venerdì, febbraio 04, 2005

L'ostaggio e la cura Pyongyang



Appena ho preso l'ostaggio, Antonello mi voleva mandare addosso un battaglione di Playmobil, e poi si è reso conto che stava dalla mia parte. Il consiglio di Tonii è stato: "fagli cambiare sesso, e poi che dimostri che è capace di andare in bici da solo". Sivola mi ha messo in guardia contro il riconoscimento satellitare ("non si poteva ovviare con il solito lenzuolo nero?"). Anna esprimeva la stessa perplessità ("che razza di militante serio fa una roba del genere? a sto punto, non so, legalo al duomo!"). Daniele mostrava i primi segni di compassione, ed è stato subito perdonato (bisogna esser duri senza perdere la tenerezza). Intanto i nani guardiani da giardino si macchiavano di collaborazionismo con il nemico, e venivano rinchiusi con Bianca N. in una gabbia "meglio di Guantanamo®" (condizioni migliori, acqua fresca a disposizione, e brani scelti di prosa nordcoreana dagli altoparlanti). Un'inviata di Amnesty segnalava che le condizioni psicologiche di Ken erano disastrose a causa delle severe privazioni ("cosa ti è saltato in mente di togliergli la moto d'acqua e il meraviglioso camper?"). La già fragile personalità dell'ostaggio risentiva inoltre di alcuni dubbi sulla sua virilità sollevati da Zu e confermati entusiasticamente da tutti.
Infine, mentre ero in visita da Lia, Ken ha tentato la fuga. Non sapeva che conosco il Carso come le mie tasche. L'ho trovato che vagava per Doberdò spaventando a morte i caprioli. Questi marines se la caveranno anche, nel deserto, ma non sanno cos'è una dolina.
La cura Pyongyang continua: lo stiamo rieducando.

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