Reparto piccoli elettrodomestici, piatti, bicchieri, posate, tappi, vasellame, presine di silverplate, tovagliette all'americana per uno e mezzo, vassoi arte povera, macinapepe grandi come RPG-7 e dosatori di zigulì.
In un hotelette.
Nel mezzo della gelida taiga bassofriulana.
Una donna, un tormento prenatalizio: mia madre.
- Che ansia, ho perso mezz'ora a scegliermi i gambaletti da Calzedonia e mi mancano ancora sei persone.
- Mamma, non è mai successo di arrivare alla Vigilia senza regali.
- No, ma una volta è successo che mi sono slogata la caviglia il tredici di dicembre.
- E capirai.
- Le disgrazie succedono.
- Ma per favore.
- Cosa potrei regalarti?
- Mamma, non lo so.
- Ma ci sarà una cosa che desideri, ti piace e ti serve? Dico io?
- A proposito, sai che a Luca e alla Luisa hanno regalato una macchina del caffé bellissima e gigantesca?
- Oh, finalmente una bella idea!
- Beh, sì, occupa un po' di spazio, però...
- Ma no, intendevo un paio di tazzine graziose per Luca e la Luisa.
- ...
- Quel mestolo di silicone azzurro lo vuoi mettere qui che paghiamo tutto insieme o ce l'hai in mano per caso?
- Per caso.
- Ah, volevo proprio dire.
martedì, dicembre 09, 2008
venerdì, dicembre 05, 2008
Come ella dice citrosodina da codeste parti?
Dal Traveller's Manual of conversation in four languages, English, French, German, Italian. With vocabulary, short questions, etc (1896)
Signori, la cena è in tavola.
Andiamo presto, per ché è tardi. Dobbiamo alzarci a buon'ora domattina.
Io non ho appetito; andrei quasi a letto senza cena.
Vuole dell'umido?
Un tantino, signore; ella è molto cortese. Egli è ottimo quest'intingolo.
Posso servirle un poco di questa indivia? È buonissima.
Mille grazie. Che cosa c'è in codesto altro piatto vicino a lei?
Sono fagiuoli. Ne vuol ella?
No, signore; la ringrazio, voglio mangiare una costerella di castrato.
Vuole un piccioncino, oppure una quaglia?
Grazie. Favorisca di darmi un poco di codesta pernice.
Assaggi di questo pasticcio.
Con piacere. Ancora un po' di crosta, la prego.
Chi dimanda del lepre? Ecco del lombo.
Che cosa c'è in quel piatto all'altro capo della mensa?
Sarà bue arrosto.
Giovanni, accostatemi quel piatto, ch' io trinci quella pollastra.
Signore, pigli dell'insalata, è molto buona, e l'olio è delicato.
No, signora, la ringrazio, non ne mangio mai. Mi dia piuttosto la metà d'un piccione.
Gliene darò un intero; porga il tondo; ella lo mangerà bene.
Giovanni, smoccolate le candele, e date qua l'utello.
Signori, la cena è in tavola.
Andiamo presto, per ché è tardi. Dobbiamo alzarci a buon'ora domattina.
Io non ho appetito; andrei quasi a letto senza cena.
Vuole dell'umido?
Un tantino, signore; ella è molto cortese. Egli è ottimo quest'intingolo.
Posso servirle un poco di questa indivia? È buonissima.
Mille grazie. Che cosa c'è in codesto altro piatto vicino a lei?
Sono fagiuoli. Ne vuol ella?
No, signore; la ringrazio, voglio mangiare una costerella di castrato.
Vuole un piccioncino, oppure una quaglia?
Grazie. Favorisca di darmi un poco di codesta pernice.
Assaggi di questo pasticcio.
Con piacere. Ancora un po' di crosta, la prego.
Chi dimanda del lepre? Ecco del lombo.
Che cosa c'è in quel piatto all'altro capo della mensa?
Sarà bue arrosto.
Giovanni, accostatemi quel piatto, ch' io trinci quella pollastra.
Signore, pigli dell'insalata, è molto buona, e l'olio è delicato.
No, signora, la ringrazio, non ne mangio mai. Mi dia piuttosto la metà d'un piccione.
Gliene darò un intero; porga il tondo; ella lo mangerà bene.
Giovanni, smoccolate le candele, e date qua l'utello.
Siamo tutti un po' Nicola
Adesso in questo articolo è tutto a posto.
Questa mattina, però, il Corriere aveva trasformato il defunto capo della chiesa ortodossa russa Alessio II - beh - nell'ultimo zar di Russia. Fortuna che c'è sempre un Mostro della Razza Umana che fa salva-schermo per la gioia del Miro. Grazie, Domenico!
Oh ad averci tempo: i legami tra chiesa ortodossa e KGB, le voci sulla presunta appartenenza ai servizi di Alessio II...
Ma non ci ho tempo.
Forse.
[Intanto è di oggi la notizia che i resti di Nicola II trovati a Ekaterinbug nel 1991 e nel 2007 sono veramente di Nicola II. Link, RUS].
Questa mattina, però, il Corriere aveva trasformato il defunto capo della chiesa ortodossa russa Alessio II - beh - nell'ultimo zar di Russia. Fortuna che c'è sempre un Mostro della Razza Umana che fa salva-schermo per la gioia del Miro. Grazie, Domenico!
Oh ad averci tempo: i legami tra chiesa ortodossa e KGB, le voci sulla presunta appartenenza ai servizi di Alessio II...
Ma non ci ho tempo.
Forse.
[Intanto è di oggi la notizia che i resti di Nicola II trovati a Ekaterinbug nel 1991 e nel 2007 sono veramente di Nicola II. Link, RUS].
giovedì, dicembre 04, 2008
Le custodi
"... Una donna della Galleria Tretjakov mi ha detto che spesso ci torna nel giorno libero, per sedersi davanti a un quadro che le ricorda la casa della sua infanzia. Un'altra custode fa ogni giorno un tragitto di tre ore all'andata e tre ore al ritorno, perché a casa resterebbe seduta nella veranda a lamentarsi delle sue malattie, 'come fanno le vecchie'. Preferisce godersi la gente che osserva, circondata dalla storia del suo paese".
Andy Freeberg, Russian Art Museums Guardians.
[Se anche voi è capitato di pensare che quelle presenze sono interessanti e belle quanto le opere a cui fanno la guardia, e le loro storie magari di più].
Andy Freeberg, Russian Art Museums Guardians.
[Se anche voi è capitato di pensare che quelle presenze sono interessanti e belle quanto le opere a cui fanno la guardia, e le loro storie magari di più].
mercoledì, dicembre 03, 2008
Utili espressioni di entusiasmo meteorologico
Dal Manualetto della Lingua Russa con la pronunzia figurata, 1906.
Dimoia; l'aria è mite; fa bel tempo; che bel tempo!; che bella giornata!
c'è un bel sole; il sole è troppo cocente; fa caldo; fa un caldo soffocante;
si gronda sudore; c'è molta polvere.
Dimoia; l'aria è mite; fa bel tempo; che bel tempo!; che bella giornata!
c'è un bel sole; il sole è troppo cocente; fa caldo; fa un caldo soffocante;
si gronda sudore; c'è molta polvere.
martedì, dicembre 02, 2008
Si parlava di case
"Esiste un rito magico con il quale si invoca e si propizia la pioggia innaffiando la polvere secca della terra. Allo stesso modo si invoca e si propizia l'universo costruendo una casa. La casa è la ricostruzione dello spazio dell'universo come l'acqua versata sulla terra è la ricostruzione della pioggia. [...]
La casa non è una macchina per abitare e l'architettura è fuori di queste faccende.
La casa non è una macchina per abitare perché l'uomo non è né un minerale, né un prodotto chimico, né un raggio luminoso, né un pezzo di ferro, né di legno. Non è un atomo, né un'onda elettromagnetica.
L'uomo è un affare strano che affolla i campi sportivi e si scalmana, riempie gli ospedali e urla, gremisce le chiese e si commisera, si accalca nei teatri e si commuove, affolla le spiagge e si lava.
L'uomo è un affare strano con tumori e sesso, con pazzia e lacrime e così via.
Provate a dire a un medico che gli ospedali sono macchine per guarire, vi riderà in faccia".
Ettore Sottsass, 1956
La casa non è una macchina per abitare e l'architettura è fuori di queste faccende.
La casa non è una macchina per abitare perché l'uomo non è né un minerale, né un prodotto chimico, né un raggio luminoso, né un pezzo di ferro, né di legno. Non è un atomo, né un'onda elettromagnetica.
