Fotografo americano di origini iraniane parte da Fort Wayne con un sogno nato mentre sfogliava la collezione di francobolli di famiglia: visitare tutte le capitali degli Stati americani e fotografare i loro Capitol Buildings. Di questi tempi si comincia con una collezione di francobolli e si finisce con una collezione di falsi allarmi.
E il signor Ramak Fazel mi ha battuto il record.
Austin, Texas. La guardia del Capitol non intende permettergli di scattare foto.
Jackson, Mississippi. Parcheggia il furgone per guardarsi la collezione di francobolli e all'improvviso viene abbagliato da un faro, è circondato da quattro auto della polizia, gli dicono di stendersi per terra, lo ammanettano e lo perquisiscono. "Il fucile non si trova", urlano. "Dove l'hai messo?". E: "Abbiamo la segnalazione di un arabo con un fucile". Non c'è nulla. "Cammina. Vai via da qui. Subito".
Atlanta, Georgia. Lo fermano all'ingresso del Capitol, gli chiedono di aspettare, fanno una telefonata: "È lui". Capisce che c'è una segnalazione sul suo nome.
Annapolis, Maryland. Lo sbattono contro un muro, lo ammanettano e lo portano alla centrale di polizia. Lo accusano di aver fatto una telefonata di minaccia al Capitol di Austin. Lo salva un fax del direttore della rivista Domus, che aveva deciso di sponsorizzare il progetto. "Va bene, è una storia di francobolli e foto", lo lasciano andare.
Da quel momento ogni Stato è avvisato della sua presenza.
Trenton, New Jersey. "Vorremmo che ci spiegasse perché porta occhiali militari".
Pennsylvania, Harrisburg. "Vorremmo farle anche noi alcune domande". Lui tira fuori dal taschino della giacca il biglietto da visita dell'ufficiale dell'Fbi che lo ha interrogato per ore ad Annapolis: "Parlate con lui, mi conosce ormai meglio di mia madre". Lo lasciano andare.
Frankfort, Kentucky, colpo di scena. Durante l'ennesimo interrogatorio scorge un foglio appoggiato sulla scrivania. C'è una foto che lo ritrae mentre dorme, su un aereo. Una simpatica casalinga cinquantenne di Sacramento che aveva conosciuto all'inizio del viaggio lo aveva fotografato di nascosto durante il volo e lo aveva denunciato come "iraniano sospetto". Me la immagino come un'Angela Lansbury subdolamente cordiale e impicciona. Mai dare confidenza alle casalinghe di Sacramento.
Nota: l'unica fonte di questa notizia sembra essere Repubblica.
Dling-dlong! Questo falso allarme ci è stato offerto da: tonii.
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