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giovedì, marzo 30, 2006

Mr Funny Guy

Bush alla Freedom House, ieri (via First Draft):

Qual è il suo piano?
D: Sono australiano. Ho una domanda sul surriscaldamento globale... Parlando di fronte al Parlamento australiano Tony Blair ha raccomandato azioni più incisive. E qui a quanto pare il Presidente degli Stati Uniti potrebbe fare la differenza. C'è un consenso virtuale sul fatto che il pianeta si sta surriscaldando. Se lei negli ultimi anni della sua presidenza si occupasse della riduzone delle emissioni, di efficienza di combustione, di questioni che hanno a che fare con l'energia alternativa, penso che farebbe una grande differenza... E insomma, vorrei sapere: qual è il suo piano?
PRESIDENTE: Bene. Noi... innanzitutto, c'è... il globo si sta surriscaldando.

Caratteri piccoli, niente figurePRESIDENTE: Prego. Adesso mi chiederà se ho letto il libro.
D: Signor Presidente, come ha notato all'inizio... io sono della Freedom House, e ho dato al Presidente una copia del nostro rapporto annuale, Libertà nel Mondo, prima che salisse sul palco. E come ha notato, i nostri rapporti...
PRESIDENTE: Caratteri piccoli, niente figure. Continui.
D: È la bibbia della libertà, sì.
PRESIDENTE: Faccio il pagliaccio. Continui.

La domanda fa accadere le cosePRESIDENTE: Una delle forme... una delle forme più pure di democrazia è il mercato, dove la domanda fa sì che qualcosa accada. L'eccesso di domanda fa sì che i prezzi... l'offerta fa sì che i prezzi salgano, e viceversa.

Lo stesso libro che ha letto Silvio,
PRESIDENTE: Penso che la Cina abbia letto di recente il libro su Mao. È la sorprendente storia di un paio di cose... uno, di come il mondo sia stato preso in giro, e due, di quanto fosse brutale questo paese.

martedì, marzo 28, 2006

He-len, He-len!

Ve lo ricordate il memo di cui si parlava agli inizi di febbraio, quello che raccontava di un incontro di due ore tra Bush e Blair avvenuto il 31 gennaio 2003 (due mesi prima dell'invasione dell'Iraq), durante il quale Bush parlò della possibilità di orchestrare un incidente in cui Saddam sarebbe stato costretto ad attaccare aerei da ricognizione delle Nazioni Unite, fornendo un valido pretesto per colpire l'Iraq? Ne parlavamo qua.
È emerso che anche il New York Times ha visto quel memo.

Ed ecco Helen Thomas e Scott McClellan durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca:

D: Rifacendomi alla conferenza informativa di questa mattina, ho detto che il Presidente durante la corsa alla guerra era consapevole del fatto che non c'erano armi - non erano state trovate armi non convenzionali, e lei ha in un certo modo negato che questo fosse nel memo.

McCLELLAN: No, questa mattina lei ha detto che il Presidente era consapevole del fatto che non c'erano armi di distruzione di massa. E questo non è ciò che dice quel documento.

D: Ecco quello che dice il memo: il Presidente e il Primo Ministro riconoscono che in Iraq durante la preparazione della guerra non era stata trovata alcuna arma non convenzionale.

McCLELLAN: Sì, mi permetta di riportarla indietro a quel periodo, perché c'era una squadra di ispettori nucleari delle Nazioni Unite che si occupava della questione. E quella squadra emise una specie di rapporto nel dicembre 2002, e secondo quel rapporto il regime non raccontava la verità. E all'epoca dicemmo che se il regime perseguiva il proprio schema di non collaborazione e continuava così...

D: Dicevano anche che non avevano trovato armi.

McCLELLAN: ... che se continuava su quella strada eravamo pronti a usare la forza. Il Presidente perseguiva una soluzione diplomatica. Ecco perché siamo andati alle Nazioni Unite. Ecco perché abbiamo passato una diciassettesima risoluzione che chiedeva al regime o di raccontare la verità o di affrontare gravi conseguenze.