L'uomo è un affare strano che affolla i campi sportivi e si scalmana, riempie gli ospedali e urla, gremisce le chiese e si commisera, si accalca nei teatri e si commuove, affolla le spiagge e si lava.
L'uomo è un affare strano con tumori e sesso, con pazzia e lacrime e così via.
Provate a dire a un medico che gli ospedali sono macchine per guarire, vi riderà in faccia".
Ettore Sottsass, 1956
Donna Viaggia Nel Passato, Inventa Aggettivi, Sogna Lauree Altrui
Sono nella casa in cui abitavo prima. Mi sto vestendo e come sempre nei sogni non so cosa mettermi. Sono già leggermente in ritardo perché devo essere al tuo esame di laurea alle 15.30. Per mia comodità l'esame si tiene a G., all'auditorium, e io ho in mano anche un invito pieghevole in cui si annuncia appunto il tuo esame. A colori, il pieghevole.
Come spesso succede nei miei sogni, io sono lì che penso cosa mettermi ma visualizzo anche l'auditorium, che è ancora vuoto, e mi dico che in effetti in queste cose si accumulano ritardi e farò comunque in tempo.
Mentre sto cercando le scarpe giuste entra in casa mia madre. Come ti sembrano?, le chiedo. Belle, con questa fibbia sono veramente galastine.
Intanto il tempo passa e sono già le quattro e venti, ma tanto io nella mia mente vedo anche l'auditorium e so che ci sono ancora poche persone. Però mi chiedo se ti metterà ansia startene lì in mezzo, in quel posto troppo grande.
Per fortuna i collant che inizialmente erano neri e non andavano bene diventano di un colore naturale, quello che sulle confezioni chiamano castoro o avana o anche daino.
Basta, mamma, dico. Andiamo che devo anche trovare parcheggio.
Così usciamo. È primavera inoltrata e solo ora vedo quello che indosso: un vestito chiaro a fiorellini, leggero e abbastanza bello.
Avvicinandoci alla mia auto notiamo che un vicino di casa ci ha parcheggiato sopra la sua cabrio nera. Mia madre protesta come suo solito. Sul marciapiede fuori di un'osteria ci sono dei vecchi seduti su sedie di paglia. Protestano anche loro per solidarietà, gesticolando. Ce n'è uno che assomiglia vagamente a un luccio.
Nel sogno però a me sembra abbastanza normale che le macchine parcheggino sopra altre macchine. Infatti con qualche manovra e l'aiuto dei vecchi riesco a uscire e parto.
Mentre cerco un parcheggio (al limite parcheggerò sopra un'altra auto) la zona B della mia mente ti vede che entri nell'auditorium, cammini tranquillo fino alla scrivania al centro e ti siedi.
Lo sapevo che si presentava in maglietta, penso.
Come spesso succede nei miei sogni, io sono lì che penso cosa mettermi ma visualizzo anche l'auditorium, che è ancora vuoto, e mi dico che in effetti in queste cose si accumulano ritardi e farò comunque in tempo.
Mentre sto cercando le scarpe giuste entra in casa mia madre. Come ti sembrano?, le chiedo. Belle, con questa fibbia sono veramente galastine.
Intanto il tempo passa e sono già le quattro e venti, ma tanto io nella mia mente vedo anche l'auditorium e so che ci sono ancora poche persone. Però mi chiedo se ti metterà ansia startene lì in mezzo, in quel posto troppo grande.
Per fortuna i collant che inizialmente erano neri e non andavano bene diventano di un colore naturale, quello che sulle confezioni chiamano castoro o avana o anche daino.
Basta, mamma, dico. Andiamo che devo anche trovare parcheggio.
Così usciamo. È primavera inoltrata e solo ora vedo quello che indosso: un vestito chiaro a fiorellini, leggero e abbastanza bello.
Avvicinandoci alla mia auto notiamo che un vicino di casa ci ha parcheggiato sopra la sua cabrio nera. Mia madre protesta come suo solito. Sul marciapiede fuori di un'osteria ci sono dei vecchi seduti su sedie di paglia. Protestano anche loro per solidarietà, gesticolando. Ce n'è uno che assomiglia vagamente a un luccio.
Nel sogno però a me sembra abbastanza normale che le macchine parcheggino sopra altre macchine. Infatti con qualche manovra e l'aiuto dei vecchi riesco a uscire e parto.
Mentre cerco un parcheggio (al limite parcheggerò sopra un'altra auto) la zona B della mia mente ti vede che entri nell'auditorium, cammini tranquillo fino alla scrivania al centro e ti siedi.
Lo sapevo che si presentava in maglietta, penso.
domenica, novembre 30, 2008
Mumbai, mumble mumble
Sugli attentati di Mumbai io mi starei anche impegnando: il più è distriscarsi dalla gigantesca, irritante, allergenica fuffa complottista per cercare di mettere ordine tra i fatti e trovare buoni commenti e analisi. Al momento però i risultati sono scarsi: mentre mi dilungavo a decifrare il promettente incipit "Maratha warriors like Bal Thakrey and his Shiv Sainiks and Raj Thakrey and his MNS Sainiks were seen nowhere in action of saving their very own Marathi Manush Mumbai" sono solo riuscita a bruciare le zucchine.
Ricapitolando.
1. Ci sono i Deccan Mujaheddin, autori della rivendicazione, ma non si sa esattamente chi siano né cosa vogliano.
2. C'è l'organizzazione militante Laskar-e Toiba (LeT).
3. C'è il Pakistan. Il comandante delle operazioni all'hotel Oberoi ha subito detto che a quanto pare i terroristi venivano dal Pakistan. Cioè, loro dicevano di essere di Hyderabad, ma mentivano. Loro. Insomma. Uno, ce n'è da torturare.
4. C'è il terrorismo islamico interno: gli indiani avrebbero anche arrestato dei simpatizzanti del SIMI, il Movimento degli Studenti Islamici.
5. C'è il grande boss della criminalità di Mumbai, nonché ex uomo della CIA in Afghanistan al tempo della guerra contro i sovietici, Dawood Ibrahim. Terrorismo, riciclaggio di denaro sporco, casinò, narcotraffico, sospetti contatti con la mafia siciliana, soggetto per vari film di Bollywood, parziale ispirazione per un personaggio di Salman Rushdie, forse addirittura già morto: ormai questo Ibrahim io me lo sogno la notte (son belle sparatorie).
6. Ci sono i servizi segreti pakistani.
7. C'è al-Qaeda.
8. C'è la CIA.
9. C'è il Mossad (quello ovunque, peggio dei lettini di rucola negli anni Novanta).
10. Ci sono i militanti indù.
11. Ci sono perfino i separatisti maoisti.
12. E i tailandesi e i somali, via.
Quanta gente.
Sembra la cena della vigilia da mia suocera.
Se stessimo al cinema sarebbe un film tratto da Giochi Sacri di Vikram Chandra. Girato da David Lynch, però.
Non so quando, non so dove e non so come ma aggiornare aggiorno. Lorsignori restino comodi.
Firmato:
La Cuoca di Lenin.
[Zucchine bruciacchiate? Non buttatele, aggiungeteci della provola affumicata e spalancate le finestre].
[continua]
E rieccomi con la scoperta di un bel pezzo di Yoginder Sikand, esperto di Islam e di rapporti interreligiosi in India e aspramente critico nei confronti dell'Hindutva, l'ideologia nazionalista che promuove la supremazia indù. Spiega come si è formato il Lashkar-e Toiba e la sua pericolosa concezione del jihad armato, fa un po' di utile contesto e aggiunge qualche saggia considerazione finale, citando ma tutto sommato tenendo a bada le teorie del complotto su CIA e Mossad. Appena ho tempo posto tutto su 2.0, ma per ora lo trovate su Tlaxcala, qui:
Mumbai sotto assedio, di Yoginder Sikand.
[continua]
Comunque ve l'avevo detto, che Dawood Ibrahim avevo cominciato a sognarmelo la notte.
Che ci sia o no lil suo zampino (e secondo il solitamente bene informato Wayne Madsen, il cui blog è accessibile solo agli abbonati, ci sarebbe) vale comunque la pena di leggere l'ennesimo istruttivo caso di amicizia USA andata a male. Da figlio di poliziotto a re della criminalità di Bombay, a uomo dei servizi americani e pakistani, per poi riconvertirsi in vendicatore e figura di proporzioni bollywoodiane. È addirittura più fotogenico di bin Lade, ha ispirato l'Abraham Zogoiby di Rushdie e il Suleiman Isa di Chandra, più qualche film. Forse adesso è morto. Il che aggiunge un vago charme all'imprendibilità del personaggio.
