Di Verka Serdjučka mi sono accorta in ritardo. Navigavo ancora a vista nel tunnel del soldato di bronzo e della crisi Russia-Estonia quando mi sono imbattuta nelle foto di alcuni manifestanti scattate a San Pietroburgo: scritte più o meno filoestoni, slogan che invitavano alla pacifica convivenza tra i due popoli. "Vogliamo vivere in pace con i nostri vicini" e "Giù le mani dall'Estonia", mh-mh, solite cose. Solo quando ho notato il ricorrere di "tumbaj, lasha" e "lasha, tumbaj" mi è parso di ricordare un tunz-tunz molesto che prendeva da tempo a testate la mia residua integrità postsovietica.
Bene.
Una breve ricerca mi ha portata su YouTube.
E ci ho trovato la Pia™, storica amica di mia suocera, abbigliata e accessoriata da Pia™: occhiali panoramici, collo di leprotto, tailleur metallizzato, collant coprente setificato e copricapo esuberante. In pratica, Verka Serdjučka, cioè Andrej Michailovič Danilko, popolare travestito, comico e performer ucraino che con "Dancing Laša Tumbaj" è arrivato secondo al festival della canzone europea (dopo la serba Marija Šerifović con "Molitva" e prima delle Serebro, le solite ragazzine russe in overknees, e neanche a righe).
E qui veniamo alla Russia. Perché secondo Danilko l'espressione "Laša Tumbaj" significa semplicemente "panna montata" in mongolo, però ha una sospetta somiglianza fonetica con "Russia, goodbye" e suonerebbe provocatoria, tanto più se pronunciata da un ucraino. Ecco il perché delle scritte alla manifestazione filo-estone. Capito.
Naturalmente, come spiega bene Kirill Pankratov su Exile.ru (la sopravvivenza di questa rivista per me è la prova dell'esistenza in vita della libertà di stampa in Russia), l'Eurofestival - oltre a essere un gran baraccone "in grado di far sembrare American Idol un lugubre sermone metodista" - è terreno fertile per le più fantasiose teorie, del complotto e non. C'è chi lo vede come l'ultimo rifugio dei romantici, c'è chi non riesce a dimenticare l'esibizione dei lettoni boccellizzati Bonaparti, e c'è chi calcola (come per le Olimpiadi e per il Partito Comunista alle elezioni) quanti paesi facevano parte dell'Unione Sovietica o sono ex-repubbliche socialiste (rispettivamente 8 e 15, l'ho letto sul blog di Kononenko) e quanti sono i paesi ortodossi tra i primi dieci (8, dice lui, che però ha incluso l'Armenia). Nel magico mondo di Eurovision la vittoria serba viene vista come un modo per addolcire l'amaro calice dell'incombente indipendenza del Kosovo (e la finale si è tenuta in Finlandia, il paese di Martti Ahtisaari!), cose così.
Il Miro, nel frattempo, entrava nel tunnel delle dichiarazioni e del vissuto di Danilko/Serdjučka, avvalendosi di fonti sitografiche autorevoli come le pagine di wikipedia in russo e in inglese a lui dedicate, ma soprattutto il fondamentale articolo di Zizn'.ru intitolato: "Perdonami, Russia!" (la foto dimostra ancora una volta che Verka è la Pia™, di questo sono sempre più convinta). Andrej dice che lui non aveva intenzione di alludere a "Russia, goodbye", ma che la frase gli è venuta da sé dopo le parole "I want to see"; poi qualcuno gli ha detto che "Laša tumbaj" in un dialetto mongolo significa "sbatti il burro", e quindi il tutto è diventato "Voglio vederti mentre sbatti il burro", con coreografia e movimenti delle braccia adeguati. Seguono pareri di esperti a vario titolo, tra i quali una docente di lingua mongola ("in mongolo non esiste niente del genere"). Sulla Gazeta po-kievski la lingua da mongola diventa moldava e Danilko è categorico: non intendo scusarmi con lo show-business russo, non ho fatto niente! Pensavamo che ci avrebbero accusato di filonazismo, mica di queste cose qui. E c'ho uno spettacolo da preparare, mica posso pensare a queste insinuazioni. E comunque sbaglia chi dice che mi sono giocato il pubblico russo. Pare in effetti che Verka in Russia sia ancora più seguita che nel suo paese, non unanimamente felice di essere rappresentato da una drag queen in una manifestazione peraltro così sobria ed elitaria. Eh.
Potremmo continuare con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Andrej, che dice di aver vissuto con una donna per otto lunghi anni e di esserne rimasto segnato per la vita ("È stata una prova pesante"... "Dio dà qualcosa e toglie qualcos'altro" ... "La mia arte ci ha guadagnato"). Però ce le teniamo per eventuali sviluppi: Verka/Pia™ entra di diritto nel novero dei nostri donnoni-alfa, con la Matvienko, la Pugačëva e poche altre (temo che Ljudmila non ce la farà, benché a Volgograd abbiano avuto l'idea di proporla come successore del marito per risolvere il problema del terzo mandato).
Dunque, almeno per oggi, "O-key, eppy end". Benché l'Ucraina con la sua rivoluzione Pantone™ abbia poco da ridere, detto tra noi.
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