D: Il memo dice che voleva la guerra, fondamentalmente che era deciso a farla, e che non c'erano armi.

McCLELLAN: No, Helen, questa non è un'affermazione precisa, e lei lo sa. Perché lei si è occupata...

D: Questo memo dice il falso?

McCLELLAN: Beh, lei si è occupata di questo all'epoca. E mi permetta di ricordarglielo, torni a quel periodo, si legga i commenti pubblici che furono fatti, guardi alle numerose dichiarazioni pronunciate dal Presidente degli Stati Uniti. Continuavamo a perseguire una soluzione diplomatica, ma riconoscevamo che era necessario prepararsi e pianificare di conseguenza se fosse stato il caso di usare la forza, e questo è quello che facemmo all'epoca.
Ma a Saddam Hussein era stata data ogni possibilità di adeguarsi, e lui sfidò la comunità internazionale, anche quando gli fu data l'ultima possibilità di fare chiarezza o di affrontare gravi conseguenze. Quindi cerchiamo di non riscrivere la storia. È molto chiaro quello che accadde in quel periodo.

D. Questo memo dice il vero?

McCLELLAN: Non... Non ho visto quel memo, Helen.

D: Non ha visto il memo del New York Times?

McCLELLAN: Ho visto il New York Times.

mercoledì, marzo 22, 2006

Un paese difeso da oceani e diplomazia



Per gli ammiratori di Helen Thomas, ecco lo scambio di ieri alla Casa Bianca con Bush. Gli unici ad associare ancora i talebani con l'Iraq sono rimasti lui e quello che su Google continua a cercare "filmati di video di innocenti uccisi da talebani in Iraq", con il solo risultato di farsi insultare su questo blog.

HT: Vorrei chiederle, signor Presidente: la sua decisione di invadere l'Iraq ha causato la morte di migliaia di americani e di iracheni e causato ferite permanenti a tanti americani e tanti iracheni. Tutte le ragioni che sono state fornite, almeno pubblicamente, sono risultate non vere. La mia domanda è: perché ha voluto davvero entrare in guerra? [...] Qual è stato il vero motivo? Ha detto che non si trattava del petrolio, che non si trattava di Israele, o altro. Di cosa si trattava?

Presidente: Penso che lei parta dalla premessa... con tutto il rispetto per la sua domanda e per la sua lunga carriera di giornalista... è che... io non volevo la guerra. Dire che volevo la guerra è completamente sbagliato, Helen, con tutto il rispetto...

HT: Tutto...

Presidente: Aspetti un momento...

HT: ... tutto ciò che ho sentito...

Presidente: Mi scusi, mi scusi. Nessun presidente vuole la guerra. Tutto ciò che può aver sentito è questo, ma semplicemente non è vero. Il mio atteggiamento sulla difesa di questo paese è cambiato l'11 settembre. Noi... quando siamo stati attaccati, ho giurato di usare tutti i mezzi a mia disposizione per proteggere il popolo americano. Quel giorno la nostra politica estera è cambiata, Helen. Sa, eravamo convinti di essere al sicuro grazie agli oceani e alla diplomazia. Ma l'11 settembre 2001 ci siamo accorti che gli assassini potevano distruggere vite innocenti. E non lo dimenticherò mai. E non dimenticherò mai il giuramento che ho fatto al popolo americano che avremmo fatto tutto quello che era in nostro potere per proteggere il nostro popolo.

In parte significava assicurarci che al nemico non potesse essere dato asilo. Ed ecco perché ho fatto la guerra all'Iraq... aspetti un attimo...

HT: Non hanno fatto niente, né a lei né al nostro paese.

Presidente: Guardi... scusi un secondo. Mi scusi un secondo. Lo hanno fatto. I talebani hanno fornito un rifugio sicuro ad al Qaeda. È là che al Qaeda si addestrava...

HT: Io sto parlando dell'Iraq.

