Siamo tutti in cucina davanti alla tv a guardare uno spettacolo musicale, a un certo punto inquadrano l’esterno del teatro dove nel buio illuminato a tratti dai lampioni in mezzo a gente normale con normali facce da impiegati e da operai appaiono tre o quattro giovanotti a cavallo vestiti da hippy o da cowboy o da indiani pellerossa benestanti, e a quel punto mia madre se ne esce con una delle sue, sospira e butta lì con una disapprovazione che deve essere chiara a tutti: “certo ci sono i ricchi e i poveri”. Allora io che pure ho sonno mi faccio vispa e supplico i miei: ancora un poco. Ancora un poco, farfuglia Antonia che comunque già ronfa da un pezzo.
Ancora un poco, imploro. Ma non dico perché, in quanto mi vergogno.
Così mi permettono di stare sveglia fino alla fine delle trasmissioni.
Ma è tutto inutile.
Non era vero che c’erano i Ricchi e Poveri.
Ci rimango male, ma decido di tenerlo per me.
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