Dawood Ibrahim: una mente criminale dietro l'incubo di Mumbai?, di Yoichi Shimatsu.
[continua]
Sempre a proposito di Ibrahim (e qua attenti che entriamo nella conspiracy hardcore) il Wayne Madsen di cui parlavo poco fa non solo è stato il primo a puntare su questa pista.
Madsen si concentra anche sulla Chabad House, il centro ebraico dove sono stati uccisi il rabbino e sua moglie. Ibrahim, dice Madsen, sospettava che la mafia israeliana stesse complottando con le bande criminali estremiste indù per soppiantarlo sulla piazza di Mumbai.
Ma la cosa più interessante è che Madsen fa una breve storia delle Chabad House, usate non solo come rifugi e centri logistici per i servizi segreti israeliani ma anche come copertura di attività criminali. La ricostruzione di Madsen si basa su notizie d'agenzia, dunque vale la pena di riportarla. Nel marzo del 1989 la polizia statunitense sgominò una rete criminale a Seattle, Los Angeles, nel New Jersey, in Colombia e Israele che coinvolgeva anche una Chabad House, responsabile di riciclaggio di denaro sporco.
Adi Tal, ex dipendente della linea aerea israeliana El Al emigrato negli Stati Uniti da Israele nel 1983, e il suo braccio destro Nir Goldeshtein, furono giudicati colpevoli dal Tribunale distrettuale di Newark per il riciclaggio di 25 milioni di dollari. Il denaro veniva mandato a Panama e in Colombia e poi esportato illegalmente in Gran Bretagna, Germania Ovest e Israele sotto forma di assegni, assegni circolari, vaglia postali e contanti. Il denaro era poi trasferito su conti panamensi. Tal e Goldeshtein vivevano a Edison, New Jersey, dove si erano trasferiti da Seattle. Goldeshtein aveva tentato di depositare 437.000 dollari nella filiale londinese di Citibank.
I federali dissero che Tal era in combutta con Jose Stroh, specializzato in riciclaggio di denaro sporco per il cartello colombiano di Cali. Furono incriminate sedici persone, ma cinque non vennero mai prese. Di queste cinque, Nir Levy, Rea Lev-Ari e Dov Feldman fuggirono in Israele ed evitarono l'estradizione negli Stati Uniti. Tra i fuggiaschi c'era il reclutatore di Tal, l'israeliano Enrique Korc. Tra gli incriminati c'era il rabbino Sholom Levitin, fondatore e capo della Chabad House di Seattle. Tal disse che il soldi riciclati erano "investimenti" israeliani e Levitin negò che la loro provenienza fosse illegale.
Tal avrebbe detto ai suoi uomini, in prevalenza israeliani, che "il denaro veniva da Israele e serviva per investimenti negli Stati Uniti" o che "aveva in qualche modo a che fare con il Mossad, i servizi segreti israeliani".
Secondo una notizia UPI del 17 marzo 1989, uno degli israeliani incriminati e giudicato colpevole, l'ex capitano dell'aeronautica israeliana Moshe Begim, raccontò che gli avevano detto che i soldi erano del Mossad e servivano a finanziare guerriglieri anticomunisti in America Centrale. Gli inquirenti descrissero Begim e un altro membro della banda israeliana, Baruch Zeltzer, rispettivamente come i capi delle operazioni di Los Angeles e Seattle operations. Zeltzer viveva alla Chabad House di Seattle. Fu giudicato colpevole e condannato anche un altro ex militare israeliano che risiedeva a Seattle, Avsholom Hazan. Due israeliani che avevano preso parte all'operazione di Begim a Los Angeles, Alon Redko e Guy Marom, ex membro della Forza di Difesa israeliana, furono anch'essi condannati. La maggior parte degli israeliani incriminati aveva fatto parte del personale di El Al.
Nel 2007 la polizia israeliana arrestò dei capi Chabad per riciclaggio di denaro sporco. Un canale televisivo israeliano riferì che uno dei sospettati di riciclaggio era Arkadi Gaydamak, un mafioso russo-israeliano che si era anche candidato senza successo a sindaco di Gerusalemme. Tra gli arrestati c'era Yosef Aharanov, direttore della Young Chabad Association, che secondo il JPost era stato a capo della campagna Chabad "Bibi is Good for the Jews", che appoggiava la candidatura di Binyamin Netanyahu a Primo Ministro nel 1996.
Ci sono Chabad House a Bogota e Barranquilla, Colombia; La Paz, Bolivia; Kinshasa, Congo; San Jose, Costa Rica; Santo Domingo, Repubblica Dominicana; Quito, Ecuador; Tbilisi, Georgia; Baku, Quba, e Sumqait, Azerbaijan; Pechino, Guangzhou, Shanghai e Hong Kong, China; Guatemala City, Guatemala; Luang Prabang, Laos; Cancun e Tijuana, Mexico; District Thamel di Kathmandu, Nepal; Cusco e Lima, Peru; Chiang Mai, Phuket e Koh Samui, Thailand; Caracas, Venezuela; e Ho Chi Minh City, Vietnam.
In aggiunta a Mumbai, in India ci sono Chabad House a Bangalore, Goa e Manali.
Fonte: WMR
[Valeva la pena di riassumerlo, secondo me. Ci ho perfino ritrovato Arkadi Gaydamak (ecco un'altra delle sue imprese)]
Aggiornamento del 2 dicembre:
Dopo il fatidico lancio della moneta, le traduzioni, i post di sintesi e gli approfondimenti si trasferiscono su mirumir 2.0.
Ricapitolando.
1. Ci sono i Deccan Mujaheddin, autori della rivendicazione, ma non si sa esattamente chi siano né cosa vogliano.
2. C'è l'organizzazione militante Laskar-e Toiba (LeT).
3. C'è il Pakistan. Il comandante delle operazioni all'hotel Oberoi ha subito detto che a quanto pare i terroristi venivano dal Pakistan. Cioè, loro dicevano di essere di Hyderabad, ma mentivano. Loro. Insomma. Uno, ce n'è da torturare.
4. C'è il terrorismo islamico interno: gli indiani avrebbero anche arrestato dei simpatizzanti del SIMI, il Movimento degli Studenti Islamici.
5. C'è il grande boss della criminalità di Mumbai, nonché ex uomo della CIA in Afghanistan al tempo della guerra contro i sovietici, Dawood Ibrahim. Terrorismo, riciclaggio di denaro sporco, casinò, narcotraffico, sospetti contatti con la mafia siciliana, soggetto per vari film di Bollywood, parziale ispirazione per un personaggio di Salman Rushdie, forse addirittura già morto: ormai questo Ibrahim io me lo sogno la notte (son belle sparatorie).
6. Ci sono i servizi segreti pakistani.
7. C'è al-Qaeda.
8. C'è la CIA.
9. C'è il Mossad (quello ovunque, peggio dei lettini di rucola negli anni Novanta).
10. Ci sono i militanti indù.
11. Ci sono perfino i separatisti maoisti.
12. E i tailandesi e i somali, via.
Quanta gente.
Sembra la cena della vigilia da mia suocera.
Se stessimo al cinema sarebbe un film tratto da Giochi Sacri di Vikram Chandra. Girato da David Lynch, però.
Non so quando, non so dove e non so come ma aggiornare aggiorno. Lorsignori restino comodi.
Firmato:
La Cuoca di Lenin.
[Zucchine bruciacchiate? Non buttatele, aggiungeteci della provola affumicata e spalancate le finestre].
[continua]
E rieccomi con la scoperta di un bel pezzo di Yoginder Sikand, esperto di Islam e di rapporti interreligiosi in India e aspramente critico nei confronti dell'Hindutva, l'ideologia nazionalista che promuove la supremazia indù. Spiega come si è formato il Lashkar-e Toiba e la sua pericolosa concezione del jihad armato, fa un po' di utile contesto e aggiunge qualche saggia considerazione finale, citando ma tutto sommato tenendo a bada le teorie del complotto su CIA e Mossad. Appena ho tempo posto tutto su 2.0, ma per ora lo trovate su Tlaxcala, qui:
Mumbai sotto assedio, di Yoginder Sikand.
[continua]
Comunque ve l'avevo detto, che Dawood Ibrahim avevo cominciato a sognarmelo la notte.
Che ci sia o no lil suo zampino (e secondo il solitamente bene informato Wayne Madsen, il cui blog è accessibile solo agli abbonati, ci sarebbe) vale comunque la pena di leggere l'ennesimo istruttivo caso di amicizia USA andata a male. Da figlio di poliziotto a re della criminalità di Bombay, a uomo dei servizi americani e pakistani, per poi riconvertirsi in vendicatore e figura di proporzioni bollywoodiane. È addirittura più fotogenico di bin Lade, ha ispirato l'Abraham Zogoiby di Rushdie e il Suleiman Isa di Chandra, più qualche film. Forse adesso è morto. Il che aggiunge un vago charme all'imprendibilità del personaggio.
