Mauro Rostagno veniva assassinato alle 8 di sera del 26 settembre 1988 a Lenzi, nei pressi di Trapani, con quattro colpi di fucile calibro 12 e due colpi di rivoltella calibro 38 special.
Della vita e delle scelte di Rostagno si sanno tante cose: gli studi di sociologia a Trento, il movimento studentesco, Lotta Continua, Democrazia Proletaria, poi gli anni in India, la Sicilia, la fondazione di una comunità di arancioni poi trasformatasi in comunità di recupero per tossicodipendenti, infine la collaborazione con l'emittente televisiva di Trapani RTC, il lavoro di denuncia che non guardava in faccia a nessuno.
Una vita limpida e generosa, così continua a sembrarmi quando ci penso e ne sento raccontare.
Gli anni delle indagini sull'omicidio, invece, a partire da quella sera di settembre di vent'anni fa, limpidi non lo sono stati mai.
Pista mafiosa, pista Calabresi, pista interna, oppure gli è stata fatale la scoperta e la documentazione di un traffico d'armi su velivoli militari italiani diretti in Somalia?
Oggi ci si orienta, pare, su quest'ultima ipotesi, intrecciata alla pista mafiosa.
In tutti questi anni però sono scomparsi faldoni, sono morti testimoni, dai verbali si sono volatilizzate prove importanti, perizie balistiche sono state successivamente smentite. Tanto per cambiare, nella prima fase delle indagini Polizia e Carabinieri hanno condotto due indagini parallele e discordanti.
Ora (si veda Left n. 37 12-09-2008) riprende quota l'ipotesi legata al traffico d'armi tra Italia e Somalia ed ex-Jugoslavia (Rostagno avrebbe filmato certi atterraggi negli aereoporti trapanesi di Gladio, dove si scaricavano aiuti umanitari e caricavano armi): si sa che si era procurato un'handycam e aveva imparato a usarla; aveva delle video cassette, sparite dopo l'omicidio, con su scritto "non toccare", e pare che intendesse mandare in onda quel materiale; aveva cominciato a registrare le telefonate (sul comodino della sua stanza c'era un'audiocassetta, anch'essa con su scritto "non toccare", anch'essa sparita); aveva appena parlato con Falcone.
E certo magari magari la mafia c'entra.
Forse c'entra pure la pista interna, persone che possono essere state usate e strumentalizzate per l'esecuzione pratica dell'omicidio.
Convergenza di interessi, allora, come dice il procuratore di Palermo Antonio Ingroia: leggendo quello che si sa della vita di Rostagno mi sono chiesta come abbia fatto a restare vivo così bene fino a 46 anni.
Sul resto, su quella vicenda di arditi gossip, depistaggi e disinformazione che è seguita alla sua morte non sono neanche in grado di fare un lavoro decente da nerd.
E però: "un altro giorno, che sventura, un altro giorno, che fortuna".
Perché qua stiamo, non tutti ma almeno alcuni, e prima o poi ci piacerebbe saperlo, se sono stati gli ufi.
Link a video su YouTube.
[Il signor Marías, Javier, è stato preso brevemente in ostaggio per la stesura di questo post e poi rilasciato, confuso ma incolume].
Nessun commento:
Posta un commento