lunedì, dicembre 29, 2008

Gaza: la storia non raccontata

Gaza: la storia non raccontata
di Ramzy Baroud

19 dicembre 2008

È incomprensibile che una regione come la Striscia di Gaza, così ricca di storia, così satura di dignità, possa essere ridotta a pochi soffietti editoriali, frasi scarne e affermazioni riduzioniste, comode ma ingannevoli, prive di ogni significato rilevante o perfino di un autentico valore analitico.

Il fatto è che la Striscia di Gaza è ben più del milione e mezzo di palestinesi affamati che starebbero scontando la militanza di Hamas o la “punizione collettiva” di Israele, a seconda di come i mezzi di informazione decidono di etichettare il problema.

Ma soprattutto l'esistenza di Gaza da tempo immemore non dev'essere giustapposta alla sua vicinanza a Israele, al fallimento o il successo nel “garantire” a una minuscola città israeliana – costruita su terra sottratta a quella che solo 60 anni fa era considerata parte della Provincia di Gaza – la sicurezza che le è necessaria. È proprio questa aspettativa che ha reso l'uccisione e il ferimento di migliaia di palestinesi a Gaza un prezzo che valeva la pena di pagare, dal cinico punto di vista di molti.

Queste aspettative irrealistiche e l'indifferenza per una storia importante continueranno a costare care e serviranno solo agli scopi di coloro che sono interessati alle rapide generalizzazioni. Sì, Gaza può anche essere economicamente morta, ma le sue lotte e tribolazioni attuali sono coerenti con un patrimonio di conquiste, colonialismo e occupazioni straniere, e anche con il trionfo collettivo del suo popolo nella sua capacità di elevarsi al di sopra della tirannia degli invasori.

In tempi relativamente recenti Gaza è diventata una storia ricorrente con l'afflusso dei profughi del 1948, cacciati dalle loro case dalle milizie sioniste o fuggiti per il bene delle loro famiglie con la speranza di poter tornare quando la Palestina fosse stata ristabilita. Queste persone si stabilirono a Gaza vivendo in assoluta povertà, una situazione che continua, più o meno, fino a oggi.

La storia di Gaza e Gaza stessa erano ampiamente irrilevanti, se non addirittura rivoltanti. Dal punto di vista dei rifugiati che si riversavano nella Striscia dal sud della Palestina esse rappresentavano la somma della loro perdita, umiliazione e, a volte, disperazione. Importava poco ai contadini profughi, mentre fuggivano a Gaza, il fatto che stessero probabilmente camminando sulla stessa antica strada che correva lungo la costa palestinese quando Gaza era l'ultima metropoli per i viaggiatori diretti in Egitto che stavano per imbarcarsi in una spietata traversata del deserto attraverso il Sinai.

Allora non importava che Gaza fosse la città, come sta scritto nel Libro dei Giudici, dove Sansone aveva compiuto le sue famose gesta ed era morto. Il Cristianesimo importava ai profughi solo nella misura in cui le antiche chiese di Gaza offrivano riparo alle stanche membra in fuga da cecchini, proiettili e massacri. Perfino la credenza, forte tra i musulmani, che il bisnonno del Profeta Maometto, Hashem, fosse morto durante uno dei suoi viaggi dalla Mecca al Levante e fosse stato sepolto a Gaza, aveva soprattutto una valenza sentimentale. La sua tomba nella città di Gaza veniva visitata da molti profughi, che si inginocchiavano e pregavano Dio perché un giorno permettesse loro di tornare alla loro umile esistenza e alla vita dalla quale erano stati separati con la forza.

Ma la storia di Gaza assunse maggiore rilevanza per i rifugiati quando si resero conto che la loro permanenza temporanea nella Striscia si sarebbe probabilmente prolungata. Solo allora le tante storie di conquiste, tragedie, trionfi ma anche pura bontà divennero essenziali. Un pellegrino in Terra Santa, che passò per Gaza nel 570 d.C., scrisse in latino: “Gaza è una città splendida, piena di cose piacevoli; i suoi uomini sono i più onesti, si distinguono per la loro generosità e per il calore che dimostrano ad amici e visitatori”.

