Cose che ho sentito dire in questa casa:
"Ma li avete letti tutti?"
"Ce l'hai il dvd di Zardoz?"
"Mi metti Heroes?"
"Io di solito mi siedo qui."
"Ma se cambiate casa qua ci posso venire io?"
"Due giorni in questo posto e non mi sento più le gambe."
"Il fascino di una casa crepuscolare."
"Un mortorio. Neanche un lampadario"
"Posso misurarti le scale?"
"Quante belle energie!"
"L'angoliera, perché non attaccarla al soffitto?"
"Ma il castello si vede?"
"Questo interruttore è per la luce o per la ventola del bagno?"
"Ma qua è ancora Italia?"
"Direi che queste pareti hanno una bella impaginazione"
"Rinforzarla, questa porta. Con un bel fischer."
"I cassetti scorrono benissimo."
"In effetti quelle Nike le avevo già notate nella scarpiera in bagno..."
"No, il Maresciallo Tito no."
"Quello che ho visto uscire da sotto l'armadio è un gatto o un mucchio di polvere?"
È vero: questa casa è spesso in penombra, silenziosa, un po' impolverata. Equidistanti, ci sono una caserma e una chiesa. La mattina e la sera si danno il cambio uno strepitante inno di Mameli e un'elaborata, interminabile scampanata preregistrata. È un posto che mi piace.
In questo momento si sentono solo il ronzio di un aereo da turismo, le foglie dei pioppi agitate dal vento e un bambino che passa in bici sotto casa. Tra un po' il vicino annaffierà il giardino e manderà a fanculo la moglie a mezza voce. Speriamo che non gli venga voglia di passare il tosaerba.
In giornate immobili e calde come questa la micia zampetta ancora per le stanze, sempre giovane e bella, mentre il Gito sogna.
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