[Aggiornamento del 14 marzo: per ora non se ne esce, continua].
A grande richiesta
Non pensavo di postarlo, ma grazie alla segnalazione del bratello tonii ho dato un'occhiata alla gallery di Repubblica Online eufemisticamente intitolata "Facciamo l'amore in nome dell'orso" e dedicata alla recente performance del gruppo Vojna al Museo Biologico sul tema sesso e orsi. Ora, visto che Repubblica ha castamente tagliato le foto a quota ombelico e fa riferimenti pruriginosi a foto e video impubblicabili, volevo chiedere:
avete meno di 18 anni?
siete per caso in modalità madre badessa?
Se la risposta è no, le foto (più buffe che porno) sono, nell'originale russo, qui. Oppure, con commenti in inglese (consigliati), su The Exile. (Il mio preferito è il "sosia di Christopher Walken", sempre in parte).
Ve lo dovevo.
Bene, Blogger, adesso arrestami.
p.s. Se avete meno di 18 anni non dovreste frequentarmi. Se siete Madre Badessa, oh, beh. È un'altra storia.
Questo è un post poolparty.
Dunque:
[continua]
Come si fa a passare dal sesso in nome degli orsi a un VVP? Con il Metodo Monty Python™: "e ora qualcosa di completamente diverso".
VVP, Medvedev e il Glonass
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e osservava contrariato il neo-eletto ma non ancora in carica Presidente della Federazione Russa mentre programmava la nuova disposizione dell'arredamento.
- Ecco, - disse Dmitrij Anatol'evič, attraversando velocemente lo studio da un capo all'altro, - Qui ci mettiamo il grande divano di pelle. E lì accanto il tavolino. Lì lo champagne, gli antipastini...
- Dima, - disse Vladimir Vladimirovič™ scuotendo il capo, - Quali antipastini? Questo è lo studio del presidente, ci entrano persone! I giornalisti!
- Embe', e allora? - domandò stupito Dmitrij Anatol'evič, - Per i giornalisti non mi preoccupo... a loro piacciono un sacco questi antipastini... nei buffet vanno a ruba... ecco, invece qui ci appendo il ritratto...
Vladimir Vladimirovič™ sorrise tra sé.
- Il ritratto dei Deep Purple, - disse Dmitrij Anatol'evič, e Vladimir Vladimirovič™ si rabbuiò, - C'ho un poster grande così...
A un tratto nella tasca di Vladimir Vladimirovič™ si mise a squillare il cellulare presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ mise la mano nella presidenziale tasca, prese il telefono con un'aquila dorata a due teste al posto della tastiera, e premette l'unico pulsante.
- Pronto! - disse Vladimir Vladimirovič™, - Chi è? Serëža?
Dmitrij Anatol'evič drizzò le orecchie.
- È Ivanov, - bisbigliò Vladimir Vladimirovič™, coprendo il microfono con le mani, - È volato in Sudafrica... Dove sei? Serëža! Ti sento male! In Antartide?! Quale Antartide?!?
Dmitrij Anatol'evič si rilassò.
- Perché in Antartide? - strillò Vladimir Vladimirovič™, - Ma dovevi andare in Sudafrica! Che vuol dire che vi siete persi?! Avete usato il Glonass?!?
Dmitrij Anatol'evič prese dal taschino della giacca il suo Apple iPhone e lo rigirò tra le neo-elette ma non ancora in carica presidenziali mani. Sulle sue labbra indugiava un sorriso appena percettibile.
Da: vladimir.vladimirovich.ru
[continua, è poolparty]
Putin e il taxi
- Buona sera. Ho perso il mio corteo.
- La sai, la strada?
- Veramente no, io sono di Piter.
- Quanto?
- Non lo so. Duecento?
- Dammene trecento e andiamo.
- No. Per trecento non se ne fa niente. Mi scusi.
- Va bene. Andiamo.
- Mi scusi, possiamo usare questa?
- Non serve. Ho la mia.
L'angolo bashorg
"Son lì che sguscio un uovo sodo. Davanti a me sta seduto mio figlio (un anno e mezzo), a quell'età lì i bambini sono capaci di mandar giù di tutto. Entra mia moglie e mi fa: 'Dagli solo il bianco, perché il tuorlo non gli piace'. Allora guardo il pupo e penso: ti sei mangiato uno stick di deodorante, ti sei rosicchiato una barretta di sapone e adesso salta fuori che non ti piace il tuorlo".
bash.org.ru
Falso allarme negli Urali per vecchia con borsetta
Una vecchina telefona alla polizia e dice che si trova in uno stabile molto affollato a 30 metri dalla stazione di polizia e vorrebbe consegnare due granate F-1 e RGD-5.
I poliziotti si precipitano sul posto e quando la nonna estrae dalla borsa il materiale esplosivo si accorgono che uno degli ordigni è danneggiato e potrebbe esplodere in qualsiasi momento.
Stabile evacuato, area recintata, granate brillate. Le granate a frammentazione generano in media circa 350 schegge e hanno un raggio d'azione di 15 metri. Titolo: "Nonna con granate in borsetta svuota edificio negli Urali".
Le robe che finiscono sui fondi delle borsette, da non credere. Io nella mia ci ho appena trovato quel vecchio kalashnikov che pensavo di aver lasciato nel portaombrelli del Marco Polo di Nova Gorica. Invece stava vicino allo stick del Labello millebaci.
Link
E quando dico kalashnikov, intendo questo kalashnikov:
Funziona con cartucce di burrocacao.
Non so, io il poolparty lo continuerei.
Falso allarme per noia
Fa un paio di passaggi con la sua Hyundai ("хендэ", "hende", in russo) davanti alla Lubjanka per attirare l'attenzione. Niente. Si produce in qualche frenata a effetto. Derapa. Niente.
Allora si mette a lampeggiare con i fari. E che cavolo.
Finalmente arrivano un po' di macchine della polizia.
In quel momento lui abbassa il finestrino e lancia un foglietto sul quale c'è scritto che, se la polizia non farà quello che vuole lui, si farà saltare in aria con la sua хендэ.
Allora a quel punto ok: squadra Alfa, evacuazione, si negozia con il "terrorista".
Il "terrorista": Aleksej Agoranian, moscovita, 35 anni, manager in una grossa impresa di costruzioni. Da tempo scriveva lettere a varie celebrità (anche al regista Michalkov). Fondamentalmente: "Da cinque anni lavoro come direttore di importanti compagnie. Sono posti di responsabilità. E allora? Niente! Tutto il giorno a occuparmi di competitività, redditività, piani di vendita, budget pubblicitari! Mi manca qualcosa! Mi annoio! Routine, sempre routine!".
"Mia moglie mi dice: hai bisogno di uno psichiatra! Ma io rido, perché lei non capisce. Io sono un bambinone".
Il bambinone è stato arrestato in base all'articolo 207 del codice penale della Federazione Russa, minaccia di atti terroristici. Poi è stato finalmente portato nella Lubjanka, come voleva lui.
Titolo: "Moscovita voleva far saltare in aria l'FSB per noia".
Sapete una cosa? Dobbiamo leggerlo più spesso, Tvoj Den'.
Filed in: Russia
martedì, marzo 11, 2008
Origli/2
"Questa settimana i vicini hanno provato per tre giorni il loro nuovo impianto stereo, che a giudicare dal suono è molto costoso.
E io per tre giorni ho fatto le corse fino al quadro elettrico, dimostrando che si può diventare elettricisti in qualsiasi momento della vita".
"Non capirò mai mia moglie. In Titanic finiscono annegate un paio di migliaia di personcine, e per lei è romantico. Un film dove ci sono in tutto due mani mozzate, ah no: orribile, quello le fa paura".
"Era il 1953. Morte di Stalin. Piangevano tutti. Piangevo anch'io. Io però avevo tre mesi".
- Vorrei fare altri fori nella parete, ma ho paura di chiederlo al proprietario dell'appartamento.
- Tu falli, poi glielo chiedi.
- "Mi scusi, posso ho forato la sua parete?"
Fonte: bash.org
Filed in: Russia origlio
E io per tre giorni ho fatto le corse fino al quadro elettrico, dimostrando che si può diventare elettricisti in qualsiasi momento della vita".
"Non capirò mai mia moglie. In Titanic finiscono annegate un paio di migliaia di personcine, e per lei è romantico. Un film dove ci sono in tutto due mani mozzate, ah no: orribile, quello le fa paura".
"Era il 1953. Morte di Stalin. Piangevano tutti. Piangevo anch'io. Io però avevo tre mesi".
- Vorrei fare altri fori nella parete, ma ho paura di chiederlo al proprietario dell'appartamento.
- Tu falli, poi glielo chiedi.
- "Mi scusi, posso ho forato la sua parete?"
Fonte: bash.org
Filed in: Russia origlio
lunedì, marzo 10, 2008
Ancora su Paolo Barnard e la censura legale
Segnalazione per le molte persone che hanno seguito il caso di Paolo Barnard e ne hanno discusso: ecco gli sviluppi recenti. Ancora una volta, se pensate che sia importante dare visibilità a questa vicenda e discuterne, fate circolare.
[Video dell'intervista di Luisa Barbieri a Barnard, su Arcoiris, a questo indirizzo].
Filed in: media appelli
[Video dell'intervista di Luisa Barbieri a Barnard, su Arcoiris, a questo indirizzo].
Filed in: media appelli
Farciture
"Ristorante Pizza Celentano cerca per lavoro fisso:
- barman per farcitura pizza
(aiutante del fornaio)".
[Ce l'ho fatta! Sono uscita dal post pooolparty. A meno che non succeda come nel telefilm Il Prigioniero, quando il tizio scappava per poi finire nuovamente catturato dai giganteschi palloni sonda.
In effetti mi sento già solleticare il collo dai riccioli ribelli di Bogdanov, ma per ora fingo indifferenza].
Filed in: Russia
lunedì, marzo 03, 2008
Post Poolparty, in aggiornamento
[Avvertimento del 5 marzo 2008: sarà colpa dell'eyeliner stregapupe di Bogdanov, della maledetta primavera, della bora scura, della momentanea regressione nel ventre molle degli anni Novanta, ma al momento non voglio uscire da questo post].
[7 marzo 2008: non ne usciamo neanche oggi, mi sa. Continua, in fondo trovate alcuni esempi di compilazione creativa di scheda elettorale].
Sapevatelo
Intanto Andrej Bogdanov starà festeggiando il suo dignitosissimo1,3% 1,29% (il coinvolgimento della nonna deve aver giocato un ruolo importante). Nelle previsioni ci era andato vicino, però: si era solo dimenticato di dividere per due e di spostare la virgola. Una cavolata che faccio spesso anch'io.
Comunque sono 958.868 voti. Sul suo blog medita:
"Quasi un milione di persone: è poco o tanto? Per me, una persona che partecipa per la prima volta alle elezioni più importanti del paese, senza l'appoggio del potere, senza 'lanci' televisivi, è una cifra sbalorditiva".
Due milioni di firme, Bogdanov, ma allora vedi che avevo ragione io?
La descrizione definitiva del nostro, invece, è su Exile.ru: "ha sempre l'aria di uno che ha appena aperto un locale notturno a Staten Island". Di meglio per il momento non saprei dire.
Robe erotiche
Žirik (9,37%) ha commentato: "le congratulazioni le dovete fare a me", e ha detto che al suo partito non si festeggerà un bel niente, "né con l'alcol, né con il tabacco, né con robe erotiche". E che comunque lui la prossima volta si ripresenta. Tra trent'anni, ha aggiunto misteriosamente, si voterà con il cellulare. Un po' di rispetto per colui che in momento di lucidità ha espresso il desiderio di ammazzare Bogdanov.
Ritrattistica
Lo sapete a quanto va via un ritratto di Medvedev (che ormai aveva già cominciato a vendere quanto e più di Putin)? Su vRamke.ru, dice il Moscow Times, un Medvedev alto 1,2 m sono 20.000 rubli (800 dollari). 2000 rubli per il ritratto piccolo, con benevolo sorriso d'ordinanza.
Medv-edvi Mevd-iiii oh, whatever
Antonio ha ragione (e Hillary Clinton sarebbe d'accordo): dobbiamo trovare un soprannome per il Tizio Nuovo. Non mi dispiace Venus in Furs (nelle ipotesi sul successore di Putin lui era Venus, Ivanov Marte, ma mi sa che questo lo sappiamo tipo in tre perché abbiamo letto lo stesso articolo), che mette insieme Venere, pelliccia d'orso, quella traccia inconfondibile di Sacher-Masoch che mi piace indovinare nei rapporti con il predecessore e un po' di Velvet e Nico. Pare però che al Cremlino lo chiamino Vizir', Visir. E anche questo mi piace.
È anche noto con il soprannome "манная каша", mannaja kaša, cioè pappa di semola. Ma facciamo prima a chiamarlo Medwhatever, e non giurerei sulla sua natura di semolino. Nel suo famoso acquario quello ci tiene le murene, secondo me.
Altre proposte: Dima, Meddo.
Alle 2.23, ora di Mosca
... belli capelli stava avvinghiato all'1,2948% come un bradipo al suo ramo. Ho scoperto che aveva lanciato un concorso anche lui, tanto che oggi ha dichiarato i vincitori. La notizia non è questa. La notizia è che mi sono messa a leggere il suo blog.
Strappar spalline
- pensa, žirik ha detto che comincerà la sua giornata lavorativa da presidente strappando le spalline ai generali.
- gran pensata!
- aha.
7.00 si alza
7.30 si lava
8.00 strappa spalline
8.30 fa colazione
- 9.00 si sveglia e si ricorda che il presidente è medvedev.
(bash.org)
No pain no brain
Proprio mentre stavo considerando l'ipotesi di chiudere questo post poolparty ho trovato via webpark.ru alcuni poster elettorali del 1996.
Cliccate per ingrandire.
Cominciamo con un classico: sorriso da ubriacone di Boris, sguardo perso nel nulla, dichiarazione vagamente allarmante: "Ja vos'mu tvoj golos", "Prenderò il tuo voto" (ma, visto che golos è anche voce, io tendo a interpretarlo come "ti toglierò la voce"). Ché l'uomo di Butka non chiede, prende. Poi però non si ricorda dove ha messo quello che aveva preso.
