di Sergej Gandlevskij
Mamma sparecchia,
papà ascolta Beethoven dalla mattina.
Da sotto sale il grido “Forbici, coltelli”
mentre scendono le ombre della notte.
“Subito a letto!” è l'ultimatum,
cioè contare pecore fino a diventare matto,
o scivolare fuori in piena notte,
l'anima rovesciata dal terrore.
Sciocca Njura morta
portami qualcosa di bello in sogno
una profezia per il giovane naturalista
o una sciocchezza in cambio di una caramella.
Tutte scemenze. Questi inquilini,
a ben vedere, non abitano più in questo mondo.
Contavamo le pecore con Beethoven
E ci addormentavamo senza sognare, come i morti.
Eppure c'è qualcosa che mi attira in questo sogno.
Lunedì comincerò una nuova vita
e scorderò il verso della mia poesia preferita
“Gli stivali nuovi di papà” - la la la.
Oltre il fiume industriale
affogheranno i suoni di una musica i-nu-ma-na.
E ci trascineremo dietro le nostre ombre, nel doposbronza,
Ricordando quella domenica pomeriggio.
Originale: Мама чашки убирает со стола, 1999
Traduzione: Manuela Vittorelli.
Sergej Gandlevskij, nato nel 1952, è stato un importante poeta d'avanguardia negli anni Settanta e Ottanta. Laureatosi in filologia all'Università Statale di Mosca, ha lavorato come insegnante, guida turistica, guardia notturna. Ha fatto parte del movimento poetico degli anni Settanta “Moscosvskoe Vremja” insieme ad Aleksej Cvetkov, Aleksandr Soprovskij e Bachyt Kenžeev. Ha cominciato a pubblicare le sue poesie negli anni Ottanta ed è uno dei poeti russi contemporanei più pubblicati. Ha ricevuto l'anti-Booker Prize nel 1996. È anche romanziere e saggista.
[Grazie, Sten, e buon natale!]
Nessun commento:
Posta un commento