martedì, novembre 14, 2006

Botto per mille

L'altro giorno la signora Miru ha pensato di fare un salto a Trieste, al museo Revoltella. "Adoro Scarpa e la sua luce!", ha rivelato estasiata. Sulla porta, la folgorazione: "Mi è venuta un'idea buffissima, sai cosa facciamo? Tra i bookmarks troverai alcune webcams di Trieste: quando faccio squillare il telefono, ti colleghi e salvi le immagini in cui faccio ciaociao con la manina!".
Prima di tutto, mi sono finalmente liberato della pesante collana di castagne che la signora Miru mi ha confezionato per tenere lontani tosse e raffreddori. Mi fa bene stare da solo, ogni tanto. Quella donna è deliziosa ma tende a non stare zitta un solo minuto. Ieri, mentre imponeva le sue cure alle sventurate forme di vita sul terrazzo, ha tenuto una conferenza su "Il ruolo dell'Autore nello sminuire i propri Personaggi". Interessante, per carità, ma ho sentito uno strano odore di bruciato provenire dalla cucina, dove un esperimento coinvolgeva la macchina per il pane ed una strana farina con ossicini, e ho dovuto allontanarmi. Dopo aver sorvegliato a lungo e con preoccupazione le evoluzioni della pasta che si gonfiava e premeva conto le pareti, sono rientrato nel soggiorno e attraverso le vetrate ho visto che la signora Miru stava ancora discettando, gesticolando vistosamente.
Quando è arrivato il primo squillo, stavo insegnando allo stupido gatto a soffiare in modo meno affettato e manierato. È semplice condizionarlo, altro che cani di Pavlov: tu fai soffio, io fo te giocare con piumette colori. Possiamo migliorare, però, è ancora così lezioso. Al segnale convenuto abbandono il signor G., commettendo la leggerezza di lasciarlo in compagnia del suo giocattolo preferito ("Hai fatto una cazzata", precisa la signora Miru). Ho visto subito che qualcosa non tornava. Una sospetta fissità nelle pose contraddistingueva le vecchiette sedute nella gelateria: tazzine di caffè sospese a mezz'aria, colpi di tosse definitivi. Per non parlare dell'inaspettato numero di fusi orari che separavano il Molo Pescheria da Piazza Unità d'Italia. Come si fa a scambiare delle panoramiche virtuali per live webcams? Il telefono ha squillato molte volte, quel pomeriggio. Mi si stringeva il cuore ad immaginare la poverina che faceva la spola tra i luoghi filmati dalle presunte telecamere, saltellando per farsi inquadrare e facendo ciaociao con la manina. Ho dovuto uscire, non sopportavo più quegli squilli.
Davanti al Bar da Teo, uno dei notabili della città, un uomo male in arnese importunava i passanti, implorando uno spicciolo. A volte otteneva una moneta e la rigirava tra le dita a lungo, biascicando parole di ringraziamento o forse lamentandosi. Molto spesso le persone tiravano dritto, fingendo di non udirlo. Una signora, dopo molte insistenze, è sbottata: "Non le do nulla, lei li spende tutti in vino!". La donna non aveva tutti i torti ad essere diffidente, non ci si può fidare nemmeno dello Stato. Giulia Maria Crespi, presidente del Fondo Italiano per l'Ambiente, ha rivelato una confidenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta: i fondi che gli italiani, tramite l'8 per mille, destinano a fini sociali e culturali nel 2004-05 hanno in parte contribuito alle spese militari. Si tratterebbe di circa 80 milioni di euro, un terzo del totale (ma forse di più). La notizia ha fatto clamore, scatenando le polemiche di quanti, come il presidente del WWF Italia, si dichiarano all'oscuro della vicenda. Strano. Da personaggi sempre pronti a battere cassa o a lamentarsi dell'esiguità dei finanziamenti ci si aspetterebbe competenza e attenzione verso certi temi. Eppure già nell'estate del 2005 la campagna Sbilanciamoci e alcuni giornali denunciavano l'utilizzo distorto dell'8 per mille.
La signora Miru è rimasta a Trieste l'intera giornata perché desiderava incontrare un amico, desiderio di cui la suddetta persona era chiaramente ignara. Nel timore di disturbarlo e accelerarne il tempo di dimezzamento affettivo, non ha ritenuto opportuno avvertirlo e quindi ha vagato per ore nelle vie del centro sperando di incontrarlo. È stato l'amico a scorgerla per caso, ritta davanti ad una vetrina, mentre imprecava contro i riflessi che disturbavano le sue foto, esausta e con i piedi ridotti ad un pasticcio di radicchio rosso alla goriziana. La signora Miru mi ha mostrato orgogliosa una minuscola pigna, verde e zigrinata. È un dono dell'amico e previene la forfora, gli scrupoli e la macchie di resina sul parabrezza. In realtà la pigna si è rivelata una dirty bomb: dopo poche ore si è schiusa, liberando una bellissima polverina che si è diffusa su mobili e vestiti. Lo stesso signor G., felino curioso e minchione, dopo aver razzolato nel misterioso pulviscolo tingendosi fino alle orecchie, ne ha inalata gran parte, senza conseguenze più gravi di una scarica di starnuti. La signora Miru era più preoccupata per quanto ha ingerito spiumando il giocattolo e lo ha sottoposto ad una terapia intensiva a base di Remover.
Ora è meglio che riprenda la correzione delle bozze, ho ancora centinaia di pagine da leggere. La cosa peggiore è dovermi sorbire la signora Miru che quando fa le pulizie di casa urlacchia Robbie Williams. Le piace perché "c'ha quella faccia c'ho tanti di quei problemi, tante di quelle paranoie, tanti di quei tatuaggi, io".

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