La storia di Gaza divenne ancora più importante quando i rifugiati si accorsero che i loro scontri con Israele non erano ancora finiti, e che avevano bisogno di una grande tenacia morale per sopravvivere a ciò che sarebbe stato visto come una delle più gravi catastrofi umanitarie di recente memoria. E di fatto c'era un grande passato storico di cui meravigliarsi e dal quale trarre forza e conferma.

I conquistatori sono arrivati e ripartiti, Gaza è rimasta dov'è. Questa è stata la lezione ricorrente per intere generazioni, perfino millenni. Gli antichi egizi vennero e se ne andarono, come pure gli hyksôs, gli assiri, i persiani, i greci, i romani, gli ottomani, i britannici e ora gli israeliani. E in tutto questo Gaza è rimasta forte e fiera. Né la sanguinosa conquista di Alessandro Magno nel 332 a.C. né il feroce attacco di Alessandro Ianneo nel 96 a.C. hanno spezzato lo spirito di Gaza o tolto qualcosa alla sua grandezza eterna. È sempre rinata per poi raggiungere un grado di civiltà inaudito, come fece nel V secolo d.C. Fu a Gaza che nel 1170 i crociati cedettero il controllo strategico della città a Saladino per aprire un'altra epoca di prosperità e crescita, occasionalmente interrotta da conquistatori e stranieri con ambizioni coloniali, ma senza successo. Le rovine dimenticate delle civiltà passate non facevano che ricordare che i nemici di Gaza non avrebbero mai prevalso, e che tutt'al più avrebbero registrato la loro presenza con un altro edificio di roccia e cemento presto dimenticato.

Adesso Gaza sta attraversando un'altra fase di difficoltà e di sfide. I suoi moderni conquistatori sono spietati quanto quelli antichi. È vero, Gaza soffre ma resta in piedi, la sua gente è piena di risorse e resistente come è sempre stata, battagliera come è sempre stata, e decisa a sopravvivere a tutti i costi, perché questo è quello che gli abitanti di Gaza sanno fare meglio. E io lo so bene, è la mia terra natale.

Originale: Gaza: The Untold Story

Originale pubblicato il 19 dicembre 2008

Manuela Vittorelli è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.


URL di questo articolo su Tlaxcala: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=6689&lg=it

[Traduzioni, sintesi e analisi saranno postate dall'altra parte su 2.0, come sempre e senza interruzioni festizie; qui vedremo, contro il piombo fuso al momento la leggerezza funziona poco. Vi abbraccio].

venerdì, dicembre 26, 2008

Happy War, Xmas is Over

Natale 2008. Fun facts.

1. Ho scoperto che se dimentico a casa un'intera borsa di regali non se ne accorge nessuno. L'inconveniente è facilmente risolvibile girellando per il soggiorno con fare indifferente, preferibilmente a ritmo di samba, e agguantando tutto ciò che capita sottomano (cornici in lega di titanio, set di candele galleggianti al profumo di mangobanana, Babbi Natale porcellanati sculettanti al ritmo di jingle bells rock, crocifissi arte povera, paffuti Gesù Bambini iperrealisti) e poi miagolare con il migliore sguardo da bionda "ce l'hai un po' di carta da regalo che non ho fatto in tempo... ?"

2. Ho sempre considerato una cattiveria gratuita mettere il crocifisso nel raggio visivo del Gesù Bambino pisolante nel presepe. Al di là di tutto. No?

3. Sono usciti dal paniere:
a. Le catene di sant'Antonio di sms: virali, moleste, seriali, stucchevoli. Ne sono arrivate solo due, un vago e confuso augurio di vedere il Natale con gli occhi di un bambino (immaginarsi due occhi di bambino su una faccia normale, Maria Vergine che impressione) e una roba lunga come i dieci comandamenti che ho ritrovato pari pari nella pubblicità a tutta pagina della Despar sul giornale. Sì, ciao, eh.
b. Le sculture di pasta al sale! Ve le ricordate?, un momento fa esistevano, e poi puf, sparite nell'iperuranio. Penso che dipenda da un tempo di dimezzamento brevissimo e dall'umidità: a un certo punto si sono sgretolate simultaneamente, in una catastrofe di ghirlande crollate, petali impazziti, frutti sfatti, steli afflosciati. Ma mai troppo presto: ciao.
c. I termometri galileiani. E ho detto tutto.

