vicepresidente".

Sull'Iraq:
"Credo che il governo che governa meglio sia quello che governa meno, e in base a questo criterio abbiamo messo su il fantastico governo iracheno".

A proposito della coerenza di Bush:
"Quando il presidente decide qualcosa lunedì, mercoledì ci crede ancora, qualsiasi cosa sia accaduta martedì".

Infine, rivolgendosi ai giornalisti:
"Dovreste passare più tempo con le vostre famiglie, scrivere il romanzo che avete sempre avuto in mente. Ma sì, quello sul giornalista coraggioso che affronta l'amministrazione a muso duro. Insomma, quel romanzo di fantasia".

Sembra che Bush e signora non si siano divertiti.

venerdì, aprile 28, 2006

Perché licenziarlo quando possiamo promuoverlo?

Eric Ruff due anni fa dimenticò nello Starbucks di Dupont Circle, a Washington DC, alcuni foglietti scritti a mano contenenti gli appunti per un discorso di Rumsfeld (una cosa da nulla: le istruzioni per replicare a Clarke sulla mancanza di prove di legami diretti tra Saddam Hussein e il terrorismo) e soprattutto una mappa con le indicazioni per raggiungere la casa del Segretario alla Difesa: American Progress pubblicò i "Pentagon's Papers", ancora visibili qui.
Ruff non è stato licenziato. Sta per diventare capo ufficio stampa del Pentagono.
Ok, però le mappe le sa disegnare. Il problema è che tende a macchiarle di frappuccino®.



mercoledì, aprile 19, 2006

Too toxic for Blair

The Huffington Post: "Ci dicono che Tony Blair abbia cancellato un imminente viaggio in America per evitare di essere fotografato con Bush. Il primo ministro avrebbe dovuto recarsi in visita negli Stati Uniti questa primavera per incontrare il presidente, ma il viaggio è stato annullato quando Blair ha deciso che farsi fotografare con Bush sarebbe stato troppo nocivo per la sua immagine".

Cioè: questo significa che si può fare ancora qualcosa per l'immagine di Tony Blair? E soprattutto: è giunto finalmente il momento in cui farsi ritrarre con Bush nuocerebbe anche a Charles Manson?

Pericolo ninja

In Georgia uno studente torna da una festa vestito da ninja e gli agenti dell'ATF (Alcohol, Tobacco and Firearms) lo rincorrono e lo fermano. Lui tornava da un evento chiamato "pirati contro ninja", e leggendo meglio si scopre che non era poi nemmeno vestito da ninja, tranne che per una bandana sulla faccia e una sulla testa. Per il resto, pantaloni di tuta e maglietta.
"Vedere qualcuno con qualcosa sulla faccia, da un punto di vista federale, è qualcosa che non va bene", ha detto uno degli agenti.
Non l'hanno arrestato, ma non l'hanno neanche trattato benissimo. Perché in paese libero ninja no bene, neanche con pantaloni di tuta e maglietta.

giovedì, marzo 30, 2006

Mr Funny Guy

Bush alla Freedom House, ieri (via First Draft):

Qual è il suo piano?
D: Sono australiano. Ho una domanda sul surriscaldamento globale... Parlando di fronte al Parlamento australiano Tony Blair ha raccomandato azioni più incisive. E qui a quanto pare il Presidente degli Stati Uniti potrebbe fare la differenza. C'è un consenso virtuale sul fatto che il pianeta si sta surriscaldando. Se lei negli ultimi anni della sua presidenza si occupasse della riduzone delle emissioni, di efficienza di combustione, di questioni che hanno a che fare con l'energia alternativa, penso che farebbe una grande differenza... E insomma, vorrei sapere: qual è il suo piano?
PRESIDENTE: Bene. Noi... innanzitutto, c'è... il globo si sta surriscaldando.

Caratteri piccoli, niente figurePRESIDENTE: Prego. Adesso mi chiederà se ho letto il libro.
D: Signor Presidente, come ha notato all'inizio... io sono della Freedom House, e ho dato al Presidente una copia del nostro rapporto annuale, Libertà nel Mondo, prima che salisse sul palco. E come ha notato, i nostri rapporti...
PRESIDENTE: Caratteri piccoli, niente figure. Continui.
D: È la bibbia della libertà, sì.
PRESIDENTE: Faccio il pagliaccio. Continui.

