Gli studenti dell'Università di Baghdad hanno appeso uno striscione di solidarietà per gli studenti del Virginia Tech.
Negli ultimi anni sono stati uccisi decine di studenti e più di 200 professori universitari iracheni, molti dei quali hanno lasciato il paese per andare a lavorare all'estero.
Sì.
A dire il vero (non si può star seri cinque mintuti) il Guardian – ma si tratta di un pezzo dell'Associated Press – la mette giù in modo notevolmente più confuso:
Traduco (anche a voi sembra strano quell'abrodes home o io e Google siamo stanchini?):
"Negli ultimi anni sono stati uccisi più di 200 docenti universitari, e a migliaia sono fuggiti dal paese per andare a insegnare all'estero, uccidendo almeno 70 persone e ferendone almeno 133".
Professori iracheni killer, uh? Messa così, sembra una variante da campus di "Fight them there, so we don't have to fight them here". Maledetto copia-incolla, vero?
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martedì, aprile 24, 2007
Almeno
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lunedì, marzo 19, 2007
Il numero
Dal racconto di Sahar, corrispondente del blog Inside Iraq:
"Ogni volta che mi dico che il mio prossimo blog sarà finalmente dedicato a ricordi piacevoli mi scontro con una storia difficile che va raccontata.
Un'amica mi ha chiamato per raccontarmi delle cattive notizie. Avevano rapito suo fratello e chiesto un riscatto di 100.000 dollari.
Per un iracheno una simile somma significa la rovina.
Sono stati coinvolti tutti i parenti, costretti a vendere tutto ciò che potevano per salvare il pover'uomo. Hanno detto ai rapitori che non riuscivano a mettere insieme più di 20.000 dollari. (È noto che non si può vendere la casa o la macchina, perché l'odore dei contanti attirerebbe altri criminali).
A sorpresa i rapitori hanno detto 'OK, mandate una donna con il denaro a...'. Dopo averla fatta girare a vuoto per un po', un ragazzo di sedici o diciassette anni le si è avvicinato, ha preso i soldi e ha detto 'Vi contatteremo noi'. E poi non ne hanno più saputo nulla.
Per due settimane le donne della famiglia hanno setacciato prima gli ospedali e poi gli obitori senza trovare traccia di Hani.
Poi hanno detto loro di parlare con l'impresario. 'Quale impresario?!', 'Quello che si occupa di seppellire i cadaveri non identificati che ci arrivano'. 'Cosa?!'
Così hanno chiesto in giro e sono state mandate da un tizio dall'aspetto ordinario che davanti alle loro domande non ha fatto una piega.
'Sì, io mi occupo di seppellire i corpi che non vengono reclamati. Negli obitori non c'è posto per tutti quei cadaveri. Prima dovete identificarlo, e poi io vi indico la sua tomba'.
'Come possiamo identificare nostro fratello!'
'Non preoccupatevi; sono ben organizzato!' Si incammina verso una bella macchina elegante, apre la portiera, prende un portatile di ultima generazione e lo appoggia sul cofano. 'Qua ho le foto di tutti i cadaveri che seppellisco. Ciascuno ha un numero che viene inciso sulla sua lapide a Nejef. Ecco, cercate pure'. E così, dice Iyman, sua sorella si è messa a scorrere centinaia di fotografie di persone ammazzate per le strade senza che le loro famiglie lo sapessero; ma non ha trovato la foto di suo fratello.
'Provate con Abu Haider, o un altro', è stato il consiglio dell'impresario. 'Sono precisi e coscienziosi quanto me'.
E così, 'Abbiamo trovato la sua foto! Abbiamo il suo numero!' ha detto piangendo la mia amica. 'Aveva la faccia piena di lividi e un buco in fronte. Sahar, è morto soffrendo. Aveva le mani legate sopra la testa'.
Sono andate in quel luogo sperduto che viene usato come cimitero, alla periferia di Nejef. Ma della tomba di Hani non c'era traccia. Hanno cercato il suo numero su tutte le tombe, una per una. Ma lui non c'era. Hanno cercato in tutti i cimiteri, non solo in questo, ma non hanno trovato il suo numero da nessuna parte".
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"Ogni volta che mi dico che il mio prossimo blog sarà finalmente dedicato a ricordi piacevoli mi scontro con una storia difficile che va raccontata.
Un'amica mi ha chiamato per raccontarmi delle cattive notizie. Avevano rapito suo fratello e chiesto un riscatto di 100.000 dollari.
Per un iracheno una simile somma significa la rovina.
Sono stati coinvolti tutti i parenti, costretti a vendere tutto ciò che potevano per salvare il pover'uomo. Hanno detto ai rapitori che non riuscivano a mettere insieme più di 20.000 dollari. (È noto che non si può vendere la casa o la macchina, perché l'odore dei contanti attirerebbe altri criminali).
A sorpresa i rapitori hanno detto 'OK, mandate una donna con il denaro a...'. Dopo averla fatta girare a vuoto per un po', un ragazzo di sedici o diciassette anni le si è avvicinato, ha preso i soldi e ha detto 'Vi contatteremo noi'. E poi non ne hanno più saputo nulla.
Per due settimane le donne della famiglia hanno setacciato prima gli ospedali e poi gli obitori senza trovare traccia di Hani.
Poi hanno detto loro di parlare con l'impresario. 'Quale impresario?!', 'Quello che si occupa di seppellire i cadaveri non identificati che ci arrivano'. 'Cosa?!'
Così hanno chiesto in giro e sono state mandate da un tizio dall'aspetto ordinario che davanti alle loro domande non ha fatto una piega.
'Sì, io mi occupo di seppellire i corpi che non vengono reclamati. Negli obitori non c'è posto per tutti quei cadaveri. Prima dovete identificarlo, e poi io vi indico la sua tomba'.
'Come possiamo identificare nostro fratello!'