Formula Putin - dostojnaja žizn'. La formula di Putin, una vita dignitosa.
Segue lungo testo in cui si spiega che la vera sfida dei tempi è la qualità della vita, non l'ideologia. Pragmatico lo è sempre stato, il nostro Vova.
Notate che all'epoca lui non aveva ancora il Piano, solo una Formula.
Del resto, non era neanche candidato.
Chi era questo brizzolatone che affermava "Sarò presidente!"?
Ma Bryncalov Vladimir, che domande.
Espulso dal Partito Comunista dell'URSS per tendenze borghesi (si era costruito una casa di tre piani, il sibarita), aveva poi fatto i soldi con gli alveari, i medicinali e soprattutto gli alcolici.
Nel 1996 aveva appena messo su il Partito Socialista.
Nel mese di marzo il gruppo che proponeva la sua candidatura presentò meno di 1.500.000 firme: Bryncalov disse che in realtà ne avevano raccolte quasi tre milioni, ma che non voleva oberare di lavoro la Commissione Elettorale Centrale. Ok. Parecchie risultarono false. Ci fu una causa. Lui la vinse. Cose così. Qualcuno arrivò a chiamarlo il Ross Perot della Russia (ecco un altro di cui non sento parlare dal '96 senza che la mia vita ne abbia risentito).
Poi però ha fatto soprattutto l'oligarca. La sua azienda farmaceutica negli ultimi anni si è messa nei guai con la legge. Medicinali contraffatti. Il Partito Comunista de noantri, forse, ci aveva visto giusto fin dall'inizio.
Javlinskij, partito Jabloko. Slogan: "Sono qui per darvi la libertà".
La sua squadra aveva un asso nella manica: aveva scoperto gli effetti e i filtri di Photoshop.
Arrivò quarto.
Gennadij Zjuganov 1, paura: sguardo torvo, evidente e apprezzabile richiamo alla gloriosa grafica sovietica, monito apocalittico "Compra il cibo per l'ultima volta". Perché? Perché domani è finito? Perché da domani me lo regala il Partito Comunista?
Gennadij Zjuganov 2: allegria. Sempre lui, anche se si stenta a riconoscerlo tanto l'atmosfera è diversa. Gennadij in mezzo ai giovani, sorridente. Se non ci fosse quel San Basilio sullo sfondo sembrerebbe il poster della Festa dell'Unità di Selz.
"La gioventù sceglie Zjuganov".
Venerdì liscio con orchestra dal vivo. Scherzo.
(Ma quanto ci è andato vicino, quella volta lì. Ricordatevi che l'ho scritto qui: è per Zjuganov che voterei, anche se nel '96 con il cibo l'aveva messa giù un po' dura).
Perché star lì a perdere tempo quando posso farmi un autoscatto in casa appena sceso dalla cyclette? Vladimir Žirinovskij, maglietta a mezza manica metallona con scritta "No brain, no pain", "Niente cervello, niente dolore".
Claim: "Io sono proprio come voi".
Emerse che proprio come lui era solo il 5,7% dei votanti.
Era il 1996, brutto anno. El'cin fregò Gennadij al ballottaggio, ben 386 persone votarono per Tuleev che si era ritirato dalla campagna elettorale, e il voto contro tutti prese l'1,5, cioè in pratica fece meglio di Bogdanov.
5 marzo
55 anni dalla morte di Stalin. Compito del giorno, esibire accento georgiano rigorosamente di fantasia.
- Compagno Stalin, cosa facciamo con Sinjavskij?
- Chi, il cronista sportivo?
- No, lo scrittore.
- Si può sapere per quale motivo ne abbiamo DUE, di Sinjavskij?
Il maresciallo Žukov esce da una riunione con Stalin mormorando a bassa voce "Porco schifoso".
Poskrebyšev lo sente e riferisce a Stalin, che fa richiamare Žukov:
- Compagno Žukov, chi aveva in mente quando ha detto "Porco schifoso"?
- Hitler, compagno Stalin.
- E lei chi aveva in mente, compagno Poskrebyšev?
Tre prigionieri in un gulag raccontano come sono finiti lì: "Io arrivavo sempre al lavoro con cinque minuti di ritardo, e mi hanno accusato di sabotaggio", dice il primo. "Io invece arrivavo sempre cinque minuti prima, e mi hanno accusato di spionaggio", dice il secondo.
"Io invece arrivavo tutti i giorni puntuale", dice il terzo, "e mi hanno accusato di possedere un orologio occidentale".
Lenin, Budapest, panico
"Scusate il ritardo, ma ieri abbiamo avuto un problema di panico per l'improvvisa apparizione di un Vladimir Lenin Cloverfield-size nel cuore di Budapest. O, almeno, così dice la stampa estera, basandosi su un lancio Reuters a proposito di una statua di polistirolo espanso del sanguinario bolscevico che è stata vista risalire il Danubio, probabilmente diretta verso il set di un film. Giuro! Andate sul sito da cui abbiamo rubato quest'immagine [ninemsn.com.au], passateci sopra il mouse e leggerete: 'Statua del leader comunista Lenin alta 12 metri semina il panico a Budapest'. Sinceramente non ci ricordiamo attacchi di panico. Ma, se lo dice la Reuters, chi siamo noi per contraddirla. E allora: Aaaaargh! Lenin gigante! Aiuto! Scappate sulle colline!"
da Pestiside.hu
Zigmund Frejd aveva ragione
"Sarò breve. Buona sera!"
"Per Konni" (il cane di Putin).
"Chi è tutta questa gente?"
Esempio di riutilizzo intelligente.
Bogdanov-clown, Žirinovskij-clown, Zjuganov-clown, Medvedev-orso.
"Non bisogna credere che siamo idioti"
"Cthulhu"
"Per tutti i candidati si rende necessaria una perizia psichiatrica!". Voto "Contro tutti! Per la libera scelta!". Aggiunta: "Sigmund Freud ('Zigmund Frejd') aveva ragione!"
"Io non ho votato"
"Chuck Norris".
[Forse continua]
Filed in: Russia
[7 marzo 2008: non ne usciamo neanche oggi, mi sa. Continua, in fondo trovate alcuni esempi di compilazione creativa di scheda elettorale].
Sapevatelo
Intanto Andrej Bogdanov starà festeggiando il suo dignitosissimo
Comunque sono 958.868 voti. Sul suo blog medita:
"Quasi un milione di persone: è poco o tanto? Per me, una persona che partecipa per la prima volta alle elezioni più importanti del paese, senza l'appoggio del potere, senza 'lanci' televisivi, è una cifra sbalorditiva".
Due milioni di firme, Bogdanov, ma allora vedi che avevo ragione io?
La descrizione definitiva del nostro, invece, è su Exile.ru: "ha sempre l'aria di uno che ha appena aperto un locale notturno a Staten Island". Di meglio per il momento non saprei dire.
Robe erotiche
Žirik (9,37%) ha commentato: "le congratulazioni le dovete fare a me", e ha detto che al suo partito non si festeggerà un bel niente, "né con l'alcol, né con il tabacco, né con robe erotiche". E che comunque lui la prossima volta si ripresenta. Tra trent'anni, ha aggiunto misteriosamente, si voterà con il cellulare. Un po' di rispetto per colui che in momento di lucidità ha espresso il desiderio di ammazzare Bogdanov.
Ritrattistica
Lo sapete a quanto va via un ritratto di Medvedev (che ormai aveva già cominciato a vendere quanto e più di Putin)? Su vRamke.ru, dice il Moscow Times, un Medvedev alto 1,2 m sono 20.000 rubli (800 dollari). 2000 rubli per il ritratto piccolo, con benevolo sorriso d'ordinanza.
Medv-edvi Mevd-iiii oh, whatever
Antonio ha ragione (e Hillary Clinton sarebbe d'accordo): dobbiamo trovare un soprannome per il Tizio Nuovo. Non mi dispiace Venus in Furs (nelle ipotesi sul successore di Putin lui era Venus, Ivanov Marte, ma mi sa che questo lo sappiamo tipo in tre perché abbiamo letto lo stesso articolo), che mette insieme Venere, pelliccia d'orso, quella traccia inconfondibile di Sacher-Masoch che mi piace indovinare nei rapporti con il predecessore e un po' di Velvet e Nico. Pare però che al Cremlino lo chiamino Vizir', Visir. E anche questo mi piace.
È anche noto con il soprannome "манная каша", mannaja kaša, cioè pappa di semola. Ma facciamo prima a chiamarlo Medwhatever, e non giurerei sulla sua natura di semolino. Nel suo famoso acquario quello ci tiene le murene, secondo me.
Altre proposte: Dima, Meddo.
Alle 2.23, ora di Mosca
... belli capelli stava avvinghiato all'1,2948% come un bradipo al suo ramo. Ho scoperto che aveva lanciato un concorso anche lui, tanto che oggi ha dichiarato i vincitori. La notizia non è questa. La notizia è che mi sono messa a leggere il suo blog.
Strappar spalline
- pensa, žirik ha detto che comincerà la sua giornata lavorativa da presidente strappando le spalline ai generali.
- gran pensata!
- aha.
7.00 si alza
7.30 si lava
8.00 strappa spalline
8.30 fa colazione
- 9.00 si sveglia e si ricorda che il presidente è medvedev.
(bash.org)
No pain no brain
Proprio mentre stavo considerando l'ipotesi di chiudere questo post poolparty ho trovato via webpark.ru alcuni poster elettorali del 1996.
Cliccate per ingrandire.
Cominciamo con un classico: sorriso da ubriacone di Boris, sguardo perso nel nulla, dichiarazione vagamente allarmante: "Ja vos'mu tvoj golos", "Prenderò il tuo voto" (ma, visto che golos è anche voce, io tendo a interpretarlo come "ti toglierò la voce"). Ché l'uomo di Butka non chiede, prende. Poi però non si ricorda dove ha messo quello che aveva preso.
Formula Putin - dostojnaja žizn'. La formula di Putin, una vita dignitosa.
Segue lungo testo in cui si spiega che la vera sfida dei tempi è la qualità della vita, non l'ideologia. Pragmatico lo è sempre stato, il nostro Vova.
Notate che all'epoca lui non aveva ancora il Piano, solo una Formula.
Del resto, non era neanche candidato.
Chi era questo brizzolatone che affermava "Sarò presidente!"?
Ma Bryncalov Vladimir, che domande.
Espulso dal Partito Comunista dell'URSS per tendenze borghesi (si era costruito una casa di tre piani, il sibarita), aveva poi fatto i soldi con gli alveari, i medicinali e soprattutto gli alcolici.
Nel 1996 aveva appena messo su il Partito Socialista.
Nel mese di marzo il gruppo che proponeva la sua candidatura presentò meno di 1.500.000 firme: Bryncalov disse che in realtà ne avevano raccolte quasi tre milioni, ma che non voleva oberare di lavoro la Commissione Elettorale Centrale. Ok. Parecchie risultarono false. Ci fu una causa. Lui la vinse. Cose così. Qualcuno arrivò a chiamarlo il Ross Perot della Russia (ecco un altro di cui non sento parlare dal '96 senza che la mia vita ne abbia risentito).
Poi però ha fatto soprattutto l'oligarca. La sua azienda farmaceutica negli ultimi anni si è messa nei guai con la legge. Medicinali contraffatti. Il Partito Comunista de noantri, forse, ci aveva visto giusto fin dall'inizio.
Javlinskij, partito Jabloko. Slogan: "Sono qui per darvi la libertà".
La sua squadra aveva un asso nella manica: aveva scoperto gli effetti e i filtri di Photoshop.
Arrivò quarto.
Gennadij Zjuganov 1, paura: sguardo torvo, evidente e apprezzabile richiamo alla gloriosa grafica sovietica, monito apocalittico "Compra il cibo per l'ultima volta". Perché? Perché domani è finito? Perché da domani me lo regala il Partito Comunista?
Gennadij Zjuganov 2: allegria. Sempre lui, anche se si stenta a riconoscerlo tanto l'atmosfera è diversa. Gennadij in mezzo ai giovani, sorridente. Se non ci fosse quel San Basilio sullo sfondo sembrerebbe il poster della Festa dell'Unità di Selz.
"La gioventù sceglie Zjuganov".
Venerdì liscio con orchestra dal vivo. Scherzo.
(Ma quanto ci è andato vicino, quella volta lì. Ricordatevi che l'ho scritto qui: è per Zjuganov che voterei, anche se nel '96 con il cibo l'aveva messa giù un po' dura).
Perché star lì a perdere tempo quando posso farmi un autoscatto in casa appena sceso dalla cyclette? Vladimir Žirinovskij, maglietta a mezza manica metallona con scritta "No brain, no pain", "Niente cervello, niente dolore".
Claim: "Io sono proprio come voi".
Emerse che proprio come lui era solo il 5,7% dei votanti.
Era il 1996, brutto anno. El'cin fregò Gennadij al ballottaggio, ben 386 persone votarono per Tuleev che si era ritirato dalla campagna elettorale, e il voto contro tutti prese l'1,5, cioè in pratica fece meglio di Bogdanov.
5 marzo
55 anni dalla morte di Stalin. Compito del giorno, esibire accento georgiano rigorosamente di fantasia.
- Compagno Stalin, cosa facciamo con Sinjavskij?
- Chi, il cronista sportivo?
- No, lo scrittore.
- Si può sapere per quale motivo ne abbiamo DUE, di Sinjavskij?
Il maresciallo Žukov esce da una riunione con Stalin mormorando a bassa voce "Porco schifoso".
Poskrebyšev lo sente e riferisce a Stalin, che fa richiamare Žukov:
- Compagno Žukov, chi aveva in mente quando ha detto "Porco schifoso"?
- Hitler, compagno Stalin.
- E lei chi aveva in mente, compagno Poskrebyšev?
