martedì, settembre 23, 2008

War Nerd Islamablog: giorno 3

War Nerd Islamablog: giorno 3

di Gary Brecher

Questo è il mio terzo post sulla grande esplosione al Marriott Islamabad. Dio, il nome dice tutto: "Marriott Islamabad". Due parole che non stanno tanto bene insieme. La città non era abbastanza grande per "Marriott" e "Islamabad", lo si capisce guardando le foto della grande insegna del Marriott, con quei caratteri disneyani. Si può avere un'Islamabad oppure un Marriott, ma non entrambi, non per molto tempo.
Ecco una teoria che è rimbalzata oggi sul motivo per cui è stato colpito il Marriott: "questo simbolo dell'influenza occidentale" era semplicemente un affronto per i talebani e Al Qaeda. Ma nella rete circolano molte altre teorie. È la grande lezione del War Nerding del XXI secolo: un computer si trasforma in un grande mezzo per affrontare la vecchia Nebbia della Guerra di cui Keegan ama parlare. Ma 'sta storia della Nebbia non mi appassiona così tanto, perché (a) chiunque abbia un po' di buon senso sa già che la guerra è una faccenda confusa e incasinata; e (b) serve soltanto a dare agli editorialisti a casa una scusa da tirar fuori quando le loro truppe massacrano un po' di gente. Ma per un War Nerd che si rispetti la Nebbia è quello che si ha il Giorno 3 dopo un fatto come questo. Tutti hanno una teoria, e tu devi sorbirtele tutte senza credere troppo a nessuna. Questa è la parte più difficile.
Tipo che ieri ho ricevuto una dritta molto interessante da un fan indiano, che diceva che nel subcontinente tutti sanno che quando per un attentato viene usato "esplosivo commerciale di alta qualità", come questo, è segno sicuro che l'attentato è opera dell'ISI, i Servizi Segreti Pakistani. Ho controllato e di certo ci sono un po' di buone storie (storia uno, storia due) su agenti dell'ISI beccati con dell'RDX, il loro plastico preferito.

E adesso ecco a voi un'altra dritta sul War Nerding: quando ricevete facile accesso a informazioni di alta qualità come questa in un conflitto in cui c'è molta propaganda da entrambe le parti, non montatevi troppo la testa. Pensate invece se queste informazioni non vi stiano arrivando TROPPO facilmente. Voglio dire, mi sa che i servizi indiani non vedono l'ora di attribuire all'ISI tutto il plastico trovato da Lahore all'Assam. Ovvio che può anche essere vero: può trattarsi davvero dell'ISI. Sono maledetti bastardi, non ci sono dubbi. Però voi dovete solo stare calmi, non fidarvi di nessuno e schifare tutti, proprio come un poliziotto.

Dopo aver setacciato queste informazioni per un po', sono propenso ad affermare che anche se vengono dai servizi indiani sono fondamentalmente vere: l'ISI ha effettivamente dei trascorsi, ha fatto circolare quel pongo tra i suoi amichetti nel Kashmir, nell'Assam e in ogni altra regione indiana che voglia far saltare in aria un po' di gente del governo.

E l'ISI adesso ha motivo di essere preoccupato a casa sua in Pakistan. Il nuovo Primo Ministro, Zardari, si sta opponendo ai mandatari dell'ISI in Waziristan, compresi i capi talebani pachistani che gli hanno ammazzato la moglie. Ve lo ricordate, l'assassinio di Benazir Bhutto? Io me lo ricordo soprattutto per la bugia ufficiale più idiota mai fornita dopo un omicidio: la gente della sicurezza pakistana disse che era morta per aver sbattuto la testa contro la portiera della macchina. Sul serio. "Quel cecchino non c'entrava niente! La poveretta è morta per il colpo fatale contro la crudele maniglia della portiera di un SUV!" Sì, come no. Quello e una pallottola in testa sparata da uno o due cecchini talebani.

Quindi Zardari ha motivo di odiare i talebani, e i talebani sono l'esercito dell'ISI per procura. Un esercito per procura è una cosa comodissima, sapete? L'ISI può usare il Waziristan, laggiù sul confine afghano, come i siriani usano la Valle della Bekaa in Libano, come un campo estivo per tutti gli insorti che stanno finanziando. L'ISI addestra lì i suoi gruppi kashmiri preferiti e i suoi ragazzi in Afghanistan.

