Un abitante di Perm', a proposito del Boeing 737 precipitato poco lontano da casa sua: "La prima cosa che è pensato è stata: gli americani ci attaccano con i Grad".
Link
domenica, settembre 14, 2008
venerdì, settembre 12, 2008
Effe qua, effe là: Lavrov, Miliband e il linguaggio diplomatico
Su, confessate. Quando sentite una dichiarazione del ministro degli esteri britannico David Miliband o vi imbattete in una sua fotografia non provate l'impulso irrefrenabile di prendergli la punta del naso tra l'indice e il medio e torcergliela fino a farlo piagnucolare? Di mettergli una ventina di grammi di sostanze proibite nella taschina del blazer? Di vestirlo da criceto e abbandonarlo nel recinto delle tigri siberiane? Di vestirlo da tigre siberiana e abbandonarlo tra le braccia di Putin?
A me e a Lavrov qualche volta sì.
Non gli bastava l'embargo delle cornamuse di Sua Maestà, al Miliband: lui voleva esprimere personalmente al ministro degli esteri russo - non particolarmente noto per la sua delicatezza diplomatica - lo scontento britannico per i fatti della Georgia e per la nuova aggressiva politica estera della Russia. Pare però che a Lavrov non sia piaciuto ricevere lezioni dal giovane Miliband, racconta Andrew Porter del Telegraph.
Chi ha visto la trascrizione della telefonata dice che l'uso ripetuto della "F word" è stato tale da rendere difficile la stesura di una nota leggibile sulla conversazione.
Secondo una notizia non confermata, Lavrov avrebbe detto più o meno "Chi è lei per f-darmi delle f-lezioni?" ("Who are you to f------ lecture me?") e avrebbe chiesto al f-Miliband in termini ugualmente bruschi se f-sapesse f-qualcosa della storia russa.
Una fonte interna a Whitehall ha raccontato: "Era tutto un effe qua e un effe là. Non quello che si definirebbe linguaggio diplomatico. Piuttosto scioccante".
Fonti del Foreign Office hanno confermato che sono volate parolacce, "ma solo da una parte".
Dai commenti al blog di Porter: "Miliband does not need abuse from others, he appears quite capable of abusing himself".
Update:
Il portavoce del Ministero degli Esteri russo però nega. I ministri non si insultano, dice. Inammissibile. Cosa sono queste storie.
Ok.
Chi ha sottomano un costume da criceto taglia, direi, 48?
A me e a Lavrov qualche volta sì.
Non gli bastava l'embargo delle cornamuse di Sua Maestà, al Miliband: lui voleva esprimere personalmente al ministro degli esteri russo - non particolarmente noto per la sua delicatezza diplomatica - lo scontento britannico per i fatti della Georgia e per la nuova aggressiva politica estera della Russia. Pare però che a Lavrov non sia piaciuto ricevere lezioni dal giovane Miliband, racconta Andrew Porter del Telegraph.
Chi ha visto la trascrizione della telefonata dice che l'uso ripetuto della "F word" è stato tale da rendere difficile la stesura di una nota leggibile sulla conversazione.
Secondo una notizia non confermata, Lavrov avrebbe detto più o meno "Chi è lei per f-darmi delle f-lezioni?" ("Who are you to f------ lecture me?") e avrebbe chiesto al f-Miliband in termini ugualmente bruschi se f-sapesse f-qualcosa della storia russa.
Una fonte interna a Whitehall ha raccontato: "Era tutto un effe qua e un effe là. Non quello che si definirebbe linguaggio diplomatico. Piuttosto scioccante".
Fonti del Foreign Office hanno confermato che sono volate parolacce, "ma solo da una parte".
Dai commenti al blog di Porter: "Miliband does not need abuse from others, he appears quite capable of abusing himself".
Update:
Il portavoce del Ministero degli Esteri russo però nega. I ministri non si insultano, dice. Inammissibile. Cosa sono queste storie.
Ok.
Chi ha sottomano un costume da criceto taglia, direi, 48?
martedì, settembre 09, 2008
Sapessi com'è strano Berlusconi che bombarda Bolzano
Dal lungo e circostanziato pezzo dell'inviato della testata russa Expert Online a Cernobbio, Evgenij Utkin:
"Al summit hanno partecipato anche due vip russi (anche se come uditori, perché non inclusi nel programma preliminare): l'assistente del presidente della Federazione Russa Arkadij Dvorkovič e il conduttore televisivo e membro del Consiglio presso il presidente della Federazione Russa per lo sviluppo delle istituzioni della società civile e dei diritti dell'uomo Aleksej Puškov. Il primo giorno Dvorkovič ha tenuto una buona conferenza stampa (i giornalisti lo hanno definito 'rigoroso e competente'), mentre Puškov il secondo giorno ha partecipato a un programma televisivo di RAIUno intitolato 'La vita dopo il petrolio' (peccato che poi l'abbiano spostato all'una di notte, dopo un documentario sul concorso di Miss Italia, quando tutti i potenziali spettatori già dormivano). Inoltre hanno concesso varie interviste.
Anche all'inviato di Expert Online sono state fatte molte domande sulla visione russa del conflitto, ed è stato riscontrato che perfino tra i giornalisti non molti avevano sentito parlare di Tskhinvali e che non tutti hanno compreso la situazione. Dunque è convenuto dare una versione approssimativa, senza troppi dettagli, che potesse risultare familiare e comprensibile ai giornalisti austriaci e italiani: 'Immaginatevi che una notte all'improvviso Berlusconi cominciasse a bombardare Bolzano [qui il giornalista aggiunge un paio di dati – corretti – sulla questione sudtirolese a beneficio del pubblico russo, N.d.T.] e che la mattina mandi i carri armati e distrugga mezza città, soprattutto cittadini pacifici come quelli che stavano nelle torri gemelle di New York e anche qualche poliziotto austriaco. Poi l'Austria, difendendo i fratelli che parlano la sua stessa lingua, manda l'esercito a Bolzano, libera la città e poi, per metterla in sicurezza da ulteriori attacchi dalle zone vicine, oltrepassa i confini della provincia autonoma. Dopo tutto questo è abbastanza comprensibile che o tutti i responsabili di questi bombardamenti finiscano in carcere, o che Bolzano chieda l'indipendenza (e il riconoscimento da parte dell'Austria)'. Le analogie potevano andare oltre, perché in Austria c'è il Tirolo del Nord, e alcuni abitanti di queste zone (benché siano una minoranza) vedrebbero di buon occhio un'unificazione. Ma l'esempio è servito a capire la questione e soprattutto a sollevare una domanda: perché un presidente si mette a bombardare i suoi cittadini? (cosa che in Europa è di certo impossibile)
A proposito, piuttosto inaspettati sono stati i risultati di un sondaggio online del quotidiano La Stampa, che ha posto ai suoi lettori la seguente domanda: 'Chi ha ragione nel conflitto caucasico?' Circa il 70% ha votato per la Russia*. Tra l'altro questo giornale ha mantenuto una posizione abbastanza equilibrata, mandando i suoi corrispondenti da entrambe le parti del conflitto".
Interessante quest'ultima parte, da applauso tutto il resto. Direi che dopo questa spiegazione del Caucasus for Dummies (il repertorio dummie, non vi sarà sfuggito, comprende sempre le Torri Gemelle) al bravo giornalista russo non restasse altro che chiedere un foglietto e dei pennarelli.
Fonte: Expert.ru, "Summit 'freddo' all'italiana".
*vero, il 73%.
"Al summit hanno partecipato anche due vip russi (anche se come uditori, perché non inclusi nel programma preliminare): l'assistente del presidente della Federazione Russa Arkadij Dvorkovič e il conduttore televisivo e membro del Consiglio presso il presidente della Federazione Russa per lo sviluppo delle istituzioni della società civile e dei diritti dell'uomo Aleksej Puškov. Il primo giorno Dvorkovič ha tenuto una buona conferenza stampa (i giornalisti lo hanno definito 'rigoroso e competente'), mentre Puškov il secondo giorno ha partecipato a un programma televisivo di RAIUno intitolato 'La vita dopo il petrolio' (peccato che poi l'abbiano spostato all'una di notte, dopo un documentario sul concorso di Miss Italia, quando tutti i potenziali spettatori già dormivano). Inoltre hanno concesso varie interviste.
Anche all'inviato di Expert Online sono state fatte molte domande sulla visione russa del conflitto, ed è stato riscontrato che perfino tra i giornalisti non molti avevano sentito parlare di Tskhinvali e che non tutti hanno compreso la situazione. Dunque è convenuto dare una versione approssimativa, senza troppi dettagli, che potesse risultare familiare e comprensibile ai giornalisti austriaci e italiani: 'Immaginatevi che una notte all'improvviso Berlusconi cominciasse a bombardare Bolzano [qui il giornalista aggiunge un paio di dati – corretti – sulla questione sudtirolese a beneficio del pubblico russo, N.d.T.] e che la mattina mandi i carri armati e distrugga mezza città, soprattutto cittadini pacifici come quelli che stavano nelle torri gemelle di New York e anche qualche poliziotto austriaco. Poi l'Austria, difendendo i fratelli che parlano la sua stessa lingua, manda l'esercito a Bolzano, libera la città e poi, per metterla in sicurezza da ulteriori attacchi dalle zone vicine, oltrepassa i confini della provincia autonoma. Dopo tutto questo è abbastanza comprensibile che o tutti i responsabili di questi bombardamenti finiscano in carcere, o che Bolzano chieda l'indipendenza (e il riconoscimento da parte dell'Austria)'. Le analogie potevano andare oltre, perché in Austria c'è il Tirolo del Nord, e alcuni abitanti di queste zone (benché siano una minoranza) vedrebbero di buon occhio un'unificazione. Ma l'esempio è servito a capire la questione e soprattutto a sollevare una domanda: perché un presidente si mette a bombardare i suoi cittadini? (cosa che in Europa è di certo impossibile)
A proposito, piuttosto inaspettati sono stati i risultati di un sondaggio online del quotidiano La Stampa, che ha posto ai suoi lettori la seguente domanda: 'Chi ha ragione nel conflitto caucasico?' Circa il 70% ha votato per la Russia*. Tra l'altro questo giornale ha mantenuto una posizione abbastanza equilibrata, mandando i suoi corrispondenti da entrambe le parti del conflitto".