Tre prigionieri in un gulag raccontano come sono finiti lì: "Io arrivavo sempre al lavoro con cinque minuti di ritardo, e mi hanno accusato di sabotaggio", dice il primo. "Io invece arrivavo sempre cinque minuti prima, e mi hanno accusato di spionaggio", dice il secondo.
"Io invece arrivavo tutti i giorni puntuale", dice il terzo, "e mi hanno accusato di possedere un orologio occidentale".
Lenin, Budapest, panico
"Scusate il ritardo, ma ieri abbiamo avuto un problema di panico per l'improvvisa apparizione di un Vladimir Lenin Cloverfield-size nel cuore di Budapest. O, almeno, così dice la stampa estera, basandosi su un lancio Reuters a proposito di una statua di polistirolo espanso del sanguinario bolscevico che è stata vista risalire il Danubio, probabilmente diretta verso il set di un film. Giuro! Andate sul sito da cui abbiamo rubato quest'immagine [ninemsn.com.au], passateci sopra il mouse e leggerete: 'Statua del leader comunista Lenin alta 12 metri semina il panico a Budapest'. Sinceramente non ci ricordiamo attacchi di panico. Ma, se lo dice la Reuters, chi siamo noi per contraddirla. E allora: Aaaaargh! Lenin gigante! Aiuto! Scappate sulle colline!"
da Pestiside.hu
Zigmund Frejd aveva ragione
"Sarò breve. Buona sera!"
"Per Konni" (il cane di Putin).
"Chi è tutta questa gente?"
Esempio di riutilizzo intelligente.
Bogdanov-clown, Žirinovskij-clown, Zjuganov-clown, Medvedev-orso.
"Non bisogna credere che siamo idioti"
"Cthulhu"
"Per tutti i candidati si rende necessaria una perizia psichiatrica!". Voto "Contro tutti! Per la libera scelta!". Aggiunta: "Sigmund Freud ('Zigmund Frejd') aveva ragione!"
"Io non ho votato"
"Chuck Norris".
[Forse continua]
Filed in: Russia
VVP e le esche
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nello studio all'interno del Cremlino e passava lentamente in rassegna le sue esche presidenziali, che giacevano in una bella scatoletta di marocchino con lo stemma russo sul coperchio.
C'erano dunque: un'esca di corno di bisonte, un'esca d'oro inca e un'esca fatta con i denti dei guerriglieri ceceni. Poi c'erano un'esca fatta con le schegge della sonda europea spedita su Marte e intercettata ancora in volo dalla rete spaziale russa, un'esca fatta con la piuma dell'araba fenice, alcune esche prodotte con pezzi di razzi ucraini precipitati e infine un'esca fabbricata con il metallo dell'undicesima colonna del Parco Transvaal.
In una scatolina di cristallo si trovava un'esca fatta con il plutonio estratto dalla testa di Salman Raduev, il signore della guerra ceceno. Le riposava accanto l'esca preparata con l'anello rotto di Giovanni Paolo Secondo.
Vladimir Vladimirovič™ rivoltò le esche con le presidenziali dita e cercò di immaginarsi mentre pescava un grosso temolo. Perché proprio un temolo, Vladimir Vladimirovič™ non lo sapeva: non aveva mai visto un temolo in vita sua. Ma gli piaceva la parola.
A un tratto qualcuno bussò piano all'imponente porta presidenziale.
- Sì... - urlò Vladimir Vladimirovič™.
Le ante si scostarono lentamente e nello studio si affacciò il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev, che il giorno prima aveva preso il 70% dei voti alle elezioni presidenziali.
- Si può? - domandò ad alta voce Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ancora no! - rispose forse altrettanto rudemente Vladimir Vladimirovič™.
Dmitrij Anatol'evič si nascose precipitosamente dietro la porta.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Nota: il blog dell'autore di VVP, Maksim Kononenko, è stato chiuso da Livejournal una settimana fa.
Perché.
Perché in un post aveva espresso il desiderio di bombardare la Gran Bretagna.
Giuro che queste cose non me le invento.
Più tempo per VVP, comunque].
Update elezioni: video con luuuunga camminata casual e fotomodellistica di VVP E DAM e rispettivi discorsi ("urà").
Filed in: Russia
C'erano dunque: un'esca di corno di bisonte, un'esca d'oro inca e un'esca fatta con i denti dei guerriglieri ceceni. Poi c'erano un'esca fatta con le schegge della sonda europea spedita su Marte e intercettata ancora in volo dalla rete spaziale russa, un'esca fatta con la piuma dell'araba fenice, alcune esche prodotte con pezzi di razzi ucraini precipitati e infine un'esca fabbricata con il metallo dell'undicesima colonna del Parco Transvaal.
In una scatolina di cristallo si trovava un'esca fatta con il plutonio estratto dalla testa di Salman Raduev, il signore della guerra ceceno. Le riposava accanto l'esca preparata con l'anello rotto di Giovanni Paolo Secondo.
Vladimir Vladimirovič™ rivoltò le esche con le presidenziali dita e cercò di immaginarsi mentre pescava un grosso temolo. Perché proprio un temolo, Vladimir Vladimirovič™ non lo sapeva: non aveva mai visto un temolo in vita sua. Ma gli piaceva la parola.
A un tratto qualcuno bussò piano all'imponente porta presidenziale.
- Sì... - urlò Vladimir Vladimirovič™.
Le ante si scostarono lentamente e nello studio si affacciò il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev, che il giorno prima aveva preso il 70% dei voti alle elezioni presidenziali.
- Si può? - domandò ad alta voce Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ancora no! - rispose forse altrettanto rudemente Vladimir Vladimirovič™.
Dmitrij Anatol'evič si nascose precipitosamente dietro la porta.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Nota: il blog dell'autore di VVP, Maksim Kononenko, è stato chiuso da Livejournal una settimana fa.
Perché.
Perché in un post aveva espresso il desiderio di bombardare la Gran Bretagna.
Giuro che queste cose non me le invento.
Più tempo per VVP, comunque].
Update elezioni: video con luuuunga camminata casual e fotomodellistica di VVP E DAM e rispettivi discorsi ("urà").
Filed in: Russia
sabato, marzo 01, 2008
L'uomo in più/Post di cazzeggio, in aggiornamento
Chi è
Dunque, chi è Andrej Vladimirovič Bogdanov?
Un ex calciatore della Reggina?
Una guardia tiratrice del CSKA, poi passata brevemente ai Minnesota Timberwolves ma in anticipo sui tempi?
Il regista di un musical sovietico ispirato alla battaglia di Stalingrado?
Un giovane scrittore di tendenza, autore di horror tritafemmine e žežeista a tempo perso?
Un popolare attore della versione russa di Starsky e Hutch (7 stagioni), per la precisione o Starsky o Hutch?
Il Gran Maestro della Grande Loggia di Russia?
Il visagista della Pugacëva?
Guardiamolo
38 anni (ma ne dimostra 55 e mezzo, anche 56 nei giorni di pioggia) e una cascata di capelli unti:
Andrej Bogdanov è l'uomo in più, il candidato tecnico delle imminenti elezioni presidenziali, economista e Gran Maestro Massone.
Sì, perché abbiamo:
Dmitrij Medvedev, che non ha neanche partecipato ai dibattiti elettorali limitandosi a girare il paese facendo discosi da presidente per portarsi avanti con il lavoro: se parla come un presidente, veste come un presidente ed è culo e camicia con il presidente in carica significa che i sondaggi lo danno almeno al 72%;
Gennadij Zjuganov, il vecchio comunista che si presenta come l'unica reale alternativa al partito del Cremlino, ma starebbe sotto il 13%;
Vladimir Žirinovskij, l'uomo-rissa dei liberal-democratici (meno del 12% secondo i bene informati);
e Bogdanov, il "democratico indipendente".
Lui.
Il centro sondaggi russo VCIOM ha stimato che otterrà lo 0,9%; l'84% degli intervistati ha confessato di non conoscerlo molto bene. Nelle recenti elezioni parlamentari del 2 dicembre ha preso meno di 90.000 voti (lo 0,13%).
Per candidarsi alla presidenza servivano due milioni di firme (a meno che il proprio partito non si fosse garantito una rappresentanza in parlamento). Quelle di Miša Duepercento Kas'janov, ex primo ministro, sono state respinte dalla Commissione elettorale con l'accusa di falsificazioni, ma per Bogdanov tutto regolare.
Riguardiamolo
Quest'uomo ha portato a casa 90.000 voti ma ha raccolto due milioni di firme.
E ho capito che la massoneria in Russia si sta diffondendo rapidamente, ma due milioni di firme. Anche falsificarle è un casino. Bisogna imitare le calligrafie, eh. Non basta chiamare tutti gli amici Gormiti.
A questo punto sono quasi certa di aver calamitato la vostra attenzione per i prossimi giorni.
Seguiranno: programma politico, stravaganze, frasi celebri, curiosità. Ma. Soprattutto. L'inno.
Post lento, in aggiornamento. Tanto le traduzioni e i commenti, se ci sono, finiscono sul 2.0.
Bene
Smettiamo di fissare attoniti il ritratto di Bogdanov e vediamo da dove viene il Partito Democratico russo. C'è anche stato un tempo in cui era una vera forza politica: fondato nel 1990, si oppone sia al regime di El'cin sia al Partito Comunista e riesce anche a conquistare 12-14 seggi alla prima Duma. Per diversi motivi (vi faccio breve lunga storia complicata e piena di patronimici) cade in catalessi nel 1995. Viene rianimato per probabile ma ancora tentennante iniziativa del Cremlino nel 2001, quando è utile un partito liberale filo-occidentale, e torna quasi subito in apnea.
Nel 2005 arriva Kas'janov, che cerca praticamente di comprarsi il partito per farne una base politica in vista delle elezioni del 2008. Qualcuno fa il doppio gioco, qualcun altro offre di più e Kas'janov viene estromesso: fonderà l'Unione delle Forze di Destra ed entrerà nello schieramento Altra Russia, mentre Bogdanov e il DPR si preparano a rendere un buon servizio al Cremlino sottraendo voti all'opposizione liberale (Unione delle Forze di Destra, appunto, e Jabloko).
Poi c'è da dire che questo DPR fa cose ben stranine ed eclatanti, tipo l'estate scorsa proporre un referendum per l'ingresso della Russia nell'Unione Europea, proprio in un momento in cui si rafforza il sentimento anti-occidentale e gli Stati Uniti vogliono piazzare elementi del sistema di difesa antimissile in Polonia e in Repubblica Ceca. Il partito poi dice di voler rappresentare la classe media e di difendere valori come famiglia, lavoro. Casa. Auto. Cose così.
Il piano
Finita parentesi DPR, torniamo allo sguardo magnetico di Bogdanov.
Bogdanov, laureato in economia, è nel Partito Democratico fin dal 1990 e ne è il Presidente dal 2005. Moglie, tre figli, una nonna che ha trascinato nella campagna elettorale (guardate qua che merita), un blog in cui critica un po' gli avversari politici, esprime qualche opinione e posta un sacco di foto sue e delle sue vacanze.
Ok, abbiamo capito.
Ma un inno, ce l'ha?
Ce l'ha.
Un rap gggiovane che fa "Ja golosuju za - za Bogdanova Andrei-ja!" (con licenza ritmica, così potete cantarvelo, lo rendo così: "Io voterei - per Bogdanov Andre-eei!").
Lo ascoltate qui (attenzione che parte in automatico, il lettore sta in basso a sinistra):
http://www.democrats.ru/
"Udeur verrà" era gggiovane, ma questo è ehiehiehi: belle auto, libero mercato, bionde platino con tacchi a spillo, e kakìe večerìnki! Ho esagerato, vero?
Che ci manca ancora. Ah, sì, la parte più divertente: il programma.
Bene: Andrej Bogdanov non vuole solo l'ingresso nell'Unione Europea, famiglia, lavoro, casa, auto per tutti.
Lui vuole la Russia nella NATO.
Per proteggere la Russia dall'invasione della Cina.
Questo spiega molte cose.
Počemù?
E adesso, il perché. Non il perché dell'esistenza del Gran Maestro Massone (per quello, citofonare Intelligent Design), non il perché del DPR (androidi, direbbe Vladimir Vladimirovič™, addetti alla frammentazione dei già inconsistenti liberali come Russia Unita doveva occuparsi di rubar voti ai comunisti), ma il perché della candidatura di riccioli naturali.
Per legge, le elezioni sono valide se sono almeno due i candidati a restare in corsa: Bogdanov serviva dunque nell'eventualità in cui Zjuganov e Žirinovskij si fossero ritirati.
Quanto alla sua misteriosità, vorrei vedere voi a urlare ai quattro venti un programma così in quel rissoso, adorabile, glorioso e complottista sesto del pianeta.
The game!
A questo punto propongo un giochino per ingannare il tempo nelle prossime giornate di esiti scontati e commenti riciclati.
Si tira a indovinare quanto farà esattamente il nostro.
Sotto l'1%, un pochino di più?
L'interessato ha detto di contare sul 25%, in quanto unico democratico in lizza, ma avete visto che faccia: non ci crede neanche lui. E poi che gli costa.
Si vincono premi.
Filed in: Russia
venerdì, febbraio 29, 2008
Žiri si modera da solo
Elezioni russe imminenti e prevedibili: possiamo concederci un po' di curiosità e di fun facts.
Cominciamo con lo show televisivo (mai andato in onda, circola in rete) di Vladimir Volfovič Žirinovskij, candidato presidenziale del partito liberal-democratico.
Enjoy (lui, i conduttori rassegnati e la signora apparentemente assopita foderata di ciniglia marròn):
al conduttore:
"Non mi interrompa! Non sa moderare, mi modero da solo".
a proposito del candidato Andrej Bogdanov:
"È un mascalzone! È malato! Guardalo in faccia! È fuori. Qualsiasi psichiatra può dirvi che è pazzo!".
al rappresentante di Bogdanov:
"Fuori dallo studio! Canaglia! Ci vediamo in tribunale? Ma io ti stacco la testa! Professore? Col piffero! Idiota!"
alla sua guardia del corpo:
"Cosa guardi? Prendilo e buttalo fuori di qui a calci! Via... e nel corridoio sparagli, a quel vigliacco!"
