L'ora grande
di Biagio Marin
Ferme sono le acque che sembrano specchiera:
dentro hanno il cielo con qualche nuvoletta:
là sugli argini alti cresce l'erbetta
che il silenzio accarezza alla sua maniera.
Lontano, oltre le marine e i banchi di sabbia,
un respirare del mare solenne e largo;
un volo all'orizzonte, sul mare, di fischioni,
e più lontano un bastimento carico.
Va in alto il sole: l'acqua è un brillante
con fuochi verdi e sangue di rubini,
e vola in cielo l'allodola a balzi
per dire il suo bene al dolce amor distante.
Adesso il silenzio dentro l'aria trema
e la gioia fa muovere i fili d'erba:
adesso la mattina è superba
della luce che tutta la diadema.
E io sono l'acqua che fa specchio terso
e l'allodola che canta il suo bene,
e io sono l'aria e sono il canto perso
che fa tremar fin l'erba sul terreno.
"L'ora granda", Sénere colde, 1953.
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