Interessante quest'ultima parte, da applauso tutto il resto. Direi che dopo questa spiegazione del Caucasus for Dummies (il repertorio dummie, non vi sarà sfuggito, comprende sempre le Torri Gemelle) al bravo giornalista russo non restasse altro che chiedere un foglietto e dei pennarelli.
Fonte: Expert.ru, "Summit 'freddo' all'italiana".
*vero, il 73%.
lunedì, settembre 08, 2008
Trigger happy in South Ossetia
[Negli scorsi giorni Vesti ha dedicato un servizio al primo di questi due video (abbondantemente circolati in rete) di soldati georgiani che scorrazzano per le strade di Tskhinvali sparando a tutto quello che capita, il primo giorno dell'operazione "Čistoe pole" ("Campo aperto", nel senso di "piazza pulita"), un mese fa. Ecco dunque l'Ossezia del Sud vista con gli occhi di un tankista, ed ecco il commento di War Nerd].
War Nerd: video di georgiani che si danno alla pazza gioia!
di Gary Brecher
Ecco qua un paio di bei filmati di guerra per voi vittime della scrivania. Questa volta si tratta delle truppe georgiane che fanno fuori la capitale dell'Ossezia del Sud, Tskhinvali, il giorno che sono entrate per riprendersi la provincia dopo che Bush e Cheney gli hanno promesso che i russi non avrebbero alzato un dito. Poi non è che sia proprio andata alla grande, ma quel primo giorno lì, quando erano i T-72 georgiani migliorati contro i civili osseti armati di AK-47, i nostri piccoli alleati si sono divertiti come matti, e per nostra fortuna uno ha girato questi video per poi mostrarli ai suoi amichetti di Facebook.
Questo filmato mostra l'uomo più felice della Georgia quel giorno (l'8 agosto), un bifolco georgiano che fa esattamente quello che abbiamo sognato tutti: percorrere la via principale di una città nemica tenendo entrambe le mani su una mitragliatrice, alla ricerca di un civile abbastanza scemo da tirar su la testa. Il tizio di tanto in tanto urla “Yee-haw!”, specie dopo una bella mitragliata contro un condominio o un parco. È così simile a un “Yee-haw!” americano che non posso fare a meno di chiedermi se l'ha imparato tale e quale da quegli istruttori delle Forze Speciali che gli abbiamo mandato per insegnare ai georgiani a combattere. Questo tizio lo fai contento con niente; se ne sta lì seduto, con un gran cannone provvisto di comode maniglie per piazzarci entrambe le mani e di un grilletto a lingua di bue da premere con il pollicione e di tanto in tanto spara una raffica contro un albero per impedire a quei rivoltosi degli scoiattoli osseti di insorgere. Questo me lo sognerò la notte per tanto tanto tempo.
In questo video ci sono tizi che fanno più o meno la stessa cosa, sparacchiando con armi leggere qua e là per una polverosa strada osseta. Però non sembra che si divertano tanto. Forse perché questo video è stato girato dentro una jeep che non sembra avere alcun armamento. O forse l'arma sta in alto e nel filmato non si vede. I tizi a bordo urlano tra loro tutto il tempo, ma visto che parlano georgiano non ho la più pallida idea di cosa dicano. So solo che non sembrano neanche un po' contenti come il tizio con la mitragliatrice. Forse sono le solite chiacchiere che si sentono nei video girati sui mezzi da combattimento, un misto di istruzioni all'autista per dirgli dove svoltare e la squadra che urlacchia per un immaginario carro armato nemico che potrebbe sbucare da dietro l'angolo. Questo branco di sfigati si nasconde dietro un T-72. Lo vediamo muoversi come un pitbull tarchiato e ruotare la torretta proprio come gli hanno insegnato gli istruttori americani. E intanto si sentono gli spari di armi leggere, ma se c'è una cosa che si impara dopo aver visto tanti video di combattimenti è che le armi leggere, non robe da cecchini, non sono cosa di cui preoccuparsi se stai dietro a un veicolo armato almeno decente, o perfino in una trincea decente, o anche dietro un cumulo di macerie. Ecco perché i soldati si agitano solo quando sentono avvicinarsi un rumore di motori: ci vuole un bel macchinone per montare una mitragliatrice in grado di attraversare gli ostacoli e falciare la gente a distanza. Così questa jeep o quello che è se ne va a balzelloni per la strada, attaccata al culo del carro armato, e non le succede niente. Però a quella strada sembra essere successo un gran casino. 'Sti georgiani cercano di venirne fuori come povere vittime, ma non so, gente, c'è un mucchio di roba saltata in aria in tutti i video che ho visto di Tskhinvali, e quei “Yee-haw” del tizio danno l'idea che i georgiani se la stessero godendo alla grande, un po' come Quantrill e la sua banda.
Fonte: exiledonline
*È grasso, vive a Fresno, fa inserimento dati, beve Diet Coke: è tutto quello che si sa di Gary Brecher, l'autore di The War Nerd, una rubrica sulle guerre in corso e altri conflitti militari pubblicata su The eXile (ora exiledonline). Mancando di esperienza militare sul campo, Brecher si definisce un autodidatta da sempre ossessionato dalla guerra che trascorre circa otto ore al giorno in rete alla ricerca di notizie. Di qui la descrizione di "War Nerd", che riassume un "piacere estetico e forse anche feticistico per lo studio, l'osservazione e l'intima conoscenza dei conflitti armati" e che è fondamentale anche per capire il tono spesso cinico, idiosincratico e dissacrante che accompagna i suoi pezzi.
Questo prendetelo come un disclaimer, il War Nerd e la sua metaforica schiumina agli angoli della bocca si detestano o si adorano. Ma io la seconda che ho detto.
Otto ore al giorno per la ricerca di notizie in rete però sono poche.
War Nerd: video di georgiani che si danno alla pazza gioia!
di Gary Brecher
Ecco qua un paio di bei filmati di guerra per voi vittime della scrivania. Questa volta si tratta delle truppe georgiane che fanno fuori la capitale dell'Ossezia del Sud, Tskhinvali, il giorno che sono entrate per riprendersi la provincia dopo che Bush e Cheney gli hanno promesso che i russi non avrebbero alzato un dito. Poi non è che sia proprio andata alla grande, ma quel primo giorno lì, quando erano i T-72 georgiani migliorati contro i civili osseti armati di AK-47, i nostri piccoli alleati si sono divertiti come matti, e per nostra fortuna uno ha girato questi video per poi mostrarli ai suoi amichetti di Facebook.
Questo filmato mostra l'uomo più felice della Georgia quel giorno (l'8 agosto), un bifolco georgiano che fa esattamente quello che abbiamo sognato tutti: percorrere la via principale di una città nemica tenendo entrambe le mani su una mitragliatrice, alla ricerca di un civile abbastanza scemo da tirar su la testa. Il tizio di tanto in tanto urla “Yee-haw!”, specie dopo una bella mitragliata contro un condominio o un parco. È così simile a un “Yee-haw!” americano che non posso fare a meno di chiedermi se l'ha imparato tale e quale da quegli istruttori delle Forze Speciali che gli abbiamo mandato per insegnare ai georgiani a combattere. Questo tizio lo fai contento con niente; se ne sta lì seduto, con un gran cannone provvisto di comode maniglie per piazzarci entrambe le mani e di un grilletto a lingua di bue da premere con il pollicione e di tanto in tanto spara una raffica contro un albero per impedire a quei rivoltosi degli scoiattoli osseti di insorgere. Questo me lo sognerò la notte per tanto tanto tempo.
In questo video ci sono tizi che fanno più o meno la stessa cosa, sparacchiando con armi leggere qua e là per una polverosa strada osseta. Però non sembra che si divertano tanto. Forse perché questo video è stato girato dentro una jeep che non sembra avere alcun armamento. O forse l'arma sta in alto e nel filmato non si vede. I tizi a bordo urlano tra loro tutto il tempo, ma visto che parlano georgiano non ho la più pallida idea di cosa dicano. So solo che non sembrano neanche un po' contenti come il tizio con la mitragliatrice. Forse sono le solite chiacchiere che si sentono nei video girati sui mezzi da combattimento, un misto di istruzioni all'autista per dirgli dove svoltare e la squadra che urlacchia per un immaginario carro armato nemico che potrebbe sbucare da dietro l'angolo. Questo branco di sfigati si nasconde dietro un T-72. Lo vediamo muoversi come un pitbull tarchiato e ruotare la torretta proprio come gli hanno insegnato gli istruttori americani. E intanto si sentono gli spari di armi leggere, ma se c'è una cosa che si impara dopo aver visto tanti video di combattimenti è che le armi leggere, non robe da cecchini, non sono cosa di cui preoccuparsi se stai dietro a un veicolo armato almeno decente, o perfino in una trincea decente, o anche dietro un cumulo di macerie. Ecco perché i soldati si agitano solo quando sentono avvicinarsi un rumore di motori: ci vuole un bel macchinone per montare una mitragliatrice in grado di attraversare gli ostacoli e falciare la gente a distanza. Così questa jeep o quello che è se ne va a balzelloni per la strada, attaccata al culo del carro armato, e non le succede niente. Però a quella strada sembra essere successo un gran casino. 'Sti georgiani cercano di venirne fuori come povere vittime, ma non so, gente, c'è un mucchio di roba saltata in aria in tutti i video che ho visto di Tskhinvali, e quei “Yee-haw” del tizio danno l'idea che i georgiani se la stessero godendo alla grande, un po' come Quantrill e la sua banda.
Fonte: exiledonline
*È grasso, vive a Fresno, fa inserimento dati, beve Diet Coke: è tutto quello che si sa di Gary Brecher, l'autore di The War Nerd, una rubrica sulle guerre in corso e altri conflitti militari pubblicata su The eXile (ora exiledonline). Mancando di esperienza militare sul campo, Brecher si definisce un autodidatta da sempre ossessionato dalla guerra che trascorre circa otto ore al giorno in rete alla ricerca di notizie. Di qui la descrizione di "War Nerd", che riassume un "piacere estetico e forse anche feticistico per lo studio, l'osservazione e l'intima conoscenza dei conflitti armati" e che è fondamentale anche per capire il tono spesso cinico, idiosincratico e dissacrante che accompagna i suoi pezzi.
Questo prendetelo come un disclaimer, il War Nerd e la sua metaforica schiumina agli angoli della bocca si detestano o si adorano. Ma io la seconda che ho detto.