Dawood Ibrahim: una mente criminale dietro l'incubo di Mumbai?, di Yoichi Shimatsu.
[continua]
Sempre a proposito di Ibrahim (e qua attenti che entriamo nella conspiracy hardcore) il Wayne Madsen di cui parlavo poco fa non solo è stato il primo a puntare su questa pista.
Madsen si concentra anche sulla Chabad House, il centro ebraico dove sono stati uccisi il rabbino e sua moglie. Ibrahim, dice Madsen, sospettava che la mafia israeliana stesse complottando con le bande criminali estremiste indù per soppiantarlo sulla piazza di Mumbai.
Ma la cosa più interessante è che Madsen fa una breve storia delle Chabad House, usate non solo come rifugi e centri logistici per i servizi segreti israeliani ma anche come copertura di attività criminali. La ricostruzione di Madsen si basa su notizie d'agenzia, dunque vale la pena di riportarla. Nel marzo del 1989 la polizia statunitense sgominò una rete criminale a Seattle, Los Angeles, nel New Jersey, in Colombia e Israele che coinvolgeva anche una Chabad House, responsabile di riciclaggio di denaro sporco.
Adi Tal, ex dipendente della linea aerea israeliana El Al emigrato negli Stati Uniti da Israele nel 1983, e il suo braccio destro Nir Goldeshtein, furono giudicati colpevoli dal Tribunale distrettuale di Newark per il riciclaggio di 25 milioni di dollari. Il denaro veniva mandato a Panama e in Colombia e poi esportato illegalmente in Gran Bretagna, Germania Ovest e Israele sotto forma di assegni, assegni circolari, vaglia postali e contanti. Il denaro era poi trasferito su conti panamensi. Tal e Goldeshtein vivevano a Edison, New Jersey, dove si erano trasferiti da Seattle. Goldeshtein aveva tentato di depositare 437.000 dollari nella filiale londinese di Citibank.
I federali dissero che Tal era in combutta con Jose Stroh, specializzato in riciclaggio di denaro sporco per il cartello colombiano di Cali. Furono incriminate sedici persone, ma cinque non vennero mai prese. Di queste cinque, Nir Levy, Rea Lev-Ari e Dov Feldman fuggirono in Israele ed evitarono l'estradizione negli Stati Uniti. Tra i fuggiaschi c'era il reclutatore di Tal, l'israeliano Enrique Korc. Tra gli incriminati c'era il rabbino Sholom Levitin, fondatore e capo della Chabad House di Seattle. Tal disse che il soldi riciclati erano "investimenti" israeliani e Levitin negò che la loro provenienza fosse illegale.
Tal avrebbe detto ai suoi uomini, in prevalenza israeliani, che "il denaro veniva da Israele e serviva per investimenti negli Stati Uniti" o che "aveva in qualche modo a che fare con il Mossad, i servizi segreti israeliani".
Secondo una notizia UPI del 17 marzo 1989, uno degli israeliani incriminati e giudicato colpevole, l'ex capitano dell'aeronautica israeliana Moshe Begim, raccontò che gli avevano detto che i soldi erano del Mossad e servivano a finanziare guerriglieri anticomunisti in America Centrale. Gli inquirenti descrissero Begim e un altro membro della banda israeliana, Baruch Zeltzer, rispettivamente come i capi delle operazioni di Los Angeles e Seattle operations. Zeltzer viveva alla Chabad House di Seattle. Fu giudicato colpevole e condannato anche un altro ex militare israeliano che risiedeva a Seattle, Avsholom Hazan. Due israeliani che avevano preso parte all'operazione di Begim a Los Angeles, Alon Redko e Guy Marom, ex membro della Forza di Difesa israeliana, furono anch'essi condannati. La maggior parte degli israeliani incriminati aveva fatto parte del personale di El Al.
Nel 2007 la polizia israeliana arrestò dei capi Chabad per riciclaggio di denaro sporco. Un canale televisivo israeliano riferì che uno dei sospettati di riciclaggio era Arkadi Gaydamak, un mafioso russo-israeliano che si era anche candidato senza successo a sindaco di Gerusalemme. Tra gli arrestati c'era Yosef Aharanov, direttore della Young Chabad Association, che secondo il JPost era stato a capo della campagna Chabad "Bibi is Good for the Jews", che appoggiava la candidatura di Binyamin Netanyahu a Primo Ministro nel 1996.
Ci sono Chabad House a Bogota e Barranquilla, Colombia; La Paz, Bolivia; Kinshasa, Congo; San Jose, Costa Rica; Santo Domingo, Repubblica Dominicana; Quito, Ecuador; Tbilisi, Georgia; Baku, Quba, e Sumqait, Azerbaijan; Pechino, Guangzhou, Shanghai e Hong Kong, China; Guatemala City, Guatemala; Luang Prabang, Laos; Cancun e Tijuana, Mexico; District Thamel di Kathmandu, Nepal; Cusco e Lima, Peru; Chiang Mai, Phuket e Koh Samui, Thailand; Caracas, Venezuela; e Ho Chi Minh City, Vietnam.
In aggiunta a Mumbai, in India ci sono Chabad House a Bangalore, Goa e Manali.
Fonte: WMR
[Valeva la pena di riassumerlo, secondo me. Ci ho perfino ritrovato Arkadi Gaydamak (ecco un'altra delle sue imprese)]
Aggiornamento del 2 dicembre:
Dopo il fatidico lancio della moneta, le traduzioni, i post di sintesi e gli approfondimenti si trasferiscono su mirumir 2.0.
venerdì, novembre 28, 2008
Ci stan camin che fumano
Sempre a proposito di perigliosi viaggi in battello, un classico Baedeker: il Traveller's Manual of conversation in four languages, English, French, German, Italian. With vocabulary, short questions, etc (1896).
Nell'imbarcarsi, e di quel che succede in mare
Entrino, signori, nella scialuppa; badino a non farsi male.
Mi pare che il mare sia agitato di molto. Il vascello si è molto inoltrato in mare, e se mai avessimo una scionata, la scialuppa potrebbe capovolgersi, prima che fossimo arrivati.
Non c'è pericolo.
Non vi è da temere.
Ciò non è nulla.
Eccoci giunti al vascello; ma avete durato gran fatica, avete dovuto remigar molto.
Il vento cresce. Mirate quell'onda spaventevole che viene ad infrangersi contro la nostra nave. Temo che avremo una burrasca: il cielo è molto fosco verso ponente.
Il mare è molto fiero; le onde sono burrascose; il moto del vascello mi rivolge lo stomaco; mi duole la testa.
Ho un gran dolor di capo.
La puzza di catrame mi fa male.
Fiuti un po' d'acqua di Cologna, che le farà bene.
Ho gran voglia di recere.
Bea una goccia di essenza di ginepro, che le sarà di sollievo forticandole lo stomaco.
Sono debole assai; voglio coricarmi in branda.
Sì, si corichi, che le farà bene.
Sto un poco meglio, il riposo mi ha fatto bene.
Il vento si è anche calmato, ed il mare è tranquillo.
Come si chiama quest'uccello?
È un gabbiano.
Mi pare che dovremmo bentosto scorgere la spiaggia, perché sono già dieci ore che siamo in viaggio.
Ed è già un pezzo che vediamo la spiaggia.
Dov'è?
Laggiù quella parte nuvolosa e turchiniccia.
Ah sì! Distinguo adesso molto bene la terra col mezzo del mio telescopio.
Che bastimento è quello che si avvicina a noi?
È la barca della dogana.
Sbarco
Eccoci giunti finalmente sani e salvi; ma abbiamo però corso qualche pericolo; che ne dite, signor capitano?
Anzi, signori: abbiamo fatto buonissimo viaggio. Abbiamo fatto in un giorno e mezzo quel che di solito si fa in tre, quattro, ed in cinque giorni.
[L'insuperabile "Ho gran voglia di recere" gareggia con l'inglese "I am very much inclined to be sick"].
Nell'imbarcarsi, e di quel che succede in mare
Entrino, signori, nella scialuppa; badino a non farsi male.
Mi pare che il mare sia agitato di molto. Il vascello si è molto inoltrato in mare, e se mai avessimo una scionata, la scialuppa potrebbe capovolgersi, prima che fossimo arrivati.
Non c'è pericolo.
