Tanto per risistemare le priorità e riassestare la scala dei valori, nella rete russa l'argomento più discusso di oggi è l'anniversario della nascita di Lenin.
Lenin e il rublo
Oggi a Ekaterinburg un servizio di taxi offre ai propri clienti la possibilità di pagare in valuta sovietica. Slogan: Lenin rubl' berežët! (dal detto kopejka rubl' berežët, equivalente di "a quattrino a quattrino si fa il fiorino").
Il cambio però non è noto.
"Lenin ancor oggi è più vivo dei vivi!"
© Sergej Repëv
Questa vignetta, realizzata da Sergej Repëv nel 1990, fu rifiutata dalla rivista satirica Krokodil perché parlare di Lenin con leggerezza era ancora considerato un po' tabù.
Lenin in Polonia: anekdot
Un giorno Brežnev decide di commissionare un ritratto dal titolo "Lenin in Polonia" per onorare il cinquantesimo anniversario della Rivoluzione. Il problema è che gli artisti sovietici, cresciuti alla scuola del realismo socialista, non sanno come dipingere una scena che non è mai avvenuta.
Così l'ultima risorsa di Brežnev è un vecchio pittore ebreo, Levy. Va bene, dice Levy, è mia abitudine dipingere soggetti reali ma lo farò: per me è un onore.
Così Levy comincia a lavorare al ritratto.
Arriva il giorno della cerimonia ufficiale: Brežnev presenta il ritratto come un dono al popolo russo per commemorare la visita di Lenin in Polonia e celebrare la Rivoluzione. Toglie il drappo che copre il quadro. Silenzio attonito: il dipinto raffigura un uomo e una donna. A letto.
- Chi è quest'uomo, Levy?
- Be', compagno Brežnev, quello è Trockij.
- E... la donna?
- Quella è la moglie di Lenin, compagno Brežnev.
- Ma dov'è Lenin?
- È in Polonia.
Il nostro Il'ič'
"A partire dagli anni Cinquanta la forma e lo stile della propaganda visiva sovietica divennero sempre più standardizzati e centralizzati. Un esempio di questa evoluzione fu l'immagine di Lenin. Alla fine degli anni Sessanta, durante i preparativi per il centesimo anniversario della nascita di Lenin nel 1970, gli artisti del Laboratorio di Arti Visive e Arti Decorative di Leningrado furono ricevettero una circolare del Comitato Centrale di Mosca in cui si diceva che ormai poche persone ricordavano l'aspetto di Lenin da vivo, e che dunque andava trattato 'più come un simbolo eroico che come un uomo comune'. Lenin fu così ritratto con una corporatura più alta, più giovane, più robusta e con uno stile fisso e maggiormente ripetitivo, in un numero più ristretto di contesti e di pose, con un numero inferiore di tecniche e di materiali e colori, nonché con elementi visivi ricorrenti.
Il nuovo stile divenne una norma, il numero di possibili rappresentazioni figurative diminuì e alle nuove immagini formalizzate fu assegnato un nome ufficiale: 'Il nostro Il'ič' (Naš Il'ič), Lenin come uomo comune; 'Lenin con gli occhi socchiusi' (Lenin s prišurom), cioè un Lenin arguto; 'Lenin e i bambini' (Lenin i deti), bonario; 'Lenin il capo' (Lenin vožd'), cioè il superuomo; e 'Lenin in clandestinità' (Lenin v podpol'e), il rivoluzionario.
Per il numero limitato di variazioni e lo stile codificato di queste raffigurazioni, tra loro gli artisti vi facevano riferimento in gergo professionale usando i numeri assegnati ai cliché. Si poteva allora sentir dire 'Ho appena finito un cinque [pjateročku]'. C'erano anche due immagini di Lenin intento a scrivere: 'Lenin nel suo studio", noto come 'il sei' [šestërka], e 'Lenin nello studio verde' [v zelënom kabinete, cioè mentre si nascondeva dalla polizia zarista in una foresta], noto come 'il sette' [semërka]. Nel sei sedeva su una sedia, nel sette su un tronco d'albero".
Da Everything Was Forever, Until It Was No More. The Last Soviet Generation, di Alexei Yurchak.
Il quattro di Seattle
Se tanto mi dà tanto, il Lenin gigante di Seattle è un numero quattro.
Il Lenin di bronzo alto cinque metri creato dallo scultore bulgaro slovacco Emil Venkov su commissione del governo cecoslovacco, viene completato e sistemato a Poprad poco prima della rivoluzione di velluto del 1989. Quietamente rimosso qualche mese dopo, è notata dal signor Lewis E. Carpenter, un insegnante di inglese di Issaquah, Washington, che se ne innamora e nel 1993 riesce ad acquistarlo per 13.000 dollari. La statua viene tagliata in tre pezzi e trasportata negli Stati Uniti: per pagare i costi Carpenter si è ipotecato la casa.
Nel 1994 Carpenter muore in un incidente stradale e la statua resta abbandonata nel suo cortile di casa. Poi la famiglia riesce a farla sistemare nel quartiere di Fremont, dove attende ancora che qualcuno si decida a comprarla e si presta alle installazioni dell'artista originale di turno.
La nostra via
Un grazie a sgrignapola per questo balsamico numero quattro.
Come dice il proverbio, budet i na nasej ulice prazdnik: un giorno sarà festa anche nella nostra via.
E noi lì saremo. Non fate caso alle lacrime.
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