Negli ultimi tempi mi sono decisa a capire meglio quello che sta succedendo in Bolivia, dove nei mesi di agosto e settembre lo scontro tra governo e prefetti e "civici" separatisti si era fatto così drammatico da far pensare a un tentativo in piena regola di colpo di stato, con azioni di squadre armate, scontri con polizia ed esercito e occupazioni di istituzioni e uffici pubblici: tensioni che sono sfociate nel massacro dei contadini boliviani sostenitori del presidente Morales avvenuto l'11 settembre a El Porvenir, nel dipartimento di Pando.
La situazione è tuttora complessa, e nel conflitto non c'è un solo fronte.
Dunque pensavo di parlarne e di farlo qui, perché sono mie considerazioni accompagnate da link ad articoli e traduzioni, soprattutto di Tlaxcala che da sempre segue con attenzione e sensibilità le problematiche dell'America Latina dando voce alle fonti sul territorio. Ma anche perché, essendomi imbattuta a proposito del massacro di El Porvenir nel personaggio (inafferrabile, ambiguo, forse morto) di Marco Marino Diodato, vorrei cominciare - con calma e ponderazione, né oggi né domani, un po' alla volta e con costanza - a parlare dei neofascisti italiani trasfughi in Spagna e in America Latina (argomento solo sfiorato con Cicuttini nella Pista Gialla) cercando di evitare il più possibile discorsi generici su "mercenari neofascisti" e "esuli di Avanguardia Nazionale" per concentrarmi su alcune figure e le loro provate responsabilità.
Questi dunque saranno semplicemente appunti e raccolte di link a beneficio mio e di chi condivide il mio interesse per quanto sta succedendo (e per il passato): nessun piano di lavoro, nessuna aspettativa.
Dunque, la Bolivia, a partire dai fatti più recenti:
- Il culmine della marcia di centinaia di migliaia di persone da Caracollo a La Paz per vegliare sulla riunione del Congresso Nazionale: la convocazione del referendum sulla Nuova Costituzione Politica dello Stato che si svolgerà il 25 gennaio del 2009.
- Un'intervista al presidente Evo Morales in cui parla dei conflitti, della situazione del paese, della Nuova Costituzione e del suo modo di concepire la politica.
- Servono però alcune tracce preziose per orientarsi meglio nel conflitto attuale (concreto o latente): sono esposte benissimo da Raquel Gutiérrez Aguilar in questo articolo: ricostruzione schematica dei fatti, identificazione dei quattro fronti principali dello scontro, situazione e responsabilità dei mezzi di informazione boliviani, rischi, concrete speranze che vengono ancora una volta dal basso, dalla comunità boliviana, da quei movimenti sociali che si sono messi in marcia da Caracollo a La Paz per vigilare sull'accordo per la nuova Costituzione.
Questo, unito a un uso sporadico di Google e ad alcune incursioni giudiziose su wikipedia, è un buon punto di partenza.
- Il tentativo di colpo di stato nei dipartimenti autonomisti (Santa Cruz, Beni, Pando, Tarija e Chuquisaca), il precedente di agosto a Cochabamba con Reyes Villa e il ruolo dei media: il giornalista boliviano di Datos&Análisis Wilson García Mérida a proposito del tentativo di balcanizzazione della Bolivia.
- E la manina italiana al servizio dei narcolatifondisti e del prefetto di Pando Leopoldo Fernández (attualmente agli arresti)?
La notizia della "resurrezione" di Marco Marino Diodato (dopo il misterioso suicidio avvenuto anni fa) e della sua possibile partecipazione al massacro dei campesinos dell'11 settembre è stata ripresa da varie fonti italiane senza offrire ulteriori particolari. Vivo o morto che sia, qui ci sono alcune cose forse vi interesserà sapere su Marco Marino Diodato, il neofascista abruzzese che in Bolivia ha fatto una carriera esemplare nel narcotraffico e al servizio delle élite politiche, dal dittatore Banzer in poi: Il neofascista italiano Diodato tra i registi della strage di Pando.
- Poco più di un anno fa in un articolo di Eva Golinger tradotto da Gianluca Bifolchi si parlava dell'ingerenza statunitense attraverso USAID e i suoi milioni di dollari di finanziamento a movimenti dell'opposizione: attività mirata ad appoggiare le organizzazioni separatiste in regioni ricche di risorse naturali come Santa Cruz e Cochabamba.
- Del ruolo di USAID e delle iniziative dell'ambasciatore statunitense Philip Goldberg in Bolivia per favorire la secessione dei dipartimenti orientali ha parlato Michel Chossudovsky in La destabilizzazione della Bolivia e l'opzione Kosovo.
- Pochi giorni fa il giornalista investigativo Jeremy Bigwood ha anticipato alcuni documenti (da lui ottenuti dal Governo degli Stati Uniti soprattutto in base al Freedom of Information Act) che dimostrano una chiara politica di intervento e di ingerenza negli affari interni boliviani da parte degli Stati Uniti, in particolare attraverso USAID.
[Siate gentili con l'America, o incoraggerà "eventi", "discussioni pubbliche" e un "efficiente ed efficace monitoraggio sociale" anche a casa vostra].
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