Non vi è da temere.
Ciò non è nulla.
Eccoci giunti al vascello; ma avete durato gran fatica, avete dovuto remigar molto.
Il vento cresce. Mirate quell'onda spaventevole che viene ad infrangersi contro la nostra nave. Temo che avremo una burrasca: il cielo è molto fosco verso ponente.
Il mare è molto fiero; le onde sono burrascose; il moto del vascello mi rivolge lo stomaco; mi duole la testa.
Ho un gran dolor di capo.
La puzza di catrame mi fa male.
Fiuti un po' d'acqua di Cologna, che le farà bene.
Ho gran voglia di recere.
Bea una goccia di essenza di ginepro, che le sarà di sollievo forticandole lo stomaco.
Sono debole assai; voglio coricarmi in branda.
Sì, si corichi, che le farà bene.
Sto un poco meglio, il riposo mi ha fatto bene.
Il vento si è anche calmato, ed il mare è tranquillo.
Come si chiama quest'uccello?
È un gabbiano.
Mi pare che dovremmo bentosto scorgere la spiaggia, perché sono già dieci ore che siamo in viaggio.
Ed è già un pezzo che vediamo la spiaggia.
Dov'è?
Laggiù quella parte nuvolosa e turchiniccia.
Ah sì! Distinguo adesso molto bene la terra col mezzo del mio telescopio.
Che bastimento è quello che si avvicina a noi?
È la barca della dogana.
Sbarco
Eccoci giunti finalmente sani e salvi; ma abbiamo però corso qualche pericolo; che ne dite, signor capitano?
Anzi, signori: abbiamo fatto buonissimo viaggio. Abbiamo fatto in un giorno e mezzo quel che di solito si fa in tre, quattro, ed in cinque giorni.
[L'insuperabile "Ho gran voglia di recere" gareggia con l'inglese "I am very much inclined to be sick"].
giovedì, novembre 27, 2008
Là in mezzo al mar
Dal Manualetto della Lingua Russa con la pronunzia figurata, 1906.
In battello, frasi utili
Non voglio mangiare; mi sento male; mi viene da vomitare; soffro il mal di mare; vado a coricarmi.
Un segnale di campana; una collisione; siamo arenati; un guasto in macchina; un incendio; è l'ora del pranzo.
In battello, frasi utili
Non voglio mangiare; mi sento male; mi viene da vomitare; soffro il mal di mare; vado a coricarmi.
Un segnale di campana; una collisione; siamo arenati; un guasto in macchina; un incendio; è l'ora del pranzo.
mercoledì, novembre 26, 2008
Esercizio tolstojano
Dal Manualetto della Lingua Russa con la pronunzia figurata, 1906.
Un tale morendo lascia 24591 rubli; al maggiore figlio lega la quarta parte della somma, al secondo il terzo, al terzo i tre ottavi, il resto ai poveri.
Quanto rimane ai poveri?
Un tale morendo lascia 24591 rubli; al maggiore figlio lega la quarta parte della somma, al secondo il terzo, al terzo i tre ottavi, il resto ai poveri.
Quanto rimane ai poveri?
martedì, novembre 25, 2008
La minuta del giorno
Da Manualetto della Lingua Russa con la pronunzia figurata
(ristampa anastatica di edizione del 1906, regalo di Prezioso Bracciodestro)
All'albergo, ecc.
C'è pranzi in comune? A che ora?
Si può avere il pranzo qui?
Portatemi la minuta.
Dov'è la sala da pranzo?
Portatemi del sapone, un asciugamani, dell'acqua, dei fiammiferi, una candela, un lume, un paralume.
Dov'è la chiave? La bugia? Il cesso?
Fino a che ora si può star fuori la notte?
C'è un chiavino per la porta di strada?
[Grammatiche e frasari anzianotti, mia segreta passione]
(ristampa anastatica di edizione del 1906, regalo di Prezioso Bracciodestro)
All'albergo, ecc.
C'è pranzi in comune? A che ora?
Si può avere il pranzo qui?
Portatemi la minuta.
Dov'è la sala da pranzo?
Portatemi del sapone, un asciugamani, dell'acqua, dei fiammiferi, una candela, un lume, un paralume.
Dov'è la chiave? La bugia? Il cesso?
Fino a che ora si può star fuori la notte?
C'è un chiavino per la porta di strada?
[Grammatiche e frasari anzianotti, mia segreta passione]
I Migliori Cervelli d'America
E dai, si temeva Larry Summers al Tesoro, invece è finito soltanto al Consiglio nazionale per l'economia.
Larry Summers! (di Mark Ames non si butta mai via niente).
Larry Summers! (di Mark Ames non si butta mai via niente).
lunedì, novembre 24, 2008
Brutto Posto di Confine Vanta Bellezza Interiore, Digos si Dissocia
Se chiedete a un goriziano della sua città farà il possibile per convincervi ad andarvene. Allargherà le braccia, atteggerà il volto alla sua migliore espressione tendenza Basaglia e si giustificherà così:
"Siamo indietro su tutto",
o anche
"Abbiamo solo il castello, ma è finto",
oppure, se va di fretta:
"A Gorizia non c'è niente".
Da tre anni questo brutto posto di confine si riempie per qualche giorno di cultura gratis: mostre, cinema, poesia, profezie, emozioni, letteratura, economia, ideologia, musica, psicanalisi, vino. Il pubblico è attento, divertito e molto vario, in ogni caso diverso dal Genere Grandi Eventi, quello che fa numero e bivacca disorientato fotografando col flash gente vista alla tv.
Grazie signor Princis, grazie associazione ex-border.
Noi si apprezza tanto, soprattutto di questi tempi.
Firmato: La Cuoca di Lenin.
[Un commosso ringraziamento anche ai due zelanti agenti della Digos che nella notte tra venerdì e sabato hanno tirato giù dal letto Mario Capanna nella sua stanza d'albergo alla Transalpina ("Come mai a Gorizia? Cosa deve fare qui? Intende andare in Slovenia?"). Alle due di notte. Mario Capanna. Adesso ditemi voi].
"Siamo indietro su tutto",
o anche
"Abbiamo solo il castello, ma è finto",
oppure, se va di fretta:
"A Gorizia non c'è niente".
Da tre anni questo brutto posto di confine si riempie per qualche giorno di cultura gratis: mostre, cinema, poesia, profezie, emozioni, letteratura, economia, ideologia, musica, psicanalisi, vino. Il pubblico è attento, divertito e molto vario, in ogni caso diverso dal Genere Grandi Eventi, quello che fa numero e bivacca disorientato fotografando col flash gente vista alla tv.
Grazie signor Princis, grazie associazione ex-border.
Noi si apprezza tanto, soprattutto di questi tempi.
Firmato: La Cuoca di Lenin.
[Un commosso ringraziamento anche ai due zelanti agenti della Digos che nella notte tra venerdì e sabato hanno tirato giù dal letto Mario Capanna nella sua stanza d'albergo alla Transalpina ("Come mai a Gorizia? Cosa deve fare qui? Intende andare in Slovenia?"). Alle due di notte. Mario Capanna. Adesso ditemi voi].
giovedì, novembre 20, 2008
Quattro volte Žižek
mercoledì, novembre 19, 2008
SOFA, So Good?
Questo post serve a raccogliere un po' di link e fondamentalmente a giustificare il gioco di parole nel titolo.
Tre giorni fa i media hanno diffuso la notizia dell'approvazione da parte del governo iracheno del SOFA (Status of Forces Agreement, Accordo sullo Status delle Forze Armate) con gli Stati Uniti. Si è scritto che l'accordo prevede il ritiro totale delle truppe USA dall'Iraq entro la fine del 2011.
Innanzitutto cos'è un SOFA lo capite benissimo qui dallo Zio che riporta alcuni utili estratti da Nemesi di Chalmers Johnson.
Fatto?
Se nel frattempo vi è sorta la domanda "Ma allora è possibile che gli Stati Uniti trovino il modo di garantirsi delle basi permanenti all'estero senza dover passare per l'approvazione del Congresso?", allora sappiate che la risposta è: sì, grazie ai SOFA.
Fatto?
Si parla spesso di un solo accordo, come osserva la Berrigan nel suo pezzo, ma in realtà gli accordi firmati sono due: il SOFA e lo Strategic Framework Agreement (Accordo quadro strategico): "un quadro strategico a lungo termine che [...] definirebbe per anni le relazioni tra i due paesi nei settori dell''economia, cultura, scienza, tecnologia, sanità e commercio'", secondo le parole del negoziatore americano, l'ambasciatore Crocker (fonte Reuters).