Otto ore al giorno per la ricerca di notizie in rete però sono poche.
venerdì, settembre 05, 2008
Reazioni sproporzionate
What's the definition of a gentleman?
Someone who knows how to play the bagpipe and doesn't.
C'è chi ha minacciato di revocare contratti mai ratificati, chi ha invocato sanzioni, chi evocato nuove guerre fredde e risorti muri di Berlino. La Gran Bretagna ha scelto il blocco delle cornamuse. Come ha comunicato sconcertato il console russo a Londra, il Fòrin òfis (ecco perché amo il russo: è capace di trasformare un ministero degli esteri in un'espressione dalle fosforescenze goideliche, almeno per un orecchio svagato) ha detto no alla partecipazione del Reggimento dei Fucilieri Reali al festival "Kremlevskaja Zorja", che celebra il 325° anniversario delle Guardie Imperiali Russe e si svolgerà a Mosca dall'11 al 14 settembre.
Niente Fucilieri di Sua Maestà, niente 40 cornamuse 40 e tutto per una guerra nel Caucaso.
Questa è quella che io chiamo tra me e me una reazione sproporzionata.
Link (RUS) (ENG)
Perché a Kaliningrad sì e qui no?
Ieri nella città portuale di Liepaja, in Lettonia, è stato inaugurato un monumento che raffigura una scatola di sardine con su scritto "Sardine. Prodotte nel 1892" e "Scadenza illimitata".
"Abbiamo deciso di immortalare le sardine nella loro patria", ha dichiarato il direttore della fabbrica che ha patrocinato l'iniziativa, il quale ha poi aggiunto "Perché a Kaliningrad dev'esserci un monumento alle sardine e qui no?". Risulta infatti che il primo monumento alle sardine sia stato realizzato a Kaliningrad un anno fa. E in ogni caso - anche fuor di contesto - "Perché a Kaliningrad sì e qui no?" come motivazione è praticamente inattaccabile e molto elegante (quando i lettoni sapranno che a Kaliningrad i russi stanno per costruire una centrale nucleare le cose si faranno complicate).
Apprezzo che RIA Novosti inserisca questa la notizia nella categoria "mondo" oltre che in "strano ma vero": spero che questo non voglia dire che la fabbrica di pesce di Liepaja sta preparando una dichiarazione unilaterale di indipendenza perché al momento le nostre energie sono stiracchiate come le truppe americane nell'Universo, e ci costerebbe fatica seguire tutto.
Va bene, poi fondamentalmente mi andava di postare la foto con le signore che toccano le beneauguranti sardine.
[Su mirumir 2.0 continuo a tener d'occhio la Russia ficcando il naso nel conflitto caucasico, ma soprattutto dietro e intorno. Oggi per esempio ho lavorato un po' con le energie (nota per la cugina I.: non prana, idrocarburi).
Va da sé che nel frattempo mi imbatto in curiosità, cerchi nella steppa, uomini stregadevočki, meravigliose donne in carne che palpeggiano sardine, film di cassetta ucraini dal clamoroso successo. Tutto questo accumulo di imperdibilia verrà postato di qua].
"Abbiamo deciso di immortalare le sardine nella loro patria", ha dichiarato il direttore della fabbrica che ha patrocinato l'iniziativa, il quale ha poi aggiunto "Perché a Kaliningrad dev'esserci un monumento alle sardine e qui no?". Risulta infatti che il primo monumento alle sardine sia stato realizzato a Kaliningrad un anno fa. E in ogni caso - anche fuor di contesto - "Perché a Kaliningrad sì e qui no?" come motivazione è praticamente inattaccabile e molto elegante (quando i lettoni sapranno che a Kaliningrad i russi stanno per costruire una centrale nucleare le cose si faranno complicate).
Apprezzo che RIA Novosti inserisca questa la notizia nella categoria "mondo" oltre che in "strano ma vero": spero che questo non voglia dire che la fabbrica di pesce di Liepaja sta preparando una dichiarazione unilaterale di indipendenza perché al momento le nostre energie sono stiracchiate come le truppe americane nell'Universo, e ci costerebbe fatica seguire tutto.
Va bene, poi fondamentalmente mi andava di postare la foto con le signore che toccano le beneauguranti sardine.
[Su mirumir 2.0 continuo a tener d'occhio la Russia ficcando il naso nel conflitto caucasico, ma soprattutto dietro e intorno. Oggi per esempio ho lavorato un po' con le energie (nota per la cugina I.: non prana, idrocarburi).
Va da sé che nel frattempo mi imbatto in curiosità, cerchi nella steppa, uomini stregadevočki, meravigliose donne in carne che palpeggiano sardine, film di cassetta ucraini dal clamoroso successo. Tutto questo accumulo di imperdibilia verrà postato di qua].
mercoledì, settembre 03, 2008
Unione indistruttibile di libere fattorie
Ach, Sojuuuz nerušiiiimiij!
Per fare breve storia lunga: due fattorie estoni si sono appena dichiarate "Repubblica Sovietica" e chiedono il riconoscimento.
Lo ha comunicato oggi l'organizzazione dei "Comunisti di Pietroburgo e dell' Oblast' di Leningrado", che si sono precipitati (fate attenzione a questo plurale) in Estonia a offrire il proprio sostegno ai separatisti.
La decisione di uscire dalla borghese Estonia e di fondare una repubblica sovietica è stata presa dal contadino Andres Tamm, la cui fattoria si trova nel nord-est del paese, poco distante dai confini con la Russia. Si è unita a lui la contadina della fattoria vicina, Ajne Saar, per un vertiginoso totale di due fattorie.
La nuova aspirante repubblica sovietica ha già un governo e una forza di polizia, ha cominciato a demarcare i propri confini (non chiedetemi come) e stilerà un trattato di amicizia con la Russia da mandare a Medvedev (che sarà tanto tanto contento: così impara a mettere nel quinto punto della politica estera i rapporti d'affetto e d'amicizia con i paesi vicini e a raccontarlo alla televisione).
"Non vogliamo più vivere nella borghese Estonia, dove a nessuno importa della povera gente, dove imperversano la disoccupazione e la corruzione e dove tutto dipende dalla NATO e dagli americani".
Foto! (Le didascalie sono tradotte fedelmente dal sito dei Comunisti di Pietroburgo e dell'Oblast' di Leningrado. Cliccate per ingrandire).
Il capo della Rebubblica Socialista Sovietica Estone Andres Tamm.
Il territorio della RSSE.
Ajne Saar di guardia al confine della RSSE
Inviati dei Comunisti di Pietroburgo e Oblast' di Leningrado nella RSSE.
L'autoproclamata RSSE.
I commissari del popolo.
Difesa dei confini.
In attesa delle squadracce borghesi estoni.
E sì, a quanto pare sono proprio in cinque (nelle foto di gruppo il quinto fa la foto, classico).
Però io dico: riconosciamoli, cosa ci costa.
1. sono più matti di quelli di Penza che si erano scavati un buco sotto la neve per aspettare la fine del mondo, ma molto più simpatici;
2. e poi amano la vita all'aperto;
3. il loro presidente è molto alto;
4. il piccoletto con il cappellino mimetico somiglia a Johnny Rotten;
5. costituiscono un precedente, d'ora in poi ci basterà una nuda proprietà sul Collio sloveno per autoproclamarci Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia;
6. e immaginate, solo immaginate, cosa devono essere quelle riunioni dei commissari del popolo: borghesia di qua, borghesia di là. Grandiozno!
Tutta questa storia ha delle fonti, mica l'ho letta su pravda.ru.
Per fare breve storia lunga: due fattorie estoni si sono appena dichiarate "Repubblica Sovietica" e chiedono il riconoscimento.
Lo ha comunicato oggi l'organizzazione dei "Comunisti di Pietroburgo e dell' Oblast' di Leningrado", che si sono precipitati (fate attenzione a questo plurale) in Estonia a offrire il proprio sostegno ai separatisti.
La decisione di uscire dalla borghese Estonia e di fondare una repubblica sovietica è stata presa dal contadino Andres Tamm, la cui fattoria si trova nel nord-est del paese, poco distante dai confini con la Russia. Si è unita a lui la contadina della fattoria vicina, Ajne Saar, per un vertiginoso totale di due fattorie.
La nuova aspirante repubblica sovietica ha già un governo e una forza di polizia, ha cominciato a demarcare i propri confini (non chiedetemi come) e stilerà un trattato di amicizia con la Russia da mandare a Medvedev (che sarà tanto tanto contento: così impara a mettere nel quinto punto della politica estera i rapporti d'affetto e d'amicizia con i paesi vicini e a raccontarlo alla televisione).
"Non vogliamo più vivere nella borghese Estonia, dove a nessuno importa della povera gente, dove imperversano la disoccupazione e la corruzione e dove tutto dipende dalla NATO e dagli americani".
Foto! (Le didascalie sono tradotte fedelmente dal sito dei Comunisti di Pietroburgo e dell'Oblast' di Leningrado. Cliccate per ingrandire).
Il capo della Rebubblica Socialista Sovietica Estone Andres Tamm.
Il territorio della RSSE.
Ajne Saar di guardia al confine della RSSE
Inviati dei Comunisti di Pietroburgo e Oblast' di Leningrado nella RSSE.
L'autoproclamata RSSE.
I commissari del popolo.
Difesa dei confini.
In attesa delle squadracce borghesi estoni.
E sì, a quanto pare sono proprio in cinque (nelle foto di gruppo il quinto fa la foto, classico).
Però io dico: riconosciamoli, cosa ci costa.
1. sono più matti di quelli di Penza che si erano scavati un buco sotto la neve per aspettare la fine del mondo, ma molto più simpatici;
2. e poi amano la vita all'aperto;
3. il loro presidente è molto alto;
4. il piccoletto con il cappellino mimetico somiglia a Johnny Rotten;
5. costituiscono un precedente, d'ora in poi ci basterà una nuda proprietà sul Collio sloveno per autoproclamarci Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia;
6. e immaginate, solo immaginate, cosa devono essere quelle riunioni dei commissari del popolo: borghesia di qua, borghesia di là. Grandiozno!
Tutta questa storia ha delle fonti, mica l'ho letta su pravda.ru.
lunedì, settembre 01, 2008
Un eroe del nostro tempo
Ma che robe mi tocca leggere in giro. Traduco letteralmente da questo articolo di Lenta.ru.
Kaladze ringrazia Berlusconi per la fine della guerra in Ossezia.
