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martedì, ottobre 11, 2011

Via del Boschetto

Sms di mia madre:

"Stiamo pensando alla polpetta. Papà avrebbe un'ipotesi. Ricordi via del Boschetto?"

Via del Boschetto: eravamo andati ad abitarci quando il boschetto già non c'era più. Una cucina, un bagno, una legnaia, un sottoscala, una scala, tre camere, un salotto. Una moquette giallo zabaione. Un giardino. Erba, ghiaia. Ortensie lungo i muri. Un'altalena.

Cosa dovrei ricordare di via del Boschetto?
Eravamo costruiti su un cimitero di carne macinata?

Nel dubbio, non chiamo.

venerdì, marzo 11, 2011

Biella

Un sera mio padre entra in cucina mentre sto giocando con il Lego, prende un mattoncino, lo rigira tra le mani, lo fissa intensamente, poi dice lo sai cosa fa un bullone in mezzo al bosco? No, dico io. Cerca la biella addormentata! La biella. Addormentata. Capito? Sì papàci.
E se ne va fischiettando, con il mio mattoncino in tasca.

mercoledì, febbraio 09, 2011

L'interruttore

Dice mia madre che non può più vedere un telegiornale o un talk show per intero. Perché tuo padre si incazza e cambia canale, dice. Oggi per esempio c'era la conferenza stampa di Berlusconi che mostrava le gengive e diceva che non si può far mettere un dente, che gli fa male il nervo e che questo è un altro suo grande sacrificio. Tuo padre si è incazzato forte ed è passato a un canale di liscio, dice mia madre, uno di quelli con i cantanti con il codino e coppie di vecchi che ballano.

Dice mia madre che in camera e in sala mio padre ha messo un interruttore che spegne tutto insieme, luce-tv-ricevitore digitale-dvd recorder. Più che un interruttore è una peretta, dice, di quelle che si usavano una volta, sai l'amore di tuo padre per le perette.

Mio padre ha sempre avuto fiducia negli interruttori, nelle prolunghe, nelle multiprese, nei campanelli a tirante. Perché progresso vuol anche dire che puoi fare a meno di alzarti dalla poltrona per fare le cose. Quand'ero piccola mi sistemò un campanello accanto al letto perché durante le febbri potessi chiedere aiuto, acqua, cibo. Con Antonia però ci giocavamo a rischiatutto, facendo gara a chi premeva prima.

Dice mio padre che gli interruttori a peretta non si trovano più, che gliene restano solo tre e così li deve dosare e riciclare. Devi decidere quale zona della casa vuoi davvero isolare, non puoi fare mille cazzate con gli interruttori a peretta, prima o poi le paghi. Dice mia madre che la sera guardano la tv a letto e lui a un certo punto dice "bòn", oppure "basta", oppure "bòn basta", preme l'interruttore e spegne tutto. Dà per scontato il consenso di mia madre, il punto di rottura comune. Lei si lamenta un po', ma con discrezione e solo con me. Basta che non mi metta il liscio, dice, che di quello ho piene le scatole.

Oggi ho chiesto a mia madre se hanno appeso fuori casa il lenzuolo con la scritta "dimettiti". Lei ha detto cosa vuoi che mettiamo fuori, qua sono tutti così. Magari quando vieni tu, ha detto. Comunque sono tutti così.

Ogni tanto penso a loro due stesi sul letto, la sera tardi, a mio padre che dice "bòn basta" e fa clic, a loro due stesi sul letto, svegli, al buio.