Come nota Moon of Alabama, però, il portavoce del primo ministro iracheno Al Maliki ha parlato anche di "aspetti legali e giudiziari".
Dunque, dov'è che si trova questo SFA? Si può leggere? Pare di no.
Non è che, come osserva sempre MoB, il SOFA di cui tutti parlano finirà per essere uno specchietto per le allodole mentre i veri piani strategici sull'Iraq si decidono da un'altra parte?
Un minuto di mumble mumble complottista.
Fatto?
Per tornare al SOFA, è interessante notare che non è ancora stato diffuso ufficialmente (sapete, tipo su un sito del governo statunitense). Il testo è stato pubblicato da Al Sabah di Baghdad, e il blogger e giornalista Raed Jarrar rimanda alla sua traduzione in inglese.
Fatti che meritano attenzione:
L'agenzia di informazione iraniana Fars è stata tra i primi a diffondere il testo in arabo (fonte: Missing Links); inoltre le autorità religiose iraniane avrebbero espresso approvazione riguardo l'accordo. Viene da pensare, come scrive Helena Cobban, che la permanenza delle truppe americane in Iraq fino alla fine del 2011 sia considerata come una garanzia che per i prossimi tre anni nessuno a Washington deciderà di attaccare l'Iran; lo proverebbe la rapidità con cui le principali fazioni del governo iracheno - pesantemente influenzate dall'Iran - hanno approvato questo SOFA.
La portavoce della Casa Bianca Dana Perino ha già detto che il "termine ultimo" citato dall'accordo è solo "aspirational", "un'aspirazione".
In rete si trova anche il testo dell'accordo con tanto di modifiche e revisioni (il file .pdf sta sempre dallo zio, io il file word l'ho caricato qui), che sono segnate in rosso.
È giunto il momento della traduzione breve ma illuminante?
Credo di sì. Secondo Chris Floyd il SOFA servirebbe a creare un'utile illusione che la guerra sia ormai magicamente alle spalle e la renderà meno visibile alla coscienza pubblica; e visto che le "aspirazioni" espresse nell'accordo dipendono dalle "circostanze" e le circostanze in tempo di guerra cambiano, Obama avrà abbondante spazio di manovra per decidere che l'America è più sicura se le truppe restano. L'epoca del pensiero magico: la cortina di fumo del SOFA e il potere presidenziale.
E così, a quanto pare,
indipendentemente dai contenuti del SOFA, presto il nuovo presidente degli Stati Uniti avrà la facoltà esecutiva di modificarlo: dunque Obama potrà tenere le truppe in Iraq per tutta la durata della sua amministrazione, e di questo deve essere grato a Bush, che ha fatto sì che l'accordo non raggiungesse mai lo status di un trattato e dunque non sia soggetto a dibattito e voto al Congresso.
E infine, la parola del giorno: aspirational, \ˌas-pə-ˈrā-sh(ə-)nəl\
Da aspiration, \ˌas-pə-ˈrā-shən\
3 a: a strong desire to achieve something high or great.
Il tutto, come sempre, li nobilita.
Tre giorni fa i media hanno diffuso la notizia dell'approvazione da parte del governo iracheno del SOFA (Status of Forces Agreement, Accordo sullo Status delle Forze Armate) con gli Stati Uniti. Si è scritto che l'accordo prevede il ritiro totale delle truppe USA dall'Iraq entro la fine del 2011.
Innanzitutto cos'è un SOFA lo capite benissimo qui dallo Zio che riporta alcuni utili estratti da Nemesi di Chalmers Johnson.
Fatto?
Se nel frattempo vi è sorta la domanda "Ma allora è possibile che gli Stati Uniti trovino il modo di garantirsi delle basi permanenti all'estero senza dover passare per l'approvazione del Congresso?", allora sappiate che la risposta è: sì, grazie ai SOFA.
Fatto?
Si parla spesso di un solo accordo, come osserva la Berrigan nel suo pezzo, ma in realtà gli accordi firmati sono due: il SOFA e lo Strategic Framework Agreement (Accordo quadro strategico): "un quadro strategico a lungo termine che [...] definirebbe per anni le relazioni tra i due paesi nei settori dell''economia, cultura, scienza, tecnologia, sanità e commercio'", secondo le parole del negoziatore americano, l'ambasciatore Crocker (fonte Reuters).
Come nota Moon of Alabama, però, il portavoce del primo ministro iracheno Al Maliki ha parlato anche di "aspetti legali e giudiziari".
Dunque, dov'è che si trova questo SFA? Si può leggere? Pare di no.
Non è che, come osserva sempre MoB, il SOFA di cui tutti parlano finirà per essere uno specchietto per le allodole mentre i veri piani strategici sull'Iraq si decidono da un'altra parte?
Un minuto di mumble mumble complottista.
Fatto?
Per tornare al SOFA, è interessante notare che non è ancora stato diffuso ufficialmente (sapete, tipo su un sito del governo statunitense). Il testo è stato pubblicato da Al Sabah di Baghdad, e il blogger e giornalista Raed Jarrar rimanda alla sua traduzione in inglese.
Fatti che meritano attenzione:
L'agenzia di informazione iraniana Fars è stata tra i primi a diffondere il testo in arabo (fonte: Missing Links); inoltre le autorità religiose iraniane avrebbero espresso approvazione riguardo l'accordo. Viene da pensare, come scrive Helena Cobban, che la permanenza delle truppe americane in Iraq fino alla fine del 2011 sia considerata come una garanzia che per i prossimi tre anni nessuno a Washington deciderà di attaccare l'Iran; lo proverebbe la rapidità con cui le principali fazioni del governo iracheno - pesantemente influenzate dall'Iran - hanno approvato questo SOFA.
La portavoce della Casa Bianca Dana Perino ha già detto che il "termine ultimo" citato dall'accordo è solo "aspirational", "un'aspirazione".
In rete si trova anche il testo dell'accordo con tanto di modifiche e revisioni (il file .pdf sta sempre dallo zio, io il file word l'ho caricato qui), che sono segnate in rosso.
È giunto il momento della traduzione breve ma illuminante?
Credo di sì. Secondo Chris Floyd il SOFA servirebbe a creare un'utile illusione che la guerra sia ormai magicamente alle spalle e la renderà meno visibile alla coscienza pubblica; e visto che le "aspirazioni" espresse nell'accordo dipendono dalle "circostanze" e le circostanze in tempo di guerra cambiano, Obama avrà abbondante spazio di manovra per decidere che l'America è più sicura se le truppe restano. L'epoca del pensiero magico: la cortina di fumo del SOFA e il potere presidenziale.
E così, a quanto pare,
indipendentemente dai contenuti del SOFA, presto il nuovo presidente degli Stati Uniti avrà la facoltà esecutiva di modificarlo: dunque Obama potrà tenere le truppe in Iraq per tutta la durata della sua amministrazione, e di questo deve essere grato a Bush, che ha fatto sì che l'accordo non raggiungesse mai lo status di un trattato e dunque non sia soggetto a dibattito e voto al Congresso.
E infine, la parola del giorno: aspirational, \ˌas-pə-ˈrā-sh(ə-)nəl\
Da aspiration, \ˌas-pə-ˈrā-shən\
3 a: a strong desire to achieve something high or great.
Il tutto, come sempre, li nobilita.
lunedì, novembre 17, 2008
Well I woke up this morning
La mia attività onirica bulgakoviana vi è ormai nota. Ultimamente ho chiesto un po' in giro, ché fare così tanti sogni e così strani richiede un minimo di organizzazione. Per esempio, è qualcosa che mangio o che non mangio? Vitamine in difetto o in eccesso? È il latte? Ci sono tracce di LSD nel Sensodyne? È il momento particolare della mia vita dominata da Saturno e il fatto che mai come ora sembri sceneggiata da uno a metà tra Calavera e Topo Gigio (cit. L.), cioè tra un adorabile sadico e un roditore biondo con spaventose carenze affettive?
Così ho chiesto in giro.
Solo che a chiedere in giro si ricevono le risposte più strane. Dice che questi sono sogni lucidi, che a volte capita anzi di non essere certi se si è svegli o se si sta sognando, dice che per questo ci sono perfino delle tecniche. A me queste tecniche sembrano sceme. La tecnica numero uno è abituarsi a controllare l'ora a intervalli regolari durante la giornata: così lo si farà anche durante il sogno, per accorgersi che nei sogni gli orologi fanno cose strane, e non tengono mai le lancette o i led al posto giusto. Ma chi lo porta mai, l'orologio.