Presidente: Helen, mi scusi. È là che... l'Afghanistan ha offerto asilo ad al Qaeda. È là che si addestravano. È là che complottavano. È là che pianificavano gli attacchi che hanno ucciso migliaia di americani innocenti.

Io ho visto una minaccia anche nell'Iraq. Speravo di risolvere questo problema diplomaticamente. Ecco perché sono andato al Consiglio di Sicurezza; ecco perché è stato importante passare la 1441, che è passata all'unanimità. Come ha detto tutto il mondo, o distruggete le armi, o rivelate i vostri piani, o affronterete gravi conseguenze...

HT: ... o la guerra...

Presidente: ... e quindi abbiamo collaborato con tutto il mondo, abbiamo lavorato per assicurarci che Saddam Hussein ascoltasse il messaggio del mondo. E quando ha scelto di impedire le ispezioni e di non rivelare nulla, ho dovuto prendere la difficile decisione di eliminarlo. L'abbiamo fatto, e il mondo per questo è più sicuro.

martedì, marzo 21, 2006

Ma non lavora nessuno in questa città?

Bush tiene un discorso a Cleveland, Ohio, e seccato dalle molte domande fa lo spiritoso dicendo: "Ma non lavora nessuno qua a Cleveland?".

Alcuni dati:
- 5,8%: tasso di disoccupazione di Cleveland, gennaio 2006
- 4,5%: tasso di disoccupazione di Cleveland, gennaio 2001

- 5,3%: tasso di disoccupazione dell'Ohio, gennaio 2006
- 4,0%: tasso di disoccupazione dell'Ohio, gennaio 2001

- 31,3%: tasso di povertà di Cleveland, 2003
- 24,3%: tasso di povertà di Cleveland, 2001

"E dunque la risposta, Signor Presidente, è che un sacco di persone a Cleveland non lavorano perché non riescono a trovare un lavoro."
Think Progress

lunedì, marzo 20, 2006

Bush, in una parola

In un recente sondaggio del Pew Center (quello da cui risulta che in fatto di consenso l'attuale presidente americano sta messo molto peggio di Reagan dopo lo scandalo Iran-Contra) è stato chiesto agli intervistati di descrivere George W. Bush con una parola. Ecco i risultati (non in percentuale, i numeri si riferiscono agli intervistati che hanno fornito ciascuna risposta):

29 incompetente
23 buono
21 idiota
17 bugiardo
14 cristiano
14 onesto
13 arrogante
13 forte
10 integrità
8 imbecille
8 leader
7 scemo
7 ok
7 sincero
7 stupido
6 presidente
6 egoista
6 falso

Vorrei conoscerli, i sei che hanno risposto "presidente".

venerdì, marzo 03, 2006

It's an Arab, Arab world

"'Credo che un Pakistan prospero e democratico sarà un partner affidabile per l'America, un vicino pacifico per l'India, e una forza nel promuovere la libertà e la moderazione nel mondo arabo,' ha aggiunto il presidente.
In seguito il segretario dell'ufficio stampa della Casa Bianca Scott McClellan ha spiegato ai giornalisti che Bush intendeva dire che il Pakistan sarebbe stato una forza nel mondo musulmano. Il Pakistan non è un paese arabo."

Ehm.

Fonte: msnbc

sabato, febbraio 04, 2006

Frasi del giorno

"Credo che esista un Onnipotente, e credo che la libertà sia il dono dell'Onnipotente a questo mondo."
George W. Bush; citato in Mark Silva, "Bush Touts Plan in Tennessee" (Chicago Tribune, 1° febbraio)

"La Provvidenza tiene sotto la propria speciale protezione i bambini, gli idioti e gli Stati Uniti d'America."
Lord Bryce, autore di The American Commonwealth, 1888. Citato in Martin Peretz, "BHL USA" (New Republic)

via John Brown, USC Center on Public Diplomacy.

