Nella cittadina di Verchnie Jamki un dentista scopre che Ivan Sergeevič Travkin, umile tecnico in una fabbrica di bevande analcoliche e corista per hobby, ha trentatré denti. “Caso unico” nella storia dell’odontoiatria, Ivan Sergeevič finisce suo malgrado a Mosca dove gliene succedono di tutti i colori, lo ricoverano in manicomio per le macchinazioni di un invidioso, poi diventa una celebrità. Gli scienziati ipotizzano che con i suoi trentatré denti sia un discendente dei marziani e lo scelgono per una missione spaziale piena di incognite. Ma è solo un sogno. L'invidioso che era finito pure lui in manicomio si scusa (“erano i nervi” dice, “ma adesso mi hanno curato”), gli chiede 5 copeche per l’autobus e gli raccomanda di “non dire a nessuno che ne avevo trentatré anch’io” (ma non era vero). Ivan Sergeevič, trentatreesimo dente in un mondo che può averne solo trentadue, torna felice nella sua cittadina a fare bibite gassate.
E trentatré è il titolo del film.
Il fatto che Verchnie Jamki (traducibile con “Alte fosse”) non esista non le impedisce di venire nominata altre due volte nel cinema sovietico: in Šla sobaka po rojalju (1978) di Vladimir Grammatikov e in Afonja (1975) dello stesso Danelija.
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domenica, dicembre 10, 2023
mercoledì, gennaio 09, 2019
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E questo era (modestamente) il post:
“Com’è il mare? Come spiegare?
Il mare è il mare.
Non c’è niente di più bello, va visto di persona.
E quando c’è la tempesta?
Anche la tempesta è bella.
Tutto è bello, in mare.”
Serëža (1960)
Regia: Georgij Nikolaevič Danelija, Igor’ Vasil’evič Talankin
Direttore della fotografia: Anatolij Dmitrievič Nitočkin
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