Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica
21 febbraio 1958
N° 1-680
Al CK KPSS [Comitato Centrale del Partito Comunista]
Per quanto concerne lo yeti
Desideriamo riferire che il Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, riunitosi il 21 gennaio 1958, ha preso in esame la questione dello yeti.
Dopo avere ascoltato i rapporti di vari scienziati riguardo alcuni dati che ammettono la possibilità che il cosiddetto “yeti” si trovi sul suolo dell'URSS nella regione montuosa del Pamir, congiuntamente a varie dichiarazioni che negano tale possibilità, il Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, al fine di intraprendere azioni appropriate per decidere in merito alla questione, ha ordinato a una Commissione presieduta dal membro S. V. Obručev di approntare i materiali per presentare al Governo una richiesta riguardante la protezione delle relative regioni montane del Pamir da spedizioni dilettantistiche e gruppi di escursionisti.
Inoltre la Commissione ha ricevuto l'ordine di presentare proposte per l'organizzazione, nell'anno corrente, di una spedizione ben equipaggiata nel Pamir al fine di studiare la questione dello yeti sotto tutti i punti di vista, nonché di una spedizione congiunta nell'Himalaya con l'India e la Cina.
La Commissione non ha ancora esaminato i materiali riguardanti la possibilità che nel Pamir si trovi lo yeti, ma le notizie apparse nel mese passato sulla stampa che riferiscono di incontri con lo yeti in questa regione dell'URSS non possono essere considerate del tutto veritiere. Al contempo l'esistenza di un gran numero di storie, diffusesi tra la popolazione locale, su incontri con lo yeti, così come la somiglianza fisico-geografica tra il Pamir, il Karakorum e l'Himalaya, rende plausibile l'ipotesi che lo yeti possa essere migrato a ovest dal suo habitat primario nell'Himalaya per raggiungere il Pamir.
Conseguentemente, la commissione ha concluso che deve essere organizzata una spedizione a tutti gli effetti per un esame scientifico su vasta scala dei due più irraggiungibili e meno studiati settori del Pamir, il bacino del lago Sarez e il bacino del fiume Muk-Su (compreso il fiume Baliand-Kiik). Oltre a studiare la questione dello yeti, la spedizione dovrebbe fornire materiali per determinare le caratteristiche botaniche, zoologiche e fisico-geografiche della regione. La commissione ha presentato al Presidium un piano operativo e un bilancio di spesa.
A causa dell'ampio dibattito sulla questione dell'esistenza dello yeti nei Pamir, è probabile che da quest'anno nella regione montana si verificherà un ingente afflusso di turisti, escursionisti e gruppi scientifici dilettantistici. Nella convinzione che la comparsa di un gran numero di persone nelle regioni della possibile dimora dello yeti, accompagnata da un'attività di bracconaggio, rappresenti un grave pericolo per l'operato della spedizione, la Commissione ha giudicato necessario creare una zona di interdizione nel bacino del lago Sarez e del fiume Muk-Su.
Dopo aver discusso la questione della presenza dello yeti in paesi stranieri, la Commissione ha determinato che, oltre che sul versante meridionale dell'Himalaya in Nepal (per il quale possediamo i dati più dettagliati e affidabili), notizie di incontri con lo yeti e le sue impronte sono disponibili per due regioni della Repubblica Popolare cinese – il confine meridionale del Tibet (il versante settentrionale dell'Himalaya) e i monti che si uniscono al Pamir sovietico da est (Sarykolsk o Mustag-ata nello Xinjiang).
In considerazione di ciò, la Commissione giudica utile sollevare presso l'Accademia delle Scienze cinese la questione dell'organizzazione di spedizioni sovietico-cinesi per uno studio su vasta scala dell'Himalaya tra il confine meridionale del Tibet e il Sarykolsk nello Xinjiang.
Riferendo quanto detto, il Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS chiede istruzioni.
Professor A. N. Nesmejanov, Presidente dell'Accademia delle Scienze dell'URSS
Professor A. V. Topčeev, Segretario Scientifico del Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS
Fonte: Slawkenbergius's Tales
Ma come andò a finire con la spedizione sovietica?
Le forze armate isolarono l'area, gli scienziati furono in grado di lavorare in condizioni ideali, si fecero aiutare dai cani del nucleo cinofilo dell'esercito, i cani fiutarono, abbaiarono e seguirono tracce. Dello snežnij čelovek – l'uomo delle nevi – neanche l'ombra, però la spedizione raccolse campioni botanici e geologici e materiale etnografico in gran quantità (racconti, leggende e via dicendo).
Poco tempo dopo l'impresa dovette fare i conti con l'ostilità di Chruščev, che non la vedeva di buon occhio e considerava la stessa Accademia delle Scienze un'istituzione ingombrante e mal diretta. Il professor Nesmejanov* andò in pensione due anni dopo quella prima e ultima spedizione ufficiale . Ce ne furono molte altre, ma tutte ufficiose e senza l'appoggio del Cremlino.
A quanto pare non solo lo yeti non esisteva, ma non era sovietico.
*Per la serie dilettevoli viaggi tra i cognomi russi: Nesmejanov, da "ne smejan"=che non ride, o che non ama la gente che ride. Tipo.
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