Da tempo ho deciso di non segnalare più gli articoli e le traduzioni che continuo a pubblicare su 2.0: lo uso come deposito di materiali che prima o poi torneranno utili, ha comunque il suo pubblico ostinato e resistente ed è giusto che vada avanti da solo, e poi ho voluto eliminare ogni forma di mediazione e di filtro.
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
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