'Non preoccupatevi; sono ben organizzato!' Si incammina verso una bella macchina elegante, apre la portiera, prende un portatile di ultima generazione e lo appoggia sul cofano. 'Qua ho le foto di tutti i cadaveri che seppellisco. Ciascuno ha un numero che viene inciso sulla sua lapide a Nejef. Ecco, cercate pure'. E così, dice Iyman, sua sorella si è messa a scorrere centinaia di fotografie di persone ammazzate per le strade senza che le loro famiglie lo sapessero; ma non ha trovato la foto di suo fratello.
'Provate con Abu Haider, o un altro', è stato il consiglio dell'impresario. 'Sono precisi e coscienziosi quanto me'.
E così, 'Abbiamo trovato la sua foto! Abbiamo il suo numero!' ha detto piangendo la mia amica. 'Aveva la faccia piena di lividi e un buco in fronte. Sahar, è morto soffrendo. Aveva le mani legate sopra la testa'.
Sono andate in quel luogo sperduto che viene usato come cimitero, alla periferia di Nejef. Ma della tomba di Hani non c'era traccia. Hanno cercato il suo numero su tutte le tombe, una per una. Ma lui non c'era. Hanno cercato in tutti i cimiteri, non solo in questo, ma non hanno trovato il suo numero da nessuna parte".
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sabato, dicembre 09, 2006
Abbiamo già nominato l'Halliburton?
Dal blog di Matt Neuman:
Dopo la diffusione delle conclusioni dell'Iraq Study Group, Cheney si è affrettato a commissionare un altro rapporto, contenente 80 raccomandazioni. Eccone alcune:
1. La situazione in Iraq sta andando alla grande e andrà anche meglio. Mantenete la rotta. Ignorate i disfattisti, quelli sono gli stessi che ci hanno fatto lasciare il Vietnam troppo presto.
E la Corea.
4. Prendete tutto il tempo che vi serve per estirpare gli inconcludenti e gli eternamente scontenti che scelgono di opporsi alla coraggiosa marcia verso la democrazia del popolo iracheno. E negli interrogatori usate tecniche aggressive, se ci siete costretti. Un'inzuppatina non ha mai fatto male a nessuno.
9. Non parlate con l'Iran.
10. Non parlate con la Siria.
11. Non parlate con Nancy Pelosi.
27. Tutti gli aiuti che le gosse corporazioni americane - ci viene in mente l'Halliburton - saranno in grado di fornire saranno ben accetti e riccamente ricompensati.
38. Rinominate Donald Rumsfeld Segretario della Difesa.
47. Date un calcio nelle palle al Senatore Leahy.
62. Raddoppiate gli sforzi per trovare armi di distruzione di massa. Devono esserci!
71. Date ascolto alle chiacchiere secondo cui bin Laden si sta nascondendo a Baghdad. Cercate in tutti i buchi.
74. Abbiamo nominato l'Halliburton?
80. Molto bene, continuate così!
Link: Huffington Post
Dopo la diffusione delle conclusioni dell'Iraq Study Group, Cheney si è affrettato a commissionare un altro rapporto, contenente 80 raccomandazioni. Eccone alcune:
1. La situazione in Iraq sta andando alla grande e andrà anche meglio. Mantenete la rotta. Ignorate i disfattisti, quelli sono gli stessi che ci hanno fatto lasciare il Vietnam troppo presto.
E la Corea.
4. Prendete tutto il tempo che vi serve per estirpare gli inconcludenti e gli eternamente scontenti che scelgono di opporsi alla coraggiosa marcia verso la democrazia del popolo iracheno. E negli interrogatori usate tecniche aggressive, se ci siete costretti. Un'inzuppatina non ha mai fatto male a nessuno.
9. Non parlate con l'Iran.
10. Non parlate con la Siria.
11. Non parlate con Nancy Pelosi.
27. Tutti gli aiuti che le gosse corporazioni americane - ci viene in mente l'Halliburton - saranno in grado di fornire saranno ben accetti e riccamente ricompensati.
38. Rinominate Donald Rumsfeld Segretario della Difesa.
47. Date un calcio nelle palle al Senatore Leahy.
62. Raddoppiate gli sforzi per trovare armi di distruzione di massa. Devono esserci!
71. Date ascolto alle chiacchiere secondo cui bin Laden si sta nascondendo a Baghdad. Cercate in tutti i buchi.
74. Abbiamo nominato l'Halliburton?
80. Molto bene, continuate così!
Link: Huffington Post
martedì, novembre 28, 2006
Mandare avanti i clown
"Tutto questo potrebbe essere visto semplicemente come uno sciocco siparietto comico, se non fosse per il fatto che l'ultima volta che il circo è passato è andata che siamo finiti in un mortale e sanguinoso impantanamento in Iraq. Nella prossima guerra penso che dovremmo tenere a casa le truppe e mandare avanti i clown".
James Bamford, in risposta alla lettera di Michael Ledeen a proposito dell'articolo "Iran: la prossima guerra", il tutto tradotto su 2.0 sempre da AA.
James Bamford, in risposta alla lettera di Michael Ledeen a proposito dell'articolo "Iran: la prossima guerra", il tutto tradotto su 2.0 sempre da AA.
giovedì, settembre 14, 2006
Neolingua
Due giorni fa un alto ufficiale dell'Esercito americano in Iraq, il generale maggiore Zilmer, ha detto che le operazioni guidate dagli Stati Uniti stanno "soffocando" l'insorgenza nella provincia occidentale di Anbar ma non sono abbastanza forti per sconfiggerla.
A proposito dell'addestramento delle truppe irachene ha poi dichiarato: "Per quello che stiamo cercando di conseguire qui, credo che i livelli di forze siano appropriati".
Traduzione:
1. ci siamo persi la provincia di Anbar;
2. va tutto bene finché non si tratta di sconfiggere qualcuno.
A proposito dell'addestramento delle truppe irachene ha poi dichiarato: "Per quello che stiamo cercando di conseguire qui, credo che i livelli di forze siano appropriati".