A volte mi chiedo cosa sarebbe stata la campagna elettorale senza il folle Žiri. Subito dopo mi rispondo: c'era comunque Bogdanov da irridere.
Fun fact: un terzo dei russi considera i dibattiti televisivi inutili ma divertenti.
Sondaggio: Adesso ditemi chi di voi sa esattamente chi è Bogdanov senza gugglare.
Filed in: Russia
Cominciamo con lo show televisivo (mai andato in onda, circola in rete) di Vladimir Volfovič Žirinovskij, candidato presidenziale del partito liberal-democratico.
Enjoy (lui, i conduttori rassegnati e la signora apparentemente assopita foderata di ciniglia marròn):
al conduttore:
"Non mi interrompa! Non sa moderare, mi modero da solo".
a proposito del candidato Andrej Bogdanov:
"È un mascalzone! È malato! Guardalo in faccia! È fuori. Qualsiasi psichiatra può dirvi che è pazzo!".
al rappresentante di Bogdanov:
"Fuori dallo studio! Canaglia! Ci vediamo in tribunale? Ma io ti stacco la testa! Professore? Col piffero! Idiota!"
alla sua guardia del corpo:
"Cosa guardi? Prendilo e buttalo fuori di qui a calci! Via... e nel corridoio sparagli, a quel vigliacco!"
A volte mi chiedo cosa sarebbe stata la campagna elettorale senza il folle Žiri. Subito dopo mi rispondo: c'era comunque Bogdanov da irridere.
Fun fact: un terzo dei russi considera i dibattiti televisivi inutili ma divertenti.
Sondaggio: Adesso ditemi chi di voi sa esattamente chi è Bogdanov senza gugglare.
Filed in: Russia
mercoledì, febbraio 27, 2008
Targhe dispari
O., giornalista:
"No no, tutto bene. Mi ha fermato un vigile all'inizio del viale, a un centinaio di metri dalla redazione, ma ho detto una bugia ('vado a lavorare') e mi ha lasciato passare".
Filed in: therealthing
"No no, tutto bene. Mi ha fermato un vigile all'inizio del viale, a un centinaio di metri dalla redazione, ma ho detto una bugia ('vado a lavorare') e mi ha lasciato passare".
Filed in: therealthing
Sombreri
Rationalists, wearing square hats,
Think, in square rooms,
Looking at the floor,
Looking at the ceiling.
They confine themselves
To right-angled triangles.
If they tried rhomboids,
Cones, waving lines, ellipses --
As, for example, the ellipse of the half-moon --
Rationalists would wear sombreros.
(Wallace Stevens, "Six Significant Landscapes", VI)
(I razionalisti portano cappelli quadrati, pensano in stanze quadrate guardando il pavimento, guardando il soffitto, si limitano ai triangoli rettangoli. Se provassero i rombi, i coni, le linee ondulate, le ellissi - come per esempio l'ellisse della mezza luna - i razionalisti porterebbero il sombrero).
(Così).
Filed in: echi
Think, in square rooms,
Looking at the floor,
Looking at the ceiling.
They confine themselves
To right-angled triangles.
If they tried rhomboids,
Cones, waving lines, ellipses --
As, for example, the ellipse of the half-moon --
Rationalists would wear sombreros.
(Wallace Stevens, "Six Significant Landscapes", VI)
(I razionalisti portano cappelli quadrati, pensano in stanze quadrate guardando il pavimento, guardando il soffitto, si limitano ai triangoli rettangoli. Se provassero i rombi, i coni, le linee ondulate, le ellissi - come per esempio l'ellisse della mezza luna - i razionalisti porterebbero il sombrero).
(Così).
Filed in: echi
martedì, febbraio 26, 2008
Going dental
D.:
"Ti ho sempre invidiato quel dentista che ha lo studio nel tuo condominio. Be', perché non si sa mai. Il mio, tra l'altro, ha preso a odiarmi. Perché io mi presento spontaneamente al controllo: sì, diciamo anche ogni cinque mesi. Allora lui mi vede e si capisce che un po' si sente male, e dopo aver parlottato un po' con l'infermiera mi fa: 'Di nuovo qui, lei?. 'Eh, sì'. 'Ma non l'ho chiamata io, vero?'. 'Senta un po', si è mai visto un uomo che ti dice chiamo io e poi chiama davvero? No. E allora'."
Filed in: therealthing
"Ti ho sempre invidiato quel dentista che ha lo studio nel tuo condominio. Be', perché non si sa mai. Il mio, tra l'altro, ha preso a odiarmi. Perché io mi presento spontaneamente al controllo: sì, diciamo anche ogni cinque mesi. Allora lui mi vede e si capisce che un po' si sente male, e dopo aver parlottato un po' con l'infermiera mi fa: 'Di nuovo qui, lei?. 'Eh, sì'. 'Ma non l'ho chiamata io, vero?'. 'Senta un po', si è mai visto un uomo che ti dice chiamo io e poi chiama davvero? No. E allora'."
Filed in: therealthing
lunedì, febbraio 25, 2008
Il Maestro e la Creatura
- E così.
- Ci siamo traghettati fuori da questa giornata.
- Bello.
- Guarda che luna.
- Te la senti di guidare?
- Sono sobria. Preferisci guidare tu?
- No, io mi diverto.
- Guarda.
- Guarda. Un guanto da motociclista.
- Verde. Avevo dei moonboot proprio di questo colore.
- Non ti avvicinare troppo.
- Perché?
- Mi sembra che si sia mosso.
- Così, a un tratto, svolta horror.
- Inizio del film un po' lento.
- Toccherà tagliare la cena. Maestro Carissimo.
- Meravigliosa Creatura.
- Ma la macchina l'avevamo lasciata qui? Così vicino?
- Dai apri che fa freddo.
- Ci sto provando da cinque minuti.
- Sorridi, c'è una videocamera di sorveglianza.
- Ma... cosa ci fa un barattolo di Fresh and Clean, lì?
- Dove?
- Accanto al sedile del passeggero. E il raschietto per il ghiaccio. E tutto quel disord...
- Stella...
- L'avevo detto che era troppo vicino.
- Saluta la videocamera.
- Per forza non si apriva la portiera.
- Pensavo che come al solito stessi usando le chiavi di casa.
- Uff.
- "Sono sobria".
- E tu, allora?
- Sinceramente mi fai l'effetto di svariate canne.
- Meno male che non ci stava inseguendo il guanto maledetto.
- Che culo, no?
- Proprio.
- ...
- ...
- ...
- Oh, d'accordo. Ricomponiamoci.
- Eh.
- Mi sembrava che stessi troppo zitto, infatti.
- Sempre queste gonnelline da Winx.
- Eri già entrato in modalità Madre Badessa.
- Metti la seconda.
- Ok.
- E tira dentro la cintura del cappotto, Meravigliosa Creatura.
- Va bene, Maestro.
- Ma se le sconosciute le chiama così, come chiamerà la moglie?
- Alla moglie dà del lei.
- Egr-sig-ra.
- Gent-ma.
- Dott-ssa.
- Prof-ssa.
- Signoramaestra.
- Geom.
- Rag-ra.
- Pi-i.
- Partitaiva?
- Peritaindustriale.
[La Panda giusta si allontana nella notte. Un movimento furtivo nell'ombra. Forse un gatto. Forse un motociclista senza mano].
Filed in: therealthing
- Ci siamo traghettati fuori da questa giornata.
- Bello.
- Guarda che luna.
- Te la senti di guidare?
- Sono sobria. Preferisci guidare tu?
- No, io mi diverto.
- Guarda.
- Guarda. Un guanto da motociclista.
- Verde. Avevo dei moonboot proprio di questo colore.
- Non ti avvicinare troppo.
- Perché?
- Mi sembra che si sia mosso.
- Così, a un tratto, svolta horror.
- Inizio del film un po' lento.
- Toccherà tagliare la cena. Maestro Carissimo.
- Meravigliosa Creatura.
- Ma la macchina l'avevamo lasciata qui? Così vicino?
- Dai apri che fa freddo.
- Ci sto provando da cinque minuti.
- Sorridi, c'è una videocamera di sorveglianza.
- Ma... cosa ci fa un barattolo di Fresh and Clean, lì?
- Dove?
- Accanto al sedile del passeggero. E il raschietto per il ghiaccio. E tutto quel disord...
- Stella...
- L'avevo detto che era troppo vicino.
- Saluta la videocamera.
- Per forza non si apriva la portiera.
- Pensavo che come al solito stessi usando le chiavi di casa.
- Uff.
- "Sono sobria".
- E tu, allora?
- Sinceramente mi fai l'effetto di svariate canne.
- Meno male che non ci stava inseguendo il guanto maledetto.
- Che culo, no?
- Proprio.
- ...
- ...
- ...
- Oh, d'accordo. Ricomponiamoci.
- Eh.
- Mi sembrava che stessi troppo zitto, infatti.
- Sempre queste gonnelline da Winx.
- Eri già entrato in modalità Madre Badessa.
- Metti la seconda.
- Ok.
- E tira dentro la cintura del cappotto, Meravigliosa Creatura.
- Va bene, Maestro.
- Ma se le sconosciute le chiama così, come chiamerà la moglie?
- Alla moglie dà del lei.
- Egr-sig-ra.
- Gent-ma.
- Dott-ssa.
- Prof-ssa.
- Signoramaestra.
- Geom.
- Rag-ra.
- Pi-i.
- Partitaiva?
- Peritaindustriale.
[La Panda giusta si allontana nella notte. Un movimento furtivo nell'ombra. Forse un gatto. Forse un motociclista senza mano].
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venerdì, febbraio 22, 2008
Grandi Capigliature del XXI secolo
Mosca, Cremlino, 21 febbraio 2008: il cantante Filipp Bedrosovič Kirkorov "Artista del Popolo Russo".
Un altro sogno che si avvera, un'altra acconciatura indimenticabile.
Scusate, è un chiaro post di disimpegno ma:
1. oggi è il compleanno del signor Fjodor;
2. erano decenni che non vedevo indossare così una cravatta così.
Peppereppè.
Filed in: Russia
giovedì, febbraio 21, 2008
Lavorare sui dettagli
Oggi mi sento come il tizio di questa foto.
"Non sto dormendo. Lavoro sui piccoli dettagli".
[OT: Facendo le ore piccole sui dettagli (e ancora più spesso sulle battaglie) Tlaxcala ha compiuto due anni. Da zdravstvuet Tlaxcala! ¡Que viva Tlaxcala!].
Filed in: therealthing Russia
mercoledì, febbraio 20, 2008
Pronto/1
- Pronto.
- Pronto qui è la... Telecom. Posso parlare con il titolare?
- Sono io, mi dica.
- Allora volevo chiederle se mi dà l'autorizzazione per telefonarle.
- Ma mi sta già telefonando.
- Per telefonarle anche in futuro.
- Per quale motivo?
- Per darle informazioni sulla... Telecom.
- No, grazie.
- Ma è sicura?
- Certo.
- Allora lei non vuole ricevere queste telefonate, ho capito bene?
- Non voglio riceverle.
- Questo è l'unico modo per ricevere informazioni. Telecom.
- Non importa, mi basta la fattura.
- Niente più mail.
- Ma quando mai.
- Né lettere, né... come si chiama. Fax.
- Me ne faccio una ragione.
- Allora buongiorno.
- Buongiorno a lei.
Filed in: therealthing
- Pronto qui è la... Telecom. Posso parlare con il titolare?
- Sono io, mi dica.
- Allora volevo chiederle se mi dà l'autorizzazione per telefonarle.
- Ma mi sta già telefonando.
- Per telefonarle anche in futuro.
- Per quale motivo?
- Per darle informazioni sulla... Telecom.
- No, grazie.
- Ma è sicura?
- Certo.
- Allora lei non vuole ricevere queste telefonate, ho capito bene?
- Non voglio riceverle.
- Questo è l'unico modo per ricevere informazioni. Telecom.
- Non importa, mi basta la fattura.
- Niente più mail.
- Ma quando mai.
- Né lettere, né... come si chiama. Fax.
- Me ne faccio una ragione.
- Allora buongiorno.
- Buongiorno a lei.
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martedì, febbraio 19, 2008
Egor
Prima antisovietico, poi comunista, poi nazionalbolscevico, poi confusamente cristiano.
43 anni portati male. Ma il rock siberiano per me (per la mia diseducazione) era qualcosa.
E anche Egor Letov lo era.
"Zoopark" (Я ищу таких как я, cумасшедших и смешных, cумасшедших и больных, a когда я их найду, мы уйдём от сюда прочь, мы уйдём от сюда в ночь, мы уйдём из зоопарка/Cerco quelli come me, ridicoli e matti, matti e malati. E quando li troverò scapperemo di qui, scapperemo di notte, scapperemo dallo zoo):
Filed in: Russia muzyka
The end of the world as we know it
lunedì, febbraio 18, 2008
domenica, febbraio 17, 2008
VVP e l'affare
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino.
- Ma della conferenza stampa non ha scritto niente, la bestia, - brontolò tra sé Vladimir Vladimirovič™, riferendosi a chissà chi.
A un tratto le imponenti porte dello studio presidenziale si spalancarono e fece il suo ingresso il presidente dell'Ucraina Viktor Andreevič Jušenko.
- Bratello! - esclamò dalla soglia Viktor Andreevič, - Be', che c'è ancora? Abbiamo appena finito di metterci d'accordo!
- Alla gente non piace Rosukrenergo, - spiegò Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna inventare qualcos'altro.
- Facciamo allora Ucrrusenergo, - propose Viktor Andreevič, - Oppure Enerokoucrrus.
- Andata, dai, - acconsentì Vladimir Vladimirovič™, - Adesso scriviamo il decreto...
E Vladimir Vladimirovič™ tirò a sé un foglio di carta intestata con lo stemma presidenziale.
- Ci sarebbe ancora una cosa… - prese a borbottare Viktor Andreevič, - Mi potresti spiegare perché voi ci vendete gas per trecento dollari e noi ve lo compriamo a centosettanta? Dove sta l'affare?