La domanda fa accadere le cosePRESIDENTE: Una delle forme... una delle forme più pure di democrazia è il mercato, dove la domanda fa sì che qualcosa accada. L'eccesso di domanda fa sì che i prezzi... l'offerta fa sì che i prezzi salgano, e viceversa.

Lo stesso libro che ha letto Silvio,
PRESIDENTE: Penso che la Cina abbia letto di recente il libro su Mao. È la sorprendente storia di un paio di cose... uno, di come il mondo sia stato preso in giro, e due, di quanto fosse brutale questo paese.

martedì, marzo 28, 2006

He-len, He-len!

Ve lo ricordate il memo di cui si parlava agli inizi di febbraio, quello che raccontava di un incontro di due ore tra Bush e Blair avvenuto il 31 gennaio 2003 (due mesi prima dell'invasione dell'Iraq), durante il quale Bush parlò della possibilità di orchestrare un incidente in cui Saddam sarebbe stato costretto ad attaccare aerei da ricognizione delle Nazioni Unite, fornendo un valido pretesto per colpire l'Iraq? Ne parlavamo qua.
È emerso che anche il New York Times ha visto quel memo.

Ed ecco Helen Thomas e Scott McClellan durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca:

D: Rifacendomi alla conferenza informativa di questa mattina, ho detto che il Presidente durante la corsa alla guerra era consapevole del fatto che non c'erano armi - non erano state trovate armi non convenzionali, e lei ha in un certo modo negato che questo fosse nel memo.

McCLELLAN: No, questa mattina lei ha detto che il Presidente era consapevole del fatto che non c'erano armi di distruzione di massa. E questo non è ciò che dice quel documento.

D: Ecco quello che dice il memo: il Presidente e il Primo Ministro riconoscono che in Iraq durante la preparazione della guerra non era stata trovata alcuna arma non convenzionale.

McCLELLAN: Sì, mi permetta di riportarla indietro a quel periodo, perché c'era una squadra di ispettori nucleari delle Nazioni Unite che si occupava della questione. E quella squadra emise una specie di rapporto nel dicembre 2002, e secondo quel rapporto il regime non raccontava la verità. E all'epoca dicemmo che se il regime perseguiva il proprio schema di non collaborazione e continuava così...

D: Dicevano anche che non avevano trovato armi.

McCLELLAN: ... che se continuava su quella strada eravamo pronti a usare la forza. Il Presidente perseguiva una soluzione diplomatica. Ecco perché siamo andati alle Nazioni Unite. Ecco perché abbiamo passato una diciassettesima risoluzione che chiedeva al regime o di raccontare la verità o di affrontare gravi conseguenze.

D: Il memo dice che voleva la guerra, fondamentalmente che era deciso a farla, e che non c'erano armi.

McCLELLAN: No, Helen, questa non è un'affermazione precisa, e lei lo sa. Perché lei si è occupata...

D: Questo memo dice il falso?

McCLELLAN: Beh, lei si è occupata di questo all'epoca. E mi permetta di ricordarglielo, torni a quel periodo, si legga i commenti pubblici che furono fatti, guardi alle numerose dichiarazioni pronunciate dal Presidente degli Stati Uniti. Continuavamo a perseguire una soluzione diplomatica, ma riconoscevamo che era necessario prepararsi e pianificare di conseguenza se fosse stato il caso di usare la forza, e questo è quello che facemmo all'epoca.
Ma a Saddam Hussein era stata data ogni possibilità di adeguarsi, e lui sfidò la comunità internazionale, anche quando gli fu data l'ultima possibilità di fare chiarezza o di affrontare gravi conseguenze. Quindi cerchiamo di non riscrivere la storia. È molto chiaro quello che accadde in quel periodo.

D. Questo memo dice il vero?

McCLELLAN: Non... Non ho visto quel memo, Helen.

D: Non ha visto il memo del New York Times?

McCLELLAN: Ho visto il New York Times.

venerdì, marzo 24, 2006

Diplomazia, eh?

