È tempo di dedicarci a un punto sensibile delle nostre lezioni e dell'intera economia socialista: il furto delle matite.
Cliccate per ingrandire:
Tovàrišč Vorob'ëv, kàžetsja, - plochòj čelovèk.
Il compagno Vorob'ëv, a quanto pare, è una cattiva persona.
Vorob'ëv i Murav'ëv - inspektorà.
Inspèktor Vorob'ëv kradët karandašì.
On kradët karandašì dàže na svoëm zavòde.
Vorob'ëv e Murav'ëv sono ispettori.
L'ispettore Vorob'ëv ruba le matite.
Ruba le matite perfino nella sua fabbrica.
Da, ùtrom on kradët karandašì na svoëm zavòde.
A vèčerom on kradët karandašì na zavòde inspèktora Murav'ëva.
Sì, la mattina ruba le matite nella sua fabbica.
E la sera ruba le matite nella fabbrica dell'ispettore Murav'ëv.
No Murav'ëv, kàžetsja, òčen' dòbryj čelovèk, no plochòj inspèktor.
On ne chòčet dùmat', čto ljùdi kradùt.
Murav'ëv, kàžetsja, dèlaet ošìbku.
Però Murav'ëv, a quanto pare, è una persona molto buona ma un cattivo ispettore.
Non vuole credere che la gente rubi.
Murav'ëv, a quanto pare, fa un errore.
Qua, è risaputo, i brani audio ci stressavano il blog e l'utenza, allora siamo passati direttamente alla video-lezione su YouTube, dove troverete anche le puntate precedenti. Audio frusciante, si sa (ho due webcam: l'altra ha una resa ottima, ma fuori sincrono - sembro Ghezzi con la parrucca bionda. Ho optato per la soluzione lo-res, lo-fi, lo-mir).
Notiamo che la vocale protagonista di questa lezione è la ë, che si pronuncia "jo" (con la o un po' più gutturale della nostra) ed è sempre accentata. Riportiamo inoltre con soddisfazione una notizia di pochi giorni fa: il ministro russo della cultura e delle comunicazioni di massa Sokolov si è espresso a favore del mantenimento della ë nel russo scritto (capita sempre più spesso, infatti, che sia scritta come semplice e): "Personalmente la scrivo sempre", ha detto. La ë compare in più di 12.500 parole russe e in non meno di 2500 cognomi di cittadini russi e dell'ex-URSS, mica bagigi. Viva la ë.
Dopo il consueto entusiasmo vocalico (condiviso, io ritengo) non ci resta che soffermarci sul dramma psicologico dell'ispettore Vorob'ëv e sulle sue manine rapaci che non riescono mai a stare ferme. Vorob'ëv è un ladro seriale di matite, un misero figuro dostoevskiano che non riesce a resistere all'impulso di rubarle, occultarle, ammucchiarle nella sua lurida tana. La mattina ruba nella sua fabbrica, la sera ruba nella fabbrica del tolstojano Murav'ëv.
Murav'ëv, dal canto suo, non riesce a convincersi che la gente rubi, e sbaglia.
La domanda è: come hanno fatto Vorob'ëv e Murav'ëv a diventare ispettori?
Nella seconda parte della lezione impareremo a interagire con un ladro di matite.
- Vy ukràli moj karandàš. Počemù?
- Pròsto tak. Ja ljubljù krast' karandašì.
- No čem že ja bùdu pisàt'?
- Èto ne moë dèlo, a vaše.
- [s otvraščèniem] Kakòe besobràzie!
- Lei ha rubato la mia matita. Perché?
- Così. Mi piace rubare le matite.
- Ma con cosa scriverò?
- Non è affar mio, ma suo.
- [disgustato] Che comportamento indecoroso!
Video-frammento.
Ecco parzialmente svelato l'enigma. Vorob'ëv ruba matite semplicemente per il gusto di. Non per andare a fumarsele sui filobus, non per scrivere sui muri "abbasso la fabbrica" né per rivenderle a quel sant'uomo del Borodìn della lezione precedente ("cara, non ci crederai mai: un signore gentilissimo mi ha venduto una partita di matite a prezzo di fabbrica!"). No, lui è un semplice compulsivo. Ammetterete che è un sollievo, finché non scopre le stilografiche d'oro.
Infine, finalmente qualcosa di utile: mettiamo che sul suolo sovietico vi troviate involontariamente a fare qualcosa di illecito, indecoroso o poco ortodosso. Se interrogati, prendete tempo. Siate vaghi. La vostra prima risposta alla domanda "Počemù?" sia "Prosto tak!"
Perché? Così.
Update: il Compagno Fëdor ci comunica che è in atto la sua trasformazione forzata in lavoratore modello. Certa di interpretare anche il vostro sentire, gli ho consigliato di vendicarsi rubando tutte le matite che trova.
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