Traduzione:
1. ci siamo persi la provincia di Anbar;
2. va tutto bene finché non si tratta di sconfiggere qualcuno.
venerdì, settembre 08, 2006
Magical Mystery Tour nella Testa di Bush
Adesso ci facciamo un giro nella testa di Bush. Tenersi per mano è consigliabile, benché non obbligatorio.
Dall'intervista concessa ieri a Charles Gibson a bordo dell'Air Force One:
Armi di distruzione di massa!Charlie, come ho appena detto il compito di un presidente è affrontare una minaccia e... se mi consente di riportarla indietro nella storia, uh, Saddam Hussein era chiaramente una minaccia. Appoggiava il terrorismo, sparava ad aerei americani, aveva invaso un paese confinante, aveva ucciso migliaia di propri connazionali, aveva usato armi di distruzione di massa. Poi abbiamo saputo che non le aveva usate, ma aveva la capacità di usare armi di distruzione di massa.
Sciiti, sunniti... chiaroEd è molto importante che... che il mondo libero comprenda quello che c'è in gioco, e a me è risultato chiaro, mi è risultato chiaro - mi è risultato più chiaro - che mentre gli estremisti sciiti attaccavano la democrazia di Israele gli estremisti sunniti stanno attaccando la democrazia dell'Iraq.
Sì, beh, no
- Quell'accordo [tra Musharraf e i Talibani] la preoccupa?
- Be', non conosco tutti i particolari...
- Lo ha chiamato?
- Sì...
- Lo ha chiamato?
- Be', sto per farlo. Lo vedrò molto presto.
Link
Il giorno prima, dall'intervista a Kate Couric della CBS:
L'ha detto
Sa, una delle parti più difficili del mio lavoro è collegare l'Iraq alla guerra al terrore.
Scopriamo cellule
Khalid Sheikh Mohammad ha incaricato qualcuno di reclutare delle persone che pilotassero aerei, che li facessero schiantare su... credo sulla costa occidentale o da qualche parte in America. E queste persone sarebbero state del Sudest asiatico. In altre parole, abbiamo scoperto delle cellule.
Link
Dall'intervista concessa ieri a Charles Gibson a bordo dell'Air Force One:
Armi di distruzione di massa!Charlie, come ho appena detto il compito di un presidente è affrontare una minaccia e... se mi consente di riportarla indietro nella storia, uh, Saddam Hussein era chiaramente una minaccia. Appoggiava il terrorismo, sparava ad aerei americani, aveva invaso un paese confinante, aveva ucciso migliaia di propri connazionali, aveva usato armi di distruzione di massa. Poi abbiamo saputo che non le aveva usate, ma aveva la capacità di usare armi di distruzione di massa.
Sciiti, sunniti... chiaroEd è molto importante che... che il mondo libero comprenda quello che c'è in gioco, e a me è risultato chiaro, mi è risultato chiaro - mi è risultato più chiaro - che mentre gli estremisti sciiti attaccavano la democrazia di Israele gli estremisti sunniti stanno attaccando la democrazia dell'Iraq.
Sì, beh, no
- Quell'accordo [tra Musharraf e i Talibani] la preoccupa?
- Be', non conosco tutti i particolari...
- Lo ha chiamato?
- Sì...
- Lo ha chiamato?
- Be', sto per farlo. Lo vedrò molto presto.
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Il giorno prima, dall'intervista a Kate Couric della CBS:
L'ha detto
Sa, una delle parti più difficili del mio lavoro è collegare l'Iraq alla guerra al terrore.
Scopriamo cellule
Khalid Sheikh Mohammad ha incaricato qualcuno di reclutare delle persone che pilotassero aerei, che li facessero schiantare su... credo sulla costa occidentale o da qualche parte in America. E queste persone sarebbero state del Sudest asiatico. In altre parole, abbiamo scoperto delle cellule.
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martedì, luglio 25, 2006
Apprezzamento
Nel finesettimana il presidente del parlamento iracheno, Mahmoud al-Mashhadani, aveva descritto l'occupazione degli Stati Uniti come "un lavoro di macelleria compiuto sotto la bandiera della democrazia e dei diritti umani".
Domenica il capo di gabinetto Josh Bolten ha detto di aver incontrato in privato al-Mashhadani e di ritenere che "apprezzi il sacrificio di tanti americani".
Lo apprezza così tanto che in una conferenza stampa ha poi detto: "Personalmente credo che chiunque uccida un soldato americano difendendo il proprio paese meriti che sia eretta una statua in suo onore in quel paese". E poi: "L'America non è venuta qui per il nostro bene. È venuta con obiettivi puramente sionisti".
-----
In effetti.
Democracy Arsenal riassume alcuni dati dell'Indice di Sicurezza Nazionale dell'Iraq, del Democratic Policy Committee:
Numero di iracheni che avevano accesso all'acqua potabile prima dell'invasione: 13 milioni.
Numero di iracheni che hanno accesso all'acqua potabile, secondo il rapporto SIGIR dell'aprile 2006: 8 milioni.
Numero delle cliniche che saranno effettivamente completate secondo il programma da 243 milioni di dollari del Genio Militare, che ne prevedeva 142: 20.
Numero dei progetti idrici e fognari che saranno completati, dei 136 previsti: 49.
Numero dei medici iracheni prima dell'invasione: 34.000.
Numero dei medici iracheni che sono stati uccisi o hanno lasciato il paese dall'inizio dell'invasione: 14.000.
Indice della mortalità infantile in Iraq: (la media del Medio Oriente è 37, dell'Africa sub-sahariana 105): 102.
Domenica il capo di gabinetto Josh Bolten ha detto di aver incontrato in privato al-Mashhadani e di ritenere che "apprezzi il sacrificio di tanti americani".
Lo apprezza così tanto che in una conferenza stampa ha poi detto: "Personalmente credo che chiunque uccida un soldato americano difendendo il proprio paese meriti che sia eretta una statua in suo onore in quel paese". E poi: "L'America non è venuta qui per il nostro bene. È venuta con obiettivi puramente sionisti".