Vladimir Vladimirovič™ fissò attentamente Viktor Andreevič, dopo di che prese la caraffa di cristallo piena d'acqua che stava accanto a lui sul tavolo presidenziale e riempì due bicchieri fino all'orlo.
- Guarda qua, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando i bicchieri, - Mettiamo che nel bicchiere a sinistra l'acqua costi duecento dollari. E in quello a destra, cinquanta dollari. Ora osserva attentamente.
E Vladimir Vladimirovič™ svuotò nuovamente i bicchieri nella caraffa.
- Vedì? - disse Vladimir Vladimirovič™, - Adesso l'acqua nella caraffa costa centoventicinque dollari. Capisci?
- No, - rispose sinceramente Viktor Andreevič, - Ma se è sempre la stessa acqua!
- È proprio lì, l'affare! - esclamò Vladimir Vladimirovič™ facendo un gran sorriso, - E poi dici che non capisci.
E Vladimir Vladimirovič™ si mise a scrivere il decreto.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Ma della conferenza stampa non ha scritto niente, la bestia, - brontolò tra sé Vladimir Vladimirovič™, riferendosi a chissà chi.
A un tratto le imponenti porte dello studio presidenziale si spalancarono e fece il suo ingresso il presidente dell'Ucraina Viktor Andreevič Jušenko.
- Bratello! - esclamò dalla soglia Viktor Andreevič, - Be', che c'è ancora? Abbiamo appena finito di metterci d'accordo!
- Alla gente non piace Rosukrenergo, - spiegò Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna inventare qualcos'altro.
- Facciamo allora Ucrrusenergo, - propose Viktor Andreevič, - Oppure Enerokoucrrus.
- Andata, dai, - acconsentì Vladimir Vladimirovič™, - Adesso scriviamo il decreto...
E Vladimir Vladimirovič™ tirò a sé un foglio di carta intestata con lo stemma presidenziale.
- Ci sarebbe ancora una cosa… - prese a borbottare Viktor Andreevič, - Mi potresti spiegare perché voi ci vendete gas per trecento dollari e noi ve lo compriamo a centosettanta? Dove sta l'affare?
Vladimir Vladimirovič™ fissò attentamente Viktor Andreevič, dopo di che prese la caraffa di cristallo piena d'acqua che stava accanto a lui sul tavolo presidenziale e riempì due bicchieri fino all'orlo.
- Guarda qua, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando i bicchieri, - Mettiamo che nel bicchiere a sinistra l'acqua costi duecento dollari. E in quello a destra, cinquanta dollari. Ora osserva attentamente.
E Vladimir Vladimirovič™ svuotò nuovamente i bicchieri nella caraffa.
- Vedì? - disse Vladimir Vladimirovič™, - Adesso l'acqua nella caraffa costa centoventicinque dollari. Capisci?
- No, - rispose sinceramente Viktor Andreevič, - Ma se è sempre la stessa acqua!
- È proprio lì, l'affare! - esclamò Vladimir Vladimirovič™ facendo un gran sorriso, - E poi dici che non capisci.
E Vladimir Vladimirovič™ si mise a scrivere il decreto.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
venerdì, febbraio 15, 2008
Galere, zappe, zuppe e dita nel naso: gli aforismi definitivi di VVP
Dal Kommersant':
"In questi otto anni ho faticato come uno schiavo nelle galere, dalla mattina alla notte".
"Non credo che dovremmo cospargerci la testa di cenere, fustigarci e dimostrare a tutti che siamo bravi" (sulle relazioni con la Polonia).
"Che insegnino alle loro mogli a cucinare la zuppa di cavoli!" (sugli osservatori elettorali internazionali).
"Ecco, da noi ai tempi dell'Unione Sovietica si diceva: se vuoi 'affossare' uno, mettilo all'agricoltura" (su Dmitrij Medvedev e i progetti nazionali).
"Non lamentarsi e piagnucolare per qualsiasi cosa" (sulle qualità professionali del presidente).
"Cosa volete, che mi metta a mangiar terra da un vaso di fiori, che giuri con il sangue?" (sull'impossibilità di ricandidarsi).
"Non dire quattro se non l'hai nel sacco" (lett.: "non dire oplà prima di aver saltato") (sulla sua nomina a primo ministro).
"Cosa può dire della musica di Čajkovskij uno che non ha il visto?" (sulle relazioni tra la Russia e l'Occidente).
"Si sono messi le dita nel naso e hanno spalmato il moccio sulla carta" (sugli articoli pubblicati dalla stampa occidentale a proposito della sua ricchezza).
"Come dicevano in certe parti da noi, 'appendi la lesina al chiodo e mettiti a dormire' (sulla possibilità di abbandonare la politica).
"Ciascuno deve zappare il suo pezzetto di terra, come San Francesco, pum-pum, ogni giorno" (sul lavoro dei ministri).
Quattro ore e passa di spettacolo e metafore, sono impressionata.
Quando guardo negli occhi di quest'uomo vedo sei lettere: P.O.L.A.S.E.
Credo di amarlo.
["Guarisco con l'energia di Putin", proclama il titolo dell'articolo.
L'ottantaduenne Pëtr Ovčarenko di Tambov ha costruito un "apparato cosmico" e degli occhiali fricchettoni per la misurazione dei campi di energia e la scansione degli occhi (e vabbe') e del cervello (uellallà). L'apparato cosmico serve principalmente per convogliare le energie di Vladimir Putin, che ha un'aura che fa provincia. Convogliarle dove? In un bicchiere d'acqua. Sì.
Poi l'apparato cosmico non ha funzionato.
Neanche gli occhiali fricchettoni.
"Molti guardano con scetticismo alle mie invenzioni", dice lui.
Anche a giudicare dalle foto, non si riesce a capire come mai].
Filed in: Russia
"In questi otto anni ho faticato come uno schiavo nelle galere, dalla mattina alla notte".
"Non credo che dovremmo cospargerci la testa di cenere, fustigarci e dimostrare a tutti che siamo bravi" (sulle relazioni con la Polonia).
"Che insegnino alle loro mogli a cucinare la zuppa di cavoli!" (sugli osservatori elettorali internazionali).
"Ecco, da noi ai tempi dell'Unione Sovietica si diceva: se vuoi 'affossare' uno, mettilo all'agricoltura" (su Dmitrij Medvedev e i progetti nazionali).
"Non lamentarsi e piagnucolare per qualsiasi cosa" (sulle qualità professionali del presidente).
"Cosa volete, che mi metta a mangiar terra da un vaso di fiori, che giuri con il sangue?" (sull'impossibilità di ricandidarsi).
"Non dire quattro se non l'hai nel sacco" (lett.: "non dire oplà prima di aver saltato") (sulla sua nomina a primo ministro).
"Cosa può dire della musica di Čajkovskij uno che non ha il visto?" (sulle relazioni tra la Russia e l'Occidente).
"Si sono messi le dita nel naso e hanno spalmato il moccio sulla carta" (sugli articoli pubblicati dalla stampa occidentale a proposito della sua ricchezza).
"Come dicevano in certe parti da noi, 'appendi la lesina al chiodo e mettiti a dormire' (sulla possibilità di abbandonare la politica).
"Ciascuno deve zappare il suo pezzetto di terra, come San Francesco, pum-pum, ogni giorno" (sul lavoro dei ministri).
Quattro ore e passa di spettacolo e metafore, sono impressionata.
Quando guardo negli occhi di quest'uomo vedo sei lettere: P.O.L.A.S.E.
Credo di amarlo.
["Guarisco con l'energia di Putin", proclama il titolo dell'articolo.
L'ottantaduenne Pëtr Ovčarenko di Tambov ha costruito un "apparato cosmico" e degli occhiali fricchettoni per la misurazione dei campi di energia e la scansione degli occhi (e vabbe') e del cervello (uellallà). L'apparato cosmico serve principalmente per convogliare le energie di Vladimir Putin, che ha un'aura che fa provincia. Convogliarle dove? In un bicchiere d'acqua. Sì.
Poi l'apparato cosmico non ha funzionato.
Neanche gli occhiali fricchettoni.
"Molti guardano con scetticismo alle mie invenzioni", dice lui.
Anche a giudicare dalle foto, non si riesce a capire come mai].
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mercoledì, febbraio 13, 2008
120 guardie del corpo e poi dice che ha caldo: mode Betullina on
Non è la Litvinenko Experience e probabilmente durerà solo poche ore, ma bisogna accontentarsi: la stampa inglese lo sta già facendo e noi non saremo da meno.
Il magnate ed esponente dell'opposizione georgiana Badri Patarkatsishvili (mi arrendo per una volta alla translitterazione anglo-americana, tanto per seguire la corrente dell'informazione), 52 anni, è morto la scorsa notte nella sua villa da 10 milioni di sterline nel Surrey.
Di infarto, pare.
Solo che Patarkatsishvili era nemico di Putin e anche del presidente georgiano Saakashvili, amico del solito oligarca esiliato e contumace Boris Berezovskij (e pure ex socio di Roman Abramovič). Inoltre negli ultimi tempi era stato accusato di aver progettato un colpo di stato in Georgia e temeva per la propria vita: questo basta alla stampa britannica per scatenarsi senza ritegno sulla pista dell'omicidio.
In attesa dell'autopsia la morte è stata in effetti definita dagli inquirenti come sospetta.
Patarkatsishvili era stato un sostenitore di Saakashvili al tempo della Rivoluzione delle Rose, nel 2004, ma poi i due erano entrati in confliltto. Si era presentato alle ultime elezioni, ma pur essendosi generosamente autofinanziato aveva subito una pesante sconfitta; così Saakashvili, una volta eletto, aveva ben pensato di vendicarsi accusandolo di tentato colpo di stato.
Tecnicamente, dunque, il defunto era ricercato dal governo georgiano.
Tant'è.
Cosa volete, adesso. Una registrazione, un nastro, una dichiarazione compromettente?
Ce l'abbiamo. C'è una conversazione tra un presunto funzionario del ministero degli interni georgiano e un certo Uvais Achmadov (un signore della guerra ceceno), risalente allo scorso mese di dicembre, in cui si discute di un complotto per assassinarlo (fonte: timesonline):
"Adesso è una questione politica... Saremo in grado di occuparcene, non è un problema. Anche se ha 100 guardie del corpo, non è un problema. Le cose stanno in modo tale che distruggeremo quelle guardie [...]
Vogliamo essere in grado di spiegare ai georgiani che è stata la Russia".
Nemico di Putin, nemico di Saakashvili, ricercato, miliardario (il georgiano più ricco del mondo, secondo il Moskovskij Komsomolec), amico di Berezovskij, 120 guardie del corpo. E poi complotto, controcomplotto e nastro probabilmente tarocco. Se ci va bene, tour per la Londra loscamente glam fatta di oligarchi contumaci, spie e doppiogiochisti.
Infine, sentite qua: l'altro giorno durante un incontro d'affari nella City londinese Patarkatsishvili aveva lamentato un malore:
"A un certo punto ha detto di sentirsi mancare per l'eccessivo riscaldamento ed è uscito a prendere un po' d'aria fresca".
Chi lo ha detto? Lord Bell. Non sarà mica il Timothy Bell che aveva curato le pubbliche relazioni per il caso Litvinenko? Il Lord Bell della Bell Pottinger Communications di cui Berezovskij è cliente?
Sapete che mi sa di sì?
Appena morto e ha già un portavoce: che deliziosa premessa.
Finalmente un caso in cui Putin sarebbe solo il sospettato numero due, dopo il presidente georgiano. Peccato che tra qualche ora questi sogni rischino di infrangersi contro il freddo referto di un'autopsia.
Intanto il leader del georgiano Partito per l'Indipendenza Nazionale Irakli Tsereteli dice: "d'accordo, l'hanno ucciso, ma sono stati i servizi segreti russi, britannici e americani". Complotto sionista-massonico, featuring Berezovskij. Tsereteli si sbilancia poi rivelando che è previsto un altro assassinio, questa volta in Georgia. La Komsomolskaja Pravda riferisce che un giorno prima della morte dalla sede del partito di Patarkatsishvili a Tbilisi sono stati sottratti quattro computer contenenti documenti compromettenti per il presidente Saakashvili.
E va bene.
E va bene, potrebbe essere stato infarto: ma chi ci dice che qualcuno non abbia alzato il riscaldamento fino al punto di rottura delle coronarie, mentre la fissazione inglese per la moquette, il legno e i doppi vetri faceva il resto? Guardate che per la seconda legge di Poirot questo si configura come omicidio.
Mi considero, dunque, legalmente autorizzata a entrare in modalità Agente Betullina.
Fonti britanniche:
Daily Mail
Timesonline
E vai con l'Evening Standard (ci siamo mai fatti mancare nulla? non mi sembra)
Aggiornamento: il referto, ainoi, dice "cause naturali". I risultati degli esami tossicologici si sapranno tra settimane, dunque resta ancora in piedi il quarto corollario di Watson. Accidenti, il materiale che avrei avuto, il suo stato patrimoniale, i grafici aziendali, le foto, le lacrime di Berezovskij, i titoli strillati ("la causa della morte è stata un'operazione segreta"), le testimonianze ("stava benissimo!"). E no, invece il colpevole magari è il colesterolo.
Questo link del Kommersant' è in russo, però cliccatelo perché lì c'è una foto della buonanima con i Rayban e una parrucca niente male.
E comunque: Patarkatsishvili (d'ora in poi: "La Vittima") era stato amministratore delegato della casa editrice del Kommersant', che aveva ricevuto da Berezovskij. A un certo punto, nel 2006 (prima di vendere a Usmanov), possedeva il 100% delle azioni.
Ecco, volevo dire.
Forse quella foto della Vittima travestita da Cugino di Campagna ha il suo perché.
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Il magnate ed esponente dell'opposizione georgiana Badri Patarkatsishvili (mi arrendo per una volta alla translitterazione anglo-americana, tanto per seguire la corrente dell'informazione), 52 anni, è morto la scorsa notte nella sua villa da 10 milioni di sterline nel Surrey.
Di infarto, pare.
