[Un po' di Gogol', un po' di Bulgakov, qualche traccia di VVP e siparietto finale all'italiana: ecco come Andrej Kolesnikov del Kommersant' racconta la visita di Medvedev ai magazzini GUM, qualche giorno fa, dopo l'incontro del club Valdaj]. Una visita gastronomica
di Andrej Kolesnikov
Un'ora prima dell'inizio dell'incontro [del club Valdaj, nel salone delle feste dei grandi magazzini GUM] gli uomini del servizio di sicurezza del presidente si erano rivolti ansiosi al signor Kusnirovič, presidente della compagnia "Bosco dei Ciliegi" alla quale appartengono i magazzini GUM: erano preoccupati per le intenzioni del direttore del Gastronom N. 1, Konstantin Starikov, il quale pareva deciso a preparare una pagnotta al sale da porgere al presidente al suo ingresso nel negozio, proprio sulla Piazza Rossa. Si è infine riusciti a neutralizzare il signor Starikov, e il presidente è stato accolto senza pagnotta. Il gruppo del presidente era costituito dalla direttrice di RIA Novosti Svetlana Mironjuk, dal copresidente del club Valdaj e dal signor Kusnirovič. Prima dell'inizio dell'incontro il presidente ha promesso a quest'ultimo di visitare il negozio non appena la riunione si fosse conclusa.
Durante la riunione Dmitrij Medvedev, tra le altre cose, ha detto che "mentalmente il russo deve fare un salto enorme. Per lui finora la violazione dei contratti d'affari non sembra costituire un problema".
- Qando si chiude un contratto alla fine si propone il pagamento in contanti, cash - , ha raccontato il signor Medvedev ai politologi occidentali. - In qualsiasi altro paese civile questo suscita subito dubbi e domande: e le tasse, e i controlli? E gli accertamenti fiscali? Ma in Russia sono cose normali: fanno così semplicemente perché costa meno, e perché versare tutti quei soldi allo stato?
Quando i membri del club si sono fatti fotografare con Dmitrij Medvedev e si sono congedati, il signor Kusnirovič e il signor Medvedev sono andati a visitare i grandi magazzini GUM.
- Sono cinque anni che non vengo qui, - ha ammesso il signor Medvedev. - Ma prima mi piaceva tanto andare per negozi, riempivo il carrello anche se non ne avevo bisogno. Mi piaceva comprare questo e quello.
- E per noi, tra l'altro, da molto tempo è diventato inutilmente lungo e scomodo fare contratti in "chesc", - ha detto il signor Kusnirovič al presidente.
- Ma io non parlo di cose al nostro livello, – ha replicato Medvedev, – è che nel paese succede...
Nella situazione del signor Kusnirovič sarebbe stato stupido mettersi a discutere.
- La mentalità, - ha detto, - si può superare, dando al business la sicurezza nel domani. Il "chesc" serve a chiudere un contratto e chi si è visto si è visto... Ma se si lavora per i figli è tutta un'altra cosa...
È stata la volta del presidente di non mettersi a discutere. Sono entrati nel negozio.
- Ma qui è cambiato tutto... - ha detto il presidente guardandosi attorno. - Cinque anni fa era così diverso...
- Be', allora non era ancora nostro, il GUM, - ha precisato il signor Kusnirovič abbassando lo sguardo.
- Gli affari dovrebbero portare soddisfazione, non solo utili, - ha detto Medvedev pensoso. - Certo, sia utili che soddisfazione, - ha sottolineato abbassando nuovamente lo sguardo Kusnirovič. - Ma quando facciamo un investimento gli utili sono fondamentali... - ha aggiunto tentando di cavarsi da questa delicata situazione.
Sono entrati nel Gastronom N. 1.
- Molto caretto, qui? - ha domandato il presidente guardandosi attorno.
- Ma no, - il signor Kusnirovič si è stretto nelle spalle. - Il sale sta a 15 rubli...
La prima cosa su cui il presidente ha posato gli occhi erano delle mele a 65 rubli.
- Ah, buon prezzo, - ha concordato il presidente. - Oh, il passato di zucchini. Da dove?
- Da Černigov.
- Molto bene, che venga da Černigov, - ha detto chissà per quale motivo il signor Medvedev.
In quel momento è passato accanto al banco dei formaggi.
- Abbiamo perfino il matsoni [yogurt georgiano simile al kefir, N.d.T.], - non ha saputo trattenersi Kusnirovič, - e un direttore del GUM che di cognome fa Guguberidze.
- Giusto anche questo, - ha approvato entrambe le circostanze Dmitrij Medvedev.
- Cacao, latte condensato... Ah, eccolo qua, il sale, - ha detto il signor Medvedev. - Il sale c'è? Allora significa che nel paese va tutto bene. Sì? Se ci sono il sale e i fiammiferi. Ah, ecco i würstel... Poco tempo fa ho assistito al primo giorno di scuola, in un distretto... A lezione gli alunni mi hanno disegnato un maiale. E io gli ho chiesto: "E cosa si fa con il maiale?" E loro tutti in coro: "I würstel!" Senta, ma prima, prima dell'epoca sovietica qui c'era sempre un negozio di gastronomia?