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In effetti.
Democracy Arsenal riassume alcuni dati dell'Indice di Sicurezza Nazionale dell'Iraq, del Democratic Policy Committee:
Numero di iracheni che avevano accesso all'acqua potabile prima dell'invasione: 13 milioni.
Numero di iracheni che hanno accesso all'acqua potabile, secondo il rapporto SIGIR dell'aprile 2006: 8 milioni.
Numero delle cliniche che saranno effettivamente completate secondo il programma da 243 milioni di dollari del Genio Militare, che ne prevedeva 142: 20.
Numero dei progetti idrici e fognari che saranno completati, dei 136 previsti: 49.
Numero dei medici iracheni prima dell'invasione: 34.000.
Numero dei medici iracheni che sono stati uccisi o hanno lasciato il paese dall'inizio dell'invasione: 14.000.
Indice della mortalità infantile in Iraq: (la media del Medio Oriente è 37, dell'Africa sub-sahariana 105): 102.
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mercoledì, giugno 21, 2006
Pericoloso esponente della guerriglia sciita n. 15346
"Blitz delle forze governative irachene, all'alba, nel quartiere Khadimiyah di Bagdad, dove è stato catturato uno dei più pericolosi esponenti della guerriglia sciita. Nouri Abu Haider Al Oqabi è considerato il capo di una "cellula dedita all'assassinio sistematico" nei confronti di chi viene ritenuto estraneo alla sua organizzazione".
Link.
Non so voi, ma io mi iscrivo subito alla loro mailing list.
Intanto, su segnalazione di Kerub e Cala annotiamo l'uccisione del bracciodestro numero 53 di al Zarqawi, lo sceicco Mansour: "esponente chiave", "tutte le prerogative per succedere a Zarqawi verso il comando, per via delle sue capacità di guida, l'esperienza militare e l'istruzione religiosa", "emiro spirituale". Il portavoce dell'esercito americano lo ha definito "multifunctional". In effetti si dice in giro che sapesse fare anche un ottimo caffè con la cremina.
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Non so voi, ma io mi iscrivo subito alla loro mailing list.
Intanto, su segnalazione di Kerub e Cala annotiamo l'uccisione del bracciodestro numero 53 di al Zarqawi, lo sceicco Mansour: "esponente chiave", "tutte le prerogative per succedere a Zarqawi verso il comando, per via delle sue capacità di guida, l'esperienza militare e l'istruzione religiosa", "emiro spirituale". Il portavoce dell'esercito americano lo ha definito "multifunctional". In effetti si dice in giro che sapesse fare anche un ottimo caffè con la cremina.
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mercoledì, giugno 07, 2006
Effetti positivi sul bersaglio
Lunedì le forze armate americane hanno aperto il fuoco contro quattro uomini con un carico d'armi, nella stazione ferroviaria di Ramadi.
Secondo un medico iracheno hanno ucciso cinque civili e ne hanno feriti quindici.
L'esercito statunitense ha negato che ci siano state vittime e ha dichiarato che la missione ha avuto "effetti positivi sul bersaglio".
via First Draft
Secondo un medico iracheno hanno ucciso cinque civili e ne hanno feriti quindici.
L'esercito statunitense ha negato che ci siano state vittime e ha dichiarato che la missione ha avuto "effetti positivi sul bersaglio".
via First Draft
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martedì, marzo 28, 2006
He-len, He-len!
Ve lo ricordate il memo di cui si parlava agli inizi di febbraio, quello che raccontava di un incontro di due ore tra Bush e Blair avvenuto il 31 gennaio 2003 (due mesi prima dell'invasione dell'Iraq), durante il quale Bush parlò della possibilità di orchestrare un incidente in cui Saddam sarebbe stato costretto ad attaccare aerei da ricognizione delle Nazioni Unite, fornendo un valido pretesto per colpire l'Iraq? Ne parlavamo qua.
È emerso che anche il New York Times ha visto quel memo.
Ed ecco Helen Thomas e Scott McClellan durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca:
D: Rifacendomi alla conferenza informativa di questa mattina, ho detto che il Presidente durante la corsa alla guerra era consapevole del fatto che non c'erano armi - non erano state trovate armi non convenzionali, e lei ha in un certo modo negato che questo fosse nel memo.
McCLELLAN: No, questa mattina lei ha detto che il Presidente era consapevole del fatto che non c'erano armi di distruzione di massa. E questo non è ciò che dice quel documento.
D: Ecco quello che dice il memo: il Presidente e il Primo Ministro riconoscono che in Iraq durante la preparazione della guerra non era stata trovata alcuna arma non convenzionale.
McCLELLAN: Sì, mi permetta di riportarla indietro a quel periodo, perché c'era una squadra di ispettori nucleari delle Nazioni Unite che si occupava della questione. E quella squadra emise una specie di rapporto nel dicembre 2002, e secondo quel rapporto il regime non raccontava la verità. E all'epoca dicemmo che se il regime perseguiva il proprio schema di non collaborazione e continuava così...
D: Dicevano anche che non avevano trovato armi.
McCLELLAN: ... che se continuava su quella strada eravamo pronti a usare la forza. Il Presidente perseguiva una soluzione diplomatica. Ecco perché siamo andati alle Nazioni Unite. Ecco perché abbiamo passato una diciassettesima risoluzione che chiedeva al regime o di raccontare la verità o di affrontare gravi conseguenze.
D: Il memo dice che voleva la guerra, fondamentalmente che era deciso a farla, e che non c'erano armi.
McCLELLAN: No, Helen, questa non è un'affermazione precisa, e lei lo sa. Perché lei si è occupata...
D: Questo memo dice il falso?
