"Something like leaping into the void in a safe manner".
F.
F.
La felicità ti prende alla sprovvista e ti fa "buh!" spalancando le braccia ridendo mentre svolti l'angolo sovrappensiero, un po' corrucciata e con la tristezza che pesa sul tuo cuore come piombo.
Poco fa dicevo a L. che se ieri sera avessi visto noi tre dall'esterno [l'ultimo bagno prima di inerpicarci tra le vigne e gli ulivi sbuffando come Westfalia in salita; a inseguire la luna piena per fotografarla da Contovello ("Dov'è" "Era lì" "No!" "Il tramonto?" "Lì!" "Dunque è di là" "Allora punta e tieni ferma la mano" "Eccola!" "Oh!" e "Oh!"); nei brevi silenzi spezzati da un "che bello" detto a mezza voce; sedute in un'osmizza a convincere il padrone che no, il vino non potevamo finirlo, perché sì, dovevamo guidare tutte e tre, e sì, venivamo da tre posti diversi ("Su mule, 'ncora un poco, che il vin ve fa ben", "Ma la Benemerita non è d'accordo con lei")] avrei provato una gelosia dolorosa e struggente, un senso di occasione sfiorata e perduta per sempre.
Sulla statale del Vallone deserta, all'una di notte, i finestrini aperti e un temporale in lontananza, mi è sembrato che il mio cuore cantasse. Allora ho sorriso, sospirato e ingranato la quinta. Da quel momento, forse per la prima volta, perfino il motore è stato contento.
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