venerdì, febbraio 03, 2006

The Memo, Reloaded

Ci sarebbe stato un incontro di circa due ore tra Bush e Blair, il 31 gennaio 2003 - due mesi prima dell'invasione dell'Iraq -, durante il quale Bush parlò della possibilità di orchestrare un incidente in cui Saddam sarebbe stato costretto ad attaccare aerei da ricognizione delle Nazioni Unite, fornendo un valido pretesto per colpire l'Iraq. In quell'occasione, inoltre, Blair dichiarò di essere "stabilmente dalla parte del Presidente e pronto a fare tutto ciò che serviva per disarmare Saddam".
Il memo che documenta l'incontro è stato visto da Philippe Sands, professore di diritto internazionale all'University College di Londra, e rivelerebbe che:

- Bush disse a Blair che gli Stati Uniti erano così preoccupati per il fatto di non riuscire a trovare prove consistenti contro Saddam che pensavano di far volare sull'Iraq degli aerei da ricognizione U2 con i colori delle Nazioni Unite. Così, se Saddam li avesse attaccati, avrebbe violato le risoluzioni dell'ONU.

- Bush espresse perfino la speranza di riuscire a procurarsi un transfuga iracheno che facesse una pubblica dichiarazione sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Inoltre accennò anche a una piccola possibilità che Saddam potesse essere assassinato.

- Da parte sua, Blair disse a Bush che una seconda risoluzione dell'ONU sarebbe stata una specie di polizza d'assicurazione, perché avrebbe fornito una copertura internazionale, anche con gli arabi, nel caso qualcosa fosse andato storto durante la campagna militare: metti che Saddam si fosse messo a bruciare i pozzi di petrolio, ad ammazzare bambini, o a fomentare divisioni interne.

- Bush disse a Blair che riteneva improbabile che potesse verificarsi una guerra intestina tra le diverse religioni e i vari gruppi etnici.

Il fatto che Blair abbia offerto il proprio appoggio ai piani di Bush di attaccare l'Iraq anche in assenza di una seconda risoluzione dell'ONU contrasta con le assicurazioni che il primo ministro inglese diede al Parlamento poco tempo dopo. Il 25 febbraio 2003 Blair disse alla Camera dei Comuni che il governo stava dando a Saddam "un'ulteriore, ultima occasione per disarmarsi volontariamente".

Disse infatti: "Detesto il suo regime - come spero facciano la maggioranza delle persone - ma anche ora potrebbe salvarlo se si conformasse alle richieste delle Nazioni Unite. Perfino ora, siamo preparati a fare un passo in più per ottenere pacificamente il disarmo."

Tre settimane prima questi pensavano già di camuffare un U2 con i colori dell'ONU e di farlo volare sull'Iraq, ecco.
Sempre che il memo esista. Secondo il Guardian, esiste. Channel Four ne ha fornito degli estratti.

Se non esiste, sono pronta a partire da subito con la dietrologia e il fondotinta.

giovedì, febbraio 02, 2006

Not literally

Pesco a caso, per esempio dal Corriere:
"In quello che passerà alla storia come il discorso dell''America drogata di petrolio', Bush ha detto che il Paese deve diminuire la sua dipendenza dalle importazioni di greggio dal Medio Oriente, regione instabile, del 75% entro il 2025; che la tecnologia è il modo migliore per farlo; che aumenterà del 22% i finanziamenti per la ricerca sull'energia pulita; che gli sforzi devono concentrarsi su auto a idrogeno e ibride, sul solare, sull'energia eolica e su 'energia nucleare pulita e sicura.'"

L'Arabia Saudita, però, non ha reagito benissimo:
Mercoledì l'ambasciatore saudita a Washington, il principe Turki al-Faisal, ha detto che avrebbe chiesto all'ufficio del signor Bush "cosa esattamente intendeva dire con quelle parole."

Risultato:
Mercoledì, il segretario per l'energia e il direttore del Consiglio economico nazionale di Bush hanno detto che "il presidente non parlava in senso letterale."

