Come ho già precisato nei commenti, in questi giorni schiererò sei delle mie personalità contro Putin e Russia Unita e le altre sei a favore. La tredicesima, quella profondamente affezionata al "voto contro tutti", farà da arbitro. Ci sono, a dire il vero, altre cinque o sei di noi: le ho messe in panchina.
Fondamentalmente tradurrò e riassumerò fonti russe come ho già fatto altre volte, anche se significa che per andare da Archangel'sk a Belgorod vi farò passare per Južno-Zachalinsk; i giudizi personali (tipo "Kasparov xe mona" o "Putin, fai di me una donna disonesta") saranno evidenziati come tali. Naturalmente non escludo pause ludiche a bordo campo.
Questo è a tutti gli effetti un disclaimer, ora sto meglio.
Cominciamo con un articolo di Aleksandr Konovalov per Ria Novosti, "Russia: elezioni parlamentari o plebiscito?", sui rischi che comporterebbe per il paese la situazione che si sta profilando: quella in cui una vittoria schiacciante voluta e architettata dal Cremlino aprirebbe la strada al ruolo di Putin come "leader nazionale" da affiancare al futuro presidente, con la creazione di due centri di potere paralleli.
Proseguiamo con la vicenda degli osservatori OSCE: sappiamo come è stata resa dai mezzi di informazione occidentali (esempio italiano preso a caso, qui) ma ci manca (al di là delle dichiarazioni di Putin) la percezione russa dello screzio. Sto finendo di tradurre un'illuminante intervista all'ex capo missione OSCE in Russia Michael Meadowcroft, per il momento può essere interessante leggere questo articolo di Andrej Vavra per RIA Novosti: "Osservatori o spie?" (in breve, volevate sorvegliare le elezioni o aspettavate solo un'occasione per bacchettarci?).
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