4. Voglio trascinare davanti al Tribunale dell'Aia quello che una mattina si è svegliato e ha reso obbligatorio con un ukaz il salmone in tutte le pietanze natalizie. Da noialtri il salmone è ovunque: sulle tartine, nella pasta, dentro i secondi, nei bignè, nascosto nel cestino del pane, nel panettone al posto dei canditi.
Secondo me ci ha messo lo zampino uno scandinavo stronzo. Oppure è colpa del self-service dell'Ikea che ha incoraggiato nell'insicura mentalità italiana l'equazione salmone=welfare nordico. Comunque non è naturale, io sono per l'introduzione del cefalo sulle tavole del nord-est.

5. Grande passo avanti: ho ricevuto in regalo un copridivano. Fatto bizzarro, ha lo stesso colore del portadocumenti in lana cotta dello scorso anno. Quale colore? Salmone. Dio. Frase accompagnatoria: "Puoi usarlo anche come copriletto". Ma che culo.

6. La star della Vigilia è la saliera a forma di sfera di vetro con la neve dentro. Cioè, teoricamente tu la rovesci ed esce il sale. Solo che fa impressione, hai sempre paura che invece del sale da quel sinistro buchino si riverseranno sulle linguine, nell'ordine: un liquido semidenso non identificato e vagamente galileiano; della neve sintetica; casette di foggia varia; un'orda di personaggini brulicanti e leggermente deformi alla Bruegel il vecchio, pattinatori, vecchie con cesti di mele marce, cani, cacciatori, capretti sgozzati, stragi degli innocenti in miniatura, Icari in picchiata. Guardate che fa impressione. Naturalmente sulle linguine e sulla coda di rospo al salmone il sale manca sempre. C'è regolarmente quello che tenta di fare il furbo e lo chiede a gran voce. "C'è il sale?" "Ce l'hai davanti!" "Dove?" "Lì, lì" "Ehm" "Ma sì, la palla con la neve". A quella famiglia il funzionalismo gli fa una pippa, credetemi. Alvar Aalto per loro è l'inventore delle penne alla panna e salmone. O un portarotoli dell'Ikea.

7. Poi c'è il macinapepe gigante, quello a forma di missile terra-aria. Sta lì, in mezzo al tavolo. Spunta in tutte le foto come la Torre Eiffel a Parigi, ed è così grande da limitare il campo visivo dei commensali: "Sai che l'altra volta hanno fatto il brasato?" "Sì, ma guarda che c'ero anch'io" "Ah, cazzo, ma va?"

8. La scusa più azzardata, eroica e disperatamente vana per schivare il pranzo di Natale in famiglia è ancora una volta di D., la mia pasionaria preferita:
- Eh, forse non posso, ho quel problema alla tiroide.
- Ma va', se le analisi sono a posto.
- Ah. Sì?
- Sì.
- Va bene. Allora vorrà dire che sono cardiopatica.

Goodbye Natale, hello simpatico Santo Stefano. Auguri, deliziosi portatori di onomastico!

Io Santo Stefano me lo immagino come un esteta della pantofola che se avesse potuto scegliere col cavolo che avrebbe fatto il protomartire lasciandosi lapidare per finire sul calendario. "Dai, Stefi, scendi che ci sono i liberti incazzati!" "'Speta che finisco il cicchino" "Scendi!" "Momento che mi scade il kefir" "Dai!" "Andate avanti voi, che c'ho l'azzimo in forno!"

mercoledì, dicembre 24, 2008

Fai felice Gesù Bambino, adotta un bignè

Mi è stato appena cinicamente comunicato il menù di stasera, con malinconico disclaimer incorporato: "Peccato che noi il pesce non lo sappiamo cucinare".

Antipasti vari con salmone, gamberetti e bignè ripieni di formaggio.
Pasta corta con gamberetti, vongole e zucchine.
Rombo al forno con patatine e pomodorini.
Formaggi.
Insalata di rinforzo (chissà perché la chiamano così, ho sempre il dubbio che ci buttino dentro una manciata di stimolanti sintetici e di funghetti psichedelici: spiegherebbe molte cose).
Panettone, se A. si ricorda di portarlo.
(Ti prego, ricordati, o ci tocca riciclare i bignè. Anche se non ci sono tutte e tre le Marie va bene lo stesso, portane almeno una).

