lunedì, giugno 25, 2012
Un posto all'ombra/5. Due neri cavallini
La privata è il saloon dei muloni goriziani: ragazzi settantenni, vecchi compagni di scuola o di lavoro, ex vicini di casa. La vita li ha trasformati in qualcosa, li ha menati un po' in giro per il mondo e li ha depositati nuovamente qui, sulla casella di partenza, dove tutti i giorni si osservano e si contano. "Cosa vuoi che facciano", commenta mio padre da lontano. "Fanno il check-in."
Un giorno, mentre il Pepi raccoglie distratto gli sguardi malinconici della padrona di casa, la Maria, gli si siede accanto Dorugero, parroco. Capelli bianchi, guance rosse e sguardo etilico, da qualche anno Dorugero dichiara guerra a mio padre organizzandogli un mese di ardite celebrazioni mariane nel prato sotto casa. Da qualche anno mio padre lo ricambia disseminando il prato di gomme da masticare. Con il Pepi sono amici dalle elementari.
"Come va, Giuseppe?"
"Zwei schwarze Rößlein weiden" risponde lui, la testa incassata tra le spalle.
"No sta far il mona. Programmi per domenica?"
"Nessuno, mein Kommandant."
"Mai stato a Medjugorje?"
"Nein."
"Perché domenica porto giù le mie donne. Preghiera e meditazione, Giuseppe."
"Una corriera piena de beghine che canta. No grazie, vonde monadis."
"Loro, in corriera."
"E noi?"
"Noi col tuo Mercedes."
"Qualche sosta per ristorarci, padre?"
"Naturalmente."
"A che ora passo a prenderla con i miei neri cavallini?"
"Piazzale della parrocchia, ore 7:30. Puntuale."
Il Pepi si alza, si aggiusta la cintura dei pantaloni, tira su col naso.
"Porta la patente" dice. "Non si sa mai."
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