"I nostri diplomatici prestano servizio in prima linea in complessi negoziati, guerre civili e altre catastrofi umanitarie."
Casa Bianca, National Security Strategy, sezione IX
(via John Brown's PD Review, USC Center for Public Diplomacy)

mercoledì, marzo 22, 2006

Un paese difeso da oceani e diplomazia



Per gli ammiratori di Helen Thomas, ecco lo scambio di ieri alla Casa Bianca con Bush. Gli unici ad associare ancora i talebani con l'Iraq sono rimasti lui e quello che su Google continua a cercare "filmati di video di innocenti uccisi da talebani in Iraq", con il solo risultato di farsi insultare su questo blog.

HT: Vorrei chiederle, signor Presidente: la sua decisione di invadere l'Iraq ha causato la morte di migliaia di americani e di iracheni e causato ferite permanenti a tanti americani e tanti iracheni. Tutte le ragioni che sono state fornite, almeno pubblicamente, sono risultate non vere. La mia domanda è: perché ha voluto davvero entrare in guerra? [...] Qual è stato il vero motivo? Ha detto che non si trattava del petrolio, che non si trattava di Israele, o altro. Di cosa si trattava?

Presidente: Penso che lei parta dalla premessa... con tutto il rispetto per la sua domanda e per la sua lunga carriera di giornalista... è che... io non volevo la guerra. Dire che volevo la guerra è completamente sbagliato, Helen, con tutto il rispetto...

HT: Tutto...

Presidente: Aspetti un momento...

HT: ... tutto ciò che ho sentito...

Presidente: Mi scusi, mi scusi. Nessun presidente vuole la guerra. Tutto ciò che può aver sentito è questo, ma semplicemente non è vero. Il mio atteggiamento sulla difesa di questo paese è cambiato l'11 settembre. Noi... quando siamo stati attaccati, ho giurato di usare tutti i mezzi a mia disposizione per proteggere il popolo americano. Quel giorno la nostra politica estera è cambiata, Helen. Sa, eravamo convinti di essere al sicuro grazie agli oceani e alla diplomazia. Ma l'11 settembre 2001 ci siamo accorti che gli assassini potevano distruggere vite innocenti. E non lo dimenticherò mai. E non dimenticherò mai il giuramento che ho fatto al popolo americano che avremmo fatto tutto quello che era in nostro potere per proteggere il nostro popolo.

In parte significava assicurarci che al nemico non potesse essere dato asilo. Ed ecco perché ho fatto la guerra all'Iraq... aspetti un attimo...

HT: Non hanno fatto niente, né a lei né al nostro paese.

Presidente: Guardi... scusi un secondo. Mi scusi un secondo. Lo hanno fatto. I talebani hanno fornito un rifugio sicuro ad al Qaeda. È là che al Qaeda si addestrava...

HT: Io sto parlando dell'Iraq.

Presidente: Helen, mi scusi. È là che... l'Afghanistan ha offerto asilo ad al Qaeda. È là che si addestravano. È là che complottavano. È là che pianificavano gli attacchi che hanno ucciso migliaia di americani innocenti.

Io ho visto una minaccia anche nell'Iraq. Speravo di risolvere questo problema diplomaticamente. Ecco perché sono andato al Consiglio di Sicurezza; ecco perché è stato importante passare la 1441, che è passata all'unanimità. Come ha detto tutto il mondo, o distruggete le armi, o rivelate i vostri piani, o affronterete gravi conseguenze...

HT: ... o la guerra...

Presidente: ... e quindi abbiamo collaborato con tutto il mondo, abbiamo lavorato per assicurarci che Saddam Hussein ascoltasse il messaggio del mondo. E quando ha scelto di impedire le ispezioni e di non rivelare nulla, ho dovuto prendere la difficile decisione di eliminarlo. L'abbiamo fatto, e il mondo per questo è più sicuro.

martedì, marzo 21, 2006

Ma non lavora nessuno in questa città?

Bush tiene un discorso a Cleveland, Ohio, e seccato dalle molte domande fa lo spiritoso dicendo: "Ma non lavora nessuno qua a Cleveland?".

