Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nello studio all'interno del Cremlino e passava lentamente in rassegna le sue esche presidenziali, che giacevano in una bella scatoletta di marocchino con lo stemma russo sul coperchio.
C'erano dunque: un'esca di corno di bisonte, un'esca d'oro inca e un'esca fatta con i denti dei guerriglieri ceceni. Poi c'erano un'esca fatta con le schegge della sonda europea spedita su Marte e intercettata ancora in volo dalla rete spaziale russa, un'esca fatta con la piuma dell'araba fenice, alcune esche prodotte con pezzi di razzi ucraini precipitati e infine un'esca fabbricata con il metallo dell'undicesima colonna del Parco Transvaal.
In una scatolina di cristallo si trovava un'esca fatta con il plutonio estratto dalla testa di Salman Raduev, il signore della guerra ceceno. Le riposava accanto l'esca preparata con l'anello rotto di Giovanni Paolo Secondo.
Vladimir Vladimirovič™ rivoltò le esche con le presidenziali dita e cercò di immaginarsi mentre pescava un grosso temolo. Perché proprio un temolo, Vladimir Vladimirovič™ non lo sapeva: non aveva mai visto un temolo in vita sua. Ma gli piaceva la parola.
A un tratto qualcuno bussò piano all'imponente porta presidenziale.
- Sì... - urlò Vladimir Vladimirovič™.
Le ante si scostarono lentamente e nello studio si affacciò il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev, che il giorno prima aveva preso il 70% dei voti alle elezioni presidenziali.
- Si può? - domandò ad alta voce Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ancora no! - rispose forse altrettanto rudemente Vladimir Vladimirovič™.
Dmitrij Anatol'evič si nascose precipitosamente dietro la porta.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Nota: il blog dell'autore di VVP, Maksim Kononenko, è stato chiuso da Livejournal una settimana fa.
Perché.
Perché in un post aveva espresso il desiderio di bombardare la Gran Bretagna.
Giuro che queste cose non me le invento.
Più tempo per VVP, comunque].
Update elezioni: video con luuuunga camminata casual e fotomodellistica di VVP E DAM e rispettivi discorsi ("urà").
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