Aporia
di Jurij Arabov
Hai fatto un po' di soldi
Hai fatto molti soldi
Sono comunque pochi.
Hai avuto qualche donna
Hai avuto molte donne
Sono comunque poche.
Sapevi qualche preghiera
a memoria - briciole, per lo più.
Sono comunque tante.
Jurij Arabov, "Апория", Попытка плача, 2005.
Jurij Nikolaevič Arabov è nato nel 1954 a Mosca. Nel 1980 si è laureato alla VGIK, l'Università pansovietica del cinema S. A. Gerasimov. Debutta nel cinema con il film di Aleksandr Sokurov La voce solitaria di un uomo (Odinokij golos čeloveka), girato nel 1978 ma uscito nelle sale solo nel 1987.
Strettissimo collaboratore di Sokurov, viene premiato a Cannes per la sceneggiatura di Moloch (1999).
Scrive poesie dal 1972. Tra gli organizzatori del club informale "Poesia" di Mosca, si colloca nella corrente del metametaforismo*.
Riceve il premio Pasternak nel 2005.
Dal 1992 è titolare della cattedra di sceneggiatura alla VGIK.
*Il termine metametafora è stato coniato dal poeta Konstantin Kedrov (n. 1942) e pubblicato per la prima volta nella rivista Literaturnaja Učëba, N° 1 1984. Appare poi nell'opera di Kedrov Poetičeskij Kosmos (1989), nel capitolo "Noi metametaforisti".
La principale particolarità del metametaforismo è la doppia inversione interno-esterno (vyvoračivanie, cioè rovesciamento, o insideout): "L'uomo è il rovescio del cielo - Il cielo è il rovescio dell'uomo", scrive Kedrov in "Komp'juter ljubvi" (1983), poesia da lui considerata il manifesto della metametafora.
La prima metametafora di Kedrov risale al 1960: i versi furono letti ad Aleksej Kručënych, il quale a sua volta li mostrò a David Burljuk. L'approvazione dei due maestri futuristi convinsero Kedrov a continuare a comporre versi, benché in clandestinità, sviluppando l'idea del metametaforismo. Fu così che produsse il primo anagramma-palindromo della poesia russa ("Dopotopnoe Evangelie", 1976).
"Si può definire metametafora la prospettiva rovesciata della parola, con la differenza che nella prospettiva rovesciata l'infinito abbraccia l'uomo, mentre nella metametafora l'uomo abbraccia l'universo", ha scritto Kedrov.
Ma magamagari mi invinvento tutto, metametafora compresa.
(Grazie a Sten per il cappello.)
Traduzione Manuela Vittorelli
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