Perché ho improvvisamente voglia di violare i diritti umani di qualcuno?

Ancora pazzi per la Moldavia/Moldova

Che barba che noia.
Che barba che noia.
Che barba che noia.

Oh, però.

Ultimo sviluppo di una lunga complicata guerra tra autorità cittadine e governo: a Chisinau la polizia ha arrestato un albero di Natale.

Link

martedì, dicembre 23, 2008

Vogliamo l'occhio e anche la sua parte

Racconto di D.:

"Sai che mio padre si è operato alla cataratta. Un occhio, l'altro a marzo. Adesso con quell'occhio ci vede benissimo. E così l'altro giorno a telefono mi fa:
- Sono stato al centro commerciale con la mamma e la sua amica Tosca.
- Eh.
- Sono brutte.
- Ma chi.
- La mamma e la Tosca. Adesso le vedo. Sono brutte. Truccate a quel modo, con il blu sugli occhi, tutte quelle pieghe.
- Ossantodio.
- Tu non puoi parlarle?
- A chi, alla mamma?
- Sì.
- E no, papà.
- È brutta.
- ...
- È che a me piacerebbe la Barbara D'Urso.
La Barbara D'Urso, gli piace. Metà dei suoi anni.
E comunque ci vedeva anche prima. Un giorno al mare mi indica una tizia e mi fa 'Quella lì io la chiamo l'impettita, sta nel condominio di fronte'. Perché impettita, dico io? 'Guardala. Comunque in costume non è mica tanto magra'. In costume sembriamo tutti più grassi, dico io. 'Ma a vederla girare per casa in mutande non mi sembrava', dice lui".

L'uomo di pace e il suo cappello

Finalmente una citazione dal War Nerd che (per quanto mi riguarda) non ha bisogno di disclaimer:

"Ah, che meraviglia: Bono ha preso un altro premio. Ecco una cosa che renderà il nostro mondo migliore, Bono che prende un altro premio. La cosa peggiore è il nome del premio: 'Uomo di pace'. Esatto: se qualcuno di voi dovesse ancora dubitarne, il 16 dicembre 2008 un gruppo internazionale di vecchi svitati si è riunito e ha nominato ufficialmente Bono uomo di pace dell'anno.

Ci sono tante persone degne di essere odiate a questo mondo, ma non riesco a pensare a nessuno che meriti due pallottole al petto e una alla testa più del nostro amico Bono. O come si chiama. Bono è il nome che si è scelto quando ha messo insieme il suo gruppetto rock cattolico, gli U2. Sarà stato un omaggio a Sonny e Cher: 'Santo Bono, che fu martirizzato da un albero su una pista di sci'. E il nome strambo che hanno dato al gruppo, U2, come 'you too', 'anche tu': a un tempo spiritoso e inclusivo, il genere di umorismo che perfino i liberal sono in grado di afferrare. Questi tizi erano gli ingegni degli anni Ottanta, capito. L'amichetto di Bono dai tempi della scuola cattolica si chiama 'The Edge', il che è ancora più buffo. Quando pensi a uno affilato pensi subito a uno come gli U2, a cervelli fini tipo Bono che una volta ha prenotato un biglietto aereo di prima classe per il suo cappello da cowboy".

Link: Exiledonline

domenica, dicembre 21, 2008

Genialno



Dovete.
Fidatevi.
Ma prego.

Buddha Sweetie Boys, "Budda-pop ha špalach" (Buddha-pop sulle traversine)

Prosvetlenie je-ee
Probuždenie je-ee
Sostradanie
Očiščaet ummm
Mani Padme Hum!

[Illuminazione - Risveglio - Compassione - Purifica la mente - Om Mani Padme Hum!]

venerdì, dicembre 19, 2008

Com. Serv. Num. 5468/bis

Sì, su 2.0 era scomparsa la sidebar a destra.
Da circa un mese non funzionavano più i feed.

Adesso funziona tutto di nuovo e per ora si va avanti così, sempre su:

http://mirumir.altervista. org

Vorrei evitare migrazioni su altre piattaforme e soprattutto cambiamenti di indirizzo. In compenso con il nuovo anno 2.0 diventerà probabilmente più ricco e (spero) più interessante.