martedì, luglio 20, 2010

Tutto su mia madre

– Ciao mamma.
– Oh ciao, l'altro giorno al tigì hanno mostrato il posto dove stai tu. Mica male. Borgo antico tra i più belli, dicevano.
– Così antico che non c'è internet.
– C'è una rocca. Tu queste cose non me le dici mai. Che c'è la rocca, che si mangiano i pici.
– Tutto bene lì?
– Benissimo. La tua pachira ha messo un germoglio.
– Bene.
– Tanto bellino. E hanno preso il serial killer di Gorizia.
– Quale serial killer?
– Quello delle prostitute. Ne aveva fatte fuori due, tipo ad Aiello, e si accingeva ad ammazzarne una terza. Con una balestra.
– Si accingeva.
– Lo hanno preso a Padova, ma lui è di Gorizia. Ti ricordi di quel ragazzo che era finito soffocato in una pozzanghera a Farra.
– No.
– Neanch'io benissimo, devo dire. Comunque c'entrava lui, si era anche fatto qualche annetto.
– Ok.
– Ecco, e adesso si era messo ad ammazzare prostitute. Con la balestra. Ma l'hanno preso e io posso finalmente stare tranquilla.
– Certo, non è che te ne vai a passeggiare sul raccordo, no?
– Cosa c'entra.
– Eh.
– Magari mi contattava.
– A te.
– Sai come si cercano le cose. Le escort.
– Fammi indovinare. Telefonando a pensionate di Gorizia scelte a caso?
– ...
– ...
– Io comunque mando sempre tuo padre a rispondere.

mercoledì, giugno 30, 2010

Cronache della Famigliamir/Marija

E così due giorni fa alla Coop incontro la Marija, dopo tutti questi anni, e la riconosco subito. La Marija era stata fidanzata con mio fratello. Lui andava a trovarla fin su a Montespin, vicino a Vertojba. Molto prima di conoscere la Vittorina, Louise l'olandese, l'australiana di Sydney, le tedesche di passaggio a Sistiana e ovviamente la Franchina. Una roba da ragazzi. Poi lei un giorno si è ammalata di tbc e lui non ci è andato più. Mai più visto, dall'oggi al domani. Quel mona di mio fratello è fatto così.
La Marija mi racconta che poi è guarita, che si è sposata con uno di Trieste, uno che beveva e la trattava male, ci ha fatto un figlio, ha divorziato, adesso vive di nuovo a Montespin. Che sarebbe Dornberk, no? E siccome aveva sempre voluto rivedere mio fratello un giorno ha preso il telefono e l'ha chiamato. Fortuna che non ha risposto la Franchina. Lui le ha dato appuntamento in un'osteria dalle parti di casa sua. Un'osteria. Vicino casa. E si sono incontrati.
Le chiedo come lo ha trovato, che impressione le ha fatto quel mona di mio fratello. E lei dice era meglio se non lo rivedevo. Un armadio. Lui che era magro come uno stecco, elegante. Il tempo è passato anche per lei, certo, il tempo passa per tutti. Ma soprattutto per mio fratello. Non ti aspettava una vita più allegra, Marija, dico io. Però quanto gli volevo bene, fa lei. Aspettavo solo di vederlo arrivare, su a Montespin. Ti ricordi, dice. Le mangiate di ciliegie, le sere d'estate di quando eravamo ragazzini, tuto iera più bel co' ierimo muleti. Aspettavo solo di sentire il rumore del motorino. Non vedevo l'ora di sentirlo, e poi di vederlo sbucare dall'ultima curva.
E io non vedevo l'ora che tornasse, Marija.
Perché, dice lei.
Come perché.
Perché il motorino era mio.

domenica, aprile 04, 2010

Pasqua à la carte

– Noi siamo cristiani alla carta.
– Cioè?
– Prendiamo quello che ci piace. Selezioniamo. Vero, Lina?
– Be' sì, anche perché magari lassù c'è qualcuno.
– Qualcuno c'è di sicuro. Si sente camminare. Si sente anche abbaiare un cane.
– ...
– Ancora un po' di colomba, Manu? Questa ha i canditi. Questa no.

martedì, febbraio 16, 2010

Minimo minimo

– Ciao mamma, come va.
– Ho la febbre.
– Vabbe', influenza.
– Ma no, è che sabato alla festa in maschera devo aver urlato troppo.
– È sicuramente quello. Papà?
– Ha urlato anche lui.
– Quanta febbre?
– Eh?
– In gradi, tipo.
– Ah, no, abbiamo il termometro rotto!
– ...
– Il mercurio non si muoveva più, stava fermo lì. Allora papà l'ha messo nell'acqua bollente.
– Ecco.
– Ma così, per sperimentare. Adesso è impazzito.
– Papà.
– No, il termometro. Fa 42°.
– Eh.
– Ma ti pare, se avevamo 42°.
– ...
– Minimo minimo deliravamo.

