Cinque lunghissimi psicosecondi di raccoglimento per l'uomo che mi ha insegnato a guidare e a derapare (ma non a parcheggiare*). Ieri, mentre cesellavo la mia curva preferita - quella che lui e il suo navigatore avrebbero chiamato "una due a sinistra - pietre - non tagliare" - poco dopo l'ameno abitato di Doberdò del Lago, pensavo che questo è forse il destino dei velocissimi nel loro genere: campione del mondo di rally, vincitore di 25 gare mondiali e cadi pilotando un elicottero (il primo uomo nello spazio e finisci i tuoi giorni su un MiG durante un volo di collaudo).
Per esempio voi state pensando che prima o poi mi sfuggirà un segno debole o inciamperò in un verbo di moto, e invece andrà a finire che cadrò ingloriosamente sulle doppie di efferato, una strada che avevo imboccato mille volte e conoscevo a memoria.
*a quello ci pensano gli avventori del bar da Teo con poche sintetiche istruzioni:
– Gira gira gira gira! Adesso sinistra! Gira gira gira gira!
– Ok, grazie, basta, stop.
– Vàra che te son fòra.
– No son fòra, il marciapiede xe storto.
[Se ne va barcollando fieramente sulle ultime zeppe della stagione.]
– Cio'.
– Cossa?
– Finestrìn.
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