di Anna Achmatova
I tesori degli anni passati
mi resteranno a lungo, mio malgrado.
Quanto me sai che la memoria feroce
Non ne lascerà andare neanche la metà:
Una piccola cupola sbilenca,
Il gracchiare delle cornacchie, l'urlo della locomotiva,
E come appena uscita di prigione
Una betulla che arranca sul campo,
Un segreto conclave notturno
Di enormi querce bibliche,
E una barchetta a remi emersa dai sogni di qualcuno,
semiaffondata.
L'inverno ha già indugiato qui
imbiancando appena questi campi
Gettando una nebbia impenetrabile
che copre il mondo fino all'orizzonte.
E sembrava che dopo la fine
non sarebbe rimasto più nulla.
Ma chi cammina nuovamente nel portico
e ci chiama per nome?
Chi preme la faccia sul vetro ghiacciato
E agita la mano come un ramo?
Per risposta, in un angolo polveroso
Un lampo di sole danza nello specchio.
1960
Originale: Мартовская элегия
Traduzione: Manuela Vittorelli.
[Sten, grazie per il finestrino.]