Il difensore georgiano del Milan ha spiegato che un ruolo fondamentale nella cessazione delle ostilità in Ossezia è stato svolto da Silvio Berlusconi. Secondo il calciatore Berlusconi ha parlato al telefono per cinque ore con il primo ministro Putin e proprio dopo questo colloquio è stata presa la decisione di fermare la guerra in Ossezia. Berlusconi, dice Kaladze, ha fatto per la cessazione delle ostilità più dell'Unione Europea e degli Stati Uniti: "Il mondo non sa che è stato Berlusconi a fermare la guerra, e voglio ringraziarlo per questo".
---
Cosa ringrazi, tieni d'occhio Di Vaio invece.
Avrei voluto mettere dei corsivi, ma l'imbarazzo della scelta era eccessivo.
Kaladze ringrazia Berlusconi per la fine della guerra in Ossezia.
Il difensore georgiano del Milan ha spiegato che un ruolo fondamentale nella cessazione delle ostilità in Ossezia è stato svolto da Silvio Berlusconi. Secondo il calciatore Berlusconi ha parlato al telefono per cinque ore con il primo ministro Putin e proprio dopo questo colloquio è stata presa la decisione di fermare la guerra in Ossezia. Berlusconi, dice Kaladze, ha fatto per la cessazione delle ostilità più dell'Unione Europea e degli Stati Uniti: "Il mondo non sa che è stato Berlusconi a fermare la guerra, e voglio ringraziarlo per questo".
---
Cosa ringrazi, tieni d'occhio Di Vaio invece.
Avrei voluto mettere dei corsivi, ma l'imbarazzo della scelta era eccessivo.
sabato, agosto 30, 2008
I was made for lobbying you, baby
Un giorno Yankele va a trovare Moishele, vede un quadro appeso alla parete, se ne innamora e lo convince a venderglielo. Quanto lo hai pagato?, chiede Yankele. Duecento, ma a mia moglie piace tanto! Io te ne do duecentocinquanta, dice Yankele. Prendilo, dice Moishele. Sua moglie, quando lo sa, gli dice: se te ne ha dati duecentocinquanta ne vale di più, vai e ricompralo! Così Moishele lo ricompra per trecento. Poi è la volta di Yankele, che ci ripensa, torna da Moishele e lo convince a rivendere per trecentocinquanta. I due vanno avanti così per un bel po', mentre il prezzo del quadro lievita. Un giorno Yankele va a trovare Moishele per ricomprarsi il quadro ma trova la parete sgombra. Dov'è finito il quadro, domanda. È arrivato un tizio, dice Moishele, gli è piaciuto, mi ha offerto un sacco di soldi e se l'è portato via.
Ma come, fa Yankele deluso, ci stavamo guadagnando così bene noi due.
A differenza di Yankele quelli come Randy Scheunemann, i lobbisti servitori di due padroni, sanno come si fa a muovere il contante. Scheunemann è consigliere per la politica estera del senatore McCain e dunque potenziale futuro consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti.
Però ha anche un altro ruolo, o meglio lo ha avuto ufficialmente fino a pochi mesi fa: quello di lobbista, faccendiere, intrallazzatore di professione.
Il 17 aprile scorso Scheunemann ha organizzato una telefonata tra John McCain e il presidente della Georgia e ha poi preparato per il candidato alla presidenza degli Stati Uniti un comunicato di pieno sostegno alla repubblica georgiana. Quel giorno una società di lobbying che Scheunemann possiede a metà con un suo socio ha firmato un contratto da 200.000 dollari per continuare a fornire consigli strategici al governo georgiano a Washington. Allora Scheunemann aveva già smesso formalmente di lavorare per la Georgia. Ma faceva ancora parte della Orion Strategies, composta da lui e dal suo socio Mike Mitchell. Scheunemann è rimasto alla Orion fino al 15 maggio, quando la campagna McCain ha imposto una più severa politica anti-lobbying.
Durante la sua attività di faccendiere, dunque, Scheunemann poteva contare sul contatto con McCain per curare gli affari dei suoi clienti. A partire dal 2004 risultano 71 telefonate e incontri con McCain e i suoi assistenti per conto di clienti stranieri, Georgia compresa. I contatti si concentravano solitamente sull'ingresso della Georgia nella NATO e su proposte legislative, come un provvedimento appoggiato anche da McCain a favore della posizione della Georgia sull'Ossezia del Sud. Un altro risultato, sempre sponsorizzato da McCain e frutto del lavoro di lobbying della Orion, sarebbe stato l'autorizzazione di una sovvenzione di 10 milioni di dollari alla Georgia in base al NATO Freedom Consolidation Act.
Dunque ecco cosa faceva Scheunemann, mentre la campagna presidenziale di McCain prendeva quota: da un lato consigliava il candidato sulla politica estera, dall'altro lavorava per conto della Georgia e di altri paesi che aspiravano, tra le altre cose, a entrare nella NATO. Negli ultimi anni ha presentato il senatore ai ministri degli esteri di Albania, Croazia e Macedonia (ma anche a un rappresentante di Taiwan, per un accordo sul libero scambio), e ha accompagnato McCain in Lettonia nel 2001 e in Georgia nel 2006.
Tra il 1° gennaio 2007 e il 15 maggio 2008 la campagna McCain lo ha pagato circa 70.000 dollari. Durante lo stesso periodo il governo della Georgia ha versato alla sua società ben 290.000 dollari.
A partire dal 2004 la Orion ha ricevuto dalla Georgia la bella somma di 800.000 dollari.
Scheunemann non è stato solo socio e presidente della Orion Strategies.
Come Scheunemann&Associates, secondo il Lobbying Registration Office degli Stati Uniti e l'osservatorio OpenSecrets.org, ha rappresentato per diversi anni la National Rifle Association. Nel 2005 la società ha lavorato per la Caspian Alliance, un consorzio di paesi produttori di petrolio e gas della regione del Mar Caspio.
Nel 1999-2000 Scheunemann è stato anche presidente del Mercury Group, altra società di lobbying che ha lavorato, tra gli altri, per BP America, Lookheed Martin, Barrett Firearms Manufacturing, National Shooting Sports Foundation, Sporting Arms and Ammunitions Manufacturers.
Tutto questo, compresa l'evidente simpatia per le armi, le munizioni, il petrolio e l'industria militare, potrebbe anche bastare.
Invece non basta.
Scheunemann è stato uno dei più entusiastici sostenitori della guerra in Iraq: con altri neo-conservatori di spicco come Robert Kagan e William Kristol ha diretto il Project for a New American Century, gruppo che svolse un ruolo fondamentale nell'aggregare supporto per la guerra in Iraq. Il PNAC scrisse una lettera a Clinton quattro anni prima dell'11 settembre chiedendo l'attacco contro l'Iraq. Scrisse una lettera a Bush quattro giorni dopo l'11 settembre chiedendo l'attacco contro l'Iraq e minacciando ritorsioni politiche.
Scheunemann ha anche guidato il Comitato per la Liberazione dell'Iraq, sottogruppo del PNAC che contava tra i propri membri il famigerato bancarottiere Ahmed Chalabi, vecchia conoscenza della CIA, fornitore della falsa documentazione sulle armi di distruzione di massa irachene e dunque decisivo per chiudere la partita con Saddam.
Nella campagna per McCain Scheunemann ha criticato gli altri candidati per la loro "mentalità 10 settembre", inadatta a combattere il terrorismo. Alla metà del 2007 ha definito l'idea di ritirare le truppe dall'Iraq "ridicola".
Aveva già lavorato per McCain verso la fine degli anni Novanta, quando le idee del senatore in materia di politica estera hanno segnalato una svolta e il candidato ha cominciato a legare i suoi istinti interventisti al contesto ideologico del neo-conservatorismo. All'inizio del 1999 McCain, parlando all'università del Kansas, usò un discorso al quale aveva collaborato anche Scheunemann e nel quale si rifletteva l'idea neo-conservatrice della "grandezza nazionale". Scheunemann avrebbe poi detto di essersi ispirato alla retorica della Guerra Fredda e ai critici della strategia del contenimento.
Nella sua densa carriera politica Scheunemann ha anche fatto parte di varie commissioni del Congresso degli Stati Uniti, è stato consigliere di Bob Dole e consigliere per la sicurezza nazionale di Dole e Trent Lott. Ha avuto a che fare con delibere del Senato sull'uso della forza militare americana in Somalia, Penisola Coreana, Iraq, Haiti e Bosnia. Ha lavorato come coordinatore per la politica repubblicana al Senato occupandosi di riforma delle Nazioni Unite, allargamento della NATO, cambiamenti climatici, sanzioni economiche, difesa missilistica e trasferimenti di tecnologia in Cina. È stato perfino consigliere di Rumsfeld sull'Iraq, all'inizio dell'amministrazione Bush.
Come può passare il suo tempo libero uno come Scheunemann?
Va a caccia.
Una volta si dimenticò di togliere il fucile dal bagagliaio prima di andare al Congresso e fu arrestato per possesso d'arma da fuoco non registrata. Era il 1997.
Ma il grosso del (doppio) lavoro di Scheunemann è stato orientato verso l'Europa: essenzialmente promozione di programmi "democratici" e allargamento della NATO alla sfera ex-sovietica. Come membro del consiglio di amministrazione (insieme a McCain) dell'International Republican Institute, veicolo istituzionale del National Endowment Fund (che è a sua volta il fronte civile della CIA), Scheunemann ha lavorato sulle questioni dell'allargamento della NATO e come faccendiere/consulente ha fornito i propri servizi a Lettonia, Macedonia, Romania, Georgia, in modo anche creativo e trasversale: per esempio, un contratto prevedeva che favorisse gli interessi della Romania nella ricostruzione dell'Iraq.
Ah, e poi Scheunemann farebbe o avrebbe fatto parte dell'esecutivo di Worldwide Strategic Partners, il cui presidente è Stephen Payne (il faccendiere e consulente governativo che è appena finito nei guai perché garantiva contatti con alti rappresentanti della Casa Bianca in cambio di "donazioni per la biblioteca privata del Presidente Bush", insomma "cash for access": l'hanno filmato mentre organizzava incontri con Cheney, Rice e altri per conto di un ex-dignitario centroasiatico che mirava a rilanciarsi politicamente).