McCLELLAN: Beh, lei si è occupata di questo all'epoca. E mi permetta di ricordarglielo, torni a quel periodo, si legga i commenti pubblici che furono fatti, guardi alle numerose dichiarazioni pronunciate dal Presidente degli Stati Uniti. Continuavamo a perseguire una soluzione diplomatica, ma riconoscevamo che era necessario prepararsi e pianificare di conseguenza se fosse stato il caso di usare la forza, e questo è quello che facemmo all'epoca.
Ma a Saddam Hussein era stata data ogni possibilità di adeguarsi, e lui sfidò la comunità internazionale, anche quando gli fu data l'ultima possibilità di fare chiarezza o di affrontare gravi conseguenze. Quindi cerchiamo di non riscrivere la storia. È molto chiaro quello che accadde in quel periodo.
D. Questo memo dice il vero?
McCLELLAN: Non... Non ho visto quel memo, Helen.
D: Non ha visto il memo del New York Times?
McCLELLAN: Ho visto il New York Times.
È emerso che anche il New York Times ha visto quel memo.
Ed ecco Helen Thomas e Scott McClellan durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca:
D: Rifacendomi alla conferenza informativa di questa mattina, ho detto che il Presidente durante la corsa alla guerra era consapevole del fatto che non c'erano armi - non erano state trovate armi non convenzionali, e lei ha in un certo modo negato che questo fosse nel memo.
McCLELLAN: No, questa mattina lei ha detto che il Presidente era consapevole del fatto che non c'erano armi di distruzione di massa. E questo non è ciò che dice quel documento.
D: Ecco quello che dice il memo: il Presidente e il Primo Ministro riconoscono che in Iraq durante la preparazione della guerra non era stata trovata alcuna arma non convenzionale.
McCLELLAN: Sì, mi permetta di riportarla indietro a quel periodo, perché c'era una squadra di ispettori nucleari delle Nazioni Unite che si occupava della questione. E quella squadra emise una specie di rapporto nel dicembre 2002, e secondo quel rapporto il regime non raccontava la verità. E all'epoca dicemmo che se il regime perseguiva il proprio schema di non collaborazione e continuava così...
D: Dicevano anche che non avevano trovato armi.
McCLELLAN: ... che se continuava su quella strada eravamo pronti a usare la forza. Il Presidente perseguiva una soluzione diplomatica. Ecco perché siamo andati alle Nazioni Unite. Ecco perché abbiamo passato una diciassettesima risoluzione che chiedeva al regime o di raccontare la verità o di affrontare gravi conseguenze.
D: Il memo dice che voleva la guerra, fondamentalmente che era deciso a farla, e che non c'erano armi.
McCLELLAN: No, Helen, questa non è un'affermazione precisa, e lei lo sa. Perché lei si è occupata...
D: Questo memo dice il falso?
McCLELLAN: Beh, lei si è occupata di questo all'epoca. E mi permetta di ricordarglielo, torni a quel periodo, si legga i commenti pubblici che furono fatti, guardi alle numerose dichiarazioni pronunciate dal Presidente degli Stati Uniti. Continuavamo a perseguire una soluzione diplomatica, ma riconoscevamo che era necessario prepararsi e pianificare di conseguenza se fosse stato il caso di usare la forza, e questo è quello che facemmo all'epoca.
Ma a Saddam Hussein era stata data ogni possibilità di adeguarsi, e lui sfidò la comunità internazionale, anche quando gli fu data l'ultima possibilità di fare chiarezza o di affrontare gravi conseguenze. Quindi cerchiamo di non riscrivere la storia. È molto chiaro quello che accadde in quel periodo.
D. Questo memo dice il vero?
McCLELLAN: Non... Non ho visto quel memo, Helen.
D: Non ha visto il memo del New York Times?
McCLELLAN: Ho visto il New York Times.
domenica, marzo 05, 2006
Niente famiglia, niente visto
Gli Stati Uniti hanno rifiutato il visto a due donne irachene, Anwar Kadhim Jawad e Vivian Salim Matierano, che erano state invitate ad un ciclo di conferenze organizzate in occasione della Giornata internazionale della donna da Global Exchange, un'associazione per la difesa dei diritti umani, e dal gruppo femminile pacifista CODEPINK.
Il visto è stato rifiutato perché le due donne non hanno più una famiglia che le aspetta in Iraq, e quindi non possono dimostrare che ritorneranno nel loro paese.
Niente famiglia, niente visto. Niente famiglia, perché i mariti e i figli - due e tre bambini, rispettivamente - di Anwar e Vivian sono stati uccisi per sbaglio dalle truppe americane.
Fonte: Common Dreams, via Under the Same Sun.
[Già che ci siamo: la prossima che capita su questo blog cercando su Google "8+marzo+festa+stripper" la localizzo, la aspetto sotto casa e la imbelletto a morte. Sono molto più precisa di un drone della CIA]
Il visto è stato rifiutato perché le due donne non hanno più una famiglia che le aspetta in Iraq, e quindi non possono dimostrare che ritorneranno nel loro paese.
Niente famiglia, niente visto. Niente famiglia, perché i mariti e i figli - due e tre bambini, rispettivamente - di Anwar e Vivian sono stati uccisi per sbaglio dalle truppe americane.
Fonte: Common Dreams, via Under the Same Sun.
[Già che ci siamo: la prossima che capita su questo blog cercando su Google "8+marzo+festa+stripper" la localizzo, la aspetto sotto casa e la imbelletto a morte. Sono molto più precisa di un drone della CIA]
venerdì, marzo 03, 2006
Winning hearts and minds in Baghdad
All'inizio di Syriana George Clooney si perde un missile a Teheran: cioè, ne consegna due al suo contatto, ma si rende conto che uno finisce nelle mani sbagliate.
Nella realtà un diplomatico britannico ha perso due telefoni satellitari a Baghdad e il Foreign Office ha continuato a pagare bollette salatissime per 17 mesi (con punte di 212.000 sterline al mese) senza accorgersi che venivano usati per chiamare numeri di chatline porno o legati a giri di scommesse. Un fantasioso businessman del posto, infatti, ha avuto l'idea di mettere i telefoni a disposizione su una strada di Baghdad, facendosi pagare, mentre le bollette venivano saldate a Londra.
