Da circa un mese mi domandava insistentemente "Tu come stai a pantofole?". Benissimo, rispondevo io, ne ho un paio di plastica, indistruttibili. "Ma se ti stufi?". Se mi stufo ho i calzettoni antiscivolo: la Bionda è furba.
Questo era in effetti l'anno delle pantofole. Ne ha regalate a tutti, di tutti i tipi, colori, fantasie (scene di caccia all'orso, cucciolate di cocker spaniel, apoteosi di cuori e rombi, Achille che piange Patroclo, dettagli del Cenacolo) e forme (scarponcino ortopedico: incluso).
Ma a me niente, perché avevo autocertificato di possederne un paio di indistruttibili.
A me, che sono una piccola imperatrice, un portadocumenti con tasche a soffietto. Il Dono Utile.
Come? Tipo moleskine?
No.
In lana cotta.
Arancione.
Con alamaro di cordone da tappezzeria, in tinta.
Realizzato a mano da certa Addolorata Sofonisbola d'Erborè [nome di fantasia perché abbiamo scoperto con sgomento che l'artista esiste davvero, N.d.C.].
Lo so, non era facile battere il regalo dello scorso anno, la paletta tagliatorta con l'alce discesista.
Ma adesso possiedo un portadocumenti invernale, perché non si sa mai che le carte, le puttanatine e tutte quelle robe lì prendano freddo (lo preferivo in lycra, forse? in cotonina? in misto lino? a dicembre? sono matta?).
L'Addolorata me la immagino che tenta di foderare di lana cotta anche il microonde; suo marito torna a casa la sera e trova il plasma 42 pollici ingentilito da uno stencil rinascimentale mentre il gatto gira per casa in vestaglia di ciniglia bleu con il monogramma. Sento che i d'Erborè hanno i centrini all'uncinetto anche sui poggiatesta della Volvo, l'arbre magique a disegni cashmere e il coprivolante in loden.
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