Grazie per la pazienza,
baci.

giovedì, dicembre 18, 2008

Meilare l'iban

- Scusi, ci ho messo un po' perché lei mi risultava ancora come azienda.
- Ma io non è che sono mai stata un'azienda, eh.
- Beh, tipo.
- Allora, me lo fa questo conto con home banking a 0,80 euro al mese bancomat gratis da comune mortale?
- Domani le meilo l'iban.

Io non so se faccio bene a fidarmi di uno che tiene le foto dei figli sopra il calorifero.

mercoledì, dicembre 17, 2008

Il Kursk, la tragedia e il kitsch

"Per soli 300 rubli, circa 10 dollari, i russi possono ora decorare i loro acquari con riproduzioni del Kursk, il sottomarino affondato otto anni fa nel quale morirono soffocati 118 marinai russi. Notate il certificato che garantisce l'importante fatto che la decorazione per acquari è 'Made in Russia'.

Quale migliore regalo di Natale per i vostri pesciolini? Immaginate i vostri Pesci Arlecchino che sfrecciano sotto lo scafo, i Baciucchioni che se la spassano sull'elica, quel curiosoni di Danio Choprai che sbocconcellano il mangime nella mensa del Kursk... è insieme divertente e istruttivo!

Alcuni blogger russi stanno già gridando 'troppo presto!' Altri pensano/sperano che sia uno scherzo, il che ci riporta al grido di dolore 'troppo presto!'. Come ha belato un blogger, 'Un americano metterebbe una copia del Titanic nel proprio acquario?'

Risposta: No.
Ma solo perché quando muoiono gli americani è una tragedia, quando muoiono altre persone è kitsch. La commedia non è un affare semplice come si crede, gente".

Mark Ames, Russians decorate their aquariums with Kursk replicas

Ames ha ragione.
Comunque, risposta: Magari sì.


Link

martedì, dicembre 16, 2008

Finale di partita (iva)

Eh, il magazzino.
Allarga le braccia
dondola il capo
prende in mano una tazzina
guarda la tazzina
come se non fosse una tazzina
ma un componente elettronico
un multimetro
una stazione saldante
un oscilloscopio
un rifrattometro
tutta roba che fa reddito,
e ammettiamo che sia anche un valore,
ma reddito,
lì ferma in magazzino.
Immobile.
Tu lo sai, dice,
lo sai che chiudere
è più difficile che separarsi?
Ha la faccia stanca
di uno che ha dormito in auto
davanti alla casa dell'ex.

lunedì, dicembre 15, 2008

Comunicazione di Servizio, Sovietici, Zombie, Spore e... Metallica?

Comunicazione di servizio
Mie vaghe stelle dell'URSS,
in questi giorni sto (felicemente) chiudendo con il vecchio lavoro: le unità tempo sono molto poche, dunque per ora continuerò soprattutto a tradurre stabilmente per Tlaxcala e a pubblicare su 2.0. Non preoccupatevi se risponderò in ritardo o in maniera poco soddisfacente alle mail (ma sarebbe troppo chiedervi di scrivermi comunque perché tanto le leggo?) e se farò apparizioni solo sporadiche nei commenti.
Posterò disordinatamente, non so ancora se pochissimo o tanto, se pironate di fatti miei o vecchi frasari, poesie sul mondo fluttuante o link vichinghi.
Si vedrà.
La festina prenatalizia nei commenti comincia oggi per continuare, direi, fino agli inizi di gennaio. Delurkarsi, travestirsi, declamare, sprizzare, ballare e no litigare che a dicembre mi siete sempre nervosi.
Vi abbraccio.

Spore!
Ma l'avete visto il video di "All Nightmare Long" dei Metallica (URSS, fantascienza, horror, bario, zombie, spore che rianimano la carne, robot sovietici che occupano città americane piene di morti viventi, ecc.)?

Un paio di spore anche per i Metallica, grazie (come fanno a restare musicalmente carne morta dal 1988?), però il video vale.

venerdì, dicembre 12, 2008

L'efficacia della comunicazione



Da una grammatica russa per l'ottava classe (terza media):

Dialogo

1. Scrivete le parti mancanti del dialogo;

2. Indicate le frasi semplici composte da un solo elemento e determinatene il tipo;

3. Valutate il dialogo dal punto di vista dell'efficacia della comunicazione (v. § 2-3)


- Cosa posso regalarti per il tuo compleanno?