giovedì, gennaio 21, 2010

giovedì, novembre 12, 2009

Mescolare, agitata

– Tuo padre è insopportabile.
– Lo so.
– Cioè, per essere buono è buono.
– Sì, ho capito, ma anche meno buono andrebbe bene.
– Ha un caratteraccio.
– Be'.
– Mi tratta malissimo, secondo me.
– ...
– Fuori casa. Perché a casa è un agnellino. Ciccina mi fai il caffè, eccetera.
– E di chi è la colpa?
– Mia. Però, insomma, io sono stressata. Hai capito di cosa parlo.
– No.
– Ma sì che hai capito, dai. Lui fa finta di niente, ma io.
– Mamma, non ho capito.
– Son cose che in una coppia. Hai provato anche tu.
– ...
– Io sono stufa, stufa, stufa di mescolargli il caffè!
– Mamma.
– Tre volte al giorno.
– Mamma.
– Eh.
– Tu sei troppo buona.

mercoledì, gennaio 23, 2008

Flu, liv mai badi nau*

– E allora?
– E allora, 38,5.
– Vai in giro spogliata!
– Mamma, non sono raffreddata.
– Ignuda!
– E non ho il mal di gola.
– Ti copri poco!
– Ho solo la febbre.
– Allora mi sa proprio che è influenza.
– Sì.
– Gito, non starle troppo attaccato.
– Mami, difficile che faccia il salto di specie.
– Ti ho portato le caramelline balsamiche.
– Marca "Pinetto", mi sento già meglio.
– Ha-ha. Da chi l'hai presa, vorrei sapere.
– Ffffh.
– Comunque. Meno male che qui c'è la tua mamma.
– Che bello.
– Alle quattro però ho una crostolata.
– Ma tanto io pomeriggio dormo. Anzi, già adesso. Dormo.
– Dormi, amore. Tanto ho le chiavi.

Comunque il 23 gennaio nel calendario tibetano non esiste: karma a rendere.

*Cit. Fra.

venerdì, gennaio 04, 2008

Uarvuik, abbiamo un problema

– A Trieste c'è Dion Uarvuik in concerto.
– Uoruik, mami.
– Ma è lei che ha avuto un sacco di problemi?
– Tipo?
– Alcol, droghe, farmaci, aumento di peso, vita da barbona...
– No, credo si tratti della nipote, o forse cugina.
– Pensa te. Che era proprio bellissima.
– Whitney Houston, giovane. Questa invece ha un'età.
– Tipo?
– Tipo che è anziana.
– Anziana quanto?
– Decrepita, un mucchio di anni.
– Ma non mi sembra proprio.
– Ti dico di sì. Ora controllo. Ah, eh.
– Cosa?
– No, niente.
– Fuori l'anno di nascita.
– 1940.
– Più giovane di me?
– Ma ne dimostra di più.
– Mh.
– Sarà stato tutto quell'alcol, le droghe, la vita da barbona. Tu non bevi, è tanto che mangi.
– Non era la nipote?
– Mi sarò confusa.
– Decrepita.
– Non è bela come la mia mami.
– Zitta.
– Sono un Mostro della Razza Umana?
– No, te son una figura porca.

sabato, dicembre 22, 2007

Almeno

Pomeriggio in centro commerciale con mamma.
A un tratto la vedo meditabonda davanti a uno scaffale.
– Peccato aver già comprato tutti i regali. Guarda qua.
Indica una serie di bocce di porcellana con su scritte probabili insolenze in caratteri cinesi (tipo "Accidenti a te e alla tua famiglia fino al decimo antenato", "Sto per caderti su un piede e farti molto male" e "Attenzione, coloranti tossici! Ah ah, paura, eh?").
– Mamma, nove euro.
– Sì, nove euro, ma almeno hai regalato una palla enorme!

