Goethedi Sergej Kruglov
Grido con foga: “Avrei voluto tanto
restare a lungo giovane,
un lattante! E che il mio corpo
non si squagliasse, come una brocca gelida
piena di mercurio ardente.
L'anima corrode la mia carne: mi piacerebbe essere
un consigliere segreto – diciamo – settantaduenne,
forte e vivace, pronto a bruciar d'amore, –
come Goethe!”
Tu scoppi a ridere: “Purtroppo, amico mio,
sei un poeta. Che ci vuoi fare,
è la poesia che brucia.
Chi non scrive poesie vive tranquillo
e attivo, come una macina
che non ha mai visto il grano.
Che sarà mai quel Goethe!
Fosse stato scrittore
mica avrebbe vissuto così a lungo.
La sua salvezza fu
non scrivere neanche una riga,
non è così?” – e alzi lo sguardo.
L'orrore
mi paralizza. La stanza si logora
e si guasta, come una mente superstiziosa.
L'aria diviene opaca. Avvampano da sole le candele,
simili alle dita di un eretico.
Un bicchiere di vino oscilla incerto
e vola giù dal tavolo. Per tutto il tempo della sua caduta
tu mi guardi (un sorriso maligno
come albugine notturna che preme contro i vetri),
e non dici una parola.
Originale: ГЕТЕ, Снятие Змия со креста, 2oo3
Sergej Gennad'evič Kruglov, nato nel 1966 a Minusinsk, nella regione di Krasnojarsk, ha studiato giornalismo a Krasnojarsk e ha poi lavorato come reporter nel giornale locale Vlast' Trudu. Scrive poesie dal 1993. Nel 1999 è stato ordinato sacerdote della Chiesa ortodossa russa. È sposato e ha tre figli. Nel 2008 ha ricevuto il premio Andrej Belyj.
Traduzione di Manuela Vittorelli.
[Grazie a Sten per il bicchiere.]
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