E così due giorni fa alla Coop incontro la Marija, dopo tutti questi anni, e la riconosco subito. La Marija era stata fidanzata con mio fratello. Lui andava a trovarla fin su a Montespin, vicino a Vertojba. Molto prima di conoscere la Vittorina, Louise l'olandese, l'australiana di Sydney, le tedesche di passaggio a Sistiana e ovviamente la Franchina. Una roba da ragazzi. Poi lei un giorno si è ammalata di tbc e lui non ci è andato più. Mai più visto, dall'oggi al domani. Quel mona di mio fratello è fatto così.
La Marija mi racconta che poi è guarita, che si è sposata con uno di Trieste, uno che beveva e la trattava male, ci ha fatto un figlio, ha divorziato, adesso vive di nuovo a Montespin. Che sarebbe Dornberk, no? E siccome aveva sempre voluto rivedere mio fratello un giorno ha preso il telefono e l'ha chiamato. Fortuna che non ha risposto la Franchina. Lui le ha dato appuntamento in un'osteria dalle parti di casa sua. Un'osteria. Vicino casa. E si sono incontrati.
Le chiedo come lo ha trovato, che impressione le ha fatto quel mona di mio fratello. E lei dice era meglio se non lo rivedevo. Un armadio. Lui che era magro come uno stecco, elegante. Il tempo è passato anche per lei, certo, il tempo passa per tutti. Ma soprattutto per mio fratello. Non ti aspettava una vita più allegra, Marija, dico io. Però quanto gli volevo bene, fa lei. Aspettavo solo di vederlo arrivare, su a Montespin. Ti ricordi, dice. Le mangiate di ciliegie, le sere d'estate di quando eravamo ragazzini, tuto iera più bel co' ierimo muleti. Aspettavo solo di sentire il rumore del motorino. Non vedevo l'ora di sentirlo, e poi di vederlo sbucare dall'ultima curva.
E io non vedevo l'ora che tornasse, Marija.
Perché, dice lei.
Come perché.
Perché il motorino era mio.
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