Esattamente come le sedici parole di tre anni fa: "The British government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa." "Il governo britannico ha appreso che Saddam Hussein recentemente tentava di procurarsi una notevole quantità di uranio dall'Africa."
Bush non va preso alla lettera, lo sanno tutti che ha problemi di dipendenza dal greggio.

lunedì, gennaio 30, 2006

L'eredità

Dalla trascrizione dell'intervista esclusiva della CBS a Bush:

CBS: Ha avuto già tempo di pensare cosa farà quando non sarà più presidente?

PRESIDENTE BUSH: Sto cominciando a pensarci un po', sì. La prima cosa – la pietra di paragone sarà una una fondazione o una biblioteca Bush. Sarà in Texas, ma non so esattamente dove. Stiamo cominciando a sentire alcuni di quegli istituti per l'istruzione superiore e le loro idee. Mi piacerebbe lasciare un'eredità – o un centro studi, un luogo in cui la gente possa parlare di libertà e del modello di de Tocqueville e di ciò che de Tocqueville vide in America. Mi piacerebbe che ci fosse un luogo dove giovani studiosi possano venire a scrivere, pensare, articolare, opinare e insegnare, ma per ora non sono andato oltre. E poi naturalmente c'è questo bel posto in cui andare, il mio ranch.

lunedì, ottobre 17, 2005

Tutti i sunniti dentro quest'urna, prego

"...I was pleased to see that the Sunnis participated in the process. The idea of deciding to go into a ballot box is a positive development."
George W. Bush, qui (via First Draft).

Lo sviluppo sarà anche positivo, ma i sunniti staranno un po' stretti.

venerdì, ottobre 07, 2005

Lost Before Translation

George W. Bush riceve il Primo Ministro ungherese, e scommetto che nessuno vorrebbe trovarsi nei panni dell'interprete.

Cioè, cioè
The Prime Minister also brought up some issues of concern to the people of Hungary, one of which, of course, is visa policy. He understands that his job, when talking to the President, is to -- is to say, the people of my country -- which he did -- are concerned about the visa policy.

Una visita è una visita è una visita
All in all, I found it to be a great visit. The visit, by the way, started yesterday when his good wife and my wife visit -- had a -- had a strong visit.

Cos'è successo in Ungheria nel '56?
Q: I would like to raise the question to President Bush, as well, if, as far as you know, you've got an invitation from the Hungarian government for next year for the 50th anniversary of the 1956 revolution? So would you accept this invitation?
[...]
PRESIDENT BUSH: Well, he did extend the invitation, and I appreciate the invitation, because 1956 means a lot to a lot of Americans. A lot of Americans came from Hungary to live here after the '56 incidents. They can trace their history to our country because of those -- of what took place in Hungary. Plus, a lot of Americans followed the incidents in 1956, and appreciated and respected the courage of folks who were willing to stand up for freedom and liberty.
See, 1956 says to us, there are key moments in history when ordinary citizens are willing to defend the right for all to be free. And so it's an important event. I told the Prime Minister, I'm not my own scheduler. I will pass the word on how important this event is, and I will look very carefully at the invitation.

Fonte: Whitehouse.org, via First Draft.

giovedì, ottobre 06, 2005

The Madness of President George

Nel 2003 George Bush raccontò ai ministri palestinesi che Dio gli aveva detto di invadere l'Afghanistan e l'Iraq e di creare uno Stato Palestinese. Lo rivela una serie televisiva in tre parti che andrà in onda su BBC TWO lunedì 10, 17 e 24 ottobre, e nella quale Abu Mazen e il suo ministro degli esteri Nabil Shaath descrivono il loro primo incontro con Bush nel giugno del 2003.
Racconta Nabil Shaath: "Il presidente Bush disse a tutti noi: 'ho una missione per conto di Dio. Dio mi ha detto, 'George, va' a combattere quei terroristi in Afghanistan.' E io l'ho fatto, e Dio allora mi ha detto, 'George, va' a metter fine alla tirannia in Iraq...' E io l'ho fatto. E ora, di nuovo, sento venire a me le parole di Dio, 'Va' a dare ai palestinesi il loro stato e agli israeliani la loro sicurezza, e porta la pace in Medio Oriente.' E in nome di Dio io lo farò.'"
Abu Mazen, che era presente, racconta che Bush gli disse: "Ho un obbligo morale e religioso. E dunque vi darò uno Stato Palestinese."

