Un giorno Iosif Brodskij
di Sergej Kruglov
Un giorno Iosif Brodskij,
impronta culturale di un'epoca, sua coscienza stanca
ma anche noto letterato,
mi disse dal suo ritratto in bianco e nero
qualcosa come: «Finché la lingua
russa è morta, si può evitare
la poesia». Ricordo che allora ero d'accordo; però
con il trascorrere degli anni, nel susseguirsi impercettibilmente,
irreparabilmente uguale delle diverse immagini di fondo stagionali
su questa nostra stessa pagina fitta di monologhi e di marginalia,
mi sono convinto che l'arte di evitare la poesia
è abbastanza complicata, e accessibile solo a esperti
d'alto livello. In Russia, dio ti ringrazio, non ce ne sono
e dubito
che ne spunterà qualcuno: il tempo passa, l'età vaneggia con sospetto
di un lirismo delicato,
sulla foto di Brodskij, come una macchia di colore, appare
il bubbone della malattia del secolo: la giovinezza; e la lingua russa
non muore, la poesia
continua a riempire il mondo fino all'orlo, tanto che quello
è illividito fino a scoppiare
e ormai esplode.
E ben gli sta! non mi dispiace. Questo sentire,
naturalmente, entra in contrasto con le nuove religioni,
con i comandamenti di tristi premi nobel morti –
però, senza timori per la vita dell'anima immortale,
io resto quasi calmo: che il mondo affoghi pure
nella poesia, nelle convulsioni che precedono la morte
pronunciando con voce roca di densa saliva slava
preziosi ma già incoerenti anglicismi ebraici.
Originale: "Однажды Иосиф Бродский"(inedito)
Sergej Gennad'evič Kruglov, nato nel 1966 a Minusinsk, nella regione di Krasnojarsk, ha studiato giornalismo a Krasnojarsk e ha poi lavorato come reporter nel giornale locale Vlast' Trudu. Scrive poesie dal 1993. Nel 1999 è stato ordinato sacerdote della Chiesa ortodossa russa. Vive in Siberia. È sposato e ha tre figli. Nel 2008 ha ricevuto il premio Andrej Belyj. Ha un blog: http://kruglov-s-g.livejournal.com/ (rus)
Traduzioni: Manuela Vittorelli.
[Grazie a Sten per il ritratto.]
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