Solo che Patarkatsishvili era nemico di Putin e anche del presidente georgiano Saakashvili, amico del solito oligarca esiliato e contumace Boris Berezovskij (e pure ex socio di Roman Abramovič). Inoltre negli ultimi tempi era stato accusato di aver progettato un colpo di stato in Georgia e temeva per la propria vita: questo basta alla stampa britannica per scatenarsi senza ritegno sulla pista dell'omicidio.
In attesa dell'autopsia la morte è stata in effetti definita dagli inquirenti come sospetta.
Patarkatsishvili era stato un sostenitore di Saakashvili al tempo della Rivoluzione delle Rose, nel 2004, ma poi i due erano entrati in confliltto. Si era presentato alle ultime elezioni, ma pur essendosi generosamente autofinanziato aveva subito una pesante sconfitta; così Saakashvili, una volta eletto, aveva ben pensato di vendicarsi accusandolo di tentato colpo di stato.
Tecnicamente, dunque, il defunto era ricercato dal governo georgiano.
Tant'è.
Cosa volete, adesso. Una registrazione, un nastro, una dichiarazione compromettente?
Ce l'abbiamo. C'è una conversazione tra un presunto funzionario del ministero degli interni georgiano e un certo Uvais Achmadov (un signore della guerra ceceno), risalente allo scorso mese di dicembre, in cui si discute di un complotto per assassinarlo (fonte: timesonline):
"Adesso è una questione politica... Saremo in grado di occuparcene, non è un problema. Anche se ha 100 guardie del corpo, non è un problema. Le cose stanno in modo tale che distruggeremo quelle guardie [...]
Vogliamo essere in grado di spiegare ai georgiani che è stata la Russia".
Nemico di Putin, nemico di Saakashvili, ricercato, miliardario (il georgiano più ricco del mondo, secondo il Moskovskij Komsomolec), amico di Berezovskij, 120 guardie del corpo. E poi complotto, controcomplotto e nastro probabilmente tarocco. Se ci va bene, tour per la Londra loscamente glam fatta di oligarchi contumaci, spie e doppiogiochisti.
Infine, sentite qua: l'altro giorno durante un incontro d'affari nella City londinese Patarkatsishvili aveva lamentato un malore:
"A un certo punto ha detto di sentirsi mancare per l'eccessivo riscaldamento ed è uscito a prendere un po' d'aria fresca".
Chi lo ha detto? Lord Bell. Non sarà mica il Timothy Bell che aveva curato le pubbliche relazioni per il caso Litvinenko? Il Lord Bell della Bell Pottinger Communications di cui Berezovskij è cliente?
Sapete che mi sa di sì?
Appena morto e ha già un portavoce: che deliziosa premessa.
Finalmente un caso in cui Putin sarebbe solo il sospettato numero due, dopo il presidente georgiano. Peccato che tra qualche ora questi sogni rischino di infrangersi contro il freddo referto di un'autopsia.
Intanto il leader del georgiano Partito per l'Indipendenza Nazionale Irakli Tsereteli dice: "d'accordo, l'hanno ucciso, ma sono stati i servizi segreti russi, britannici e americani". Complotto sionista-massonico, featuring Berezovskij. Tsereteli si sbilancia poi rivelando che è previsto un altro assassinio, questa volta in Georgia. La Komsomolskaja Pravda riferisce che un giorno prima della morte dalla sede del partito di Patarkatsishvili a Tbilisi sono stati sottratti quattro computer contenenti documenti compromettenti per il presidente Saakashvili.
E va bene.
E va bene, potrebbe essere stato infarto: ma chi ci dice che qualcuno non abbia alzato il riscaldamento fino al punto di rottura delle coronarie, mentre la fissazione inglese per la moquette, il legno e i doppi vetri faceva il resto? Guardate che per la seconda legge di Poirot questo si configura come omicidio.
Mi considero, dunque, legalmente autorizzata a entrare in modalità Agente Betullina.
Fonti britanniche:
Daily Mail
Timesonline
E vai con l'Evening Standard (ci siamo mai fatti mancare nulla? non mi sembra)
Aggiornamento: il referto, ainoi, dice "cause naturali". I risultati degli esami tossicologici si sapranno tra settimane, dunque resta ancora in piedi il quarto corollario di Watson. Accidenti, il materiale che avrei avuto, il suo stato patrimoniale, i grafici aziendali, le foto, le lacrime di Berezovskij, i titoli strillati ("la causa della morte è stata un'operazione segreta"), le testimonianze ("stava benissimo!"). E no, invece il colpevole magari è il colesterolo.
Questo link del Kommersant' è in russo, però cliccatelo perché lì c'è una foto della buonanima con i Rayban e una parrucca niente male.
E comunque: Patarkatsishvili (d'ora in poi: "La Vittima") era stato amministratore delegato della casa editrice del Kommersant', che aveva ricevuto da Berezovskij. A un certo punto, nel 2006 (prima di vendere a Usmanov), possedeva il 100% delle azioni.
Ecco, volevo dire.
Forse quella foto della Vittima travestita da Cugino di Campagna ha il suo perché.
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Paure Necessarie
"All clowns drink. They need to blot out the ravages of terrifying children for a living".
Douglas Coupland
Bene, della mia attività onirica bulgakoviana (con tracce di film di fantascienza cecoslovacchi degli anni Sessanta, senza sottotitoli) ormai sappiamo.
Visto che ormai siamo intimi e che il 13 febbraio non è neanche riportato dal calendario tibetano, oggi vi espongo le mie paure irrazionali.
- I clown. Tutti, anche Krusty. Anche quello altezzoso, completamente bianco, piriforme, spilungone, con gli scarpini a punta e il cappello a cono che non fa ridere e che - pare - si chiama semplicemente clown bianco.
- Gli scorpioni. Tutti, compresi i tatuaggi e l'adesivo dell'Abarth, ma escluso il segno zodiacale. Non è ribrezzo, è un orrore metafisico. Volendo analizzare, è una cocktail di forma+andatura instabile+cartilagini. Perfino la parola mi mette paura, con l'aggressivo scorp e l'accrescitivo finale. Se si chiamassero scorpini sarebbe già qualcosa. Non potrei mai temere un animale chiamato baulone.
- Le donne modello Biancaneve: quelle con la carnagione bianchissima, gli occhi chiari, i capelli corvini e la bocca rossa. Perché Biancaneve e non la Strega? Perché la bontà di Biancaneve è perturbante come il sorriso dipinto del clown e la sua fronte enorme.
- Le bambole vestite di pizzi e trine che certe signore in età tendono a sistemare sul letto. Chiedi dov'è il bagno, passi accanto alla porta aperta di una camera, l'occhio ti scivola distratto e nella mezza luce sul copriletto di ciniglia o di cretonne c'è lei: una creatura di porcellana pasciuta e boccolosa, spesso informe, gli occhi sbarrati (peggio, uno sbarrato e l'altro semichiuso), le labbruzze che si schiudono in un sorriso ambiguo su piccoli denti bramosi di carne umana.
- Che le montagne si mettano a camminare. Svegliarmi, aprire la finestra e vederle più vicine. Temo in particolare i massicci scabri, di roccia nuda. E poi quei picchi innevati spettrali e quasi invisibili all'orizzonte, quando pensi che lì ci sia solo cielo e poi con un tuffo al cuore noti un biancore fantasma, un livello con una trasparenza del 30-40%.
L'avevo detto, che erano irrazionali.
Voi ne avete? Vorrei sapere.
Potete anche delurkarvi e firmarvi tutti Clown Bianco o Biancaneve, non scappo.
[Warning: questo post è stato portato in superficie dalla lettura di Coupland, che al solito mi deresponsabilizza con esiti, almeno per me, molto piacevoli].
Filed in: therealthing
Douglas Coupland
Bene, della mia attività onirica bulgakoviana (con tracce di film di fantascienza cecoslovacchi degli anni Sessanta, senza sottotitoli) ormai sappiamo.
Visto che ormai siamo intimi e che il 13 febbraio non è neanche riportato dal calendario tibetano, oggi vi espongo le mie paure irrazionali.
- I clown. Tutti, anche Krusty. Anche quello altezzoso, completamente bianco, piriforme, spilungone, con gli scarpini a punta e il cappello a cono che non fa ridere e che - pare - si chiama semplicemente clown bianco.
- Gli scorpioni. Tutti, compresi i tatuaggi e l'adesivo dell'Abarth, ma escluso il segno zodiacale. Non è ribrezzo, è un orrore metafisico. Volendo analizzare, è una cocktail di forma+andatura instabile+cartilagini. Perfino la parola mi mette paura, con l'aggressivo scorp e l'accrescitivo finale. Se si chiamassero scorpini sarebbe già qualcosa. Non potrei mai temere un animale chiamato baulone.
- Le donne modello Biancaneve: quelle con la carnagione bianchissima, gli occhi chiari, i capelli corvini e la bocca rossa. Perché Biancaneve e non la Strega? Perché la bontà di Biancaneve è perturbante come il sorriso dipinto del clown e la sua fronte enorme.
- Le bambole vestite di pizzi e trine che certe signore in età tendono a sistemare sul letto. Chiedi dov'è il bagno, passi accanto alla porta aperta di una camera, l'occhio ti scivola distratto e nella mezza luce sul copriletto di ciniglia o di cretonne c'è lei: una creatura di porcellana pasciuta e boccolosa, spesso informe, gli occhi sbarrati (peggio, uno sbarrato e l'altro semichiuso), le labbruzze che si schiudono in un sorriso ambiguo su piccoli denti bramosi di carne umana.
- Che le montagne si mettano a camminare. Svegliarmi, aprire la finestra e vederle più vicine. Temo in particolare i massicci scabri, di roccia nuda. E poi quei picchi innevati spettrali e quasi invisibili all'orizzonte, quando pensi che lì ci sia solo cielo e poi con un tuffo al cuore noti un biancore fantasma, un livello con una trasparenza del 30-40%.
L'avevo detto, che erano irrazionali.
Voi ne avete? Vorrei sapere.
Potete anche delurkarvi e firmarvi tutti Clown Bianco o Biancaneve, non scappo.
[Warning: questo post è stato portato in superficie dalla lettura di Coupland, che al solito mi deresponsabilizza con esiti, almeno per me, molto piacevoli].
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martedì, febbraio 12, 2008
Tutta questa Russia
Qualche giorno fa - durante la scansione quotidiana di RIA Novosti da politica (lettura rapida) a strange but true (lettura approfondita) - leggevo che su un'autostrada austriaca, nei pressi di Melk, si è ribaltato un camion carico di cetriolini sottaceto: vetro ovunque, traffico bloccato.
Non ho pensato: "buffo", "bufala" o "bel casino".
Ho pensato: "vodka".
Dev'essere tutta questa Russia.
Filed in: Russia therealthing
Non ho pensato: "buffo", "bufala" o "bel casino".
Ho pensato: "vodka".
Dev'essere tutta questa Russia.
Filed in: Russia therealthing
Child in time
Comunque lui l'aveva detto, che gli piacevano i Deep Purple.
(foto AP/Dmitry Astakhov, scattata dopo il concerto al Cremlino per celebrare il 15° anniversario di Gazprom).
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lunedì, febbraio 11, 2008
Il condominio
- Ai primi di marzo a Trieste c'è Bentivoglio che presenta il suo film. Ci andiamo insieme? Ci andiamo insieme che non so dove sta il cinema?
- No.
- Dai.
- Che cinema?
- Alcione.
- Ci sono andato due volte. Al buio. A piedi. Mi sono perso. Non saprei tornarci.
- Di te mi piace tanto l'entusiasmo.
- Non sembra neanche un cinema, sta in un condominio.
- Quante storie. Andiamoci.
- Se non ti secca guardare i film con la luce accesa. Sai quelle salette di quando eri giovane tu.
- Cineforum, si chiamano.
- Ecco. Povero Bentivoglio, non ha davvero idea. E comunque non ti ci porto.
- Dai, ci andiamo e ci sediamo in fondo.
- Forse.
- Bisognerà suonare il citofono?
- Peggio.
- Che?
- Dovremo entrare sventolando la delega dell'assemblea condominiale.
Filed in: therealthing
- No.
- Dai.
- Che cinema?
- Alcione.
- Ci sono andato due volte. Al buio. A piedi. Mi sono perso. Non saprei tornarci.
- Di te mi piace tanto l'entusiasmo.
- Non sembra neanche un cinema, sta in un condominio.
- Quante storie. Andiamoci.
- Se non ti secca guardare i film con la luce accesa. Sai quelle salette di quando eri giovane tu.
- Cineforum, si chiamano.
- Ecco. Povero Bentivoglio, non ha davvero idea. E comunque non ti ci porto.
- Dai, ci andiamo e ci sediamo in fondo.
- Forse.
- Bisognerà suonare il citofono?
- Peggio.
- Che?
- Dovremo entrare sventolando la delega dell'assemblea condominiale.
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sabato, febbraio 09, 2008
La scomparsa dei fatti
Da tempo ho deciso di non segnalare più gli articoli e le traduzioni che continuo a pubblicare su 2.0: lo uso come deposito di materiali che prima o poi torneranno utili, ha comunque il suo pubblico ostinato e resistente ed è giusto che vada avanti da solo, e poi ho voluto eliminare ogni forma di mediazione e di filtro.
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
Filed in: media appelli
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
Filed in: media appelli
venerdì, febbraio 08, 2008
Evgenij
"Lettera dalla direzione:
Egregio Evgenij!
Si è deciso di privarla di un mese di stipendio per avere stupidamente appeso al muro un distruggi-documenti e averci attaccato un'etichetta con la scritta 'Lettere'. L'ufficio contabilità ha perso documenti molto importanti... Il ripetersi dell'episodio renderà necessario il licenziamento".
Fonte: bash.org, citatnik runeta.
Filed in: Russia
Egregio Evgenij!
Si è deciso di privarla di un mese di stipendio per avere stupidamente appeso al muro un distruggi-documenti e averci attaccato un'etichetta con la scritta 'Lettere'. L'ufficio contabilità ha perso documenti molto importanti... Il ripetersi dell'episodio renderà necessario il licenziamento".
Fonte: bash.org, citatnik runeta.