"Nell'utilizzo di questi telefoni tutto farebbe pensare a una qualche attività criminale... Si ha l'impressione che fossero diventati una specie di cabina telefonica mobile e che chiunque potesse usarli", ha detto Sir Michael Jay, segretario permanente al Foreign Office.
Pare che alla Camera dei Comuni si siano irritati. Ma d'ora in poi le regole delle ambasciate britanniche cambiano: "non si manderanno più all'estero telefoni satellitari già attivati." [grassetto mio]
Nella realtà un diplomatico britannico ha perso due telefoni satellitari a Baghdad e il Foreign Office ha continuato a pagare bollette salatissime per 17 mesi (con punte di 212.000 sterline al mese) senza accorgersi che venivano usati per chiamare numeri di chatline porno o legati a giri di scommesse. Un fantasioso businessman del posto, infatti, ha avuto l'idea di mettere i telefoni a disposizione su una strada di Baghdad, facendosi pagare, mentre le bollette venivano saldate a Londra.
"Nell'utilizzo di questi telefoni tutto farebbe pensare a una qualche attività criminale... Si ha l'impressione che fossero diventati una specie di cabina telefonica mobile e che chiunque potesse usarli", ha detto Sir Michael Jay, segretario permanente al Foreign Office.
Pare che alla Camera dei Comuni si siano irritati. Ma d'ora in poi le regole delle ambasciate britanniche cambiano: "non si manderanno più all'estero telefoni satellitari già attivati." [grassetto mio]
domenica, febbraio 26, 2006
Da uno a zero
Al Pentagono dicono che "il numero dei battaglioni dell'esercito iracheno in grado di combattere gli insorti senza l'aiuto degli Stati Uniti è calato da uno a zero."
Grassetto tutto mio.
Grassetto tutto mio.
venerdì, febbraio 03, 2006
The Memo, Reloaded
Ci sarebbe stato un incontro di circa due ore tra Bush e Blair, il 31 gennaio 2003 - due mesi prima dell'invasione dell'Iraq -, durante il quale Bush parlò della possibilità di orchestrare un incidente in cui Saddam sarebbe stato costretto ad attaccare aerei da ricognizione delle Nazioni Unite, fornendo un valido pretesto per colpire l'Iraq. In quell'occasione, inoltre, Blair dichiarò di essere "stabilmente dalla parte del Presidente e pronto a fare tutto ciò che serviva per disarmare Saddam".
Il memo che documenta l'incontro è stato visto da Philippe Sands, professore di diritto internazionale all'University College di Londra, e rivelerebbe che:
- Bush disse a Blair che gli Stati Uniti erano così preoccupati per il fatto di non riuscire a trovare prove consistenti contro Saddam che pensavano di far volare sull'Iraq degli aerei da ricognizione U2 con i colori delle Nazioni Unite. Così, se Saddam li avesse attaccati, avrebbe violato le risoluzioni dell'ONU.
- Bush espresse perfino la speranza di riuscire a procurarsi un transfuga iracheno che facesse una pubblica dichiarazione sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Inoltre accennò anche a una piccola possibilità che Saddam potesse essere assassinato.
- Da parte sua, Blair disse a Bush che una seconda risoluzione dell'ONU sarebbe stata una specie di polizza d'assicurazione, perché avrebbe fornito una copertura internazionale, anche con gli arabi, nel caso qualcosa fosse andato storto durante la campagna militare: metti che Saddam si fosse messo a bruciare i pozzi di petrolio, ad ammazzare bambini, o a fomentare divisioni interne.
- Bush disse a Blair che riteneva improbabile che potesse verificarsi una guerra intestina tra le diverse religioni e i vari gruppi etnici.
Il fatto che Blair abbia offerto il proprio appoggio ai piani di Bush di attaccare l'Iraq anche in assenza di una seconda risoluzione dell'ONU contrasta con le assicurazioni che il primo ministro inglese diede al Parlamento poco tempo dopo. Il 25 febbraio 2003 Blair disse alla Camera dei Comuni che il governo stava dando a Saddam "un'ulteriore, ultima occasione per disarmarsi volontariamente".
Disse infatti: "Detesto il suo regime - come spero facciano la maggioranza delle persone - ma anche ora potrebbe salvarlo se si conformasse alle richieste delle Nazioni Unite. Perfino ora, siamo preparati a fare un passo in più per ottenere pacificamente il disarmo."
Tre settimane prima questi pensavano già di camuffare un U2 con i colori dell'ONU e di farlo volare sull'Iraq, ecco.
Sempre che il memo esista. Secondo il Guardian, esiste. Channel Four ne ha fornito degli estratti.
Se non esiste, sono pronta a partire da subito con la dietrologia e il fondotinta.
Il memo che documenta l'incontro è stato visto da Philippe Sands, professore di diritto internazionale all'University College di Londra, e rivelerebbe che:
- Bush disse a Blair che gli Stati Uniti erano così preoccupati per il fatto di non riuscire a trovare prove consistenti contro Saddam che pensavano di far volare sull'Iraq degli aerei da ricognizione U2 con i colori delle Nazioni Unite. Così, se Saddam li avesse attaccati, avrebbe violato le risoluzioni dell'ONU.
- Bush espresse perfino la speranza di riuscire a procurarsi un transfuga iracheno che facesse una pubblica dichiarazione sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Inoltre accennò anche a una piccola possibilità che Saddam potesse essere assassinato.
- Da parte sua, Blair disse a Bush che una seconda risoluzione dell'ONU sarebbe stata una specie di polizza d'assicurazione, perché avrebbe fornito una copertura internazionale, anche con gli arabi, nel caso qualcosa fosse andato storto durante la campagna militare: metti che Saddam si fosse messo a bruciare i pozzi di petrolio, ad ammazzare bambini, o a fomentare divisioni interne.
