Fingete per un momento di essere russi (se siete russi, invece, state fermi così). Usciti dal passato sovietico, dal bardak della perestrojka, dai criminali anni Novanta di El'cin e delle privatizzazioni folli. Prima cosa, tutto il mio rispetto. E poi:
"Cosa fareste se vi mettessero di fronte a questa scelta:
Uno, un movimento politico che mette insieme un ex campione di scacchi la cui famiglia risiede oltreoceano, un ex primo ministro noto con il soprannome di 'Miša 2%' per le bustarelle che avrebbe preso per autorizzare finanziamenti governativi a società private, e un ex rocchettaro punk uscito di prigione qualche anno fa che ha giurato di restaurare a tutti i costi l'impero russo.
Due, il partito di Vladimir Putin, che ha promesso una continuità delle politiche che hanno fatto crescere i salari medi da 81 dollari a 550 dollari al mese, che ha sensibilmente aumentato la spesa sociale e ridotto il livello di povertà dal 27% al 15%".
La domanda non è mia, ma del professor Nicolai N. Petro in questo articolo che analizza le ragioni della sconfitta dei liberali russi.
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