giovedì, dicembre 06, 2007

Piccolo grande motore

– Elio, ma dobbiamo tenerlo proprio in camera?
– Solo per un paio di giorni.
– Per rimirarcelo?
– Ma anche per farmi venire delle idee.
– Tipo?
– Tipo un qualche rivestimento di protezione contro le intemperie.
– Ma è un motore per barca.
– Un motore piccolo, Lina. Di emergenza. Se il motore grande smette di funzionare, c'è lui.
– Al primo posto nei tuoi affetti non ci sono più io, ma il motore piccolo.
– Ma no amore, come puoi pensare e dire una cosa del genere.
– ...
– Al primo posto c'è il motore grande.

venerdì, novembre 09, 2007

L'esercitazione

– Papà, e allora. Il marsupio?
– Chi te l'ha detto?
– Fonti che preferiscono restare anonime.
– Beh, il marsupio è stato dimenticato sul pontile ma poi recuperato.
– Dopo due ore, Elio.
– Recuperato, tutto a posto.
– Manu che giornata... Prima il marsupio con tutti i documenti dentro.
– Poi mi sono dimenticato i finestrini dell'auto abbassati, càpita.
– A novembre, papà.
– Un novembre caldo.
– Ci ha citofonato il De Luca.
– Ma mentre io andavo a riprendere il marsupio, tua madre ha ben pensato di rovesciare un chilo di zucchero sul pavimento della cucina.
– Poi, esausti, ci siamo fatti un caffè.
– Ma al posto dello zucchero aveva messo il sale.
– E così...
– Ci siamo detti non raccontiamolo alla Manu che si preoccupa.
– Non capirebbe mai, penserebbe che è Alzheimer. Insieme, che sfiga.
– E invece?
– Tutto sotto controllo, no, Elio?
– Era un'esercitazione congiunta.
– Ne facciamo, a volte.
– Perfettamente riuscita.
– Tranquilla, adesso? Cocchina?

lunedì, novembre 05, 2007

Il paese è piccolo il Piave mormora

– Pronto!
– Ciao mamma, come va?
– Bene, come mai non rispondevi?
– Telefono in borsa. Che fate?
– Niente eravamo al mercatino di Piazzutta...
– Ah, c'era il mercatino?
– Si, be', poche cose. Un mucchio di fotografie.
– Bello.
– Nelle foto c'era anche una che mi somigliava, i panorami erano quelli...
– Ma va'?
– Sì sì, tipo il Piave, eccetera...
– Il Piave.
– ... e allora ho pensato: sta' a vedere che la Manu ha venduto le mie foto.
– Mamma!
– Capace. E così ho detto: Elio, meglio che andiamo, va'.
– Ma ti prego.
– Mica ho detto che venderesti tua madre.
– ...
– Solo le foto.

martedì, ottobre 09, 2007

Piccola Imperatrice

– C'è qualcuno?
– Te me gà portà i bagigi?
È seduta sul letto, come sempre, davanti al televisore acceso.
– No, zero bagigi.
– Carame'e morbide?
– No. Ciao Antonia.
– Ciao, nevòde.
– Pensavo, oggi.
– Te pensavi.
– Ti ricordi quando sono arrivata nel mezzo di una puntata di Sentieri per dirti che mi avevano invitata a parlare alla radio...
– Sì, entanto quea sporcaciona dea Riva... ben, assèmo pèrdar.
– ... insieme a una professoressa, a una vigilessa e a una poliziotta.
– Come na barze'etta.
– E tu mi hai chiesto: "E ti, cossa situ?" E io ho risposto "Piccola imprenditrice".
– Vero, vero. Parole sante.
– Ma quali parole sante. Ti ricordi come hai commentato?
– Al momento non me o ricordo.
– Hai detto "Lo gò sempre savùo, che te geri una piccola imperatrice".
– La mia stelassa.
– Bòn, vado.
– Imperatrice!
– Dime.
– La prossima storia sarà quea dei austriaci e dei gnocchi.
– Va ben.
– Qua i manda sempre 'e repliche.
– Ciao, Antonia.
– Ciao, nevòde.

