Se chiedete a un goriziano della sua città farà il possibile per convincervi ad andarvene. Allargherà le braccia, atteggerà il volto alla sua migliore espressione tendenza Basaglia e si giustificherà così:
"Siamo indietro su tutto",
o anche
"Abbiamo solo il castello, ma è finto",
oppure, se va di fretta:
"A Gorizia non c'è niente".
Da tre anni questo brutto posto di confine si riempie per qualche giorno di cultura gratis: mostre, cinema, poesia, profezie, emozioni, letteratura, economia, ideologia, musica, psicanalisi, vino. Il pubblico è attento, divertito e molto vario, in ogni caso diverso dal Genere Grandi Eventi, quello che fa numero e bivacca disorientato fotografando col flash gente vista alla tv.
Grazie signor Princis, grazie associazione ex-border.
Noi si apprezza tanto, soprattutto di questi tempi.
Firmato: La Cuoca di Lenin.
[Un commosso ringraziamento anche ai due zelanti agenti della Digos che nella notte tra venerdì e sabato hanno tirato giù dal letto Mario Capanna nella sua stanza d'albergo alla Transalpina ("Come mai a Gorizia? Cosa deve fare qui? Intende andare in Slovenia?"). Alle due di notte. Mario Capanna. Adesso ditemi voi].
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