Di cosa si occupa, la Worldwide Strategic Partners? Mettiamo che tu stia governando un paese che dispone di una quantità interessante di risorse energetiche. Vorresti trarne profitto e consolidare il tuo potere. Peccato però che nemici interni o esterni te lo impediscano, e che le compagnie straniere siano riluttanti a investire nel tuo paese perché pare troppo instabile. Ecco che interviene la Worldwide Strategic Partners, che grazie ai buoni contatti finanziari e politici offre “assistenza allo sviluppo finanziario e geopolitico al governo ospite” in cambio dei diritti di sfruttamento delle sue risorse. In pratica la WSP cerca di far sì che la politica estera statunitense ti permetta di restare al potere e ti procuri la fiducia degli investitori.
Secondo il Times, la Caspian Alliance per la quale Scheunemann aveva lavorato nel 2005-2006 era una controllata della WSP.
Questo si chiama far girare il contante.
"Siamo tutti georgiani", ha detto John McCain.
Scheunemann però è anche rumeno, albanese, lettone, macedone, azero, kazako, taiwanese, whatever: lo pagano. Il conflitto di interessi è, come si suol dire, così 10 settembre.
Fonti:
http://www.rightweb.irc-online.org
http://www.opensecrets.org/
http://blog.washingtonpost.com
http://www.sourcewatch.org/
http://www.timesonline.co.uk
http://thinkprogress.org
http://www.usatoday.com
http://majikthise.typepad.com
[Nella foto, da sinistra: Stephen Payne, Ahmed Chalabi, Randy Scheunemann].
[Disclaimer: nella stesura di questo post non sono stati maltrattati né Yankele, né Moishele, né i Kiss. La storiella yiddish, di attribuzione incerta, probabilmente l'ho sentita raccontare da Moni Ovadia. Si esprime inoltre solidarietà al popolo georgiano, a quello iracheno e, per una volta, a quello americano].
Ma come, fa Yankele deluso, ci stavamo guadagnando così bene noi due.
A differenza di Yankele quelli come Randy Scheunemann, i lobbisti servitori di due padroni, sanno come si fa a muovere il contante. Scheunemann è consigliere per la politica estera del senatore McCain e dunque potenziale futuro consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti.
Però ha anche un altro ruolo, o meglio lo ha avuto ufficialmente fino a pochi mesi fa: quello di lobbista, faccendiere, intrallazzatore di professione.
Il 17 aprile scorso Scheunemann ha organizzato una telefonata tra John McCain e il presidente della Georgia e ha poi preparato per il candidato alla presidenza degli Stati Uniti un comunicato di pieno sostegno alla repubblica georgiana. Quel giorno una società di lobbying che Scheunemann possiede a metà con un suo socio ha firmato un contratto da 200.000 dollari per continuare a fornire consigli strategici al governo georgiano a Washington. Allora Scheunemann aveva già smesso formalmente di lavorare per la Georgia. Ma faceva ancora parte della Orion Strategies, composta da lui e dal suo socio Mike Mitchell. Scheunemann è rimasto alla Orion fino al 15 maggio, quando la campagna McCain ha imposto una più severa politica anti-lobbying.
Durante la sua attività di faccendiere, dunque, Scheunemann poteva contare sul contatto con McCain per curare gli affari dei suoi clienti. A partire dal 2004 risultano 71 telefonate e incontri con McCain e i suoi assistenti per conto di clienti stranieri, Georgia compresa. I contatti si concentravano solitamente sull'ingresso della Georgia nella NATO e su proposte legislative, come un provvedimento appoggiato anche da McCain a favore della posizione della Georgia sull'Ossezia del Sud. Un altro risultato, sempre sponsorizzato da McCain e frutto del lavoro di lobbying della Orion, sarebbe stato l'autorizzazione di una sovvenzione di 10 milioni di dollari alla Georgia in base al NATO Freedom Consolidation Act.
Dunque ecco cosa faceva Scheunemann, mentre la campagna presidenziale di McCain prendeva quota: da un lato consigliava il candidato sulla politica estera, dall'altro lavorava per conto della Georgia e di altri paesi che aspiravano, tra le altre cose, a entrare nella NATO. Negli ultimi anni ha presentato il senatore ai ministri degli esteri di Albania, Croazia e Macedonia (ma anche a un rappresentante di Taiwan, per un accordo sul libero scambio), e ha accompagnato McCain in Lettonia nel 2001 e in Georgia nel 2006.
Tra il 1° gennaio 2007 e il 15 maggio 2008 la campagna McCain lo ha pagato circa 70.000 dollari. Durante lo stesso periodo il governo della Georgia ha versato alla sua società ben 290.000 dollari.
A partire dal 2004 la Orion ha ricevuto dalla Georgia la bella somma di 800.000 dollari.
Scheunemann non è stato solo socio e presidente della Orion Strategies.
Come Scheunemann&Associates, secondo il Lobbying Registration Office degli Stati Uniti e l'osservatorio OpenSecrets.org, ha rappresentato per diversi anni la National Rifle Association. Nel 2005 la società ha lavorato per la Caspian Alliance, un consorzio di paesi produttori di petrolio e gas della regione del Mar Caspio.
Nel 1999-2000 Scheunemann è stato anche presidente del Mercury Group, altra società di lobbying che ha lavorato, tra gli altri, per BP America, Lookheed Martin, Barrett Firearms Manufacturing, National Shooting Sports Foundation, Sporting Arms and Ammunitions Manufacturers.
Tutto questo, compresa l'evidente simpatia per le armi, le munizioni, il petrolio e l'industria militare, potrebbe anche bastare.
Invece non basta.
Scheunemann è stato uno dei più entusiastici sostenitori della guerra in Iraq: con altri neo-conservatori di spicco come Robert Kagan e William Kristol ha diretto il Project for a New American Century, gruppo che svolse un ruolo fondamentale nell'aggregare supporto per la guerra in Iraq. Il PNAC scrisse una lettera a Clinton quattro anni prima dell'11 settembre chiedendo l'attacco contro l'Iraq. Scrisse una lettera a Bush quattro giorni dopo l'11 settembre chiedendo l'attacco contro l'Iraq e minacciando ritorsioni politiche.
Scheunemann ha anche guidato il Comitato per la Liberazione dell'Iraq, sottogruppo del PNAC che contava tra i propri membri il famigerato bancarottiere Ahmed Chalabi, vecchia conoscenza della CIA, fornitore della falsa documentazione sulle armi di distruzione di massa irachene e dunque decisivo per chiudere la partita con Saddam.
Nella campagna per McCain Scheunemann ha criticato gli altri candidati per la loro "mentalità 10 settembre", inadatta a combattere il terrorismo. Alla metà del 2007 ha definito l'idea di ritirare le truppe dall'Iraq "ridicola".
Aveva già lavorato per McCain verso la fine degli anni Novanta, quando le idee del senatore in materia di politica estera hanno segnalato una svolta e il candidato ha cominciato a legare i suoi istinti interventisti al contesto ideologico del neo-conservatorismo. All'inizio del 1999 McCain, parlando all'università del Kansas, usò un discorso al quale aveva collaborato anche Scheunemann e nel quale si rifletteva l'idea neo-conservatrice della "grandezza nazionale". Scheunemann avrebbe poi detto di essersi ispirato alla retorica della Guerra Fredda e ai critici della strategia del contenimento.
Nella sua densa carriera politica Scheunemann ha anche fatto parte di varie commissioni del Congresso degli Stati Uniti, è stato consigliere di Bob Dole e consigliere per la sicurezza nazionale di Dole e Trent Lott. Ha avuto a che fare con delibere del Senato sull'uso della forza militare americana in Somalia, Penisola Coreana, Iraq, Haiti e Bosnia. Ha lavorato come coordinatore per la politica repubblicana al Senato occupandosi di riforma delle Nazioni Unite, allargamento della NATO, cambiamenti climatici, sanzioni economiche, difesa missilistica e trasferimenti di tecnologia in Cina. È stato perfino consigliere di Rumsfeld sull'Iraq, all'inizio dell'amministrazione Bush.
Come può passare il suo tempo libero uno come Scheunemann?
Va a caccia.
Una volta si dimenticò di togliere il fucile dal bagagliaio prima di andare al Congresso e fu arrestato per possesso d'arma da fuoco non registrata. Era il 1997.
Ma il grosso del (doppio) lavoro di Scheunemann è stato orientato verso l'Europa: essenzialmente promozione di programmi "democratici" e allargamento della NATO alla sfera ex-sovietica. Come membro del consiglio di amministrazione (insieme a McCain) dell'International Republican Institute, veicolo istituzionale del National Endowment Fund (che è a sua volta il fronte civile della CIA), Scheunemann ha lavorato sulle questioni dell'allargamento della NATO e come faccendiere/consulente ha fornito i propri servizi a Lettonia, Macedonia, Romania, Georgia, in modo anche creativo e trasversale: per esempio, un contratto prevedeva che favorisse gli interessi della Romania nella ricostruzione dell'Iraq.
Ah, e poi Scheunemann farebbe o avrebbe fatto parte dell'esecutivo di Worldwide Strategic Partners, il cui presidente è Stephen Payne (il faccendiere e consulente governativo che è appena finito nei guai perché garantiva contatti con alti rappresentanti della Casa Bianca in cambio di "donazioni per la biblioteca privata del Presidente Bush", insomma "cash for access": l'hanno filmato mentre organizzava incontri con Cheney, Rice e altri per conto di un ex-dignitario centroasiatico che mirava a rilanciarsi politicamente).
Di cosa si occupa, la Worldwide Strategic Partners? Mettiamo che tu stia governando un paese che dispone di una quantità interessante di risorse energetiche. Vorresti trarne profitto e consolidare il tuo potere. Peccato però che nemici interni o esterni te lo impediscano, e che le compagnie straniere siano riluttanti a investire nel tuo paese perché pare troppo instabile. Ecco che interviene la Worldwide Strategic Partners, che grazie ai buoni contatti finanziari e politici offre “assistenza allo sviluppo finanziario e geopolitico al governo ospite” in cambio dei diritti di sfruttamento delle sue risorse. In pratica la WSP cerca di far sì che la politica estera statunitense ti permetta di restare al potere e ti procuri la fiducia degli investitori.
Secondo il Times, la Caspian Alliance per la quale Scheunemann aveva lavorato nel 2005-2006 era una controllata della WSP.
Questo si chiama far girare il contante.
"Siamo tutti georgiani", ha detto John McCain.