La seconda tecnica è ancora più scema. Quando non si è certi se si stia sognando bisogna osservarsi le mani. Se mancano delle dita o ce ne sono d'avanzo si sogna. Grazie tante.
Questa tecnica mi sembrava così strampalata che l'ho esposta anche a M., e che vi devo dire: a noi questa roba alla Castaneda ci lascia più scettici di Focus. Del resto: mandateci a un seminario di sciamanesimo mesoamericano e dopo due ore stiamo già organizzando una corsa di fagioli salterini, un mini-torneo di Texas Hold'em o anche un banale giro di Mezcal.
E proprio a gente così devono capitare i sogni lucidi.
Fatto sta che da un po' di tempo sogno che spariscono le cose. C'è il sogno senza sale, il sogno senza carta, il sogno senza acqua.
Di sogni senza acqua ce ne sono due.
Variante uno, manca l'acqua ma fuori piove. L'acqua che piove però [inserire motivo qui: è acida, è salata, è solida] non è potabile e la sognante lucida si avvia a morte sicura.
Variante due, manca l'acqua ma piove in casa e l'acqua che piove non è potabile [inserire motivo qui: è tossica, è bollente, sembra acqua ma non lo è]; la sognante lucida anche qui si avvia a morte sicura.
In questi sogni è spesso presente mio padre, che nella vita reale è quello in grado di risolvere le cose con un cacciavite, un tronchesino, un deviatore, del nastro isolante o un po' di stucco. Ma lui nei sogni lucidi guarda in su e scuote la testa.
È l'alba e sento uno sgocciolio insistente.
Accendo la luce. Il Signor G. mi sta accucciato accanto, sveglio e con uno sguardo in cui leggo "che cazzo è", "dormo di qua perché di là c'è casino" e "sei tu il capo".
Raggiungo il soggiorno. Lo sgocciolio è sempre più forte e comincio a sentire un forte odore di muffa e umidità. Allungo la mano per accendere la lampada a soffitto. Cortocircuito. Il pavimento è bagnato, lo sgocciolio continua, sento odore di muri fradici e di incubo. Ed è buio pesto, il che significa che non posso neanche contarmi le dita delle mani.
Se fosse un sogno lucido in questo momento enterebbe tranquillo tranquillo M. armato di una delle sue battute oniriche tipo "mi dicono che qui si pescano cefali niente male" o "stellina, guarda che ti si sono arricciati i capelli".
Ma niente.
Comincio dunque a pensare di essere sveglia e nel mezzo di un dramma domestico.
Un'ora dopo ho già in mano alcune informazioni utili: l'impianto di riscaldamento dell'appartamento del piano di sopra ha deciso di scaricare il suo contenuto d'acqua su casa mia; il salvavita è scattato perché l'acqua scendeva dalla lampada a soffitto (e non so voi, ma a me il binomio acqua+elettricità sa di morte stupida; tra le cose che mi fanno paura lo metterei subito dopo gli scorpioni ma molto prima dei clown bianchi); da una metratura consistente del soffitto del soggiorno, della cucina e dello studio, e cioè di due terzi della casa, scende filtra zampilla e sgocciola tanta acqua evidentemente non potabile.
Sembra di stare in un film di Tarkovskij.
Accanto a me ci sono l'affranto vicino del piano di sopra e l'affranta sua moglie. Poco dopo si accodano mesti i vicini del piano di sotto, perché il Rio de la Plata ha raggiunto anche loro. Tutti lì, in pigiama, lividi, spettinati e con le torce in mano a prenderci gli schizzi e a chiederci quanto dureranno. Nel frattempo abbiamo chiuso l'acqua ai vicini, messo la caldaia assassina in condizioni di non nuocere e stabilito dei turni di guardia.
A quel punto arriva mio padre con un set di cacciaviti per smontaggio lampada e riattivazione corrente elettrica.
L'acqua continua a venir giù. Il pubblico è ora costituito da vicini affranti con anziana suocera al seguito, altri vicini preoccupati, signora morta, figlia della signora morta, bambina del pianoforte, bambina del flauto dolce e anche dentista del pianterreno (perché l'acqua quando si infiltra si infiltra).
Il signor G. ha conquistato un'altura (il lettore dvd) e assiste alla scena con l'aria di pensare "e a me tante storie per una pisciatina".
A quel punto riappare mio padre, questa volta armato di trapano, perché state certi che se c'è un lavoro impopolare da fare lui è pronto a farlo, anche se si tratta di bucare il soffitto. E di bucarlo più volte, visto che tra mio padre e il corso d'acqua c'è una trave che rompe i coglioni.
Una volta bucato il soffitto scendono, non per vantarci, 150 litri d'acqua, cioè sei secchiate da venticinque litri goccia più goccia meno.
Restiamo tutti incantati come davanti alle fontane di Versailles o al presepe più bagnato del mondo, a raccontarci storie di spandimenti, infiltrazioni, scarichi della lavastoviglie malamente innestati, calcare e lavatrici, trapani anarchici e tubature compiacenti.
Poi, silenzio.
Poi, la voce di mio padre: "E pensare quanto abbiamo faticato per avere l'acqua corrente in casa".
L'acqua, finalmente stanca di correre, si ferma.
Adesso c'è solo una libreria enorme da svuotare e un pavimento da asciugare. Ho passato il phon sulle stampe di Utamaro. Ho consolato il vicino affranto che tra una foto e l'altra ("per l'assicurazione") covava ormai propositi suicidi:
- Che disastro, ci vorranno mesi perché si asciughi tutto.
- Tranquillo, sono cose che si risolvono.
- E questo odore di muri bagnati, terribile.
- Ma no.
- Troppo gentile, troppo gentile! Pago tutto, danni diretti e indiretti!
- Però adesso non si metta a piangere che qua è già abbastanza umido.
Se vedete Saturno, o anche Topo Gigio, ditegli di piantarla. Col Calavera me la vedo io.
18.37.
Fortunatamente è stata una giornata serena e ventosa.
Peccato solo che faccia buio presto.
Peccato anche che - per un fenomeno meteorologico cui non mi sento di dar torto - sul soggiorno sia calata una fitta nebbia. Mia madre, che era passata per rendersi utile ("hai mica bisogno che ti lavo i vetri?"), ha appena tamponato il signor G. dopo una manovra azzardata e ora tenta la via della constatazione amichevole.
Ma io sono sorprendentemente calma.
Mi conto le dita.
Dieci.
Cazzo.
Così ho chiesto in giro.
Solo che a chiedere in giro si ricevono le risposte più strane. Dice che questi sono sogni lucidi, che a volte capita anzi di non essere certi se si è svegli o se si sta sognando, dice che per questo ci sono perfino delle tecniche. A me queste tecniche sembrano sceme. La tecnica numero uno è abituarsi a controllare l'ora a intervalli regolari durante la giornata: così lo si farà anche durante il sogno, per accorgersi che nei sogni gli orologi fanno cose strane, e non tengono mai le lancette o i led al posto giusto. Ma chi lo porta mai, l'orologio.
La seconda tecnica è ancora più scema. Quando non si è certi se si stia sognando bisogna osservarsi le mani. Se mancano delle dita o ce ne sono d'avanzo si sogna. Grazie tante.
Questa tecnica mi sembrava così strampalata che l'ho esposta anche a M., e che vi devo dire: a noi questa roba alla Castaneda ci lascia più scettici di Focus. Del resto: mandateci a un seminario di sciamanesimo mesoamericano e dopo due ore stiamo già organizzando una corsa di fagioli salterini, un mini-torneo di Texas Hold'em o anche un banale giro di Mezcal.
E proprio a gente così devono capitare i sogni lucidi.
Fatto sta che da un po' di tempo sogno che spariscono le cose. C'è il sogno senza sale, il sogno senza carta, il sogno senza acqua.
Di sogni senza acqua ce ne sono due.
Variante uno, manca l'acqua ma fuori piove. L'acqua che piove però [inserire motivo qui: è acida, è salata, è solida] non è potabile e la sognante lucida si avvia a morte sicura.
Variante due, manca l'acqua ma piove in casa e l'acqua che piove non è potabile [inserire motivo qui: è tossica, è bollente, sembra acqua ma non lo è]; la sognante lucida anche qui si avvia a morte sicura.
In questi sogni è spesso presente mio padre, che nella vita reale è quello in grado di risolvere le cose con un cacciavite, un tronchesino, un deviatore, del nastro isolante o un po' di stucco. Ma lui nei sogni lucidi guarda in su e scuote la testa.
È l'alba e sento uno sgocciolio insistente.
Accendo la luce. Il Signor G. mi sta accucciato accanto, sveglio e con uno sguardo in cui leggo "che cazzo è", "dormo di qua perché di là c'è casino" e "sei tu il capo".
