Siamo nella mia cucina, parliamo. Io sono preoccupata per qualcosa e stranamente silenziosa, mentre tu mi racconti del tuo lavoro. Dici: "Sai, ultimamente mi interesso della ricerca nel settore della sicurezza. Tutta questa paura, capisci? Insomma, sto studiando l'antifurto perfetto".
A me sembra strano, però sono contenta perché capisco che il tuo sarà un antifurto speciale: un antifurto che impedisca di rubare le persone, i pensieri e i ricordi.
Allora ti chiedo se anch'io avrò bisogno del tuo antifurto, e tu dici "tutti ne avremo bisogno".
Poi ci abbracciamo, e io comincio a dirti che forse tutto questo discorso sulla sicurezza ha senso, ora che ci penso: "Stranamente, proprio tu, mi dai sicurezza". Ma tu dici piano "parli sempre, invece ascolta qui". Dal rubinetto della cucina insieme all'acqua esce un suono complesso dal timbro profondo, prolungato e struggente. Un quartetto di viole invisibili nel mio lavandino.
"Sarà normale?" chiedi tu, ridendo. "Hai una sola cosa normale, tu?"
"Certo che è normale," rispondo, "Sto sognando. Adesso sei tu che parli troppo".
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