Scheunemann però è anche rumeno, albanese, lettone, macedone, azero, kazako, taiwanese, whatever: lo pagano. Il conflitto di interessi è, come si suol dire, così 10 settembre.
Fonti:
http://www.rightweb.irc-online.org
http://www.opensecrets.org/
http://blog.washingtonpost.com
http://www.sourcewatch.org/
http://www.timesonline.co.uk
http://thinkprogress.org
http://www.usatoday.com
http://majikthise.typepad.com
[Nella foto, da sinistra: Stephen Payne, Ahmed Chalabi, Randy Scheunemann].
[Disclaimer: nella stesura di questo post non sono stati maltrattati né Yankele, né Moishele, né i Kiss. La storiella yiddish, di attribuzione incerta, probabilmente l'ho sentita raccontare da Moni Ovadia. Si esprime inoltre solidarietà al popolo georgiano, a quello iracheno e, per una volta, a quello americano].
giovedì, agosto 28, 2008
VVP, Medvedev e il babbeo
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin, il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev e il babbeo che scriveva su internet cretinate su di loro sedevano in uno studio all'interno del Cremlino.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Tu cosa pensi? Abbiamo fatto bene a riconoscere?
- Non siamo stati troppo frettolosi? - domandò Dmitrij Anatol'evič.
- Vedete, bratellos, - rispose il babbeo che scriveva cretinate, - Una volta ero molto giovane e amavo una ragazza. Lei non mi respingeva ma neanche ci stava. E insomma, una sera mi capitò di fermarmi a dormire da lei. Solo perché casa mia era troppo lontana. Così entrai nel suo letto, le tolsi le maglietta e lei sembrava non obiettare. Ma quando cercai di spingermi un po' più in là, disse piano: Non bisogna, e si voltò dall'altra parte. Be', allora io mi fermai. Ma poi non c'è più stata un'altra occasione.
- Come si chiamava la ragazzetta? - domandò Vladimir Vladimirovič™, tirando a sé il bloc notes.
- Non ha importanza, - rispose il babbeo.
- Va la', che tanto la troviamo comunque, - sorrise Vladimir Vladimirovič™.
- Non è questo il punto, - si strinse nelle spalle il babbeo.
- E qual è il punto, allora? - domandò impaziente il Presidente.
- Siamo rimasti amici, - spiegò il babbeo, - E una volta, già molti anni fa, quando era già sposata con figli le dissi: sei l'unica donna che non sono riuscito ad avere.
- E lei? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- E lei mi rispose che non ci avevo provato, - rispose il babbeo.
- Com'è 'sta storia? - il Presidente non capiva, - L'aveva detto lei che non bisognava!
- È quello che le dissi io, - continuò il babbeo, - Ma tipo sei stata tu a dirmi che non bisognava.
- E lei? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- E lei mi ripose, - disse il babbeo, - Che non si deve ascoltare quello che dice una donna in queste situazioni.
- Non ho capito, - disse il Presidente, - Aveva detto che non bisognava! Cosa bisognava fare, andare contro la sua volontà? E magari saltava fuori una denuncia! Guardate che son cose...
- Capite, - disse tranquillo tranquillo il babbeo, - Forse mi avrebbe denunciato, forse anche no. Ma per tutta la vita ho avuto la sensazione che stavo per avere tutto e invece mi sono arreso. Capite? La vita sarebbe potuta andare diversamente...
Vladimir Vladimirovič™ e Anatol'evič Medvedev guardavano attentamente il babbeo.
- Voi non vi siete fermati davanti a un "non bisogna", - disse il babbeo, - E adesso non avrete mai nulla da rimpiangere.
Dalle finestre giungeva il bel suono delle campane del Cremlino.
Da qualche parte volava l'aereo del ministro degli esteri della Gran Bretagna David Miliband. Il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner pensava febbrilmente quali sanzioni infliggere alla Russia. Il politologo Randy Scheunemann assicurava al senatore che Mosca avrebbe attaccato Tbilisi con la bomba atomica, magari non oggi, ma domani sì. I senatori Barack Obama e Hillary Clinton bevevano in silenzio vodka Stoličnaja. Poco distante, il consorte di Hillary Clinton sogguardava con interesse la consorte di Barack Obama.
Il presidente dell'Ossezia del Sud Eduard Kokoity aveva il mal di testa per i tre litri di vino secco bevuti la sera prima. Il presidente dell'Abkhazia Sergej Vasil'evič Bagapš era seduto su una sdraio sul lungomare di Sukhumi e soddisfatto ammirava con il binocolo l'incrociatore lanciamissili Moskva.
A Kiev il Presidente dell'Ucraina Viktor Andreevič Yushenko temeva che il Capo del Governo Yulia Timoshenko chiedesse l'impeachment. Il presidente della Georgia Mikheil Nikolaevič Saakashvili rileggeva febbrilmente La guerra dei mondi di Wells.
Nel porto di Batumi i marinai americani scaricavano una partita di cravatte.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Tu cosa pensi? Abbiamo fatto bene a riconoscere?
- Non siamo stati troppo frettolosi? - domandò Dmitrij Anatol'evič.
- Vedete, bratellos, - rispose il babbeo che scriveva cretinate, - Una volta ero molto giovane e amavo una ragazza. Lei non mi respingeva ma neanche ci stava. E insomma, una sera mi capitò di fermarmi a dormire da lei. Solo perché casa mia era troppo lontana. Così entrai nel suo letto, le tolsi le maglietta e lei sembrava non obiettare. Ma quando cercai di spingermi un po' più in là, disse piano: Non bisogna, e si voltò dall'altra parte. Be', allora io mi fermai. Ma poi non c'è più stata un'altra occasione.
- Come si chiamava la ragazzetta? - domandò Vladimir Vladimirovič™, tirando a sé il bloc notes.
- Non ha importanza, - rispose il babbeo.
- Va la', che tanto la troviamo comunque, - sorrise Vladimir Vladimirovič™.
- Non è questo il punto, - si strinse nelle spalle il babbeo.
- E qual è il punto, allora? - domandò impaziente il Presidente.
- Siamo rimasti amici, - spiegò il babbeo, - E una volta, già molti anni fa, quando era già sposata con figli le dissi: sei l'unica donna che non sono riuscito ad avere.
- E lei? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- E lei mi rispose che non ci avevo provato, - rispose il babbeo.
- Com'è 'sta storia? - il Presidente non capiva, - L'aveva detto lei che non bisognava!
- È quello che le dissi io, - continuò il babbeo, - Ma tipo sei stata tu a dirmi che non bisognava.
- E lei? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- E lei mi ripose, - disse il babbeo, - Che non si deve ascoltare quello che dice una donna in queste situazioni.
- Non ho capito, - disse il Presidente, - Aveva detto che non bisognava! Cosa bisognava fare, andare contro la sua volontà? E magari saltava fuori una denuncia! Guardate che son cose...
- Capite, - disse tranquillo tranquillo il babbeo, - Forse mi avrebbe denunciato, forse anche no. Ma per tutta la vita ho avuto la sensazione che stavo per avere tutto e invece mi sono arreso. Capite? La vita sarebbe potuta andare diversamente...
Vladimir Vladimirovič™ e Anatol'evič Medvedev guardavano attentamente il babbeo.
- Voi non vi siete fermati davanti a un "non bisogna", - disse il babbeo, - E adesso non avrete mai nulla da rimpiangere.
Dalle finestre giungeva il bel suono delle campane del Cremlino.
Da qualche parte volava l'aereo del ministro degli esteri della Gran Bretagna David Miliband. Il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner pensava febbrilmente quali sanzioni infliggere alla Russia. Il politologo Randy Scheunemann assicurava al senatore che Mosca avrebbe attaccato Tbilisi con la bomba atomica, magari non oggi, ma domani sì. I senatori Barack Obama e Hillary Clinton bevevano in silenzio vodka Stoličnaja. Poco distante, il consorte di Hillary Clinton sogguardava con interesse la consorte di Barack Obama.
Il presidente dell'Ossezia del Sud Eduard Kokoity aveva il mal di testa per i tre litri di vino secco bevuti la sera prima. Il presidente dell'Abkhazia Sergej Vasil'evič Bagapš era seduto su una sdraio sul lungomare di Sukhumi e soddisfatto ammirava con il binocolo l'incrociatore lanciamissili Moskva.
A Kiev il Presidente dell'Ucraina Viktor Andreevič Yushenko temeva che il Capo del Governo Yulia Timoshenko chiedesse l'impeachment. Il presidente della Georgia Mikheil Nikolaevič Saakashvili rileggeva febbrilmente La guerra dei mondi di Wells.
Nel porto di Batumi i marinai americani scaricavano una partita di cravatte.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
mercoledì, agosto 27, 2008
VVP e il bottoncino
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio a leggere i giornali.
- Isolamento internazionale, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Diritto internazionale... Deplorevole... Valori... Fondo di stabilizzazione... I terroristi hanno dirottato nuovamente un aereo... Terremoto sul Bajkal... Oh!
Vladimir Vladimirovič™ sfilò dalla tasca il telefono mobile con l'aquila a due teste al posto della tastiera e premette il pulsante di chiamata del deputato della Duma di Stato, membro della commissione della Duma per la difesa, primo vice presidente del partito "Russia Unita" Artur Nikolaevič Čilingarov.
- Ascolta, bratello! - domandò preoccupato Vladimir Vladimirovič™, - Com'è, lì?
- E chi lo sapeva, che veniva fuori quel casino! - esclamò Artur Nikolaevič, - Gli abbiamo solo datto una toccatina!
- A cosa, avete dato una toccatina? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Ma sì, lì in fondo c'era quel solito pippoletto, - spiegò Artur Nikolaevič, - Insomma quella specie di bottoncino. Lo abbiamo toccato con il manipolatore, e, e... che salto che ha fatto!
Vladimir Vladimirovič™ impallidì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in:Russia
- Isolamento internazionale, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Diritto internazionale... Deplorevole... Valori... Fondo di stabilizzazione... I terroristi hanno dirottato nuovamente un aereo... Terremoto sul Bajkal... Oh!
Vladimir Vladimirovič™ sfilò dalla tasca il telefono mobile con l'aquila a due teste al posto della tastiera e premette il pulsante di chiamata del deputato della Duma di Stato, membro della commissione della Duma per la difesa, primo vice presidente del partito "Russia Unita" Artur Nikolaevič Čilingarov.
