Cominciamo senza dare nulla per scontato e con un semplice riassunto dei fatti dell'ultima settimana, per poi approfondire l'argomento.
Il Soldato di Bronzo, cioè il Monumento ai liberatori di Tallinn, era un memoriale sovietico della seconda guerra mondiale che si trovava fino qualche giorno fa nel centro di Tallinn: fu inaugurato il 22 settembre 1947, nel terzo anniversario dell'ingresso dell'esercito sovietico nella capitale. Consisteva in una struttura di pietra e in una statua di bronzo alta due metri di un soldato in uniforme sovietica, collocata sul Tõnismägi ("collina di Sant'Antonio") sopra una piccola tomba che conteneva le spoglie di 13 soldati sovietici. La statua aveva un grande valore simbolico per la comunità estone di immigranti russi del dopoguerra, per i quali rappresentava la vittoria sovietica sulla Germania nazista e il loro diritto a essere considerati cittadini estoni a tutti gli effetti e non occupanti illegali. Per molti estoni invece il Soldato di Bronzo era il simbolo dell'occupazione e della repressione sovietica.
Nell'aprile del 2007 partono i lavori di esumazione dei resti dei soldati sovietici, destinati ad essere spostati in un cimitero militare; il 26 aprile vengono organizzati picchetti di protesta contro la rimozione del monumento, sentita come imminente. La sera ha inizio la prima notte di rivolte. All'alba del 27 aprile il Governo decide di trasferire immediatamente la statua per motivi di sicurezza; tre ore dopo il Soldato di Bronzo è già stato smantellato e portato via. Il 30 aprile appare, riassemblato ma senza la struttura di pietra, nel Cimitero militare di Tallinn.
Il bilancio della prima notte di tumulti è di 99 casi di vandalismo, 300 arresti, 57 feriti e un morto.
La notte del 27 aprile ci sono altre proteste: i manifestanti lanciano bottiglie molotov e la polizia risponde con cannoni ad acqua, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. I saccheggi e le rivolte si estendono ad alcune zone dell'Estonia nord-orientale a maggioranza russofona.
Dopo due notti di tumulti gli arresti salgono a 1000, i feriti a 156; molti gli edifici e i negozi danneggiati.
Notte del 28 aprile: tranquilla. La polizia lancia una campagna per 'arruolare' volontari civili; si presentano 700 persone. Contemporaneamente in rete circolano i comunicati di un sedicente "Esercito di resistenza russa": se entro il 3 maggio non sarà concessa la cittadinanza estone a tutti gli abitanti, il 9 comincerà la rivolta armata.
30 aprile: giunge in Estonia una delegazione della Duma guidata dall'ex-direttore dell'FSB Nikolaj Kovalev, che chiede le dimissioni del governo estone di Andrus Ansip.
1° maggio: la delegazione russa visita la nuova sede della statua, e dopo aver deposto fiori e corone davanti al Soldato di Bronzo rileva che è stato fatto a pezzi e poi rimontato. Il Ministero della difesa estone nega.
Intanto le azioni di protesta si sono spostate in Russia, dove il 30 aprile è cominciato - soprattutto a opera di intraprendenti gruppi giovanili filogovernativi come i Naši e Molodaja Gvardyja - un assedio dell'ambasciata estone a Mosca. Gli estoni vengono chiamati fascisti, i manifestanti aggrediscono l'ambasciatrice estone Marina Kaljurand e attaccano anche l'auto dell'ambasciatore svedese. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio le azioni contro l'ambasciata proseguono.
2 maggio: il Ministro degli esteri estone Urmas Paet chiede all'Unione Europea di imporre delle sanzioni contro la Russia e di posporre il summit Unione Europea-Russia previsto per la metà di maggio.
3 maggio: la Russia annuncia lavori di riparazione sulle linee ferroviarie che la collegano all'Estonia e che servono al trasporto di petrolio e carbone.
4 maggio: la Russia interrompe le importazioni di carne dall'Estonia affermando che il prodotto non corrisponde agli standard di qualità.
Nel frattempo in molti negozi russi è cominciato il boicottaggio dei prodotti estoni.
Bene. Ora possiamo passare alla composizione demografica dell'Estonia, alle leggi estoni sui monumenti e le tombe di guerra, alla risposta dell'opinione pubblica estone al progetto di rimozione del memoriale, alle reazioni degli altri paesi, della NATO e dell'Unione Europea. Vi anticipo che si renderà forse necessaria la creazione di un sovietometro, per misurare lo smantellamento di memoriali sovietici nei paesi dell'est. Ma una cosa alla volta: c'è un solo Miro, e dicono che sia biondo.
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