- Bush disse a Blair che riteneva improbabile che potesse verificarsi una guerra intestina tra le diverse religioni e i vari gruppi etnici.
Il fatto che Blair abbia offerto il proprio appoggio ai piani di Bush di attaccare l'Iraq anche in assenza di una seconda risoluzione dell'ONU contrasta con le assicurazioni che il primo ministro inglese diede al Parlamento poco tempo dopo. Il 25 febbraio 2003 Blair disse alla Camera dei Comuni che il governo stava dando a Saddam "un'ulteriore, ultima occasione per disarmarsi volontariamente".
Disse infatti: "Detesto il suo regime - come spero facciano la maggioranza delle persone - ma anche ora potrebbe salvarlo se si conformasse alle richieste delle Nazioni Unite. Perfino ora, siamo preparati a fare un passo in più per ottenere pacificamente il disarmo."
Tre settimane prima questi pensavano già di camuffare un U2 con i colori dell'ONU e di farlo volare sull'Iraq, ecco.
Sempre che il memo esista. Secondo il Guardian, esiste. Channel Four ne ha fornito degli estratti.
Se non esiste, sono pronta a partire da subito con la dietrologia e il fondotinta.
martedì, gennaio 31, 2006
La scoperta del giorno
Tenere in arresto le mogli dei sospetti terroristi può rivelarsi controproducente, dicono gli esperti.
Trattenere per due giorni una donna che sta ancora allattando il figlio neonato, sperando che questo contribuisca a stanare il marito; attaccare sulla porta di un sospetto combattente il biglietto "vieni a riprenderti tua moglie"; insomma, la tattica "voi uscite di lì e noi vi restituiamo la donne" finirebbe per amareggiare un po' gli iracheni.
A meno che per donne non si intendano le suocere, ma questa è una mia considerazione.
E con le scoperte sconvolgenti direi che per oggi abbiamo finito.
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lunedì, gennaio 23, 2006
Operazione Verdun
Una città trasformata in prigione
di Dahr Jamail
(con Arkan Hamed)
SINIYAH, Iraq – Gli abitanti di Siniyah, un villaggio a 200 km a nord di Baghdad, sono infuriati per il muro di sabbia lungo una decina chilometri costruito dall’esercito americano per tenere sotto controllo gli attacchi da parte dei ribelli.
“La nostra città è diventata un campo di battaglia,” ha detto all’Inter Press Service l’ingegnere trentacinquenne Fuad Al-Mohandis, fermo a un posto di blocco alla periferia della città. "Sono state distrutte moltissime case e gli americani stanno minando aree in cui pensano che possano trovarsi dei combattenti, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di zone vicine ad abitazioni di civili innocenti."
I soldati della 101ma Divisione aviotrasportata hanno subito attacchi pressoché quotidiani per mezzo di bombe sistemate ai bordi delle strade.
Fuad ha detto l’esercito americano ha imposto un coprifuoco dalle cinque del pomeriggio e che “al momento ci sono molte esplosioni che terrorizzano i nostri bambini.”
Il 7 gennaio l’esercito statunitense ha cominciato a usare le ruspe per costruire un’ampia barriera di sabbia attorno alla città nel tentativo di isolare i combattenti che attaccano le pattuglie americane. Gli oleodotti verso la Turchia che si trovano in quest’area sono stati regolarmente sabotati dai gruppi della resistenza.
Queste misure drastiche hanno fatto infuriare molti dei 3000 abitanti della cittadina.
“Pensano che in questo modo riusciranno a fermare la resistenza," ha dichiarato all’IPS Amer, 43 anni, dipendente della vicina raffineria di Beji. “Ma gli americani così facendo stanno provocando una resistenza ancora maggiore. La resistenza non smetterà di attaccarli finché non si ritireranno dal nostro paese.”
Il dipendente ha detto che non era stato in grado di uscire di casa per diversi giorni, e che non aveva potuto recarsi al lavoro né a visitare i suoi familiari fuori Siniyah.
L’esercito statunitense ha battezzato la costruzione del muro di sabbia “Operazione Verdun”, richiamandosi a una battaglia della prima guerra mondiale. Le forze d’occupazione pensano che la città sia diventata la base dalla quale vengono lanciati gli attacchi alle loro pattuglie e i bombardamenti a colpi di mortaio contro la vicina Base di Summerall.
Vicino alla città sono stati installati dei posti blocco, dove le forze di sicurezza irachene e statunitensi perquisiscono tutti i veicoli alla ricerca di armi e di esplosivi.
“Non siamo più in grado di lavorare, i nostri redditi dipendono dalla distribuzione del carburante,” ha detto alla IPS il camionista Abdul Qadr a uno dei posti di blocco. “Ci troviamo in una situazione molto difficile. La città è attualmente isolata e ovunque stanno costruendo barricate per fermare i combattenti. Tutti i giorni fanno incursione nelle nostre case alla ricerca di stranieri, ma non riescono a trovarne.”
Abdul Qadr, che è cresciuto a Siniyah, ha detto all’IPS che lui e i suoi vicini hanno l’impressione di trovarsi in un “campo di concentramento.” Così anche gli abitanti di Fallujah e Samarra hanno descritto le loro città quando le forze statunitensi vi hanno costruito attorno dei muri simili a questo.
A Samarra l’esercito americano ha costruito un muro di 18 chilometri, mentre a Fallujah sono tuttora installati posti di blocco all’israeliana. Le forze d’occupazione hanno imposto misure simili anche in altre città come Al-Qa'im, Haditha, Ramadi, Balad, and Abu Hishma.
Da quando tali misure sono state messe in atto nelle diverse città, gli attacchi contro le forze di sicurezza non hanno fatto che aumentare, fino a giungere a una media di più di cento al giorno negli ultimi mesi.
“Gli americani pensano che i combattenti vengano dall’estero,” ha commentato Qadr. “Ma non è così. Non riescono a capire che la sola vera soluzione è permettere a un popolo di governarsi da solo?”
