Dal sito Rai, la trama della contestata miniserie sulle foibe, Il cuore nel pozzo, in onda su Raiuno oggi e domani sera:
"Istria, 1944. Una piccola comunità istriana è sconvolta dall'arrivo dei partigiani di Tito. Tra loro c'è Novak, comandante slavo alla ricerca del figlio Carlo, avuto sei anni prima da Giulia, una donna italiana. Per non consegnare il figlio all'uomo che l'ha violentata, Giulia lo nasconde nell'orfanotrofio di Don Bruno, il sacerdote del paese. Novak non si arrende. Animato dal desiderio di vendetta uccide Giulia che si rifiuta di rivelargli dove è nascosto Carlo e continua la caccia al bambino per eliminarlo. Don Bruno, Carlo e gli altri bambini dell'orfanotrofio sono costretti a una disperata fuga attraverso le campagne dell'Istria fino al confine con l'Italia. Con l'aiuto di Ettore, un reduce alpino, di Walter, rappresentante del CNL e della giovane aiutante Anja, il sacerdote riuscirà a compiere la sua missione di salvezza fino al sacrificio della propria vita".
C'è la storia raccontata dal punto di vista di un bambino. C'è il villain titino, violentatore e persecutore di orfani. C'è il martirio della madre italiana. E naturalmente ci sono l'alpino, il CNL e la donna slava dai nobili intenti. C'è anche il prete-eroe, un Leo Gullotta della cui partecipazione tanti si stupiscono essendo egli in quota Rifondazione (tutta gente che scambia il Bagaglino per satira d'estrema sinistra, immagino).
Le mie sono solo osservazioni sul plot, che mi sembra abbastanza grossolano da far temere una fiction facilona e approssimativa. Quanto poi si presti a una grave falsificazione storica, si vedrà.
Per ora non dico nulla. Oggi e domani metto il timer, poi mi guardo diligentemente questa roba.
Ne riparliamo.
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