Raggiungo il soggiorno. Lo sgocciolio è sempre più forte e comincio a sentire un forte odore di muffa e umidità. Allungo la mano per accendere la lampada a soffitto. Cortocircuito. Il pavimento è bagnato, lo sgocciolio continua, sento odore di muri fradici e di incubo. Ed è buio pesto, il che significa che non posso neanche contarmi le dita delle mani.
Se fosse un sogno lucido in questo momento enterebbe tranquillo tranquillo M. armato di una delle sue battute oniriche tipo "mi dicono che qui si pescano cefali niente male" o "stellina, guarda che ti si sono arricciati i capelli".
Ma niente.
Comincio dunque a pensare di essere sveglia e nel mezzo di un dramma domestico.
Un'ora dopo ho già in mano alcune informazioni utili: l'impianto di riscaldamento dell'appartamento del piano di sopra ha deciso di scaricare il suo contenuto d'acqua su casa mia; il salvavita è scattato perché l'acqua scendeva dalla lampada a soffitto (e non so voi, ma a me il binomio acqua+elettricità sa di morte stupida; tra le cose che mi fanno paura lo metterei subito dopo gli scorpioni ma molto prima dei clown bianchi); da una metratura consistente del soffitto del soggiorno, della cucina e dello studio, e cioè di due terzi della casa, scende filtra zampilla e sgocciola tanta acqua evidentemente non potabile.
Sembra di stare in un film di Tarkovskij.
Accanto a me ci sono l'affranto vicino del piano di sopra e l'affranta sua moglie. Poco dopo si accodano mesti i vicini del piano di sotto, perché il Rio de la Plata ha raggiunto anche loro. Tutti lì, in pigiama, lividi, spettinati e con le torce in mano a prenderci gli schizzi e a chiederci quanto dureranno. Nel frattempo abbiamo chiuso l'acqua ai vicini, messo la caldaia assassina in condizioni di non nuocere e stabilito dei turni di guardia.
A quel punto arriva mio padre con un set di cacciaviti per smontaggio lampada e riattivazione corrente elettrica.
L'acqua continua a venir giù. Il pubblico è ora costituito da vicini affranti con anziana suocera al seguito, altri vicini preoccupati, signora morta, figlia della signora morta, bambina del pianoforte, bambina del flauto dolce e anche dentista del pianterreno (perché l'acqua quando si infiltra si infiltra).
Il signor G. ha conquistato un'altura (il lettore dvd) e assiste alla scena con l'aria di pensare "e a me tante storie per una pisciatina".
A quel punto riappare mio padre, questa volta armato di trapano, perché state certi che se c'è un lavoro impopolare da fare lui è pronto a farlo, anche se si tratta di bucare il soffitto. E di bucarlo più volte, visto che tra mio padre e il corso d'acqua c'è una trave che rompe i coglioni.
Una volta bucato il soffitto scendono, non per vantarci, 150 litri d'acqua, cioè sei secchiate da venticinque litri goccia più goccia meno.
Restiamo tutti incantati come davanti alle fontane di Versailles o al presepe più bagnato del mondo, a raccontarci storie di spandimenti, infiltrazioni, scarichi della lavastoviglie malamente innestati, calcare e lavatrici, trapani anarchici e tubature compiacenti.
Poi, silenzio.
Poi, la voce di mio padre: "E pensare quanto abbiamo faticato per avere l'acqua corrente in casa".
L'acqua, finalmente stanca di correre, si ferma.
Adesso c'è solo una libreria enorme da svuotare e un pavimento da asciugare. Ho passato il phon sulle stampe di Utamaro. Ho consolato il vicino affranto che tra una foto e l'altra ("per l'assicurazione") covava ormai propositi suicidi:
- Che disastro, ci vorranno mesi perché si asciughi tutto.
- Tranquillo, sono cose che si risolvono.
- E questo odore di muri bagnati, terribile.
- Ma no.
- Troppo gentile, troppo gentile! Pago tutto, danni diretti e indiretti!
- Però adesso non si metta a piangere che qua è già abbastanza umido.
Se vedete Saturno, o anche Topo Gigio, ditegli di piantarla. Col Calavera me la vedo io.
18.37.
Fortunatamente è stata una giornata serena e ventosa.
Peccato solo che faccia buio presto.
Peccato anche che - per un fenomeno meteorologico cui non mi sento di dar torto - sul soggiorno sia calata una fitta nebbia. Mia madre, che era passata per rendersi utile ("hai mica bisogno che ti lavo i vetri?"), ha appena tamponato il signor G. dopo una manovra azzardata e ora tenta la via della constatazione amichevole.
Ma io sono sorprendentemente calma.
Mi conto le dita.
Dieci.
Cazzo.
Palle
Con i carri armati russi a soli 50 chilometri da Tbilisi, il 12 agosto, Sarkozy disse a Putin che il mondo non avrebbe accettato la deposizione del Governo georgiano. Secondo Levitte [Jean-David, consigliere diplomatico di Sarkozy, N.d.T.], il russo non sembrava preoccupato per la reazione internazionale. “Saakashvili lo appenderò per le palle” dichiarò Putin.
Sarkozy pensò di aver capito male. “Appenderlo?” chiese. “Perché no?” disse Putin. “Gli americani hanno appeso Saddam Hussein.”
Sarkozy, dandogli del tu, cercò di ragionarci: “Sì, ma vuoi finire come Bush?”. Putin rimase brevemente interdetto e poi disse: “Ah. Anche tu hai ragione”.
Fonte: The Times
Sarkozy pensò di aver capito male. “Appenderlo?” chiese. “Perché no?” disse Putin. “Gli americani hanno appeso Saddam Hussein.”
Sarkozy, dandogli del tu, cercò di ragionarci: “Sì, ma vuoi finire come Bush?”. Putin rimase brevemente interdetto e poi disse: “Ah. Anche tu hai ragione”.
Fonte: The Times
venerdì, novembre 14, 2008
Le Migliori Menti di Una Generazione, Per Fortuna Non la Mia
- Ti dirò, piaciuti i Soulwax.
- Bello?
- Bello perché vario, spaziano.
- Io ho sentito Craig.
- Techno di Detroit, spacca. Bravo?
- Picchiatissimo.
- E poi un tipo, come si chiama. All'inizio molto tranquillo, poi è cresciuto.
- Alla Grotta com'è?
- Beh, essendo kiccissimo è una figata.
- E il Fly?
- Una menata. Fanno mezz'ora e vanno via.
- Ma il posto migliore era il Sottosopra.
- Fighissimo.
- Ti ricordi il palchetto, che si poteva ancora fumare, sembrava di essere sulle giostre con le luci e il fumo che sapeva, che sapeva... di vaniglia, quasi.
- Figata.
- Peccato che ha chiuso.
- Adesso ha aperto un kebab. Mi pare.
- Cio', e invece Edo lo becco che mi ascolta minimal.
- Non capisce un cazzo, cerca best tracks minimal su emule.
- La minimal dopo dieci minuti ti scassa.
- Anche prima.
- Sai cosa, a me le robe elettro-modaiole non mi piacciono.
- Neanche a me.
- ...
- Vai a Venezia?
- Sì, vado a informarmi per l'esame da avvocato.
- Ah.
- ...
- Anch'io.
"Daju sovety", "Do consigli".
- Bello?
- Bello perché vario, spaziano.
- Io ho sentito Craig.
- Techno di Detroit, spacca. Bravo?
- Picchiatissimo.
- E poi un tipo, come si chiama. All'inizio molto tranquillo, poi è cresciuto.
- Alla Grotta com'è?
- Beh, essendo kiccissimo è una figata.
- E il Fly?
- Una menata. Fanno mezz'ora e vanno via.
- Ma il posto migliore era il Sottosopra.
- Fighissimo.
- Ti ricordi il palchetto, che si poteva ancora fumare, sembrava di essere sulle giostre con le luci e il fumo che sapeva, che sapeva... di vaniglia, quasi.
- Figata.
- Peccato che ha chiuso.
- Adesso ha aperto un kebab. Mi pare.
- Cio', e invece Edo lo becco che mi ascolta minimal.
- Non capisce un cazzo, cerca best tracks minimal su emule.
- La minimal dopo dieci minuti ti scassa.
- Anche prima.
- Sai cosa, a me le robe elettro-modaiole non mi piacciono.
- Neanche a me.
- ...
- Vai a Venezia?
- Sì, vado a informarmi per l'esame da avvocato.
- Ah.
- ...
- Anch'io.
"Daju sovety", "Do consigli".
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