- Be', sì.
E poi il presidente ha visto i contenitori con il succo di frutta. Questi contenitori se li ricordano tutti quelli che sono stati bambini all'epoca dell'Unione Sovietica. Tutti quelli che adesso hanno quarant'anni. E anche trenta.
- Non sono riuscito a mangiare, durante l'incontro con i politologi, - ha detto il presidente, - Adesso mi bevo un succo. - Quale mi consiglia, Anfisa?
La ragazza, che portava cucita sul petto la targhetta con il proprio nome, ha consigliato mele, arancia e ciliegia.
- No, pomodoro. Mi faccia un succo di pomodoro, Anfisa, - ha detto il presidente tendendo già il braccio.
- Prego, scontrino alla cassa, - ha subito risposto Anfisa, e brillantemente, senza sapere di aver chiuso così l'argomento della mentalità russa e del "chesc".
- Dmitrij Anatol'evič, mi scusi, non si rivolgeva a lei ma a me, - si è affrettato a spiegare Michail Kusnirovič.
Ma il signor Medvedev era già alla cassa. Preso lo scontrino, si è avvicinato al banco e ha chiesto:
- Ma come, devo bere da solo?
Il signor Kusnirovič ha allora fatto un cenno ad Anfisa perché preparasse un succo di pomodoro anche per lui, ma tutt'attorno si è alzato un coro di voci:
- Scontrino alla cassa!
Mentre bevevano il succo il presidente ha ricordato quanto deliziosi fossero i succhi di frutta della sua infanzia: barattoli da tre litri, succo e polpa di mela, betulla...
Erano ancora in piedi davanti al bancone.
- E dov'è il pane? - ha chiesto il presidente, vuotando il bicchiere. - Andiamo a prendere il pane. Torte, ce ne sono?
- Dmitrij Anatol'evič, la sua macchina è qui, - gli hanno bisbigliato.
- Devo... prendere il pane, - il signor Medvedev ha fatto un gesto sbrigativo con la mano e si è diretto verso l'altro capo del negozio.
- Ecco... Uh, prendi... una torta "Praga"! Ecco, una "Praga", una "Leningrado"...
E qui una donna (nel negozio c'era molta gente, nessuno pensava che lì potesse venirci il presidente) ha urlato a squarciagola:
- Una "Napoleone"! Prendi una "Napoleone"!
- No, una "Napoleone" magari un'altra volta... - ha bofonchiato il presidente.
- Prenda una "Kiev", - ha suggerito Kusnirovič. - La "Leningrado" può prenderla anche a Leningrado.
- E la "Kiev" allora a Kiev? - ha replicato Medvedev. - No, no, me le dia tutte e tre.
Di certo queste tre torte dovevano sopravvivere fino al giorno dopo, che era il compleanno del presidente.
Poi sono venuti a dirgli che bisognava tornare alla macchina facendo lo stesso percorso che avevano fatto all'andata.
- Non lo scelgo già da molto tempo, il percorso, - ha detto il presidente. - Vado dove mi dicono.
Quando sono arrivati all'uscita hanno visto un matrimonio accanto alla fontana. Ma soprattutto il matrimonio ha visto loro. Così il presidente si è lasciato fotografare a lungo in compagnia degli sposi.
All'improvviso è arrivato di corsa un italiano che si era accorto del presidente russo.
- Viva l'Italia! - ha urlato a tutto il GUM. - Viva Berlusconi! Viva Medvedev! Va benissimo!
Dopo essersi espresso in stile telegrafico l'italiano è scomparso.
- Nel nostro negozio di gastronomia si svolgono regolarmente i mesi della cucina italiana, spagnola e francese, - ha spiegato il signor Kusnirovič con un bel tono didascalico da voce narrante.
Quando Dmitrij Medvedev se n'era già andato, nell'ufficio del signor Kusnirovič è arrivato di corsa il direttore signor Starikov.
- Michail Ernestovič, la "Praga" non gliel'hanno consegnata!
- Non gliel'hanno consegnata o non l'hanno presa? - ha indagato il signor Kusnirovič.
- Se ne sono completamente dimenticati, in quel trambusto... - ha sospirato Konstantin Starikov.
Fonte: Kommersant'
Articolo pubblicato il 15 settembre 2008
[Nota: il signor Kusnirovič si riferisce al cash chiamandolo кешачок, kešačòk, neologismo insostituibile e intraducibile che è insieme diminutivo d'affetto e familiarità (con una sfumatura impercettibile di disprezzo) che suggerisce una sorta di bonaria indulgenza nei confronti del biasimato contante (un friulano userebbe il suffisso diminutivo -ut)].
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