- ...

- Ma comprerò comunque qualcosa! Magari c'è qualcosa che ti serve?

- ...

- Ma è impossibile!

- ...

- Accidenti, ma mi costerà un sacco! Pensi che abbia tutti questi soldi? E chi te le vende, queste cose, senza ricetta medica?

[Cosa ha chiesto, il festeggiato? Cialis, Viagra, Xanax, Levitra, Ambien, Valium, blue pills? Sanguisughe fresche?]

giovedì, dicembre 11, 2008

Tosto, un medico

Dal Traveller's Manual of conversation in four languages, English, French, German, Italian. With vocabulary, short questions, etc. (1896)

Desidererei parlare con un medico, sono alquanto indisposto.
Vorreste avere la bonta di farmene chiamare uno, e tosto.

Conoscete un medico che parli inglese? Basterebbe che capisse il francese.

Potreste indicarmi una farmacia?
Voglio comprare alcune medicine, un po' di sal (solfato di soda), del rabarbero, del calomelano, bleu pills. Avete sanguisughe fresche? Queste non s'attaccano, abbiate la bontà di cambiarle.

Potrei avere un bagno caldo?

mercoledì, dicembre 10, 2008

Le ansie immotivate non esistono

- No, e allora. L'altro giorno, verso le sette di sera, suonano il campanello. E cosa penso, io?
- Col cavolo che apro.
- E infatti, che magari è la suocera che mi porta in dono una confezione natalizia di zampe di gallina.
- O di criceti morti.
- Appunto. Però mi accorgo che stanno suonando anche agli altri appartamenti, dunque tiro su il citofono per sentire se qualcuno risponde. E infatti la tizia del piano di sotto risponde.
- Grande origlio.
- Grande origlio, ma già ero un po' alterata perché pensavo a quelli che si approfittano delle persone anziane e sole per spillargli soldi. Tipo i miei, che se a mia madre dicono "Signora, raccogliamo soldi per un'ambulanza, potrebbe servire anche a lei", quella scuce subito. Maledetti. Così la vicina dice "Chi è?" e questo le fa "Sono di una grande azienda, mi apra".
- Sè, grande azienda. L'Uomo del Monte.
- "Ma come si chiama?" insiste lei; e lui "Sono di un'azienda, lei mi apra che poi glielo spiego". E allora non ce l'ho fatta più.
- E?
- Gli ho urlato nel citofono con la mia peggiore voce da prof: "Senta. Lei capisce, vero, quanto tutto ciò risulti patetico e ridicolo? Chiedere alla gente di aprirle la porta di casa così? Se ne rende conto? Sì? E allora alzi i tacchi e se ne vada!"
- Alzi i tacchi!
- Ah, sì. E se ne vada.
- Come vorrei essere capace di dire esattamente questo, nei momenti giusti, invece di balbettare imbarazzo e buona educazione.
- Io sono capace di dirlo solo al citofono, però.
- Ma è già qualcosa. "Patetico, ridicolo, alza i tacchi".
- Piace?
- Tantissimo.
- L'altro giorno il medico mi ha chiesto se soffro di ansie immotivate.
- Ma esistono, le ansie immotivate? Un motivo c'è sempre. Almeno per noi.
- Infatti: gli ho chiesto cosa intendesse.
- Curioso.
- E lui, "Mettiamo che sia seduta tranquilla sul divano di casa sua e che improvvisamente si innervosisca all'idea che possa squillare il campanello".
- Ma pensa te.
- Quell'uomo non conosce i venditori di Folìto.
- Quell'uomo non ha idea.
- "No, allora niente ansie immotivate", ho detto io.