sabato, settembre 01, 2007

Cinque cavalli

– Elio.
– Cosa.
– Perché continui ad accendere e spegnere l'aria condizionata?
– Perché mi porta via cinque cavalli.
– Ah.
– Capito?
– No.
– Senti il motore? Accesa, tic.
– ...
– Spenta, tic.
– ...
– Hai sentito?
– No.
– Cinque cavalli in meno. Allora spengo, così non devo mettere in terza.
– Ah.
– Capito?
– Sì.
– Spengo, riaccendo.
– Elio.
– Cosa.
– Scendo e spingo?

martedì, luglio 10, 2007

Training autonomo

Lezione mattutina di ginnastica all'aperto. Elio odia i 15 minuti di rilassamento con visualizzazioni forzate e musica di sottofondo: di solito aspetta che gli altri chiudano gli occhi per sgattaiolare via, oppure li sbircia di nascosto e ride sotto i baffi, mentre mia madre lo prende discretamente a calci. Alla fine della lezione, la domanda di routine dell'istruttrice:
Bene, oggi dove siete stati? Tu, Mirella? Anche oggi in riva a un lago alpino al tramonto con le nuvole in fuga dopo il temporale?
– No, oggi ero dentro una sequoia antichissima, circondata da pini, mentre il sole filtrava attraverso i rami. Fresco, ombra, silenzio: solo il cinguettìo degli uccellini che...
– E tu, Elio?
– In una pasticceria di Corso Italia.

lunedì, luglio 09, 2007

Due minuti

– Ma io non lo so, Elio, cosa ti succederà quando morirò.
– Il problema non si porrà, Lina. Ti seguirò due minuti dopo.
– Due minuti?
– Il tempo di mangiarmi un krapfen.

venerdì, giugno 01, 2007

Prove di colore in famigliamir

Ieri, verso sera.
– Pronto.
– Che disastro!
– Ciao, mamma.
– Mi sono tinta i capelli con quel colore là! Che schifo!
– Troppo scuri?
– C'era scritto biondo scuro cannella.
– E allora?
– Dov'è la cannella! Dov'è la cannella! Come faccio adesso, tuo padre mi sta sgridando, dice cos'è questa fissa di cambiare colore.
– Infatti prima non stavi male.
– Ma se così abbronzata sembravo Tina Turner.
– Eh.
– Non è per il colore, è per tuo padre. Non capisce niente!
– Prova a lavarli ancora e aspetta qualche giorno.
– E chi esce, con questa testa. Domattina ho il dentista, domani sera l'inaugurazione dell'Estate di Cuore Amico. E mi diranno tutte "Hai cambiato colore?"
– Facile, sì.
– Cannella, c'era scritto. Pantegana, dovevano scrivere.
– Dimmi com'è questo colore, su.
– Mah, tipo i tuoi.

Me li immagino, lui e lei, litigati. Seduti davanti alla loro serie televisiva preferita, gli occhi fissi sullo schermo, mentre fingono di seguire i dialoghi ma in realtà osservano i capelli delle attrici confrontandoli mentalmente con la composizione d'alghe del Mar Morto che decora il capo di mia madre. Lui lancia uno sguardo a lei, immediatamente intercettato e distrutto da un Vympel R-77. Silenzio.

– Ciao.
– Come va oggi?
– Ci sono arrivati i moduli dell'Ici.
– E allora?
– E allora gli ho detto: se divorziamo oggi non devo pagare la mia parte di Ici, vero? E dove vai a vivere, dice lui. Vado dalla Manu, ho risposto. Sì, fa lui, in effetti ha una cantina grande.
– Scemo.
– E infatti. Poi mi fa: mi dai la mano, cocchina?
– E tu?
– E io gli ho detto: no, però puoi prenderti il piede.