Alcuni dati:
- 5,8%: tasso di disoccupazione di Cleveland, gennaio 2006
- 4,5%: tasso di disoccupazione di Cleveland, gennaio 2001

- 5,3%: tasso di disoccupazione dell'Ohio, gennaio 2006
- 4,0%: tasso di disoccupazione dell'Ohio, gennaio 2001

- 31,3%: tasso di povertà di Cleveland, 2003
- 24,3%: tasso di povertà di Cleveland, 2001

"E dunque la risposta, Signor Presidente, è che un sacco di persone a Cleveland non lavorano perché non riescono a trovare un lavoro."
Think Progress

lunedì, marzo 20, 2006

Bush, in una parola

In un recente sondaggio del Pew Center (quello da cui risulta che in fatto di consenso l'attuale presidente americano sta messo molto peggio di Reagan dopo lo scandalo Iran-Contra) è stato chiesto agli intervistati di descrivere George W. Bush con una parola. Ecco i risultati (non in percentuale, i numeri si riferiscono agli intervistati che hanno fornito ciascuna risposta):

29 incompetente
23 buono
21 idiota
17 bugiardo
14 cristiano
14 onesto
13 arrogante
13 forte
10 integrità
8 imbecille
8 leader
7 scemo
7 ok
7 sincero
7 stupido
6 presidente
6 egoista
6 falso

Vorrei conoscerli, i sei che hanno risposto "presidente".

venerdì, marzo 17, 2006

Il favoloso mondo di Scott McClellan/3: minacce!

Ve la ricordate, Helen? Non è stata licenziata, e lotta per noi.
Dalla conferenza stampa di ieri di Scott McClellan.

D: Il Presidente sa di violare la legge internazionale quando si dichiara a favore della guerra preventiva? La carta delle Nazioni Unite, Ginevra, Norimberga. Violiamo la legge internazionale quando ci dichiariamo pronti ad attaccare una nazione che non ci ha attaccati.

McCLELLAN: Helen, non sono d'accordo con la tua affermazione. Prima di tutto, si tratta di un vecchio principio della politica estera americana...

D: Non è un nostro vecchio principio. È un vostro principio.

McCLELLAN: La tua domanda?

D: È una violazione della legge internazionale.

McCLELLAN: Prima di tutto, fammi riprendere, la prevenzione è un vecchio principio della politica estera americana. Fa anche parte...

D: Non lo è mai stato.

McCLELLAN: Fa anche parte di un innato diritto all'autodifesa. Ma qui quello che cerchiamo di fare è affrontare le questioni diplomaticamente collaborando con i nostri amici e alleati e con i nostri partner nell'area. Ecco quello che facciamo in relazione alla minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano. Ecco quello che facciamo quando si tratta di risolvere la questione nucleare con la Corea del Nord. Cerchiamo soluzioni diplomatiche per far fronte alle minacce. Ed è importante quello che ci ha insegnato l'11 settembre...

D: Tutta l'enfasi del vostro documento di oggi è sulla guerra e sulla guerra preventiva.

McCLELLAN: Posso finire di rispondere alla tua domanda, perché credo che sia importante dare una risposta. È una buona domanda, ed è corretta. Ma dobbiamo aspettare che una minaccia si concretizzi appieno, prima di reagire? L'11 settembre...

D: Secondo la legge internazionale bisogna prima essere attaccati.

McCLELLAN: Helen, non mi lasci rispondere. Hai la possibilità di fare una domanda, e io vorrei essere in grado di fornirti una risposta, così che il popolo americano possa sapere qual è il nostro punto di vista. Non è una cosa nuova per la nostra politica estera. È un principio di lunga data, la questione che stai tirando fuori. Ma ti rifaccio la domanda. Dobbiamo aspettare che una minaccia si concretizzi prima di reagire...

D: Non c'era stata nessuna minaccia da parte dell'Iraq.

McCLELLAN: L'11 settembre ci ha dato...

D: Quella non era una minaccia dell'Iraq.

McCLELLAN: ... alcune importanti lezioni. Un'importante lezione che ci ha dato è che dobbiamo affrontare le minacce prima che si concretizzino appieno. Ecco perché lavoriamo per far fronte alla minacce relative alle questioni nucleari che coinvolgono l'Iran e la Corea del Nord. Ecco perché perseguiamo soluzioni diplomatiche, collaborando con i nostri amici e alleati e con i nostri partner nell'area che comprendono appieno la posta in gioco e le conseguenze di un fallimento nel far fronte tempestivamente a quelle minacce, prima che sia troppo tardi.