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giovedì, febbraio 07, 2008
Un magnifico perdente
What's a sweetheart like you doin' in a dump like this?
"Sweetheart like you", Infidels.
- Ehi, bambina.
- Ciao Renzo.
- Fatto bene, cazzo. Fatto proprio bene.
- Grazie.
- Pensare che la prima volta che ti ho vista ho pensato che eri proprio piccola.
- Perché avevi bevuto.
- Torni dentro?
- No, non torno.
- Ti tengo in braccio?
- No.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, quella sua mano lunga e storta da extraterrestre buono, e io capii che c'eravamo quasi.
Renzo. Quando l'avevo conosciuto aveva già alle spalle storie finite male con donne sognate e perdute, sorelle di amici innamorate di virtuosi della chitarra classica, giapponesi newyorkesi, scandinave ingrassate, donne mal sposate, annoiate, indecise, tatuate, leopardate, sdentate, truccate, arricchite, troppo vecchie, troppo giovani.
Quella prima sera Renzo era seduto tra due gemelle bionde dall'aria dignitosa e imbarazzata ed era ubriaco. Ubriaco di vodka agli antipasti.
- Strane mani.
- Malformazione congenita.
- Chi è?
Bum Bum scoppiò a ridere.
- Non lo sai?
- Cosa?
- Quello è il nostro batterista.
Le mani non erano un problema: si sarebbe detto che fosse nato con un paio di bacchette attaccate alle falangi (me ne accorsi quella prima sera, quando con la forchetta tracciava nell'aria benedizioni sincopate, costringendo le gemelle a scansarsi). Le mani non erano un problema. Il problema era che Renzo rallentava, rallentava per natura tendendo il più possibile a un idealtempo fatto di ritmo lento e vocalità nasale che potremmo definire ortodossia dylaniana. Tutto, tra le mani e dentro il microfono di Renzo, finiva per assomigliare a "Knocking on Heaven's Door" o a "Just like a woman", ma interpretate da un Bob Dylan narcolettico che si fosse visto scorrere davanti tutta la vita come un merci: conversione, involuzione e decadenza comprese. "Just like a woman" era la donna sempre sognata e perduta, quella capace di fingere come una donna, amare come una donna e cadere a pezzi come una bambina. E poi mettersi con un altro, come tutti sospettavamo: perché questa era la storia della vita di Renzo, piena di autocommiserazione, di valutazioni sentimentali errate e di ciucche tristi.
Basterebbe questo a spiegare la risata di Bum Bum: in qualche modo - per amicizia, per sopportazione, perché nessuno aveva il coraggio di cambiare la serratura della sala prove - Renzo era finito a fare il batterista in una garage band, dove alternava l'imposizione del canone Zimmermann ad adagi sentimentali e a memorie gloriose del passato. "Noi alla vostra età ghe spacavimo il cul ai passeri". Noi erano lui e l'amico eterno, il Kjuk (nome vero mai reso noto), un barbuto sornione che finì per accasarsi con un'austera maestra di Klagenfurt di nome Trixie e che godette di un breve periodo di notorietà quando una notte, insolitamente sobrio ma stanchissimo, dopo uno sbadiglio interminabile patì un blocco della mandibola e suonò a un centinaio di citofoni ululando incomprensibili richieste d'aiuto per poi aspettare l'alba nella caserma dei carabinieri, con la bocca spalancata in un urlo munchiano e le lacrime agli occhi,
mentre un ubriaco gli sognava sulle ginocchia.
- Non ti pensavo capace.
- Dovevo, no?
Lo sentii sbuffare il fumo dal naso e poi mugolare, mentre la mano sulla mia spalla anticipava un inesorabile ritmo lento.
- Renzo.
- Cosa.
- No.
Come gruppo erano abbastanza atipici da essere divertenti: collaborazioni imbarazzanti, discrete marchette ai matrimoni, extra ben pagati nei piano bar, feste dell'Unità, sospette collusioni con i danarosi giovani socialisti, liti, secessioni, sostituzioni, stonature, macchine sfasciate, bassisti inaffidabili, chitarristi aggressivi, qualche coma etilico. Per un po' non avevano neanche avuto un nome, benché a Renzo non mancassero le idee: tutte malinconiche, tutte all'insegna della mesta sconfitta e di vaghi sogni on the road, tutte incentrate sulla parola "perdente". Diventarono poi in effetti "The Beautiful Losers": arrendendosi, accettando che quel nome apparisse sui manifesti e sui volantini, rassegnandosi al ritmo lento.
- And she aches just like a woman.
- Non.
- But she breaks...
- Sono.
- ... just like a little girl.
- Una bambina.
- Ok.
Non c'era solo Bob Dylan, nella vita musicale di Renzo. C'erano anche i Creedence, Otis Redding, Jimi Hendrix, una certa tradizione anni Settanta di tramonti al tequila e donne disponibili, piedi scalzi e capelli lisci, e ovviamente Tom Petty & The Heartbreakers, la consacrazione del lamento adenoidale. Ma c'era soprattutto il suo eroe ruspante, il mito raggiungibile, il portable guru: Little Tony. Perché Little Tony era un grande, perché era tutt'altra cosa da quel montato di Bobby Solo, perché era un maestro di vita. O forse semplicemente per un Baby Whisky bevuto insieme in un'alba dell'82, intonando "Can't help falling in love" a due voci mentre un nugolo di zanzare si annientava in una scarica elettrica. Così le feste finivano sempre con Renzo ubriaco impegnato a interpretare la canzone che meglio rappresentava l'eterna storia di amore disperato e nobile rinuncia di un magnifico perdente: "Riderà".
Riderà, riderà, riderà.
Sguardi rivolti al soffitto.
Tu falla ridere perché.
Ospiti che se ne andavano trascinando i piedi.
Riderà, riderà, riderà.
Sempre più lento. Pausa.
Ha pianto troppo insieme a me.
E poi chitarre riposte, custodie chiuse con scatti esasperati, bestemmie a mezza voce, l'immancabile taciturno ex bambino prodigio che arpeggiava solitario in un angolo.
Buttò la sigaretta e mugolò più convinto, come un cucciolo afflitto.
Restava solo una cosa da fare.
Impedirgli di mettersi a cantare. Lì fuori.
- Renzo.
- Cosa.
- Allora ciao.
- Ciao.
- Baciami la bambina. E saluta tutti.
- Il cul ai passeri, ghe spacavimo.
- E fa' il bravo. Ah, comunque. Stevie Ray Vaughan.
- Cosa.
- No xe mal.
Se ne stette un po' lì a ruminare il sospetto del tradimento musicale. Poi rientrò, incespicando e agitando le mani nell'aria. Mentre mi allontanavo sentii che già singhiozzava "Riderà", pronto a scartare come un bufalo stanco verso "Knocking on Heaven's Door".
Perché tu, io lo so, sei migliore di me.
Renzo.
Un amplificatore lanciò nella notte l'urlo di un animale morente o innamorato.
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"Sweetheart like you", Infidels.
- Ehi, bambina.
- Ciao Renzo.
- Fatto bene, cazzo. Fatto proprio bene.
- Grazie.
- Pensare che la prima volta che ti ho vista ho pensato che eri proprio piccola.
- Perché avevi bevuto.
- Torni dentro?
- No, non torno.
- Ti tengo in braccio?
- No.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, quella sua mano lunga e storta da extraterrestre buono, e io capii che c'eravamo quasi.
Renzo. Quando l'avevo conosciuto aveva già alle spalle storie finite male con donne sognate e perdute, sorelle di amici innamorate di virtuosi della chitarra classica, giapponesi newyorkesi, scandinave ingrassate, donne mal sposate, annoiate, indecise, tatuate, leopardate, sdentate, truccate, arricchite, troppo vecchie, troppo giovani.
Quella prima sera Renzo era seduto tra due gemelle bionde dall'aria dignitosa e imbarazzata ed era ubriaco. Ubriaco di vodka agli antipasti.
- Strane mani.
- Malformazione congenita.
- Chi è?
Bum Bum scoppiò a ridere.
- Non lo sai?
- Cosa?
- Quello è il nostro batterista.
Le mani non erano un problema: si sarebbe detto che fosse nato con un paio di bacchette attaccate alle falangi (me ne accorsi quella prima sera, quando con la forchetta tracciava nell'aria benedizioni sincopate, costringendo le gemelle a scansarsi). Le mani non erano un problema. Il problema era che Renzo rallentava, rallentava per natura tendendo il più possibile a un idealtempo fatto di ritmo lento e vocalità nasale che potremmo definire ortodossia dylaniana. Tutto, tra le mani e dentro il microfono di Renzo, finiva per assomigliare a "Knocking on Heaven's Door" o a "Just like a woman", ma interpretate da un Bob Dylan narcolettico che si fosse visto scorrere davanti tutta la vita come un merci: conversione, involuzione e decadenza comprese. "Just like a woman" era la donna sempre sognata e perduta, quella capace di fingere come una donna, amare come una donna e cadere a pezzi come una bambina. E poi mettersi con un altro, come tutti sospettavamo: perché questa era la storia della vita di Renzo, piena di autocommiserazione, di valutazioni sentimentali errate e di ciucche tristi.
Basterebbe questo a spiegare la risata di Bum Bum: in qualche modo - per amicizia, per sopportazione, perché nessuno aveva il coraggio di cambiare la serratura della sala prove - Renzo era finito a fare il batterista in una garage band, dove alternava l'imposizione del canone Zimmermann ad adagi sentimentali e a memorie gloriose del passato. "Noi alla vostra età ghe spacavimo il cul ai passeri". Noi erano lui e l'amico eterno, il Kjuk (nome vero mai reso noto), un barbuto sornione che finì per accasarsi con un'austera maestra di Klagenfurt di nome Trixie e che godette di un breve periodo di notorietà quando una notte, insolitamente sobrio ma stanchissimo, dopo uno sbadiglio interminabile patì un blocco della mandibola e suonò a un centinaio di citofoni ululando incomprensibili richieste d'aiuto per poi aspettare l'alba nella caserma dei carabinieri, con la bocca spalancata in un urlo munchiano e le lacrime agli occhi,
mentre un ubriaco gli sognava sulle ginocchia.
- Non ti pensavo capace.
- Dovevo, no?
Lo sentii sbuffare il fumo dal naso e poi mugolare, mentre la mano sulla mia spalla anticipava un inesorabile ritmo lento.
- Renzo.
- Cosa.
- No.
Come gruppo erano abbastanza atipici da essere divertenti: collaborazioni imbarazzanti, discrete marchette ai matrimoni, extra ben pagati nei piano bar, feste dell'Unità, sospette collusioni con i danarosi giovani socialisti, liti, secessioni, sostituzioni, stonature, macchine sfasciate, bassisti inaffidabili, chitarristi aggressivi, qualche coma etilico. Per un po' non avevano neanche avuto un nome, benché a Renzo non mancassero le idee: tutte malinconiche, tutte all'insegna della mesta sconfitta e di vaghi sogni on the road, tutte incentrate sulla parola "perdente". Diventarono poi in effetti "The Beautiful Losers": arrendendosi, accettando che quel nome apparisse sui manifesti e sui volantini, rassegnandosi al ritmo lento.
- And she aches just like a woman.
- Non.
- But she breaks...
- Sono.
- ... just like a little girl.
- Una bambina.
- Ok.
Non c'era solo Bob Dylan, nella vita musicale di Renzo. C'erano anche i Creedence, Otis Redding, Jimi Hendrix, una certa tradizione anni Settanta di tramonti al tequila e donne disponibili, piedi scalzi e capelli lisci, e ovviamente Tom Petty & The Heartbreakers, la consacrazione del lamento adenoidale. Ma c'era soprattutto il suo eroe ruspante, il mito raggiungibile, il portable guru: Little Tony. Perché Little Tony era un grande, perché era tutt'altra cosa da quel montato di Bobby Solo, perché era un maestro di vita. O forse semplicemente per un Baby Whisky bevuto insieme in un'alba dell'82, intonando "Can't help falling in love" a due voci mentre un nugolo di zanzare si annientava in una scarica elettrica. Così le feste finivano sempre con Renzo ubriaco impegnato a interpretare la canzone che meglio rappresentava l'eterna storia di amore disperato e nobile rinuncia di un magnifico perdente: "Riderà".
Riderà, riderà, riderà.
Sguardi rivolti al soffitto.
Tu falla ridere perché.
Ospiti che se ne andavano trascinando i piedi.
Riderà, riderà, riderà.
Sempre più lento. Pausa.
Ha pianto troppo insieme a me.
E poi chitarre riposte, custodie chiuse con scatti esasperati, bestemmie a mezza voce, l'immancabile taciturno ex bambino prodigio che arpeggiava solitario in un angolo.
Buttò la sigaretta e mugolò più convinto, come un cucciolo afflitto.
Restava solo una cosa da fare.
Impedirgli di mettersi a cantare. Lì fuori.
- Renzo.
- Cosa.
- Allora ciao.
- Ciao.
- Baciami la bambina. E saluta tutti.
- Il cul ai passeri, ghe spacavimo.
- E fa' il bravo. Ah, comunque. Stevie Ray Vaughan.
- Cosa.
- No xe mal.
Se ne stette un po' lì a ruminare il sospetto del tradimento musicale. Poi rientrò, incespicando e agitando le mani nell'aria. Mentre mi allontanavo sentii che già singhiozzava "Riderà", pronto a scartare come un bufalo stanco verso "Knocking on Heaven's Door".
Perché tu, io lo so, sei migliore di me.
Renzo.
Un amplificatore lanciò nella notte l'urlo di un animale morente o innamorato.
Filed in: therealthing
mercoledì, febbraio 06, 2008
Cappuccetto Rosso Redux
Me li vedo arrivare già un po' intristiti, cestino dondolante, mantellina rossa, camminata a papera, lentiggini imprecise, pellicciotto spelacchiato, faccia sudata.
- Ciao.
- Ciao.
- Oh, ciao Cappuccetto Rosso. Ciao... hu... bestiolina.
- Magari sono un lupo, no?
- Ah, già.