- Ascolta, bratello! - domandò preoccupato Vladimir Vladimirovič™, - Com'è, lì?
- E chi lo sapeva, che veniva fuori quel casino! - esclamò Artur Nikolaevič, - Gli abbiamo solo datto una toccatina!
- A cosa, avete dato una toccatina? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Ma sì, lì in fondo c'era quel solito pippoletto, - spiegò Artur Nikolaevič, - Insomma quella specie di bottoncino. Lo abbiamo toccato con il manipolatore, e, e... che salto che ha fatto!
Vladimir Vladimirovič™ impallidì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in:Russia
lunedì, agosto 25, 2008
Il grano saraceno non è riso bruciacchiato
In un articolo di quattro anni fa per il Guardian John Laughland ricordava come la signora Saakashvili andasse fieramente sbandierando l'appartenenza del marito alla lunga tradizione dei "grandi leader georgiani come Stalin e Beria".
Lo ammetto: finora ho avuto poco tempo per la bella, poliglotta e tendenzialmente bionda consorte olandese di Mishiko.
Ma signori, se ne vale la pena. Per la felicità di tutti noi Sandra Roelofs ha scritto un'autobiografia, intitolata assai modestamente La first lady della Georgia. Memorie di un'idealista.
E grazie alla Komsomolskaja Pravda (e soprattutto a Massimo che mi ha passato il link) eccone alcuni estratti tradotti in velocità da me medesima:
Sulla Georgia e i georgiani:
«Mi tocca combattere in un paese dove 2/3 della popolazione vivono sulla soglia della povertà, dove la gente ci invidia per la nostra felicità, la nostra ricchezza o la nostra carriera. Dobbiamo affrontare minacce, ricatti e spionaggio».
«A volte penso che molti abitanti di questo paese non meritino di vivere in questo paradiso, perché non vogliono e non hanno abbastanza a cuore il progresso della Georgia moderna».
«Se Shevardnadze lasciasse il suo posto e se ne andasse a stanare bin Laden, allora forse espierebbe tutto il male che ha fatto alla Georgia».
«Il grano saraceno, con il quale a Occidente si riempiono i cuscini, a quanto pare non è riso bruciacchiato».
«Se i georgiani sono europei? Certo! I primi uomini sono giunti in Europa dal Kenya passando per la Georgia».
«Quando sono andata con lui per la prima volta a un concerto non si è quasi accorto delle mie scarpe nuove. Era interessato solo alle macchine fotografiche e alle telecamere».
«Misha era certo di essere l'unica speranza per questo paese, e io ne ero altrettanto convinta. Una volta ha detto che aveva vissuto bene per 35 anni e che era pronto a morire... e io mi sono messa a piangere...».
«Il futuro del paese era stato messo in pericolo e noi eravamo in prima linea, a testa alta, pronti all'attacco».
«Sulla stampa è uscito un pesce d'aprile, dicevano che Misha aveva ricevuto in regalo dal suocero una Jaguar da 48.000 dollari... E io commenterei così: Misha una macchina così se la merita, perché in Georgia non ci sono tanti uomini intelligenti e saggi come lui».
«L'esercito fu vestito, nutrito e addestrato, ed ebbe inizio la privatizzazione delle grandi fabbriche».
«“Meglio nessuna riforma che riforme dimezzate!”: ecco il ritratto della politica di Saakashvili».
A proposito di sé:
«Mi preparai con cura alla cerimonia di insediamento, comprai il vestito a Parigi. Mi domandarono: “È per un matrimonio?” Io dissi: "Sì, in un certo senso"... Mi arricciai le punte dei capelli... Somigliavo ad Alice nel paese delle meraviglie».
«Su una delle pagine del mio diario è incollato un ritaglio con i consigli su cosa fare e cosa non fare quando si corre il rischio di una violenza».
«Ho regalato un telescopio all'osservatorio di Tbilisi. La gente era in estasi».
«Sono andata alla televisione... Le reazioni sono state magnifiche: parlo già bene il georgiano, sono piacevole, ho il senso dell'umorismo...»
«Con i bambini bisogna essere severi, non devono chiedere le canzoncine o le fiabe prima di mettersi a dormire».
[C'è un modo di dire russo: Muž da ženà - odnà satanà: letteralmente "moglie e marito, stesso satana"; per dire che i coniugi spesso condividono pensieri e azioni, e sono fatti - come in questo caso - l'uno per l'altra].
[Ma le famose lauree della signora sono lauree particolarmente brevi? Quei famosi diplomi d istituto parificato? Siamo sicuri che non ci sia scritto in piccolo "il titolo Dr. non va inteso letteralmente e non è riconosciuto in alcun paese, tranne forse gli Stati Uniti e parti della Georgia" o "Universitas Studiorum Avonensis" (che è quella dove si formano le rappresentanti dell'Avon)?]
Lo ammetto: finora ho avuto poco tempo per la bella, poliglotta e tendenzialmente bionda consorte olandese di Mishiko.
Ma signori, se ne vale la pena. Per la felicità di tutti noi Sandra Roelofs ha scritto un'autobiografia, intitolata assai modestamente La first lady della Georgia. Memorie di un'idealista.
E grazie alla Komsomolskaja Pravda (e soprattutto a Massimo che mi ha passato il link) eccone alcuni estratti tradotti in velocità da me medesima:
Sulla Georgia e i georgiani:
«Mi tocca combattere in un paese dove 2/3 della popolazione vivono sulla soglia della povertà, dove la gente ci invidia per la nostra felicità, la nostra ricchezza o la nostra carriera. Dobbiamo affrontare minacce, ricatti e spionaggio».
«A volte penso che molti abitanti di questo paese non meritino di vivere in questo paradiso, perché non vogliono e non hanno abbastanza a cuore il progresso della Georgia moderna».
«Se Shevardnadze lasciasse il suo posto e se ne andasse a stanare bin Laden, allora forse espierebbe tutto il male che ha fatto alla Georgia».
«Il grano saraceno, con il quale a Occidente si riempiono i cuscini, a quanto pare non è riso bruciacchiato».
«Se i georgiani sono europei? Certo! I primi uomini sono giunti in Europa dal Kenya passando per la Georgia».
Su Misha e la sua politica:
«Quando sono andata con lui per la prima volta a un concerto non si è quasi accorto delle mie scarpe nuove. Era interessato solo alle macchine fotografiche e alle telecamere».
«Misha era certo di essere l'unica speranza per questo paese, e io ne ero altrettanto convinta. Una volta ha detto che aveva vissuto bene per 35 anni e che era pronto a morire... e io mi sono messa a piangere...».
«Il futuro del paese era stato messo in pericolo e noi eravamo in prima linea, a testa alta, pronti all'attacco».
«Sulla stampa è uscito un pesce d'aprile, dicevano che Misha aveva ricevuto in regalo dal suocero una Jaguar da 48.000 dollari... E io commenterei così: Misha una macchina così se la merita, perché in Georgia non ci sono tanti uomini intelligenti e saggi come lui».
«L'esercito fu vestito, nutrito e addestrato, ed ebbe inizio la privatizzazione delle grandi fabbriche».
«“Meglio nessuna riforma che riforme dimezzate!”: ecco il ritratto della politica di Saakashvili».
A proposito di sé:
«Mi preparai con cura alla cerimonia di insediamento, comprai il vestito a Parigi. Mi domandarono: “È per un matrimonio?” Io dissi: "Sì, in un certo senso"... Mi arricciai le punte dei capelli... Somigliavo ad Alice nel paese delle meraviglie».
«Su una delle pagine del mio diario è incollato un ritaglio con i consigli su cosa fare e cosa non fare quando si corre il rischio di una violenza».
«Ho regalato un telescopio all'osservatorio di Tbilisi. La gente era in estasi».
«Sono andata alla televisione... Le reazioni sono state magnifiche: parlo già bene il georgiano, sono piacevole, ho il senso dell'umorismo...»
«Con i bambini bisogna essere severi, non devono chiedere le canzoncine o le fiabe prima di mettersi a dormire».
[C'è un modo di dire russo: Muž da ženà - odnà satanà: letteralmente "moglie e marito, stesso satana"; per dire che i coniugi spesso condividono pensieri e azioni, e sono fatti - come in questo caso - l'uno per l'altra].
[Ma le famose lauree della signora sono lauree particolarmente brevi? Quei famosi diplomi d istituto parificato? Siamo sicuri che non ci sia scritto in piccolo "il titolo Dr. non va inteso letteralmente e non è riconosciuto in alcun paese, tranne forse gli Stati Uniti e parti della Georgia" o "Universitas Studiorum Avonensis" (che è quella dove si formano le rappresentanti dell'Avon)?]
Filed in: therealthing
sabato, agosto 23, 2008
Capital G.
Well I used to stand for something
Now I'm on my hands and knees
Traded in my God for this one
And he signs his name with a capital G.
[Trent Reznor, "Capital G."]
A questo punto a cosa servono la disinformazione, la propaganda, il complottismo, le teorie sugli universi paralleli, gli ufi, la satira, la fantasia, Kurt Vonnegut, l'lsd, Photoshop?
Se certe cose poi esistono davvero.
Filed in: Usa therealthing
venerdì, agosto 22, 2008
Will the real mirumir please stand up?
Silent Hill mode on.
Sta di qua.
[Per visagistica+dietrologia, russismi, frivolezze, fun facts e momentanei attacchi di follia continuate a citofonare qui]
Filed in: metablog
mercoledì, agosto 20, 2008
Ask toni_i: con quante K si scrive, Guofeng?
"vi segnalo in tempo reale
+6 ore di fuso
la morte del compagno Hua Guofeng
che dopo 30 anni i giornalisti continuano a chiamare con la K
uomo di transizione, troppo debole per fare paura, dietro cui si nascondeva Deng, pronto per la lotta finale contro la moglie di Mao.
fu durante il suo interregno che il PCC inventò dal nulla la teoria della Banda dei Quattro, cui i giornalisti occidentali continuano a credere"
toni_i
[Vi segnalo in tempo reale che - complice la mia prigionia caucasica - ho finalmente realizzato la vecchia idea di creare la sezione "Ask toni_i".