Secondo Ralph Waldo Emerson, Dio entra in ogni individuo attraverso una porta privata. Il problema è che la porta privata di Bush è probabilmente quella del suo mobile bar.

Fonte: BBC, via Angry Arab.

giovedì, settembre 29, 2005

President Evil e compagni di merende

La lista completa dei soprannomi usati da George W. Bush per compari e collaboratori. Pensavo che avesse esaurito i due unici neuroni sobri nel sublime texanismo "Turd blossom" riservato a Karl Rove. Però Pootie-Poot per Putin non è male.
Via Metafilter, Dubya Nickname.

martedì, settembre 27, 2005

Bored with Empire

"Yeeha is not a foreign policy"
"Ex-Republican. Ask me why"
"Blind Faith in Bad Leadership is not Patriotism"
"Osama bin Forgotten"
"Make levees not war"
"W's the Devil, One Degree of Separation"
"Dick Cheney Eats Kittens"
"Bush busy creating business for morticians worldwide"
"Liar, born liar, born-again liar"
"Dude -- There's a War Criminal in My White House!!!"
"Motivated moderates against Bush"
"Bored with Empire"
"War is Terrorism with a Bigger Budget."
"No Iraqis Left Me on a Roof to Die"

Scritte viste alla manifestazione di Washington D.C., in questo articolo di Tom Engelhardt.

(confesso un debole per il Cheney magnagatti e per i "moderati motivati contro Bush")

lunedì, settembre 26, 2005

Sex, booze or religion?

Il National Enquirer, che è un giornalaccio, ha scritto che Bush ha ripreso a bere dopo l'Uragano Katrina. Lo sguardo assente, le amnesie, la sintassi confusa, i neologismi da doposbronza e l'apparente incapacità di elaborare ragionamenti lineari fanno pensare che non abbia mai smesso.
Intanto il sito di scommesse sportive Betcris (nella sezione entertainment, con qualche problema di visualizzazione per chi usa Firefox) ha pubblicato le quote:



Con calma, c'è tempo fino al 1° maggio 2009.

venerdì, settembre 23, 2005

Nobody named Bianca

Su Crooks and Liars, per WMP e QT:

- aaaaahm, Bianca.
- ...
- Nessuno che si chiami Bianca?
- ...
- Beh, mi dispiace, Bianca non c'è. Sarei stato felice di rispondere alle sue domande.

Sembra che Bush abbia ricominciato a bere.

martedì, settembre 20, 2005

Il piccolo problema di Usamah

Usamah Nabil, un bambino iracheno di 10 anni che vive a Baghdad, ha un problema che non dipende in alcun modo da lui, che gli è toccato suo malgrado e nonostante i suoi tentativi di liberarsene:
"Questo problema lo segue ovunque vada. Non è un problema di salute, o sociale, o umanitario: il problema è che questo bambino assomiglia moltissimo a George W. Bush. Al punto che i suoi genitori e i suoi amici e compagni di scuola hanno smesso di chiamarlo con il suo vero nome, e lo chiamano 'Bush'."
Dice suo padre: "Mio figlio Usamah ha un'intelligenza vivace e lavora molto bene nel mio negozio. Ma il problema è il suo aspetto che somiglia a quello di... Bush, tanto che i clienti non lo chiamano più con il suo nome, lo chiamano "Piccolo Bush", e questo gli dà dispiacere, e qualche volta mi mette in imbarazzo quando reagisce a quel nome usando parole forti... Ha cominciato a odiare la scuola per quel soprannome... Ma io cerco di convincerlo che Bush verrà dimenticato tra qualche anno, e solo pochi lo ricorderanno, e che lui potrà vivere con il suo vero nome e il suo vero aspetto."

Ho capito, ma intanto.

La porastella è qui. Via Angry Arab.

Sì, va bene: Usamah Nabil "Bush".
Non c'è niente da ridere.