lunedì, luglio 12, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt



"Gentile Van Pelt,
non so se il fatto la può interessare (per la sua rubrica di posta del cuore, voglio dire), ma sto retrocedendo ad un sentimento primitivo. Ha presente la cosa? Lo voglio confidare a lei in quanto lei rappresenta bene invece il lato oscuro di questo mio stato, cioè quel sagace e brillante orientarsi nelle cose con piglio scanzonato, irriverente, cinico (dissacrante e iconoclasta, anche). Conoscendo, come dicevo, questo aspetto, per simmetria può intendere il significato di un crescente stato di commozione e venerazione, di occhio che cede all'umido e cuore lavorato come il burro quando si preparano i dolci a forma di pesca.
Lei e il blog che le confina tutt'intorno, lei e le sue compagne di merende siete muse corrosive. Siete mie alter ego e, in senso evangelico, mie 'nemiche'.
Il destino di chi è travolto da un sentimento di pietà da cattolicesimo parrocchiale è quello di offrirvisi quale vittima designata, così come ci si affida a laser chilometrici anzichè a lucide stelle. L'avrà inteso perfettamente: non c'è ironia nelle mie parole, nè uno schema sacchiano fatto di buoni e cattivi. Sono solo ripreso dall'elastico di ritorno dello stupore infantile, e non capisco più, per quanto la cosa mi piaccia, se sia un verso di andata o un ritorno, per un piccolo cuore che rumoreggia nel mondo.
Vorrebbe gentilmente dissezionare tutto questo, per me, che non ne sono più capace?"
US

Caro US,
pietà da cattolicesimo parrocchiale, occhio umido e cuore di burro in forma di pesca, ritorno all'istinto primitivo e allo stupore infantile. Mio caro, lei ha scelto le persone giuste alle quali consegnare il suo sbigottito sentire. Non conosco il motivo di queste nuove vibrazioni interiori, ma potrei darle alcuni consigli utili: perché la commozione facile si fa viva quando meno se l'aspetta, immagino; io già la vedo mentre segue con sguardo fanciullesco un volo di tortore dalla finestra aperta del suo open space, o si intenerisce più del dovuto alla vista di un crepuscolo estivo, o mi va in piena petite madeleine davanti a un cielo dalle sfumatore pastello (a questo riguardo, se vive a Milano, sta assistendo probabilmente a un tramonto all'ozono).
Ho una confessione da farle: io al cinema piango. E non solo di fronte ai film di Ken Loach, o a certe visioni teneramente o rabbiosamente socialiste, a certi finali aspri di Scorsese, ai cartoni giapponesi, al solo pensiero che Stanley Kubrick non c'è più. No, io sono capace di spargere lacrime anche per la morte di Godzilla, povera creatura, e ho detto tutto. In quel momento ha il sopravvento la bambina che passava i pomeriggi della domenica alla Stella Matutina (sic), pronta a piangere anche per Braccobaldo. C'è un solo modo per resistere a quella bambina: guardare intensamente un angolo del soffitto nei pressi dello schermo, cercare una macchia di umidità, e concentrarsi, lavorare di fantasia.
Le sto dicendo proprio questo, caro US (come "United States", come "Un Sognatore", come il pinkfloydiano "Us and them"?): da qualche parte, vicino alla sua visione all'ozono, c'è una bella macchia di umidità dalla forma comica o indecente. Di tanto in tanto vi si conceda con generosità, vedrà le soddisfazioni.
Ma tenga anche presente che questo moto elastico di andata o ritorno verso lo stupore infantile le piace, e dunque non lo sacrifichi troppo. Qualcuno ha detto che non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice. Non è forse possibile che lei stia facendo proprio questo?
Un ultimo consiglio: la descrizione che fa del suo cuore denuncia un incontro ravvicinato del quinto tipo con squisiti dolci a forma di pesca. Lasci che glielo dica: il suo feroce allergologo non se la berrà, la storia del fanciullo.

E a questo punto, dichiaro allegramente aperto il forum.

Nessun commento:

Posta un commento