No, lui naturalmente non lo sa. Certo, cosa mi costava mandargli una mail, magari una di quelle mail con lo spazio per le X e con i trabocchetti che sono solita mandare al Manuel. D'accordo, ma avrebbe nicchiato o messo X a caso. E così. Adesso lo sa :-)]
Filed in: asktoni_i
+6 ore di fuso
la morte del compagno Hua Guofeng
che dopo 30 anni i giornalisti continuano a chiamare con la K
uomo di transizione, troppo debole per fare paura, dietro cui si nascondeva Deng, pronto per la lotta finale contro la moglie di Mao.
fu durante il suo interregno che il PCC inventò dal nulla la teoria della Banda dei Quattro, cui i giornalisti occidentali continuano a credere"
toni_i
[Vi segnalo in tempo reale che - complice la mia prigionia caucasica - ho finalmente realizzato la vecchia idea di creare la sezione "Ask toni_i".
No, lui naturalmente non lo sa. Certo, cosa mi costava mandargli una mail, magari una di quelle mail con lo spazio per le X e con i trabocchetti che sono solita mandare al Manuel. D'accordo, ma avrebbe nicchiato o messo X a caso. E così. Adesso lo sa :-)]
Filed in: asktoni_i
lunedì, agosto 18, 2008
VVP, Medvedev e i soldi
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev sedevano nella dacia governativa e leggevano la stampa occidentale.
- Quanto strillano, - scosse il capo Vladimir Vladimirovič™, - Come con Litvinenko...
- 'desso smettono, - disse sorridendo Dmitrij Anatol'evič.
- Perché? - domandò Vladimir Vladimirovič™, diffidente.
- Ho parlato con Musharraf, - disse il Presidente, - Perché si dimettesse.
Vladimir Vladimirovič™ fissò sconvolto Dmitrij Anatol'evič.
- Così adesso Condoleezza c'ha da fare, - disse Dmitrij Anatol'evič tutto contento, - Cosa? L'avevi detto. Dima, avevi detto, adesso sei tu il presidente. Dima, adesso occupati della politica estera. E io me ne sono occupato.
- Q... qu... Quanto? - balbettò Vladimir Vladimirovič™ con voce soffocata.
- Perché dobbiamo subito intristirci? - domandò Dmitrij Anatol'evič, - Pensa: i soldi sono solo carta.
E Vladimir Vladimirovič™ impallidì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Quanto strillano, - scosse il capo Vladimir Vladimirovič™, - Come con Litvinenko...
- 'desso smettono, - disse sorridendo Dmitrij Anatol'evič.
- Perché? - domandò Vladimir Vladimirovič™, diffidente.
- Ho parlato con Musharraf, - disse il Presidente, - Perché si dimettesse.
Vladimir Vladimirovič™ fissò sconvolto Dmitrij Anatol'evič.
- Così adesso Condoleezza c'ha da fare, - disse Dmitrij Anatol'evič tutto contento, - Cosa? L'avevi detto. Dima, avevi detto, adesso sei tu il presidente. Dima, adesso occupati della politica estera. E io me ne sono occupato.
- Q... qu... Quanto? - balbettò Vladimir Vladimirovič™ con voce soffocata.
- Perché dobbiamo subito intristirci? - domandò Dmitrij Anatol'evič, - Pensa: i soldi sono solo carta.
E Vladimir Vladimirovič™ impallidì.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
VVP, Ivanov e Mišiko
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio da primo ministro e guardava alla televisione il presidente della Georgia Michail Nikolaevič Saakašvili che si mangiava la cravatta.
A un tratto le imponenti porte dello studio di spalancarono e il primo vice primo ministro Sergej Borisovič Ivanov entrò con un gran sorriso.
- Cia', bratello, - disse Sergej Borisovič, - Mi chiamavi?
- Lavori male, - disse Vladimir Vladimirovič ™ senza voltarsi, - I militari si lamentano. Quel tuo GLONASS non funziona. Armi moderne niente. E dove sono le famose nanotecnologie, eh?
E Vladimir Vladimirovič™ si voltò di scatto, puntando lo sguardo accigliato su Sergej Borisovič.
- Ma come, dove? - rispose Sergej Borisovič senza perdere il sorriso, - Eccole.
E il vice primo ministro indicò con gli occhi il televisore.
Vladimir Vladimirovič™ guardò senza capire.
- Nel senso… - Vladimir Vladimirovič™ era confuso, - Non ho capito. Cosa, la cravatta? Ci avete messo il polonio?
- Ma quale cravatta! - Sergej Borisovič scoppiò a ridere, - E quale polonio! Lui!
- Chi? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire, - Chi, lui? Mišiko?!
- Ma sì, - annuì Sergej Borisovič, - Ci serviva un nano-Hitler. È la nostra ultima invenzione. Ma guardalo, guardalo lì. Dagli qualche giorno e si spara. In compagnia di qualche ragazzetta.
Vladimir Vladimirovič™ fissava lo schermo con gli occhi spalancati.
Michail Nikolaevič continuava a masticare la cravatta.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
A un tratto le imponenti porte dello studio di spalancarono e il primo vice primo ministro Sergej Borisovič Ivanov entrò con un gran sorriso.
- Cia', bratello, - disse Sergej Borisovič, - Mi chiamavi?
- Lavori male, - disse Vladimir Vladimirovič ™ senza voltarsi, - I militari si lamentano. Quel tuo GLONASS non funziona. Armi moderne niente. E dove sono le famose nanotecnologie, eh?
E Vladimir Vladimirovič™ si voltò di scatto, puntando lo sguardo accigliato su Sergej Borisovič.
- Ma come, dove? - rispose Sergej Borisovič senza perdere il sorriso, - Eccole.
E il vice primo ministro indicò con gli occhi il televisore.
Vladimir Vladimirovič™ guardò senza capire.
- Nel senso… - Vladimir Vladimirovič™ era confuso, - Non ho capito. Cosa, la cravatta? Ci avete messo il polonio?
- Ma quale cravatta! - Sergej Borisovič scoppiò a ridere, - E quale polonio! Lui!
- Chi? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire, - Chi, lui? Mišiko?!
- Ma sì, - annuì Sergej Borisovič, - Ci serviva un nano-Hitler. È la nostra ultima invenzione. Ma guardalo, guardalo lì. Dagli qualche giorno e si spara. In compagnia di qualche ragazzetta.
Vladimir Vladimirovič™ fissava lo schermo con gli occhi spalancati.
Michail Nikolaevič continuava a masticare la cravatta.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
i dont see rusia no where
giovedì, agosto 14, 2008
Blood Simple
- Oh, la Manu.
- Ciao. Che fa papà?
- Che fa, tutto fa: nuoto, canoa, si è riguardato la Pellegrini per l'undicesima volta. Eccola lì sul divano, la salma.
- Ciao.
- Guarda, guarda cosa si è fatto alla gamba.
- Lina, un piccolo diversivo.
- Papà, ma sei caduto?
- Ma no, questo scemo va in cantina a fare non so cosa.
- Lavoretti miei.
- Lavoretti suoi e non torna più.
- Si è fatto male.
- Ma no, mi è sfuggita di mano una tavola di legno e l'ho fermata con la gamba.
- Certo, l'ha fermata per non rovinare il pavimento della cantina.
- Un po' di sangue.
- Fiumi di sangue. Torna su fischiettando e mi dice: "Posso avere un po' di acetone?" Che io ho pensato, eccolo che si è sporcato di vernice la maglietta.
- Volevo dire disinfettante. Al limite acqua ossigenata.
- Ma è scemo, è?
- Graffietto. Zi-iic. Qui.
- Ma quale graffietto, c'era sangue dappertutto.
- Manu, io lo faccio per lei.
- Nel senso?
- Nel senso che sviene per niente, si impressiona. Devo abituarla, un po' alla volta, al sangue.
- Manu.
- Così non sviene più.
- Manu, ti volevamo chiedere: chi ha attaccato per prima? La Georgia o la Russia?
- La Georgia.
- Ah.
- Toh.
- Chi ha vinto?
- Lui.
Filed in: therealthing lafamigliamir
- Ciao. Che fa papà?
- Che fa, tutto fa: nuoto, canoa, si è riguardato la Pellegrini per l'undicesima volta. Eccola lì sul divano, la salma.
- Ciao.
- Guarda, guarda cosa si è fatto alla gamba.
- Lina, un piccolo diversivo.
- Papà, ma sei caduto?
- Ma no, questo scemo va in cantina a fare non so cosa.
- Lavoretti miei.
- Lavoretti suoi e non torna più.
- Si è fatto male.
- Ma no, mi è sfuggita di mano una tavola di legno e l'ho fermata con la gamba.
- Certo, l'ha fermata per non rovinare il pavimento della cantina.
- Un po' di sangue.
- Fiumi di sangue. Torna su fischiettando e mi dice: "Posso avere un po' di acetone?" Che io ho pensato, eccolo che si è sporcato di vernice la maglietta.
- Volevo dire disinfettante. Al limite acqua ossigenata.
- Ma è scemo, è?
- Graffietto. Zi-iic. Qui.
- Ma quale graffietto, c'era sangue dappertutto.
- Manu, io lo faccio per lei.
- Nel senso?
- Nel senso che sviene per niente, si impressiona. Devo abituarla, un po' alla volta, al sangue.
- Manu.
- Così non sviene più.
- Manu, ti volevamo chiedere: chi ha attaccato per prima? La Georgia o la Russia?
- La Georgia.
- Ah.
- Toh.
- Chi ha vinto?
- Lui.
Filed in: therealthing lafamigliamir
domenica, agosto 10, 2008
L'ordine del giorno
L'ordine del giorno di Saakashvili:
3.00 attacco
6.00 blitzkrieg
7.00 colazione
12.00 vittoria
17.00 richiesta di aiuto.
Link: Ellustrator
Si ride anche, magari, ma a denti stretti.
Confermo che l'Andrea e la Miru stanno nella dacia estiva: lì troverete traduzioni, link, notizie, riassunti e (perfino!) qualche annotazione personale. Tanta roba, tradotta in fretta, con refusi simpatici e per una volta mandando a quel paese i diacritici (con i nomi georgiani adottiamo la traslitterazione dell'universo imperfetto mondo, cioè come viene viene e come Google comanda).
Capace che è pure roba interessante e fatta bene, visto che come recita giudiziosamente il disclaimer non siamo una testata giornalistica ai sensi di.
Per prima cosa date un'occhiata a questo round-up e agli apparenti problemi della Reuters con le comparse (in fondo al post): tanto la premessa grande come un palazzone di era sovietica l'ho già scritta di là.
Iscriviti a:
Post (Atom)