Martedì sera in Russia è stato dato un allarme terrorismo in grande stile: ieri ci si aspettava un attentato sui mezzi di trasporto di una o più città (Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Novosibirsk) e la sorveglianza è stata notevolmente intensificata, con il dispiegamento di unità cinofile e squadre speciali antiterrorismo. La comunicazione di un possibile attentato sarebbe arrivata dagli Stati Uniti, hanno detto i canali televisivi.
E gazeta.ru mi titolava:
Cioè, più o meno: "Metropolitana vietata a bambini e telefoni".
Nel senso che tutte le gite scolastiche erano state rimandate e che erano stati staccati i ripetitori dei telefoni cellulari. Concediamoci la fugace visione di una gang di seienni senza scrupoli equipaggiati di micce e detonatori. Ecco, basta.
Tecnicamente un falso allarme c'è stato: sul marciapiede della stazione Vojkovskaja, accanto all'uscita sud, è stato trovato un pacchetto di plastica con la scritta "contagio" e contenente ben 200 capsule. L'FSB avrebbe inoltre scoperto qualche chilo di tritolo nella regione di Tjumen'.
E poi, naturalmente, la polizia è stata sommersa dalle segnalazioni di "caucasici sospetti" e di oggetti potenzialmente pericolosi.
In rete, intanto, si diffondevano voci incontrollate di esplosioni.
Indovinate. Nessuna comunicazione dagli Stati Uniti. Falso allarme. Anzi, probabilmente un'esercitazione, o un modo per preparare il pubblico all'adozione di regole più restrittive (proprio ieri alla Duma è passata una legge sulla sicurezza dei trasporti).
Contenti tutti: i bambini oggi possono circolare liberamente nelle metropolitane, i telefoni funzionano, noi abbiamo il nostro gigantesco falso allarme e la polizia russa può contare su una bella lista di caucasici sospetti.
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