Mentre facevo la spesa alla Conad mi è passato accanto un
settanta-settantacinquenne che riempiva il carrello parlando al telefono di
soldi con l’amico suo. “Ah, perché te lo raccomando l’euro” dice, “bisogna
sempre calcolare in lire. Io per esempio la scorsa settimana mi sono comprato la
macchina, 14.000 euro, cosa sono 14.000 euro te lo dico io guarda sono 34
milioni di lire e con 34 milioni di lire io vent’anni fa mi ci compravo una
Ferrari.”
E poi si è guardato attorno e ha ripetuto “Una Ferrari!”.
A quel punto alla Conad ci siamo fermati tutti, chi con il
suo pacco da sei di Acqua Guizza, chi con la busta di affettati, chi con la
rete di arance, e abbiamo preso a cantare “Una Ferrari, una Ferrari” con la
cadenza di Bohemian Rapsody quando fa “I’m just a poor boy, I need no sympathy”,
tutti in piedi a cantare “Una Ferrari, una Ferrari” e a immaginare che il pacco
da sei di Guizza, la busta di affettati, la rete di arance germogliassero in soave
ambrosia, “Una Ferrari, una Ferrari”, mentre il settanta-settantacinquenne spingeva
veloce il suo carrello tra gli scaffali e sorrideva a tutti sventolando le
mani.
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