(Inter Press Service)
Fonte in inglese: http://www.antiwar.com/jamail/?articleid=8424
Traduzione in francese: http://quibla.net/iraq2006/iraq1.htm
Tradotto dall'inglese in italiano da Mirumir, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica (transtlaxcala@yahoo.com ). Questa traduzione è in Copyleft.
di Dahr Jamail
(con Arkan Hamed)
SINIYAH, Iraq – Gli abitanti di Siniyah, un villaggio a 200 km a nord di Baghdad, sono infuriati per il muro di sabbia lungo una decina chilometri costruito dall’esercito americano per tenere sotto controllo gli attacchi da parte dei ribelli.
“La nostra città è diventata un campo di battaglia,” ha detto all’Inter Press Service l’ingegnere trentacinquenne Fuad Al-Mohandis, fermo a un posto di blocco alla periferia della città. "Sono state distrutte moltissime case e gli americani stanno minando aree in cui pensano che possano trovarsi dei combattenti, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di zone vicine ad abitazioni di civili innocenti."
I soldati della 101ma Divisione aviotrasportata hanno subito attacchi pressoché quotidiani per mezzo di bombe sistemate ai bordi delle strade.
Fuad ha detto l’esercito americano ha imposto un coprifuoco dalle cinque del pomeriggio e che “al momento ci sono molte esplosioni che terrorizzano i nostri bambini.”
Il 7 gennaio l’esercito statunitense ha cominciato a usare le ruspe per costruire un’ampia barriera di sabbia attorno alla città nel tentativo di isolare i combattenti che attaccano le pattuglie americane. Gli oleodotti verso la Turchia che si trovano in quest’area sono stati regolarmente sabotati dai gruppi della resistenza.
Queste misure drastiche hanno fatto infuriare molti dei 3000 abitanti della cittadina.
“Pensano che in questo modo riusciranno a fermare la resistenza," ha dichiarato all’IPS Amer, 43 anni, dipendente della vicina raffineria di Beji. “Ma gli americani così facendo stanno provocando una resistenza ancora maggiore. La resistenza non smetterà di attaccarli finché non si ritireranno dal nostro paese.”
Il dipendente ha detto che non era stato in grado di uscire di casa per diversi giorni, e che non aveva potuto recarsi al lavoro né a visitare i suoi familiari fuori Siniyah.
L’esercito statunitense ha battezzato la costruzione del muro di sabbia “Operazione Verdun”, richiamandosi a una battaglia della prima guerra mondiale. Le forze d’occupazione pensano che la città sia diventata la base dalla quale vengono lanciati gli attacchi alle loro pattuglie e i bombardamenti a colpi di mortaio contro la vicina Base di Summerall.
Vicino alla città sono stati installati dei posti blocco, dove le forze di sicurezza irachene e statunitensi perquisiscono tutti i veicoli alla ricerca di armi e di esplosivi.
“Non siamo più in grado di lavorare, i nostri redditi dipendono dalla distribuzione del carburante,” ha detto alla IPS il camionista Abdul Qadr a uno dei posti di blocco. “Ci troviamo in una situazione molto difficile. La città è attualmente isolata e ovunque stanno costruendo barricate per fermare i combattenti. Tutti i giorni fanno incursione nelle nostre case alla ricerca di stranieri, ma non riescono a trovarne.”
Abdul Qadr, che è cresciuto a Siniyah, ha detto all’IPS che lui e i suoi vicini hanno l’impressione di trovarsi in un “campo di concentramento.” Così anche gli abitanti di Fallujah e Samarra hanno descritto le loro città quando le forze statunitensi vi hanno costruito attorno dei muri simili a questo.
A Samarra l’esercito americano ha costruito un muro di 18 chilometri, mentre a Fallujah sono tuttora installati posti di blocco all’israeliana. Le forze d’occupazione hanno imposto misure simili anche in altre città come Al-Qa'im, Haditha, Ramadi, Balad, and Abu Hishma.
Da quando tali misure sono state messe in atto nelle diverse città, gli attacchi contro le forze di sicurezza non hanno fatto che aumentare, fino a giungere a una media di più di cento al giorno negli ultimi mesi.
“Gli americani pensano che i combattenti vengano dall’estero,” ha commentato Qadr. “Ma non è così. Non riescono a capire che la sola vera soluzione è permettere a un popolo di governarsi da solo?”
(Inter Press Service)
Fonte in inglese: http://www.antiwar.com/jamail/?articleid=8424
Traduzione in francese: http://quibla.net/iraq2006/iraq1.htm
Tradotto dall'inglese in italiano da Mirumir, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica (transtlaxcala@yahoo.com ). Questa traduzione è in Copyleft.
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giovedì, dicembre 15, 2005
Non ci posso credere
Per mettere fine agli abusi (leggete pure torture), gli Stati Uniti ispezioneranno le carceri gestite dagli iracheni.
New York Times, mica The Onion.
New York Times, mica The Onion.
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martedì, dicembre 13, 2005
Lui ha un piano (ce l'ha?)
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Benvenuti
"I think we are welcomed. But it was not a peaceful welcome."
G. W. Bush sull'Iraq.
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lunedì, dicembre 05, 2005
La regina di picche
"one of [Saddam's] closest aides", "a figure on the US playing card deck of most-wanted Iraqis", "lieutenant", "key role", "Queen of Spades"...
Oh, no, ditemi che non dobbiamo rimetterci a contare anche i vice di Saddam.
---------------------------------
Make-up:
Fondotinta Flexilift Teint n. 3, ombretto Queen of Shades nei toni del grigio e del malva, e per lunghe ciglia stregamaschi il mascara Oh my Lieutenant! n. 1.
Oh, no, ditemi che non dobbiamo rimetterci a contare anche i vice di Saddam.
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Fondotinta Flexilift Teint n. 3, ombretto Queen of Shades nei toni del grigio e del malva, e per lunghe ciglia stregamaschi il mascara Oh my Lieutenant! n. 1.
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