- "Mentre attraversava il bosco Cappuccetto Rosso si imbatté in una bestiolina".
- Non c'è bisogno di essere sarcastici.
- Chi si è mangiato la nonna? Mah, si son sentiti dei rumori e gnam. Una bestiolina, forse.
- Oh, ma permaloso!
- Dovevi fare la sceneggiatrice di Lost.
- E tu sei sicuro sicuro di non aver comprato il costume di Gatto Silvestro?
Intanto Cappuccetto, in disparte, sta socializzando con un notevole Alex di Arancia Meccanica.
Filed in: therealthing
- Ciao.
- Ciao.
- Oh, ciao Cappuccetto Rosso. Ciao... hu... bestiolina.
- Magari sono un lupo, no?
- Ah, già.
- "Mentre attraversava il bosco Cappuccetto Rosso si imbatté in una bestiolina".
- Non c'è bisogno di essere sarcastici.
- Chi si è mangiato la nonna? Mah, si son sentiti dei rumori e gnam. Una bestiolina, forse.
- Oh, ma permaloso!
- Dovevi fare la sceneggiatrice di Lost.
- E tu sei sicuro sicuro di non aver comprato il costume di Gatto Silvestro?
Intanto Cappuccetto, in disparte, sta socializzando con un notevole Alex di Arancia Meccanica.
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martedì, febbraio 05, 2008
Made in porcellana
Ed ecco perché amo i traduttori automatici. Traducono tutto, anche la Cina:
Questo vestiario "Made in China" diventa "Sdelano v farfore", cioè "fabbricato in porcellana".
Via Sad Translations/Grustnye Perevody.
Questo vestiario "Made in China" diventa "Sdelano v farfore", cioè "fabbricato in porcellana".
Via Sad Translations/Grustnye Perevody.
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Russia
I candidati alle presidenziali USA, l'anima di Putin e l'Unione Sovietica
Oggi Siberian Light pubblica una fedele e divertente sintesi delle idee sulla Russia dei candidati superstiti alle elezioni presidenziali americane. Avvertimento d'obbligo: si tratta di un sito sulla Russia autorevole e informato, non filo-cremliniano né particolarmente tenero nei confronti di Putin.
Traduco integralmente.
"Sapete, la Russia non è l'unico posto in cui si terranno delle elezioni presidenziali nel 2008. I più acuti tra di voi si saranno accorti che attualmente in America è in corso una piccola competizione.
Oggi negli Stati Uniti è Super Tuesday e dunque, per assicurarmi che tutte le elezioni vengano trattate in modo equo, pensavo di dare un'occhiata a quello che i candidati alle presidenziali rimasti in corsa hanno da dire sulla Russia e sul nostro eroe Vladimir Putin, l'uomo forte che tutti sperano di poter un giorno emulare...
Cominciamo con i candidati repubblicani. Va detto che alcuni di loro hanno idee ben strane.
Il primo della lista è Mitt Romney, un vero esperto in rigurgiti verbali. Prendete per esempio la sua reazione alla notizia che Time Magazine aveva eletto Putin Persona dell'Anno:
'Oh, state scherzando. È disgustoso. Sono assolutamente... voglio dire, state... voglio dire, non ho visto Time. Dite sul serio?'
Ma è riuscito a recuperare quel tanto di compostezza da spiegare il perché di tanto disgusto:
'Beh, sapete, ha incarcerato i suoi oppositori politici. Ci sono stati molti omicidi sospetti. Ha soffocato il dissenso e la libera stampa. E suggerire che uno così sia l'uomo dell'anno è disgustoso. Sono atterrito'.
Almeno lui è preoccupato. Ron Paul, l'outsider ostinato, più che alla politica sembrava interessato a dimostrare la sua indipendenza dal pensiero mainstream quando è stato l'unico a votare contro una risoluzione del 2007 che osservava...
'l'inquietante schema di omicidi di molti giornalisti indipendenti in Russia a partire dal 2000, sollecitando il presidente russo Vladimir Putin ad autorizzare la collaborazione con gli inquirenti stranieri nella soluzione di questi omicidi'.
All'infuori di Ron Paul, la linea del Partito Repubblicano sembra dunque essere 'non amiamo Putin'. Mick Huckabee non fa eccezione. Quando gli è stato chiesto un parere sulla famigerata foto di Putin a pesca a petto nudo, Huckabee ha confessato il suo amore per un altro torace:
'Sono impressionato dal fatto che possa uscire e andare a pescare, ma quella foto a petto nudo non mi fa nessun effetto. Be', se fosse una foto di Scarlett Johansson sarebbe un'altra storia'.
Lo sarebbe eccome.
Il premio per i repubblicani, però, va al vecchio John McCain, che ha fatto tesoro della propria lunga esperienza per guardare nella profondità degli occhi di Putin e vedere qualcosa di più della sua anima:
'Conosco il signor Putin. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto tre lettere: KGB'.
McCain non si limita però alle battute, ma è capace di resistere all'isterismo e di offirci delle analisi ponderate:
'Putin ci creerà un sacco di difficoltà... Non credo che ci sarà un ritorno alla guerra fredda, non hanno la popolazione... niente che possa riportarli a quel genere di potenza militare a cui erano abituati, neanche a colpi di petrodollari... ma stanno cercando di riaffermare l'impero russo... e per noi saranno una spina nel fianco'.
Mentre sto scrivendo ci sono solo due candidati democratici ancora in corsa: Hillary Clinton e Barack Obama.
Hillary, com'era prevedibile, ricorre a una battuta stantia:
'Questo è il presidente che ha guardato nell'anima di Putin. Io avrei potuto digli che era un agente del KGB e che per definizione non possiede un'anima. Voglio dire, è tempo sprecato, è una sciocchezza'.
Dov'è che l'abbiamo già sentito dire?
Clinton sembra avere ormai rinunciato anche all'idea di promuovere la democrazia in Russia:
'Mi interessa soprattutto quello che la Russia fa al di fuori dei suoi confini. Non credo, come presidente degli Stati Uniti, di poter agitare la mano e dire ai russi che dovrebbero avere un governo diverso'.
Almeno Barack Obama trova il tempo per parlare di politica, anche se in modo un po' ottuso e riuscendo a contraddirsi leggermente:
'Non perseguiremo il disarmo unilaterale. Finché esisteranno le armi nucleari, conserveremo un forte deterrente nucleare. Ma sul lungo cammino verso l'eliminazione delle armi nucleari manterremo i nostri impegni nel rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Collaboreremo con la Russia per togliere dallo stato di allerta i missili balistici americani e russi e per ridurre sensibilmente le scorte di armamenti e materiali nucleari. Cominceremo col perseguire una messa al bando globale della produzione di materiale fissile per la costruzione di armi. E ci proporremo di estendere il bando russo-americano sui missili a medio raggio così da rendere globale l'accordo'.
Eccoli qui, dunque. Adesso avete gli strumenti per decidere quale candidato rappresenti meglio le vostre idee sulla Russia.
Ma prima voglio ricordarvi rapidamente perché questi sei candidati sono rimasti in corsa. Perché non sono stupidi come Bill Richardson:
'Se verrò eletto presidente... cercherò di negoziare immediatamente con l'Unione Sovietica'.
E ora, al voto".
Link
Traduco integralmente.
"Sapete, la Russia non è l'unico posto in cui si terranno delle elezioni presidenziali nel 2008. I più acuti tra di voi si saranno accorti che attualmente in America è in corso una piccola competizione.
Oggi negli Stati Uniti è Super Tuesday e dunque, per assicurarmi che tutte le elezioni vengano trattate in modo equo, pensavo di dare un'occhiata a quello che i candidati alle presidenziali rimasti in corsa hanno da dire sulla Russia e sul nostro eroe Vladimir Putin, l'uomo forte che tutti sperano di poter un giorno emulare...
Cominciamo con i candidati repubblicani. Va detto che alcuni di loro hanno idee ben strane.
Il primo della lista è Mitt Romney, un vero esperto in rigurgiti verbali. Prendete per esempio la sua reazione alla notizia che Time Magazine aveva eletto Putin Persona dell'Anno:
'Oh, state scherzando. È disgustoso. Sono assolutamente... voglio dire, state... voglio dire, non ho visto Time. Dite sul serio?'
Ma è riuscito a recuperare quel tanto di compostezza da spiegare il perché di tanto disgusto:
'Beh, sapete, ha incarcerato i suoi oppositori politici. Ci sono stati molti omicidi sospetti. Ha soffocato il dissenso e la libera stampa. E suggerire che uno così sia l'uomo dell'anno è disgustoso. Sono atterrito'.
Almeno lui è preoccupato. Ron Paul, l'outsider ostinato, più che alla politica sembrava interessato a dimostrare la sua indipendenza dal pensiero mainstream quando è stato l'unico a votare contro una risoluzione del 2007 che osservava...
'l'inquietante schema di omicidi di molti giornalisti indipendenti in Russia a partire dal 2000, sollecitando il presidente russo Vladimir Putin ad autorizzare la collaborazione con gli inquirenti stranieri nella soluzione di questi omicidi'.
All'infuori di Ron Paul, la linea del Partito Repubblicano sembra dunque essere 'non amiamo Putin'. Mick Huckabee non fa eccezione. Quando gli è stato chiesto un parere sulla famigerata foto di Putin a pesca a petto nudo, Huckabee ha confessato il suo amore per un altro torace:
'Sono impressionato dal fatto che possa uscire e andare a pescare, ma quella foto a petto nudo non mi fa nessun effetto. Be', se fosse una foto di Scarlett Johansson sarebbe un'altra storia'.
Lo sarebbe eccome.
Il premio per i repubblicani, però, va al vecchio John McCain, che ha fatto tesoro della propria lunga esperienza per guardare nella profondità degli occhi di Putin e vedere qualcosa di più della sua anima:
'Conosco il signor Putin. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto tre lettere: KGB'.
McCain non si limita però alle battute, ma è capace di resistere all'isterismo e di offirci delle analisi ponderate:
'Putin ci creerà un sacco di difficoltà... Non credo che ci sarà un ritorno alla guerra fredda, non hanno la popolazione... niente che possa riportarli a quel genere di potenza militare a cui erano abituati, neanche a colpi di petrodollari... ma stanno cercando di riaffermare l'impero russo... e per noi saranno una spina nel fianco'.
Mentre sto scrivendo ci sono solo due candidati democratici ancora in corsa: Hillary Clinton e Barack Obama.
Hillary, com'era prevedibile, ricorre a una battuta stantia:
'Questo è il presidente che ha guardato nell'anima di Putin. Io avrei potuto digli che era un agente del KGB e che per definizione non possiede un'anima. Voglio dire, è tempo sprecato, è una sciocchezza'.
Dov'è che l'abbiamo già sentito dire?
Clinton sembra avere ormai rinunciato anche all'idea di promuovere la democrazia in Russia:
'Mi interessa soprattutto quello che la Russia fa al di fuori dei suoi confini. Non credo, come presidente degli Stati Uniti, di poter agitare la mano e dire ai russi che dovrebbero avere un governo diverso'.
Almeno Barack Obama trova il tempo per parlare di politica, anche se in modo un po' ottuso e riuscendo a contraddirsi leggermente:
'Non perseguiremo il disarmo unilaterale. Finché esisteranno le armi nucleari, conserveremo un forte deterrente nucleare. Ma sul lungo cammino verso l'eliminazione delle armi nucleari manterremo i nostri impegni nel rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Collaboreremo con la Russia per togliere dallo stato di allerta i missili balistici americani e russi e per ridurre sensibilmente le scorte di armamenti e materiali nucleari. Cominceremo col perseguire una messa al bando globale della produzione di materiale fissile per la costruzione di armi. E ci proporremo di estendere il bando russo-americano sui missili a medio raggio così da rendere globale l'accordo'.
Eccoli qui, dunque. Adesso avete gli strumenti per decidere quale candidato rappresenti meglio le vostre idee sulla Russia.
Ma prima voglio ricordarvi rapidamente perché questi sei candidati sono rimasti in corsa. Perché non sono stupidi come Bill Richardson:
'Se verrò eletto presidente... cercherò di negoziare immediatamente con l'Unione Sovietica'.
E ora, al voto".
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Russia
lunedì, febbraio 04, 2008
Putin, Medvedev e l'aforisma
Andrej Kolesnikov del Kommersant' a proposito della visita di Putin e Medvedev ai cadetti dell'accademia militare di Rostov sul Don:
"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:
- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič?
Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).
Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.
Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.
- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.
- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.
- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.
Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.
Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.
Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.
- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.
- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.
- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.
- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.
E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".
Link
Foto: © AFP/Scanpix
"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:
- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič?
Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).
Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.
Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.
- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.
- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.
- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.
Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.
Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.
Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.
- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.
- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.
- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.
- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.
E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".
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venerdì, febbraio 01, 2008
Perché qui c'è Osama
Una nuova tattica per combattere il crimine a Bogotà: pattugliare le strade vestito da bin Laden.
"Faccio la guardia a bar, negozi e soprattutto ristoranti. La gente può venire qui a divertirsi e sa che non è un posto pericoloso perché qui c'è Osama".
Funziona.
Interessante. Chissà se si occupa anche di recupero crediti.
Link al video.
----------------
Make up:
Fake is Fake Mat Foundation, But Real is Fake Too Pressed Powder for Dry Skins, Pink-O-Sama Roll-on Blush, Arabian Nights Long&Curly Mascara, Have We Ever Met Somewhere Evoluscious Lip Plumper, No, Nowhere Body Essence, AlQaedora Translucent Body Cream.
"Faccio la guardia a bar, negozi e soprattutto ristoranti. La gente può venire qui a divertirsi e sa che non è un posto pericoloso perché qui c'è Osama".
Funziona.
Interessante. Chissà se si occupa anche di recupero crediti.
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Fake is Fake Mat Foundation, But Real is Fake Too Pressed Powder for Dry Skins, Pink-O-Sama Roll-on Blush, Arabian Nights Long&Curly Mascara, Have We Ever Met Somewhere Evoluscious Lip Plumper, No, Nowhere Body Essence, AlQaedora Translucent Body Cream.
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