Quando dico che Zardari ha motivo di odiarli, non intendo perché gli hanno ammazzato la moglie. Dovete superare il principio che i grossi calibri siano personalmente legati a qualcuno oltre a se stessi e al loro clan. Zardari si chiama Zardari perché è il capo della tribù Zardari, proprio come i capi dei clan scozzesi si chiamavano "IL Mc-Questo" o "IL Mc-Quello". Il suo rancore è tribale, non personale. Magari lui e la defunta Benazir anche si piacevano, non lo so. Lo dubito, ma chi può saperlo? Era un matrimonio dinastico, come nell'Europa del passato. Non una commedia romantica. (Idea simpatica, una commedia romantica nell'élite pakistana. Forse riesco a venderla, questa sceneggiatura).

Zardari aveva promesso di "usare la mano pesante con il terrorismo": dunque alcuni giornalisti creduloni adesso dicono che è per questo che Al Qaeda e talebani hanno colpito Islamabad. Ma gente, queste cose le ha dette ogni Primo Ministro pachistano per continuare a ricevere i soldi degli Stati Uniti, e ogni tassista pakistano si è fatto una bella risata quando ha sentito la notizia alla radio tra due ballabili di Bollywood. Non significa niente. Il compito di Zardari consiste nel fare affermazioni contraddittorie, nel dire una cosa e il suo contrario; ha anche detto che il Pakistan attaccherà i soldati statunitensi che attraverseranno il confine per combattere i talebani dal Pakistan. Questo serviva per l'opinione pubblica interna; invece le chiacchiere sulla "lotta al terrorismo" servivano per la gente che manda gli aiuti dall'estero. Nessuna delle due cose vuole dire un cavolo.

Può avere invece un fondo di verità la voce secondo cui la leadership pakistana avrebbe dovuto inizialmente partecipare a una cena di gala al Marriott proprio la sera dell'attentato. Le voci sono diventate così credibili che la direzione del Marriott ha diffuso una smentita ufficiale.

E se seguite attentamente le notizie sapete che non c'è conferma più solida di una smentita ufficiale. E dunque pare proprio che sì, la nuova cricca di Zardari stesse per cenare all'hotel, poi si sia innervosita e abbia ripiegato sul Palazzo. E rieccoci qua al nostro piccolo e triste attentatore suicida che deve ricorrere al piano B: ormai è tutto pronto e non c'è niente di meglio da far saltare in aria di qualche pezzo grosso della CIA. Lo sapevo che stavano mirando a qualcosa di più.
Dunque, se Zardari era l'obiettivo, significa che ad Al Q pensavano che intendesse agire contro gli amici dell'ISI, e probabilmente lo pensavano perché l'ISI aveva passato loro l'informazione: dunque hanno deciso di toglierlo di mezzo prima che cominciasse a prenderci gusto. Poi la cena è stata spostata e... e poi? Momento interessante, un po' alla Kiefer Sutherland in 24: sei un funzionario dell'ISI e hai appena scoperto che la sede della cena del Primo Ministro è stata spostata dal Marriott al Palazzo. Intanto i tuoi amici talebani stanno mandando un jihadista kamikaze (bel nome per un gruppo, no?) al Marriott. Cosa fai, blocchi tutto? Pare di no, a giudicare da quel cratere nel parcheggio.

E allora perché no? Be', il terrorismo non è necessariamente uccidere il nemico, o anche solo "un nemico". In Pakistan si usa una bomba per mandare un messaggio. Dunque, anche se il Primo Ministro non sarà al Marriott, il solo pensiero che avrebbe potuto esserci, che avrebbe potuto stare al centro di quella voragine, ha un potente effetto che potremmo definire "deterrente". Adesso ci penserà due volte prima di calcare troppo la mano.

C'è questa bella storia di Saladino che stava per fare una campagna per eliminare gli assassini ismailiti nei loro impervi villaggi di montagna e si svegliò con un coltello conficcato vicino alla testa e un biglietto: "Egregio signor Saladino, la preghiamo di riconsiderare la campagna contro di noi, firmato I Suoi Amici Assassini". La campagna fu cancellata.
Ecco la mia ipotesi sul perché abbiano deciso di andare avanti con il piano: anche se Zardari non era al Marriott, è il pensiero che conta. La bomba era come quel coltello conficcato nel cuscino di Saladino.

Ma tutto questo è, come si suol dire, "soggetto a cambiamenti". Adesso mi vedete circa a metà del lavoro. In un normale articolo del War Nerd vi risparmierei tutti i "forse" e i "si dice", ma questi Islamablog servono a questo, a mostrare il processo. Come disse un tizio che teneva un seminario dove lavoro: "il processo è la chiave". Non so cosa volesse dire, e del resto nessuno lo stava ascoltando, ma io nella vita voglio provare tutto almeno una volta.

Fonte: exiledonline.com

Originale pubblicato il 22 settembre 2008

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