martedì, dicembre 09, 2008

La Piccola Aiutante di Babbo Natale

Reparto piccoli elettrodomestici, piatti, bicchieri, posate, tappi, vasellame, presine di silverplate, tovagliette all'americana per uno e mezzo, vassoi arte povera, macinapepe grandi come RPG-7 e dosatori di zigulì.
In un hotelette.
Nel mezzo della gelida taiga bassofriulana.
Una donna, un tormento prenatalizio: mia madre.
- Che ansia, ho perso mezz'ora a scegliermi i gambaletti da Calzedonia e mi mancano ancora sei persone.
- Mamma, non è mai successo di arrivare alla Vigilia senza regali.
- No, ma una volta è successo che mi sono slogata la caviglia il tredici di dicembre.
- E capirai.
- Le disgrazie succedono.
- Ma per favore.
- Cosa potrei regalarti?
- Mamma, non lo so.
- Ma ci sarà una cosa che desideri, ti piace e ti serve? Dico io?
- A proposito, sai che a Luca e alla Luisa hanno regalato una macchina del caffé bellissima e gigantesca?
- Oh, finalmente una bella idea!
- Beh, sì, occupa un po' di spazio, però...
- Ma no, intendevo un paio di tazzine graziose per Luca e la Luisa.
- ...
- Quel mestolo di silicone azzurro lo vuoi mettere qui che paghiamo tutto insieme o ce l'hai in mano per caso?
- Per caso.
- Ah, volevo proprio dire.

venerdì, dicembre 05, 2008

Come ella dice citrosodina da codeste parti?

Dal Traveller's Manual of conversation in four languages, English, French, German, Italian. With vocabulary, short questions, etc (1896)

Signori, la cena è in tavola.

Andiamo presto, per ché è tardi. Dobbiamo alzarci a buon'ora domattina.

Io non ho appetito; andrei quasi a letto senza cena.

Vuole dell'umido?

Un tantino, signore; ella è molto cortese. Egli è ottimo quest'intingolo.

Posso servirle un poco di questa indivia? È buonissima.

Mille grazie. Che cosa c'è in codesto altro piatto vicino a lei?

Sono fagiuoli. Ne vuol ella?

No, signore; la ringrazio, voglio mangiare una costerella di castrato.

Vuole un piccioncino, oppure una quaglia?

Grazie. Favorisca di darmi un poco di codesta pernice.

Assaggi di questo pasticcio.

Con piacere. Ancora un po' di crosta, la prego.

Chi dimanda del lepre? Ecco del lombo.

Che cosa c'è in quel piatto all'altro capo della mensa?

Sarà bue arrosto.

Giovanni, accostatemi quel piatto, ch' io trinci quella pollastra.

Signore, pigli dell'insalata, è molto buona, e l'olio è delicato.

No, signora, la ringrazio, non ne mangio mai. Mi dia piuttosto la metà d'un piccione.

Gliene darò un intero; porga il tondo; ella lo mangerà bene.

Giovanni, smoccolate le candele, e date qua l'utello.

Siamo tutti un po' Nicola

Adesso in questo articolo è tutto a posto.
Questa mattina, però, il Corriere aveva trasformato il defunto capo della chiesa ortodossa russa Alessio II - beh - nell'ultimo zar di Russia. Fortuna che c'è sempre un Mostro della Razza Umana che fa salva-schermo per la gioia del Miro. Grazie, Domenico!



Oh ad averci tempo: i legami tra chiesa ortodossa e KGB, le voci sulla presunta appartenenza ai servizi di Alessio II...
Ma non ci ho tempo.
Forse.

[Intanto è di oggi la notizia che i resti di Nicola II trovati a Ekaterinbug nel 1991 e nel 2007 sono veramente di Nicola II. Link, RUS].

giovedì, dicembre 04, 2008

Le custodi

"... Una donna della Galleria Tretjakov mi ha detto che spesso ci torna nel giorno libero, per sedersi davanti a un quadro che le ricorda la casa della sua infanzia. Un'altra custode fa ogni giorno un tragitto di tre ore all'andata e tre ore al ritorno, perché a casa resterebbe seduta nella veranda a lamentarsi delle sue malattie, 'come fanno le vecchie'. Preferisce godersi la gente che osserva, circondata dalla storia del suo paese".

Andy Freeberg, Russian Art Museums Guardians.

[Se anche voi è capitato di pensare che quelle presenze sono interessanti e belle quanto le opere a cui fanno la guardia, e le loro storie magari di più].

mercoledì, dicembre 03, 2008

Utili espressioni di entusiasmo meteorologico

Dal Manualetto della Lingua Russa con la pronunzia figurata, 1906.

Dimoia; l'aria è mite; fa bel tempo; che bel tempo!; che bella giornata!
c'è un bel sole; il sole è troppo cocente; fa caldo; fa un caldo soffocante;
si gronda sudore; c'è molta polvere.